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Autore: aire93    05/01/2016    1 recensioni
Stiles Stilinski è uscito dall'incubo della Nogitsune, e Derek Hale sta per entrare in quello della perdita straziante dei propri poteri.
Può il legame tra due anime spezzate, combattere forze altrimenti incontrastabili?
E' una post 3B, con Season 4 Canon ma a tratti.
Sterek Slowbuilt, con tanta sofferenza...
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Lydia Martin, Malia Hale, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Howling '
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Ed eccoci all'ultimo capitolo, finalmente ;) 
Questa fic mi ha appassionato davvero tanto e nulla, spero vi sia piaciuta...
Questo è, a mio parere, il modo in cui dovrebbe finire TW, dato che oggi esce la 5b (anche se è stato rinnovato per un'altra stagione) (.-.) (ricordo come ieri i vari fangirlamenti sulla 3b... bei tempi)
Nulla... alla prossima! Stay Tuned e stay Sterek <3 

L'arancione tenue dell'alba, aveva colorato con la sua luce le rovine de "la Iglesia", teatro dell'epico, ma probabilmente non ultimo, scontro tra bene e male. Tra lupi mannari e cacciatori. Tra Kate e Derek, che finalmente dopo 

anni di terrore, era riuscito a venire a patti col suo passato, e sconfiggerlo una volta per tutte. 
Certo, in realtà Derek non aveva ucciso Kate, così come Scott non aveva ucciso Peter, ma per un po' i due erano stati sicuramente messi KO. 
Era stata una delle notti più difficili ed estenuanti che l'intero pack avesse mai dovuto vivere. 
Kate infatti, appena la notte precedente, aveva rapito Scott e Kira nel loft di Derek e lo stesso Hale, in compagnia del resto del branco - che aveva visto la presenza straordinaria di una Braeden che voleva espiare le sue colpe 

per non essere riuscita a catturare la Argent - erano corsi verso il Messico, per tentare di salvare il Vero Alfa e la Kitsune. 
Quando Derek si era proposto di partire, nessuno aveva opposto resistenza, tranne Stiles, e lo stesso Derek aveva dovuto tranquillizzarlo più di una volta. 

«Ci sono tre mannari e tre umani. Siamo pari, non vedo il problema. Braeden è brava a maneggiare le armi, io ho imparato grazie al suo aiuto e quello di tuo padre, non mi accadrà nulla...» aveva risposto Derek, poco prima di 

mettersi in macchina, insieme a Stiles e Liam, con quest'ultimo inesperto a gestire la luna piena. 

Nessuno di loro aveva fatto alcun caso al Berserker posto di guardia davanti alla chiesa, una volta arrivati. 
Sembrava che persino la stessa previsione di Lydia fosse stata dimenticata. 

La lama del Berserker che tranciava di netto il fianco di Derek era stata così violenta e inaspettata, che persino Stiles dovette di riflesso toccarsi il fianco per arginare il suo dolore, palesemente psicosomatico. 
Della notte precedente, Stiles ricordava la quantità di adrenalina così elevata che gli aveva annebbiato la mente, i gemiti di dolore di Derek che ancora gli provocavano i brividi e gli spari di una preoccupatissima Braeden, che 

aveva stretto amicizia con Derek, e che lo stava assistendo mentre il ragazzo sanguinante ormai esalava i suoi ultimi respiri. 
Derek disse solo di lasciarlo lì appoggiato ad una roccia, perchè la priorità era quella di salvare Scott. 
Lui sarebbe stato solo un peso, per di più praticamente moribondo. 

Stiles si era completamente bloccato sul posto, senza capire perchè Peter si fosse allotanato con uno sguardo da funerale, perchè Braeden stesse piangendo accanto a Derek e perchè le sue gambe si fossero trasformate in 

blocchi di marmo. 
Doveva salvare Scott, no? Derek aveva già la sua sentenza scritta, era inutile solo pensare di salvarlo. 
Solo quando Malia e Liam si erano allontanati, Derek si era rivolto a Stiles, con un bisbiglio. 

«Ehi, ehi. Salvalo...»
Ed era come se Derek si fosse ricordato di quel discorso maledetto sotto la doccia, di quando Stiles gli avrebbe assicurato che, nonostante la sua condizione da umano, ce l'avrebbe fatta ad uscire vivo da quel caos. 
Stiles ce l'avrebbe fatta, perchè aveva il coraggio che gli scorreva nelle vene, insieme a globuli bianchi, rossi e piastrine. 

