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Autore: Clairy93    05/01/2016    9 recensioni
Si sa, il successo dà alla testa.
Per non lasciarsi ingannare dalla seducente e pericolosa luce della fama, il Detective Sara Carter dovrà ben ponderare le sue mosse per risolvere un caso di omicidio nel quale capire chi recita e chi no sarà indispensabile.
Sara è giovane, ma è intraprendente e sicura di sé.
Forse fin troppo.
Aggrapparsi alle proprie certezze può rivelarsi controproducente. Soprattutto quando dietro l'angolo, è appostato un affascinante attore inglese, pronto a smentirle.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Safe and sound - Sano e salvo

 

Il caso Seyfried è pronto per essere archiviato.
E’ triste pensare che alla propria morte si diventi un misero pezzo di carta, pronto per essere schedato e sepolto in una scatola di cartone.
Ma, anche questo, è parte del mio lavoro.
Questo mestiere ti impone un’imprescindibile distacco emotivo. Certo, è un atteggiamento che a lungo andare indurrà chi ti sta vicino a considerarti uno stronzo patentato. Tuttavia, è proprio quest’assoluta ed inquietante freddezza che permette, a noi poliziotti, di svolgere il nostro dovere.
Le emozioni sono insidiose. Esse si celano dietro l’innocente pretesa di farci sentire “vivi”, per poi rivelarsi pericolose armi a doppio taglio.
Sono le emozioni, violente e inarrestabili, che spingono addirittura il più spietato degli assassini a compiere degli errori.
E Stephen Bradford, il direttore del Buckingham Palace Hotel e colpevole dell’omicidio di Amanda Seyfried, ne ha commessi parecchi.
Sono state la sua rabbia e la sua bruciante insofferenza a consentirmi di stringere con soddisfazione le manette attorno ai suoi polsi.
In seguito all’arresto di Bradford, Jack Barnes e Gabriella Wilde sono stati scagionati da ogni tipo di accusa a loro carico.
L’albergo e l’intero personale sono al momento sottoposti ad indagine preliminare: potete facilmente immaginare le ingenti perdite economiche cui l’attività andrà incontro, nonché le pesanti vagonate di fango che la stampa nazionale già le sta gettando addosso.
Bradford è stato rinchiuso un paio di settimane fa nella prigione di Wandsworth, in attesa dell’inizio del processo.
Non sento Ben da allora.
Potrà suonare folle, ma sono leggermente preoccupata che gli sia capitato qualcosa.
E, da bravo poliziotto, devo accertarmi che stia bene. Ovviamente non c’entra nulla il fatto che, prima di recarmi dai Barnes, io abbia trascorso infinite ore ad affrontare un’estenuante battaglia contro me stessa e il mio incrollabile orgoglio.
Ma assolutamente no!
Quindi, parcheggiata la mia Cabrio, transito per l’ormai familiare quartiere dei Barnes. Non è cambiato molto dall’ultima volta che sono venuta, ad eccezione delle decorazioni natalizie nei cortili e le luci ad intermittenza lungo le inferriate.
Al contrario, il giardino dei Barnes è piuttosto spoglio e ricoperto da un tappeto di foglie secche, ravvivato dal timido tocco di colore di una ghirlanda di agrifoglio appesa alla porta.
Con il cuore in gola e i palmi sudati, nonostante il freddo pungente di questa mattina, lascio scivolare le dita sull’elegante targhetta dorata finché non mi decido a premere questo dannato campanello.
Avverto dei passi scendere di corsa le scale e, ad ogni gradino, stringo con più forza i pugni per ignorare le ginocchia tremolanti. Mi rendo conto di trattenere il fiato soltanto nell’istante in cui, abbandonandomi ad un sospiro sollevato, vedo Jack Barnes spalancare la porta d’ingresso.
Trovarmi qui fuori lo destabilizza. E non lo biasimo. Dopotutto anch’io non saprei come reagire se il poliziotto che voleva condannarmi per omicidio si presentasse sullo zerbino di casa mia.
Tuttavia, Jack si scrolla di dosso l’espressione da pesce lesso per sostituirla con un sorrisetto sghembo.
