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Autore: riccardoIII    06/01/2016    6 recensioni
Questa è la storia di Sirius Black, dei Malandrini, di una generazione cresciuta nella guerra e che ha fatto la guerra. Questa è la storia di un bambino che diventa uomo, passo dopo passo, scelta dopo scelta, fino ad arrivare a un momento della sua vita in cui tutto cambierà, per l'ennesima volta, quella più importante. Fino a giungere alla Chiave di Volta.
"-Sirius Black, è un piacere conoscerti-
-Io sono James, e non credo che i cognomi siano importanti, tantomeno tra amici; e dimentica pure tutte quelle manfrine. Non sono mica tuo nonno, io-
Sirius sghignazzò apertamente sedendosi di fronte a lui.
-E così, io e te saremmo amici?-
-Io e te, mio caro Sirius, saremo amici. Me lo sento che sei un tipo forte-"
Rating e avvertimenti sono relativi a scene di maltrattamento di minore e di guerra.
I personaggi appartengono a J. K. Rowling; scrivo senza scopo di lucro.
Genere: Angst, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlus Potter, Dorea Black, Famiglia Black, I Malandrini, Ordine della Fenice | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'La Chiave di Volta - Other Voices'
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Prima, la confusione aveva regnato sui sentimenti.

Aveva provato a correre, ma James aveva troppo vantaggio. Nonostante le scorciatoie, i passaggi segreti e la Mappa che era tanto utile ad evitare le ronde, quando arrivò all’Infermeria la porta era già chiusa.
Fu tentato di aprirla e andare a prendere il suo migliore amico per le orecchie, ma la voce che udì quando accostò l’orecchio alla serratura lo bloccò.
-… Piombi qui in piena notte, mi svegli e pretendi anche che ti ascolti? Ma chi ti credi di essere, Potter? Capisco che in quanto a educazione i Traditori possano essere carenti, ma…-
-Zitto, Black. Non dire un’altra parola-
-Perché, cosa dovrei temere? Te, forse?-
Il tono di Regulus era pieno di derisione, ma James non raccolse la provocazione.
-Esatto, Black. Dovresti proprio aver paura di me. E non perché sei solo, Immobilizzato, Disarmato o perché la porta dell’ufficio di Madama Chips è Imperturbata. Dovresti avere paura di me perché sono incazzato-
-Sei un Grifondoro, non mi feriresti quando non posso difendermi-
-Non ho detto di volerti attaccare. Se fossi qui per ferirti non staremmo facendo questa bella chiacchierata, non credi?-
-Quindi sei qui per parlare con me? Cos’è, ora vuoi salvare anche me come hai fatto con quel Traditore?-
-Io non l’ho salvato. Lui si è salvato da solo. Non è debole come te, non ha bisogno di qualcuno che si occupi di lui-
-Strano. Mi pareva che tu e i tuoi genitori l’aveste raccattato dalla strada come un cagnolino randagio…-
-Sai, abbiamo una concezione diversa della parola “cagnolino”… Per me, vedi, il cane tra i due sei tu. Tu che ti sei fatto addomesticare per benino, che esegui gli ordini in cambio dello zuccherino proprio come un bravo animaletto domestico-
-Non ti permettere, Potter!-
-Mi permetto eccome. Brucia la verità, vero?-
-Tu non sai cosa…-
-Cos’è che non so, eh, Black?-
Il tono di James era ironico, ma anche rabbioso. Per un attimo Regulus parve non trovare le parole.
-Ma perché diavolo dovrei parlare con te?!-
-Perché non ti lascerò in pace finché non avremo concluso questo discorso. E non importa se non finiremo stanotte, troverò il modo di perseguitarti sino a quando mi avrai ascoltato e mi darai le risposte che voglio, Black. Ti consiglio di non dubitare della mia perseveranza. Mantengo sempre le mie promesse-

Per qualche minuto ci fu silenzio e Sirius non faticò a immaginarsi la scena: Regulus sdraiato a letto, rigido, ma col volto contratto in una smorfia di sfida e rabbia; James, in piedi al suo fianco, con la mascella protesa e gli occhi infuocati.