Stiles si era voltato un' ultima volta -  mentre Derek gli sorrideva a fatica e con le labbra sporche di sangue- con l'unico obiettivo di salvare Scott, senza che la sua mente si focalizzasse sul terribile pensiero di come quella fosse 

stata l'ultima volta nella quale avrebbe visto Derek Hale. 

Era inutile descrivere a parole il sollievo di Stiles, quando uscito dalla chiesa, aveva rivisto un Derek vivo e vegeto.

Aveva dovuto appoggiarsi alla porta della chiesa, per lo stupore, con gli effetti postumi dell'adrenalina che stavano iniziando ad inibirgli le facoltà mentali. 
Scott, Malia e Liam gli erano corsi incontro, abbracciandolo con forza e annusando il suo ritrovato potere, prima di lasciar spazio ad Argent e ai Calaveras, che dovevano urgentemente parlare con Scott. 
Malia non aveva smesso di fissare Stiles, appoggiati entrambi ad uno dei tanti muri delle rovine, con le braccia incrociate e un'espressione sconvolta. 

«No senti. Fai sul serio? Stiles vai a salutarlo!» 

«Non...non riesco...» borbottò lui, che non smetteva di osservarlo da lontano, senza perdere nessun movimento del ragazzo, come se si aspettasse quasi di vederlo svanire, intento a trasportare le armi di Braeden nella sua 

macchina. 
C'era qualcosa che palesemente frenava i due ragazzi, come se Derek si stesse vergognando in qualche modo della sua sconsideratezza, e Stiles non avesse ancora il coraggio di perdonargliela. 

«Stiles seriamente, vai. Cosa fai, vuoi evitarlo dopo che è praticamente morto? Cosa ti porta a comportarti così? Non dovrebbe finire con il bacio del vero amore, quest'avventura?»
Derek lanciò uno sguardo verso di loro, scuotendo la testa e continuando a trasportare armi, con un sorrisino insolito che gli incresparva il volto.
Stiles roteò gli occhi, distogliendo lo sguardo da Derek e Braeden di fronte a lui, con la giovane mercenaria che ogni tanto lo fulminava con lo sguardo. 

«Ricordami di dire a Lydia di smetterla di farti leggere romanzetti rosa insulsi e senza senso... non c'è alcun motivo per il quale tu non debba preferire dei sani romanzi horror...e poi fatti gli affari tuoi, altrimenti ci sente e a me non 

va...»
«Ci sente comunque, Stilinski. E' tornato lupo mannaro» rivelò Liam, con un tono simile a chi parla di cose ovvie guardando Stiles come se stesse parlando ad un bambino lento di comprendonio. 

«Cosa?» Stiles sussurrò a malapena, tornando a guardare il ritrovato lupo mannaro, senza osare muoversi di un passo. 

Scansò Malia solo all'ultimo secondo, dato che la giovane aveva mostrato gli occhi blu del coyote, sommati a zanne e artigli: «Santo cielo, per un attimo credevo di ridurti il collo a spezzatino come quello di Braeden...è colpa tua, 

mi dai sui nervi, non capisco perchè non ti muovi a salutarlo. Sta andando da sua sorella in Sud America, non so nemmeno se mai tornerà...»

«Non lo farà Malia, l'ho sentito prima...» rivelò Liam, convinto. 

Malia fissò intensamente Stiles, quasi con una sorta di implorazione dietro le pupille, incredula per come non pensasse nemmeno di prendere alcun tipo di iniziativa. 
Derek stava chiudendo le portiere, pronto ad andarsene e lui se ne stava fermo, immobile?

Stiles finalmente avanzò di un passo, ricordandosi come si cammina. Ne fece un altro, e poi un altro e poi si piazzò di fianco a Scott, che guardava Derek, fiero di quello che il ritrovato lupo mannaro era diventato. 
Tutti i ragazzi, persino Scott, si volsero verso Stiles. 

«Stiles se non gli dici quello che provi per lui, ti rompo un braccio...» sbottò Malia all'orecchio dell'amico. 
Ma Stiles non riusciva a trovare le parole, troppo sconvolto e stanco da quel viaggio assurdo, i sentimenti che dentro di lui stavano combattendo selvaggi. 
«Stiles lo dico a Lydia, e lei ti spezza direttamente l'osso del collo...» minacciò la Tate, ma le sue parole vennero semplicemente spazzate dalla brezza messicana.