“Detective! Ben non mi ha avvisato che sarebbe passata...”
“In realtà ero in zona e ho deciso solo all’ultimo di fare un salto.”
Cazzata.
“Oh, grazie! E’ stato gentile da parte sua.”
Annuiamo all’unisono, per un paio di volte, ostentando due sorrisi che paiono la più patetica rappresentazione del totale imbarazzo.
Per fortuna c’è la signora Barnes che, transitando dietro a Jack, interrompe questo nostro pietoso tête-à-tête.
Tricia raggiunge svelta il figlio, curiosa di capire cosa ci sia di tanto interessante da lasciare la porta spalancata in pieno inverno.
La donna rabbrividisce, avvolgendosi nel suo pullover di lana. Ma, non appena mi riconosce, s’illumina all’improvviso, tanto da poter fare tranquillamente concorrenza alle lucine natalizie dei vicini.
“Detective! Che bella sorpresa!” esclama Tricia, scoccandomi un inaspettato bacio sulla guancia che, goffamente, cerco di ricambiare.
“Spero di non disturbare.”
“Ma quale disturbo! Prego, si accomodi.” con il suo piglio disinvolto e cordiale, mi esorta ad entrare.
“In realtà sono venuta per parlare con Ben. E’ in casa?”
La signora Barnes dissimula un sorriso compiaciuto che, malgrado mi faccia venir voglia di scappare a gambe levate dalla vergogna, trovo davvero dolce e sincero.
“Ma certo! Jack, fammi un favore, vai a chiamare tuo fratello.”
Prima di scomparire dentro casa, Jack mi saluta con un cenno della mano e mi augura di trascorrere delle buone feste.
“Lavorerà anche il giorno di Natale?” mi domanda Tricia.
“Per la polizia non esiste vacanza.”
Lei si leva allibita gli occhiali da lettura, puntando su di me i suoi occhi scuri.
“Nemmeno a Natale?!”
Sollevo le spalle, desolata nel contraddirla.
“Caspita, è un mestiere impegnativo il suo! Ma è ammirevole la tenacia con cui lo esegue…” afferma la signora Barnes, proprio l’attimo prima in cui un’idea fulminea sembra attraversarla “Se riuscirà a liberarsi per il pomeriggio di Natale, si consideri invitata a casa nostra. Quest’anno organizzeremo un pranzo solamente tra noi quattro, ci piacerebbe averla con noi. Sarebbe un modo per ringraziarla.”
“E’ molto gentile, ma credo che non sia il caso. Inoltre, dovrei essere fuori città in quei giorni...”
“Non deve rispondermi adesso, detective!” si affretta a precisare “Ci rifletta su. Sappia che c’è un posto per lei se vorrà anche solo passare per gli auguri.”
“Grazie…” biascico, sbigottita e quasi esasperata da tanta premura nei miei confronti.
Non capisco.
Perché invitare me, la persona meno affabile che io conosca, ad una ricorrenza così intima? Io che, vorrei sottolineare, stavo per rinchiudere entrambi i suoi figli in prigione!
Perdo l’opportunità di rivelarle i miei dubbi (e, ad essere sinceri, non so neanche se ne avrei avuto il coraggio) poiché Ben compare sull’uscio.
“Sara! Ciao! Come stai?”
Mi sorride raggiante, aggiustandosi la t-shirt un poco slabbrata e levando il leggero strato di polvere sui suoi jeans.
“Se non è un buon momento…”
“Ma no, figurati!” mi interrompe Ben “Stavamo ripulendo la soffitta, la classica faccenda da svolgere quando tutti i Barnes sono a casa. E mia madre adora dirigere i lavori. Mi sbaglio, colonnello Barnes?”
"Beh, con tre uomini grandi e grossi non ti aspetterai che io mi metta a fare quei lavoracci!"
Ben stampa un tenero bacio sulla tempia della donna.
Poi, sparendo per un secondo dietro la porta, riappare con il suo giubbotto di pelle che s’infila con un rapido gesto.
“Ci pensi, detective, alla mia proposta!” grida Tricia, mentre Ben ed io percorriamo il vialetto “E grazie per essere passata!”