-Bene, allora. Cosa Merlino vuoi da me, Potter?-
-Un giovane rampollo Purosangue non dovrebbe usare certi termini, Black. Dovresti controllarti, dubito che il tuo paparino apprezzerebbe-
-Non ti azzardare a nominare mio padre, tu, insulso…-
-Tuo padre è un enorme pezzo di merda, Black.  Se avrà la sfortuna di incontrarmi non credo che risponderò delle mie azioni-
-Come osi…!-
-Cosa? Come oso insultare un animale che ha torturato il suo stesso figlio?! Che ha permesso ad altri di alzare mani e bacchetta su di lui?! Esattamente, cos’è che ti rende così orgoglioso di tuo padre, Black? Il modo in cui ha tentato di distruggere tuo fratello nel corpo e nello spirito?!-
-Lui non è mio fratello!-
-Hai ragione. Sirius è mio fratello, per mia immensa fortuna. Ringrazio Merlino ogni giorno per averlo reso una persona tanto splendida. Non so esattamente come sia stato possibile che venisse su così bene, data la pazzia sadica di tua madre e i deliri d’onnipotenza di quello che tu chiami padre, ma tant’è. Se solo ti fossi reso conto di ciò che hai perso…-
Questa volta persino Regulus, il controllato e apatico Regulus Black, perse la pazienza; i toni, abbastanza prevedibilmente, si fecero fin troppo collerici.
-Cosa? Cosa avrei perso, esattamente?! Una persona che in quattro anni non ha fatto altro che sobillarmi, tentando di mettermi contro la mia famiglia? Un fratello che non c’era perché troppo impegnato a vestire i panni dell’uomo coraggioso?! Dov’è quello che tu chiami mio fratello in questo momento, James il Magnifico Potter?!-
-Ma come cazzo fai ad essere così ottuso?! Com’è possibile che tu non abbia mai capito cosa ha tentato di fare per te?! Lui ti vuole bene, porco Salazar, nonostante tu sia così dannatamente convinto che sia un pazzo, nonostante lo disprezzi!-
-E cos’avrebbe tentato di fare per me, sentiamo?! Farmi scappare di casa, rendere un reietto anche me in modo da sentirsi meno solo?-
-Oh, piccolo Black, è qui che ti sbagli. Lui non è, non è mai stato solo. Sei tu che lo sei. Tu che hai voluto rimanere nella tua bambagia fatta di lusso e ideologie razziste! Tu che non hai mai saputo apprezzare l’unica persona in quella dannata casa pronta a battersi per te! Cosa credi, che tua madre ti abbia mai protetto? Che tuo padre si sia mai preoccupato per te? Tutto ciò che conta, per loro, è l’apparenza. Avere un figlio maschio che porti avanti il nome di famiglia ingravidando una donna che non ha mai amato, che faccia fruttare il denaro e si faccia vedere alle cene dell’alta società per sfoggiare il suo bel faccino e fare invidia agli altri! Ma tu, Regulus, tu cosa vuoi dalla tua vita?-
-Esattamente quello che un nobile Purosangue dovrebbe volere. Tenere alto il buon nome della sua Casata-
Probabilmente James aveva sbattuto un pugno sul comodino, dato il tonfo secco che concluse la frase di Regulus.
-Hai mai provato, Black, a svuotarti la testa delle cose che ti sono state insegnate? Hai mai provato ad analizzare la situazione con il tuo cervello?-
-Io ragiono da sol…-
-Ragionerai anche da solo, ma non sei obiettivo! Sei stato talmente tanto plagiato che non ti rendi nemmeno conto di parlare come un pupazzo di cui qualcuno muova i fili! Hai mai avuto un amico, Black? Ti sei mai innamorato? Hai mai provato qualcosa, qualsiasi cosa che non sia la rabbia, l’avidità, la voglia di dominare sugli altri?-
Per la prima volta la voce di Regulus traballò.
-Questi… Questi non sono affari tuoi-
-Sono i sentimenti, Black, i legami, a rendere vive le persone. Tu non sei, non sei mai stato un ragazzo. Tu sei nato vecchio, freddo e calcolatore. Non hai mai provato affetto per nessuno, non è vero? Perché è questo che hai imparato, non è così? Che i sentimenti rendono fragili? È per questo che l’hai respinto, perché era l’unico che amavi e questo ti spaventava? Ma ti sei mai chiesto perché i sentimenti indeboliscano, o ti sei bevuto questa nozione come tutte le altre che ti hanno inculcato?-
Silenzio.
-I sentimenti indeboliscono perché scuotono, bruciano, buttano a terra le convinzioni, fanno male. Vanno oltre i nostri insegnamenti, la nostra logica, e ci spingono a fare cose che non avremmo mai pensato di poter fare. Capisci ora perché al tuo paparino preme tanto che tu sia arido come un manico di scopa lasciato fuori in una notte di gennaio? Perché teme che tu, per una volta, possa fare qualcosa che davvero vuoi, che desideri solo per te stesso!-

Ancora una volta Regulus non fiatò; James ci mise un po’ a ritrovare il controllo della propria voce. Quando riprese a parlare la sua voce era talmente bassa e fredda che Sirius dovette schiacciarsi sulla porta per sentire; sapeva benissimo che quando James usava quel tono bisognava tremare.