Stiles sorprese tutti, compiendo un altro passo.
Derek si voltò esattamente nello stesso momento, sentendo chiaramente i passi del ragazzo. 

«Derek!» lo chiamò Stiles, tendendo un braccio e fermandosi, quasi che il tempo si fosse fermato con lui. 
Le parole nella testa di Stiles erano un groviglio impossibile da districare, difficili da raggiungere e da rivelare davanti a tutti. Non era pronto a confidare così leggermente i suoi sentimenti, dato che non l'aveva nemmeno mai fatto. 
Con Lydia era stato più uno sfogo, e poi lei l'aveva capito da sola, arguta com'era. 
Alla fine erano rimasti amici, ed era stato meglio così. 

Ma con Derek era diverso.Con lui sapeva che era possibile che quei sentimenti fossero ricambiati, eppure... 

«Buon viaggio. Prenditi cura di te...» riuscì solo a blaterare, abbassando la mano e conscio dello sguardo di tutti posato su di lui. 
Derek annuì. 
Non era il momento per parlare della sensazione dolorosa che gli premeva contro il cuore, dei brividi causati dalla vicinanza di Stiles. 
Non era il momento, perchè forse c'era troppa gente, per confessare finalmente i suoi sentimenti palesi; forse aveva solo bisogno di scappare e riprendere in mano le redini della sua vita, pensare prima a sè stesso e poi a Stiles. 
Il giovane Stilinski avrebbe capito, sicuramente. 
Derek guardò tutti loro, quei ragazzi ai quali si era legato più di quanto volesse ammettere, e il suo sguardo si posò su quello di Scott, colui che aveva designato in qualche modo come suo fratello. 
Lo salutò con un semplice cenno del capo e un sorriso, poi osservò Stiles. 

«Ciao. Stammi bene» disse soltanto, voltandosi per entrare in macchina con Braeden. 

Era una brava ragazza, Braeden, nonostante il suo status da mercenaria. L'avrebbe accompagnato da Cora in Sud America, e sarebbe ripartita alla volta di Beacon Hills, per dare la caccia alla Desert Wolf. 
Al momento, Braeden, che sedeva sul sedile del passeggero, lo stava scrutando come se fosse indecisa su come esattamente punirlo per il suo comportamento. 

«Senti, te lo dico subito, così non ci penso più: se ci fosse adesso una gara di scemi, non ti farebbero nemmeno partecipare, per dare una minima possbilità anche agli altri...» 

«Non ho voglia di discutere, Braeden. Ho bisogno di cambiare vita e farlo subito. Voglio tagliare i ponti con il passato e stare con mia sorella, anche se questo vuol dire andare contro i miei sentimenti...» alzò le spalle Derek, 

avviando il motore e partendo all'istante, senza nemmeno alzare gli occhi. 
La realtà era che il suo corpo si era decisamente paralizzato dalla paura, e sapere che Stiles provava lo stesso, perchè ora poteva sentirlo benissimo, l'aveva terrorizzato, più che tranquillizzarlo, come capita alle persone normali. 
Ma Derek sapeva da troppo, ormai, di non essere propriamente normale. 

Il ragazzo accese la radio, gesto che non era mai stato abituato a compiere in macchina, e la musica da film di spionaggio inondò l'abitacolo. 
 
«"Feeling Good"? Sembra quasi fatta apposta per te... una nuova alba, un nuovo giorno, una nuova vita...»

«E sto bene...» annuì lui, accordandosi al testo della canzone. 

«Non starai più così tanto bene, quando Cora scoprirà cosa hai fatto a Stiles, credimi. E poi fossi in te non sarei nemmeno tanto sicuro che lui resti per te. Perchè dovrebbe farlo? Perchè ti ama, forse? E tu, che stai scappando da 

lui, lasciami indovinare, lo fai perchè lo ami? Non vi rendete conto di essere due completi idioti?»

«Braeden basta. Non riesco a godermi la canzone in pace...» la liquidò Derek, alzando il volume.
Il paesaggio messicano, pieno di sabbia e strade sterrate, sapeva essere simile a quello di gran parte del sud America e per quello doveva farci l'abitudine. 
Braeden scosse la testa, rimpiangendo la libertà della sua motocicletta e guardando fuori dal finestrino con la noia e la delusione nelle pupille. 
Nessuno, forse, capiva quanto Derek volesse finalmente scrollarsi di dosso quell'ultimo anno e mezzo e ricominciare a vivere, insieme a ciò che era rimasto della sua famiglia. 