Girato l’angolo, Barnes parte subito all’attacco.
“A cosa si riferiva mia madre?”
“Mi ha invitato a casa vostra, per il pranzo di Natale.”
Ben si arresta di colpo.
“Veramente?!”
Mi giro verso di lui, annuendo con un timido cenno.
“Beh, non sarebbe un’ipotesi poi così malvagia!” prosegue, riprendendo a camminare al mio fianco “Ti ha detto che quest’anno festeggeremo soltanto tra di noi? Perlomeno non ti sentiresti in imbarazzo.”
“Sì, me lo ha accennato. Penso che declinerò comunque l’invito.”
Barnes sbuffa.
“Sei la solita, Sara!”
“Sarei di troppo. Non voglio rovinarvi la giornata.”
“Perché invece di essere sempre così disfattista, non puoi semplicemente accettare che a qualcuno faccia piacere godere della tua compagnia?”
Affondo il viso nella sciarpa, quasi volessi dileguarmi per sfuggire da questa conversazione.
“Non la trovo una buona idea, tutto qui. Il Natale è una ricorrenza da trascorrere in famiglia.”
“Ma è anche un’occasione per dare una possibilità!” mi corregge “Per accogliere.”
Arriccio le labbra in una smorfia poco convinta.
“Credo che tua madre lo abbia fatto solo per cortesia.”
“Fidati, lei non si pone questi problemi. Chiedi a Jack e a tutte le ragazze che nostra mamma si è letteralmente rifiutata di far entrare in casa!”
Lo guardo perplessa, inarcando il sopracciglio.
“Quindi dovrei sentirmi onorata che non mi abbia sbattuto la porta in faccia?”
“Proprio così!” assicura Ben, divertito “Mia madre ti trova una brava persona. Se ti ha invitata vuol dire che ci tiene ad averti con noi. Ti è così difficile crederlo?”
“Siete gentili, ma no grazie. Queste cose non fanno per me…”
“Sì, lo so. Tu sei più il tipo da birra e hamburger al bancone di un pub, dico bene?”
Scoppiamo a ridere, ricordando la serata trascorsa insieme a Brighton.
E’ assurdo pensare come le cose siano cambiate da quella cena. In quella situazione non avrei mai immaginato che io, Sara Carter, il detective tanto glaciale da far invidia ai ghiacciai della Patagonia, avrei rinnegato tutte le mie sacrosante regole e, soprattutto, senza farci un caso di Stato.   
“Tra due giorni ci sarà la prima udienza del processo di Bradford.” lo informo “Nel caso foste interessati a seguirlo.”
“Grazie, riferirò. Ma ora che l’assassino di Amanda è stato catturato, la mia famiglia ed io preferiremmo rimanerne fuori. Quando ci hai telefonato due settimane fa, avvisandoci che finalmente era tutto finito, abbiamo deciso di non parlarne più. Adesso vogliamo solamente rivolgere i nostri pensieri ad Amanda e alla sua famiglia, e pregare per loro.”
“E’ comprensibile. Dopo la tempesta che si è abbattuta su di voi è più che lecito desiderare un po’ di quiete, anche nel rispetto di chi non c’è più.”
“Penso la stessa cosa.  E, non so te, ma l’idea di vedere in faccia l’uomo che ha ucciso Amanda, mi fa venire il voltastomaco...”
“Fidati, lo capisco.” mi limito a rispondere, evitando di accennare all’immane sforzo che ho compiuto, durante l’interrogatorio di Bradford, per non sputargli dritto in un occhio.
“E poi, Sara, tu hai svolto un ottimo lavoro.” continua Ben, mettendomi un braccio sulla spalla e, stranamente, non ho l’istinto di tirargli una gomitata nello stomaco “Bradford sarà condannato e pagherà per le azioni che ha commesso. E’ sufficiente sapere questo.”
“Come vuoi. L’udienza è aperta al pubblico, potete decidere liberamente.”
“E tu? Cosa farai ora?” mi chiede con un’innocenza che, mi azzardo, presumo nasconda una palese curiosità nel conoscere i miei progetti futuri.
“Ho già un altro caso di cui occuparmi…“ affermo, vaga, giusto per tenerlo sulle spine.