-Lui è tanto affezionato a te che è stato disposto a subire le reclusioni, i digiuni, le punizioni corporali, le Maledizioni, per anni. Per anni, Regulus Coglione Black. Non è venuto via prima da quel teatro degli orrori che tu chiami casa perché non voleva lasciarti lì con loro. Ma quando mai tu ti sei dato la pena di pensare a queste cose? Ti hanno detto che se lo meritava, che era un ribelle, che andava raddrizzato, e questo ti è bastato per chiudere gli occhi, non è vero piccolo Black?! E pensare che io ti ho difeso! L’ho incitato, per Merlino, a non arrendersi con te, a provarci ancora! Ti avrei aperto le porte di casa mia se tu avessi avuto quel po’ di cervello necessario per fidarti, per la prima volta in vita tua, della persona giusta! Si è preso cura di te da quando eri un poppante, ha cercato di darti tutto ciò che i tuoi dannati genitori vi hanno sempre negato perché crescessi meglio di come era cresciuto lui, ti ha protetto, ha cercato di mantenere un rapporto degno di questo nome con te, ma il grande Regulus Black era troppo impegnato a cercare di compiacere la propria famiglia di pazzi incestuosi per rendersi conto che suo fratello stava combattendo, ogni giorno, per lui!-
-Lui non ha mai lottato per me! Ha lottato perché voleva essere diverso, perché doveva per forza distinguersi, il Grifondoro nella famiglia di Serpeverde! Ha lottato perché è troppo orgoglioso per farsi mettere i piedi in testa, per accettare i consigli, per fare il proprio dovere! Non mi pare che abbia mai scelto me in tutte le sue gloriose battaglie, Potter, altrimenti io avrei ancora un fratello e tu saresti figlio unico!-
-Sei tu, stupido piccolo verme, che non hai mai lottato per lui! Quante volte ti ha teso la mano e tu non l’hai afferrata per paura del giudizio degli altri?! Quante volte ha cercato di parlarti e tu l’hai evitato? Perché credi che abbia vissuto quattro anni da recluso in casa sua, Black? Perché gli piaceva essere usato come affilacoltelli da quella megera di tua madre?!-
Questa volta James aveva urlato, più o meno. Doveva essere davvero furioso e per un attimo Sirius ebbe paura di ciò che sarebbe potuto accadere in quella stanza, ma poi sentì l’amico respirare a fondo e capì che stava cercando di ripristinare l’autocontrollo.
-Hai sempre chiuso gli occhi dando la colpa agli altri, vero, Black? Era troppo facile farti bastare ciò che ti veniva detto, non è forse così? Troppo difficile, invece, ribellarti ai tuoi genitori che vivono a centinaia di chilometri di distanza da qui quel tanto che bastava per ascoltare cosa lui avesse da dirti! Lui per te ha fatto di tutto… Avrebbe fatto qualsiasi cosa, per te. E io ti odio, Regulus Black, perché lui ti ha dato tutto il suo affetto e tu l’hai trattato come una cacca di Snaso pestata per strada!-
-Cosa?! Cosa avrebbe fatto per me, sentiamo?! Ma cosa ne vuoi sapere tu, paladino degli innocenti?! Quando gli ho chiesto di scegliere tra me e te, lui ha scelto te!-
A questo James non seppe rispondere; Sirius se lo figurò guardare Regulus con gli occhi sgranati, mentre l’altro ghignava beffardo.
-Già. Non te l’ha detto questo, vero? Non ti ha detto cosa è successo quando nostro padre gli ha offerto la possibilità di passare sopra ai dissapori e tornare ad essere una famiglia normale! Vuoi sapere cosa mi disse il mio adorato fratellone, quando gli chiesi di scegliere me e accettare che le cose si risolvessero? “Tu non sei più la mia famiglia, e sai perché? Perché se tu fossi ancora mio fratello, non mi avresti mai chiesto questo! Non mi avresti chiesto di mettere da parte i miei desideri e le mie idee per avere in cambio il tuo affetto. La mia famiglia è fatta da due Mezzosangue e un Traditore. James, che mi spingeva verso di te quando ero distrutto perché tu non mi consideravi, lui è mio fratello. Perché non mi ha mai chiesto di abbandonarti per lui”-
Sirius ascoltò quelle parole come se stesse rivivendo ancora quel momento, rabbrividendo al ricordo del dolore e della collera che gliele avevano fatte sputare fuori; si stupì che Regulus ricordasse le esatte frasi che aveva usato ormai parecchi anni prima.