Voleva quella parte di vita indietro, e poi, forse, decidere di concetrarsi sul suo cuore, che comunque non era pronto a donare a qualcuno, anche se quel qualcuno prendeva il nome di Stiles. 
Ora il sole era più alto nel cielo, più caldo e accarezzava con i suoi raggi il volto di Derek, che non potè fare a meno di sorridere, con i problemi che gli stavano scivolando di dosso, così come la sabbia che attaversava le sue ruote.

-

«E quindi Cora mi ha detto che nella biblioteca di suo fratello c'era un libro che poteva servirci per imparare a convivere con i nostri poteri, dato che ancora non riusciamo in pieno, inutile negarlo. E' da tre mesi che non entro quì 

dentro... immagino la quantita di polvere. Stiles, ricordati che dovremo spazzare un po', tanto per tenere pulito, in attesa che Derek torni...»

«Non tornerà Lydia. » borbottò Stiles, scrollando le spalle, e aprendo la porta del loft, che per l'ennesima volta, si trovava spalancata per loro. 
Il rumore dello scorrere di quel portone fece male al suo cuore. 

Il giovane Stilinski, accompagnato da Lydia, Scott, Kira e Malia, vide davanti a sè il finestrone del loft che rifletteva l'accecante luce del sole, l'arancione che si espandeva dappertutto e che faceva credere come quella stanza 

fosse ancora abitata. 
Stiles era in contatto con Cora e Braeden, così come lo erano Lydia e Malia, mentre gli unici a parlare via messaggio con Derek, quelle poche volte che il ragazzo rispondeva, erano Scott e Kira, che stava molto simpatica al 

mannaro, per la sorpresa di tutti. 
«Non tornerà...» ripetè con un sospiro, accendendo il cellulare e aspettando un messaggio, un contatto, che sapeva non sarebbe mai arrivato. 
Scott posò una mano sulla spalla di Stiles, confortando l'amico. 
Quella era una situazione particolare, somigliante al detto "Se veramente ami qualcuno, lascialo andare, e se ti ama davvero, tornerà da te", ma Stiles avrebbe preferito non viverla per niente.
Gli faceva male tutto, quando pensava a Derek, ma era giusto che andasse così. Aveva bisogno di riprendere tutti quegli anni che il dolore gli aveva rubato. 
Aveva bisogno di riallacciare completamente i rapporti con la sorella, e Stiles non era nessuno per negare a Derek tutto quello. 

Era giusto così. 

Ognuno sarebbe andato avanti con la propria vita. 

-

Il suono dell' ultima campanella lasciò Stiles immobile per un attimo, seduto dritto sulla sedia, per la prima volta in maniera tale da non uccidere la propria schiena prima del previsto.
Se l'era ripetuto più volte: era solo una leggenda sentirsi tristi l'ultimo giorno di scuola, perché a mancare in realtà è soltanto la spensieratezza delle quattro mura, quando va bene.


Non si dice addio ai propri migliori amici l'ultimo giorno di scuola, in fondo. 
Stiles radunò i libri sparsi sul banco, notando come fosse l'unico rimasto dentro l'aula illuminata da raggi caldi e presagio dell'estate incombente. 

Un brivido percorse la sua schiena, e per un attimo si trovò

 un po' a corto di fiato. Odiava la solitudine, ad essere proprio sinceri e schietti, caratteristica che gli calzava a pennello. 

Afferrò la cartella da una spallina sola, attraversando il corridoio vuoto: arrivato alla soglia della porta d'uscita, Stiles ignorò bellamente il vociare dei ragazzi attorno a lui, i gavettoni che tutti gli studenti dell'ultimo anno lanciavano 

gli uni agli altri, e si diresse verso il portone, voltandosi verso il corridoio principale. 
Gli sarebbe mancato solo il suo armadietto e il banco con sottobanco dell'aula di inglese, nel quale nascondeva spesso e volentieri la merenda, o gli scherzi per Finstock. 
A pensarci, gli sarebbe mancato anche Finstock, col suo fischietto sempre attaccato al collo, lo sguardo perennemente arrabbiato e le sue urla "Stilinski!" che gli risuonavano nelle orecchie, strappandogli un sorriso. 