“Non ti fermi mai, detective!”
“Chi si ferma è perduto, Barnes! Ormai dovresti averlo capito.” lo osservo di sottecchi, ma distolgo subito lo sguardo di fronte alla sua buffa smorfia “Invece, quali sono i tuoi programmi?”
“Starò un po’ con la mia famiglia. Ne ho bisogno. Dopo di che mi rimetterò in contatto con il mio agente, se ancora vorrà saperne di me, e magari potrei presentarmi per qualche provino, rientrare nel giro insomma.”
“Ti auguro di ricevere delle buone opportunità. E chissà, anche di vederti ritirare un Oscar!”
“Un Oscar?” ripete lui, esitante “Addirittura?”
“Sarebbe ora, no? Almeno potrò avere la soddisfazione di dire: ecco, quello era un mio sospettato ma, grazie alle mie straordinarie doti investigative, l’ho scagionato!”
Barnes si abbandona ad una genuina e contagiosa risata.
“E’ stato un piacere collaborare con te, Sara. E’ stata un’avventura… incredibile!”
Faccio spallucce, fingendo noncuranza.
“Nonostante tu sia stato molto, molto fastidioso, e ci siano stati dei momenti in cui ti avrei volentieri dato una botta in testa, anche io l’ho trovata un’avventura…abbastanza divertente.”
“Lo sapevo!” rincara lui, dandomi un colpetto con il gomito “Ammettilo: siamo una bella squadra, io e te!”
“Se pensi che ti nominerò mio partner ti sbagli di grosso. E sfruttare il Capitano Harvey non ti servirà.”
“Questo lo vedremo.” mi stuzzica.  
Un istante dopo, però, si fa inaspettatamente serio.
“Dunque, sei venuta solo per avvertirmi dell’udienza di Bradford?”
“Sì…” mento “Volevo assicurarmi fosse tutto ok.”
“Come vedi siamo sani e salvi.”
Persino un cieco noterebbe l’evidente delusione di Ben alla mia risposta.
Forse è proprio questa sua reazione che m’incoraggia a fargli una proposta che mai (e ribadisco, mai!) avrei pensato di esporre a voce alta.
“Senti Barnes, starò via per una settimana. C’è un caso fuori città in cui è richiesta la mia presenza. Al mio ritorno, magari… ovviamente se ne hai voglia, potremmo…non so, vederci. Prendere un caffè, o fare un giro...”
Oppure se tu potessi imprestarmi una vanga così da potermi sotterrare per l’imbarazzo, te ne sarai grata!
Ben si volta con una lentezza spaventosa, esibendo una faccia che definirla sconcertata non rende l’idea.
“Scusa, credo di non aver afferrato... Mi stai davvero chiedendo di uscire?”
Mi mordo il labbro.
“A quanto pare…”
I lineamenti di Ben si addolciscono in un sorriso.
“Temevo non me lo avresti mai chiesto.”



Angolino dell'Autrice: Ciao miei croccanti biscottini inzuppati nel latto caldo!
Eccoci alla fine di un'altra avventura che, grazie al vostro incredibile affetto e supporto, è stata semplicemente splendida ed emozionante.
Possiamo definirlo un finale... aperto? Chissà se Sara, al suo ritorno, sarà ancora dell'idea di uscire con Ben o, piuttosto, farà prevalere il suo immancabile orgoglio?
Perché no, prossimamente potrebbe esserci un nuovo caso per Sara e Ben. Nel frattempo, ho iniziato una nuova storia di cui vi lascio il link --> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3351775&i=1  Si intitola "Lo strano caso del testamento di papà" e, se vi va di passare, non potete che farmi felice.
Lasciate che ringrazi ancora una volta tutti voi, lettori più o meno silenziosi, per il prezioso regalo che mi avete fatto restandomi accanto in questi mesi, seguendo con tanta attenzione le indagini, lasciandomi le vostre interessantissime opinioni e improvvisandovi, insieme a me, dei piccoli detective in erba.
Grazie di cuore, siete la mia forza! E, spero, di risentirvi presto!
Ve amo 'na cifra!
Vostra Clairy.

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