-E tu, Black, ti sei mai chiesto perché lui avesse detto queste cose o ti sei limitato a registrare il suo rifiuto? Cosa credi, che si possa legare a sé le persone con i ricatti? Ti sei mai chiesto cosa gli hai offerto tu, invece? Una vita che avrebbe odiato! Doversi piegare al volere dei tuoi genitori per poter godere di nuovo della tua compagnia! Dover sposare qualcuna solo per farci sesso il numero di volte necessario a metterla incinta! Rinunciare ai suoi principi, ai suoi ideali, ai suoi sogni, a tutto se stesso, perché tu sei così egoista e meschino da voler avere a che fare con lui solo se si fosse trasformato nella tua brutta copia! Lo avrebbero costretto ad uccidere, cazzo! Tuo padre ha provato a controllarlo con l’Imperius perché si unisse a quel folle di Voldemort e quando ha capito che era un osso troppo duro per lui l’ha minacciato di portarlo al suo cospetto, in modo che fosse lui stesso a soggiogarlo! Lo sapevi che è per questo che se n’è andato?! Saresti stato disposto a vedere un fratello ubbidiente e fedele, ma totalmente privo di personalità?! L’avrebbero trasformato in una marionetta, ma a te sarebbe stato bene, non è vero?! Dopotutto avresti avuto ciò che volevi!-

Il cuore di Sirius batteva come se avesse corso per chilometri; se lo sentiva in gola, martellava contro il suo pomo d’Adamo e gli impediva di respirare regolarmente. Dopo un solo istante, James riprese quel tono pacato che preannunciava l’Apocalisse.
-Io ti odio, Regulus, dal più profondo del mio cuore, per quanto male gli hai fatto. L’unico motivo per cui non ho mai mosso un dito contro di te è che lo rispetto troppo, e lui non lo avrebbe voluto. Ti garantisco che stare buono in questi due anni non è stato facile, avrei tanto voluto spaccarti la faccia, ma mi sono trattenuto. Se sono qui stasera è solo per dirti che sei ancora in tempo-
-Scusa?-
La voce di Regulus era davvero sorpresa, ora; Sirius avvertì lo stupore come se fosse tangibile.
-Non l’hai ancora perso. Puoi recuperare, se vuoi. Lui ti vuole bene-
-Non capisco davvero cosa tu voglia da me, Potter. È  tutto tuo, non sei felice?-
-Lui non è felice senza te e io non posso fare finta di niente-
-Quindi cosa? Ancora una volta devi sistemare tutto, così ti ammirerà un po’ di più?-
-Io non voglio la sua ammirazione, voglio che lui abbia ciò che desidera. E lui vuole suo fratello-
-Sei tu suo fratello-
-Si, lo sono. Ma, per quanto io possa disprezzarti, lo sei anche tu. E lui non riesce a staccarsi da te. Continua a darsi colpe che sono solo tue, ma lui non lo comprende. È convinto di averti abbandonato quando sei tu ad aver abbandonato lui, ma ci sta male. Per cui, ti prego, riflettici. Chiediti se ciò che hai scelto di essere vale quanto un fratello. Pensa al fatto che c’è una persona che tiene davvero a te e ti sta aspettando, nonostante tutto il male che gli hai fatto. Questa guerra… Lui stava per morire, qualche mese fa. Sei davvero disposto a rischiare di non rivederlo più, di sapere che gli è capitato qualcosa e tu non c’eri? Che non ci sei mai stato per lui?-
-Se lui non fosse così dannatamente Grifondoro non avrebbe rischiato nulla! Se non dovesse impicciarsi sempre nei fatti degli altri, se fosse rimasto fuori dallo scontro…-
-Ma come puoi parlare così?! È morto un ragazzo di quattordici anni, quel giorno, e se lui non fosse la persona coraggiosa che è probabilmente la stessa sorte sarebbe toccata a molti altri studenti, gente con cui tu condividi i pasti, le lezioni, la vita! Ha messo a repentaglio la sua vita per salvare quella degli altri, dovresti essere fiero di lui, non biasimarlo!-
Dopo lo scatto improvviso James tacque qualche istante, come se si stesse sforzando di calmarsi; riprese a parlare proprio quando Regulus aveva iniziato a rispondergli per le rime, ma la sua voce sovrastò quella del più piccolo.