Quella scuola aveva visto l'ultima battaglia, appena la sera prima, tra umani e soprannaturale. 
Peter Hale aveva ucciso Kate Argent definitivamente, e Scott, stufo di possedere un potere che sapeva non gli sarebbe mai veramente appartenuto, aveva a sorpresa deciso di lasciare l'impronta dei suoi artigli contro il collo 

dell'Hale, facendo scorrere un fiume di sangue. 
I suoi occhi erano tornati color nocciola all'istante, le unghie si erano ritratte e aveva iniziato a respirare a fatica, per colpa dell'asma.

Aveva perso i suoi poteri da lupo mannaro, e onestamente, non gli dispiaceva. Si era curato, e poteva finalmente vivere una vita più tranquilla, perchè quella soprannaturale gli aveva portato fin troppi guai. 

Il rombo di una moto riscosse Stiles dai propri pensieri all'istante, e il ragazzo alzò gli occhi: Malia e Braeden stavano indossando il casco, con la mercenaria dotata di un fucile a pompa, sulle spalle. 

«Sicura che quando mia madre ti incontrerà, tu non le sparerai una pallottola in testa?» domandò la Tate, con un pizzico di terrore. 
Braeden roteò gli occhi, accendendo la moto: «Prometto che non le farò nulla...e poi ormai la minaccia vera e propria è stata debellata. Peter è sconfitto, il Nemeton abbattuto, credo che a Beacon Hills non si vedranno brutti ceffi 

per un po'...»

«State partendo?» chiese Stiles, piuttosto stupito, avvicinandosi al duo. 

Entrambe annuirono:«Voglio conoscere mia madre, adesso che Peter è morto...e Braeden ha altre missioni da affrontare. Beacon Hills mi ha regalato amici e una famiglia che pensavo di non poter più trovare, ma io sono un 

coyote, e voglio la mia libertà...» sospirò Malia, tendendo una mano. 
Stiles fissò in basso le cinque dita tese in un saluto, provando un'incredibile moto di malinconia, che gli stabilì in gola. 
Era destinato a perdere, in qualche modo tutte le persone alle quali era legato, prima o poi. Era molto strano che Malia non avesse semplicemente alzato le spalle, per salutare Stiles. 
Non era mai stata tipo da strette di mano o abbracci, e neanche Braeden, se era per quello.
Fu il turno di Stiles a scuotere le spalle, fregandosene della loro incapacità di esprimere affetto e avvolgendo entrambe in una stretta profonda e salda. 

«Grazie per il vostro aiuto. Grazie per non avermi fatto fuori, nonostante io sia il più logorroico di tutta Beacon...»

«Non ci mancherai, Stiles, stai tranquillo...» ridacchiò Malia, e Braeden mise in moto, allontanandosi senza aggiungere altro.
Il rombo della motocicletta tremò nei timpani di Stiles, che vide i capelli delle due ragazze mossi dal vento, sotto il casco, conscio di come quello fosse solo un ulteriore arrivederci.
Aveva il numero di cellulare di entrambe, e come l'impressione che Beacon Hills le avrebbe riviste prima di quando loro volessero. 

Tutti i ragazzi attorno a lui - mentre una goccia di sudore gli colava lungo la tempia, effetto del primo calore estivo - erano intenti a salutarsi ed abbracciarsi. 
Solo una, più precisamente quella con i capelli lunghi e perfettamente piastrati, color biondo fragola, stava baciando con passione e trasporto un ragazzo di venticinque anni circa, dotato di divisa e cappello del vice sceriffo. 
Stiles sorrise. 

Vedere Lydia contenta gli provocava una strana sensazione di calore in tutto il corpo, e gioia pura, perchè la ragazza meritava il meglio, dopo tutto quello che aveva passato. 
E Jordan Parrish era il meglio: ciò si palesava dal suo sguardo verde prato e adorante, lo stesso che Lydia mostrava verso di lui, e uno che Stiles non aveva mai visto sulla ragazza. 
Era timido, quasi privato e amorevole, come una donna fatta e finita che guarda il marito all'altare.
Nulla a che vedere con gli sguardi scocciati ma amichevoli, quasi da sorella, che gli aveva sempre rivolto; quelli pieni di sesso che lanciava a Jackson o quelli più da dominatrice menefreghista, riservati ad Aiden. 

La ragazza alzò lo sguardo, e i suoi occhi limpidi incontrarono quelli di Stiles. 
Era felice, con le labbra perfettamente pennellate di rosso che incurvate all'insù creavano delle adorabili fossette, come mai l'aveva vista in vita sua, e guardava dritto negli occhi di Stiles, quasi come se parte di quella gioia un po' 

fosse anche merito suo. 

E pensare che solo un paio di anni prima, Lydia non sapeva nemmeno che aspetto avesse Stiles, ignorandolo in quella maniera un po' da bimbi, un po' da donna vissuta, con la borsa posata sull'avambraccio e la spigliatezza di chi 

governa la scuola e può ottenere tutto con uno schiocco di dita. 
Lydia era stato il primo amore di Stiles, e seppur mai iniziato, il ragazzo le aveva comunque riservato inevitabilmente un posto speciale nel suo cuore. 
La Martin annuì verso Stiles, come a salutare parte della sua vita e si concentrò sul ragazzo davanti a lei, a quel nuovo capitolo che prendeva il nome di College, e Jordan.  
Stiles distolse lo sguardo, cercando l'altra persona che considerava parte della sua famiglia, seppur nelle loro vene non scorresse lo stesso sangue. 
Scott Mc Call era intento a ridacchiare con Ken Yukimura e Kira. Discutevano animatamente a proposito di un viaggio in Giappone dopo la scuola, e poi del college, dove sicuramente i due piccioncini non si sarebbero separati. 
Scott sarebbe andato dovunque con Kira, non poteva permettersi di perdere altre persone alle quali teneva.
Stiles sorrise con gioia, e Scott notò il gesto, come se i suoi sensi da lupo - nonostante non possedesse più poteri - non si fossero completamente inibiti. 
Il giovane salutò Kira e suo padre, la prima con un bacio sulle labbra e il secondo con una stretta di mano cordiale ed educata, per correre da Stiles e abbracciarlo. 
Andava bene tra di loro, finalmente: avevano chiarito le incomprensioni, i litigi affrontati in quell'ultimo periodo e se li erano lasciati alle spalle, perchè la loro amicizia non poteva essere scalfita. Non avevano nessuna intenzione di 

mandare in fumo tutti quegli anni di rispetto reciproco e legame che avevano instaurato e mantenuto dall'asilo. 

I due guardarono verso il liceo per l'ultima volta, osservando quella scuola che tanti guai aveva visto in quegli anni e tanti ragazzi aveva salutato, e poi si voltarono, chiudendo il capitolo liceo per sempre.
Le gambe dei ragazzi si mossero esperte e ormai praticamente da sole, percorrendo la strada che dalla scuola portava alla riserva, mentre i due discutevano animatamente sulla scelta del college. 

«Lydia sta pensando di andare a studiare ad Oxford, e trasferirsi in Inghilterra con Parrish. Sembra così assurdo, anche perchè incontrerebbe Jackson e non credo sia il massimo riaprire vecchie ferite...» iniziò Stiles, gesticolando 

come al solito, quando un discorso lo prendeva particolarmente. 

Scott lo fissò come se fosse caduto dal pero, la fronte aggrottata in un'espressione stupita: «Ma Jackson non è più a Londra! Non te l'avevo detto?»

Stiles credette di aver perso l'uso della parola: «Scusa, cosa?»
Il ragazzo sgranò gli occhi, sconvolto dalla rivelazione improvvisa. Era finito il tempo delle bugie tra loro, vero? 
Scott alzò le mani in segno di scusa«Mi sono dimenticato di dirtelo...Cora mi ha scritto quando, insomma, quando noi non ci parlavamo, e mi ha detto che lei ha un nuovo branco con base a New York, e ne fanno parte anche Isaac 

e Jackson...è gestito dalla zia, la sorella del padre di Der- Cora. Il padre di Cora. Era riuscita a scampare all'incendio...»

Stiles annuì, mordendosi l'interno della guancia. Stavano girando palesemente attorno all'argomento "Derek" e forse era meglio così. 
Tra i due scese un silenzio imbarazzato, e Stiles roteò i piedi sulle foglie marce del sottobosco, guardandosi attorno. 
«Cambiando discorso...non ti manca essere lupo mannaro? Hai passato gli ultimi due anni a scorrazzare per i boschi alla luce della luna: fossi stato io, mi sarebbe mancata tantissimo l'adrenalina della licantropia...»

Scott agitò l'inalatore, che teneva sempre a portata di mano, inspirando l'aria che stava un po' mancando, a causa della camminata: «Stiles, a causa della licantropia ho perso troppe persone alle quali volevo bene. Il mondo 

incasinato del soprannaturale non fa per me, e credo si fosse capito da tanto. Non mi piace uccidere la gente, non sono nato per fare l'eroe...»
Stiles annuì, perchè in fondo Scott aveva ragione. Per quanto fosse un mondo adrenalinico e pieno di avventure, ormai i due ragazzi ne avevano abbastanza, e il desiderio della vita normale li aveva sopraffatti. 

I due ragazzi, presi dai loro discorsi, non fecero minimamente caso alla strada percorsa: ad un certo punto, il territorio si fece più ricco di arbusti e Stiles lo osservò attento, quasi come se fosse finito in una zona familiare. 
C'era un ruscello che avevano appena scavalcato, e file e file di alberi ricchi di foglie verdi, segno dell'estate che stava per esplodere attorno a loro. 
Sembrava di essere capitati in un loop cosmico o qualcosa del genere. 
Il ragazzo si guardò attorno, sentendosi quasi osservato: ok, non gli mancava per nulla quella sensazione, ad essere sincero. 

«Scott? Non ti sembra di essere osservato da qualcuno?» bisbigliò Stilinski all'amico, che scosse la testa e sbuffò. 
«No, Stiles. Il periodo delgli inseguimenti è passato, adesso c'è bisogno che tutti prendiamo un grosso respiro e basta. Nessuno ci segue e non dobbiamo pedinare nessuno. Ok? Mettitelo in testa...»
Il rumore di passi si fece più chiaro solo alla fine, e Scott non potè credere ai propri occhi, dritti verso la figura davanti a lui. 
Erano davvero seguiti da qualcuno, l'ultima persona che i due ragazzi credevano di potersi trovare davanti
.
«Possibile che non avete ancora imparato che questa è proprietà privata?» disse una voce con tono saccente, e Stiles alzò la testa con uno scatto rapido, tanto da fargli venire il mal di collo. 
Un giovane ragazzo, che poteva avere ventiquattro anni, si era avvicinato in maniera così furtiva a loro, che credevano non avesse camminato nemmeno. 
Aveva una giacca di pelle troppo larga, barba perfettamente curata, e uno sguardo sibillino e divertito, così diverso da quello che avevano visto la prima volta, proprio in quello stesso luogo. 
Stiles sentì i brividi freddi corrergli lungo la spina dorsale come ragnetti, rimanendo immobile, senza nemmeno pensare di massaggiarsi il collo indolenzito. 

Scott se ne fregò dei convenevoli, perchè lui era così. Spontaneo e senza malizia. Non ce l'aveva con Derek Hale per averli abbandonati, l'anno prima, perchè capiva i suoi motivi. Capiva che il ragazzo aveva bisogno di staccarsi 

da tutti loro e da Beacon Hills, per tornare in seguito, finalmente integro e sè stesso, senza drammi sulle spalle ad incurvargliele e a renderlo più vecchio di quanto non fosse davvero. 

Scott mosse un passo, e poi un altro, e non smise di mantenere quel sorriso idiota, ma da cucciolo sul volto, quando il suo corpo cozzò contro quello di Derek mentre si scambiavano un abbraccio fraterno: l'Hale annusò l'amico, 

staccandoselo di colpo all'istante, senza nemmeno cingerlo con le braccia, e ignorando la risata venuta dal cuore dell'ex veroAlpha. 

«Non è possibile...non sei più un mannaro?» domandò incredulo, e Scott scosse la testa. Non era roba per lui quella. Il soprannaturale gli aveva creato troppi guai, e lui non aveva più voglia di combattere, onestamente. 

«Non è mai stata una cosa per me, la licantropia» spiegò lui, con quel sorriso al miele che Derek tanto rispettava, e quella mascella un po' storta che lo rendeva ancora più simpatico. 
«Sono felice che tu sia tornato, Derek. Hai intenzione di rimanere, o questa è solo una visita veloce?» Scott tentò di cambiare discorso. 

All'improvviso il lupo mannaro abbassò lo sguardo, mordendosi il labbro. Era nervoso? Uno come lui, stoico e che tendeva  a non mostrare mai le sue emozioni?
«Non lo so - rispose, con più onestà di quanta ne avesse mai mostrata - volevo risolvere comunque delle questioni che avevo lasciato in sospeso e poi decidere se partire o meno...»

Derek si spostò di poco, indicando Stiles con un cenno del capo: il giovane Stilinski non aveva nemmeno aperto bocca, il che per lui era un record.
Il solo gesto di Derek, però, fece esplodere tutte insieme le sue frustrazioni. 
«Adesso sono diventato una questione da risolvere, fammi capire?» si animò il giovane, che prese a camminare a grandi passi verso Derek, agitando le braccia e tentando in qualche modo di mirare verso Derek, anche se i  

movimenti venivano parati sempre dal mannaro.
Stiles aveva guadagnato più massa muscolare di chiunque in quel periodo, e voleva sfruttarla per fare male a quel bel faccino che gli aveva fatto perdere la testa. Certo, i dolore dei licantropi svaniva all'istante, ma almeno un livido 

momentaneo avrebbe in qualche modo ripagato le sofferenze di uno Stiles che faceva valere la sua forza scoperta. 
«Cosa pensi, che il mondo giri  intorno a te? Hai smesso di farti sentire, e all'inizio sapevo che cercassi più spazio, mi è andata bene, te ne ho lasciato quanto ne volevi. Ma poi... poi notavo come tu comunicassi con Scott, con Kira 

e non hai mai chiesto di me neanche una volta, deficiente...»
Ogni parola era seguita da un pugno, ogni movimento li faceva sembrare due ballerini di un teatro importante che danzavano prima di colpirsi definitivamente. 

Stiles non diede un secondo di tregua a Derek, ansimando pesantemente ogni volta che alzava il braccio, ma l'altro sembrava quasi si stesse divertendo.

«Stiles...» ridacchiò Derek, sbattendolo contro un albero e tenendolo fermo per i polsi, ma col pollice che accarezzava dolcemente il dorso della mano «Se continui a parlare non posso baciarti...»

Stiles smise di muoversi, come se tra le dita di Derek fosse presente il veleno del Kanima.
Aveva sentito bene? 
«Eh...?» 
Il giovane figlio dello sceriffo si rese davvero conto di chi aveva di fronte. Di chi era tornato dopo un anno, solo per chiarire il rapporto con lui. 
E Stiles osservò i tratti del volto del ragazzo che sapeva di amare, che in quell'anno non erano più spigolosi e malinconici, ma rilassati e felici, e cercò negli occhi la conferma di quello che già sapeva. 
Strinse un po' più forte le mani su quelle di Derek, e notò le pupille scure dilatarsi solo di un millimetro. 
Oh. 
Derek si stava chinando su di lui con una lentezza esasperante, le dita che si erano staccate da quelle di Stiles per percorrere tutta la lunghezza delle braccia e raggiungere il volto. 
Persino la rabbia fumante di Stiles stava svanendo, a causa di quei gesti. 
Gli occhi di Stiles si soffermarono sulle labbra dell'Hale, sempre più vicine alle sue, tanto che poteva sentire quasi il solletico del respiro. 

Derek gli afferrò il volto con la stessa delicatezza, come se fosse un'opera d'arte da preservare, e solo lui avesse il permesso di poterla ammirare. 
E Stiles ricordò tutte le sensazioni che un Derek più debole, e poi umano, gli aveva regalato, quando si spinse contro di lui, ad occhi chiusi per far collidere finalmente le loro labbra e baciarlo con più concentrazione. 
Le labbra di Derek sapevano di dopobarba, e la sua pelle sfregava contro il pizzicore dell'altro, e Stiles si lasciò andare finalmente, sembrando quasi un animale, mentre scambiava quella incredibile prova d'amore con l'altro. 

I due non fecero nemmeno caso al fatto che Scott si fosse allontanato, persi come erano nella loro bolla di amore.

«Vengo con te a New York, Derek. Cora è lì, vero? Studierò lì, non mi importa di lasciare Beacon Hills...non ho più voglia di lasciarti andare via» si lasciò sfuggire Stiles a mezza voce, contro le labbra di Derek, e l'altro non potè far altro che annuire. 
Stiles sorrise, abbracciando Derek al centro della riserva, pronto a iniziare un nuovo capitolo della sua vita con lui.
   
 
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