-Se non fosse quello che è, ora non staremo parlando, io e te. Ma lui è così, Regulus, ed è ora che tu lo accetti. Sei quasi un uomo, ormai. Sei davvero sicuro che tutte le tue decisioni siano state giuste? Sei sicuro della vita che stai scegliendo per te stesso? Sei sicuro che sia lui ad essere sempre stato quello sbagliato? Hai mai preso in considerazione la possibilità che, invece, sia stato lui a vederci più lungo di te e dei tuoi adorati genitori Purosangue?-
A quelle parole Regulus parve inalberarsi, ma con classe. Proprio come Orion.
-Si che lo sono! Non ho mai avuto bisogno di interrogarmi sulle tue banali domande perché conosco già le risposte: sono scritte nel mio sangue, nel mio destino, nel mio futuro-
-Non è il sangue a forgiare il destino delle persone, ma le loro scelte!-
-Certo, Potter, perché il sangue conta molto meno del cuore, vero?-
Lo scherno che aveva messo Regulus in quella frase feriva come un pugnale affilato, ma James non parve toccato.
-Esatto, Black. Io ho le prove di quello che dico, ma tu… Tu hai davvero le prove che il tuo sangue immacolato ti renda migliore di qualcun altro? Lui non ha forse il tuo stesso sangue? Eppure si è scelto una strada diversa, quella più dura, ma quella che lo renderà felice davvero! Puoi dire lo stesso, tu? Puoi sinceramente credere di essere mai stato felice? Di aver mai gioito per qualcosa? Il sangue, alla fine dei conti, cosa ti darà di così prezioso?-
Ancora una volta il più piccolo non rispose.
-Arriverà il giorno, Regulus, in cui ti guarderai indietro e ti accorgerai che la tua vita è stata un fallimento. Avrai collezionato convenzioni, prestigio, denaro, ma sarai vuoto. Sei ancora in tempo, Black. Pensa a lui, a quello a cui stai rinunciando per pregiudizi e regole imposte. Un cognome non basta a definire una persona, ma tu ti stai accontentando di essere solo un Black. Lotta per te stesso, vivi per te stesso. Impara ad apprezzare le cose vere, quelle che puoi sentire, che ti sconvolgono, prima che sia troppo tardi-
-Cosa intendi, Potter?-
Sotto il tono leggermente irato Sirius percepì una nota di panico che probabilmente a James, non abile quanto lui a nascondere sentimenti e sventare imbrogli, non colse.
-Per ognuno di noi arriva il momento di fare delle scelte, Black. Scelte importanti che, una volta prese, non consentono di tornare indietro. Lui ha scelto di abbandonare la vostra famiglia, ad esempio, e tutti sappiamo che è una decisione definitiva. Arriverà anche per te il momento di prendere una decisione importante: la carriera, il matrimonio, la famiglia, la guerra. Quando e se sarà richiesto anche a te di dare una svolta così rilevante alla tua vita, ricordati che ci sono strade meno ovvie da percorrere. Ricordati che non esistono solo i Black, il sangue puro, quella stramaledetta Casata. Ricordati che hai un fratello che ti vuole bene, che farebbe di tutto per averti ancora al suo fianco-

Stavolta il silenzio durò a lungo, ma per la prima volta fu Regulus a spezzarlo.
-Lui sa che sei qui?-
-Credo che mi avrebbe picchiato a sangue, se avesse saputo cosa volevo fare-
-Ma perché l’hai fatto?-
Sirius non ebbe difficoltà a figurarsi James passarsi una mano tra i capelli per guadagnare tempo.
-Non è evidente? È mio fratello. Farei qualsiasi cosa per lui, anche farmi insultare da te senza spaccarti il tuo aristocratico naso-
Il rumore di passi riscosse il ragazzo appostato fuori dalla porta che, rapidamente, si alzò e corse via.

Sapeva che James era troppo furioso per rientrare subito in Dormitorio; probabilmente sarebbe sgusciato fuori dal Castello e avrebbe corso fino a sfogarsi, magari si sarebbe perfino trasformato in Prongs… Arrivò alla Torre e svegliò senza troppe cerimonie la Signora Grassa, sordo alle sue lamentele; salì di corsa le scale fino alla stanza dei Malandrini ed entrò cercando di non fare rumore. Puntò la bacchetta su se stesso revocando l’Incantesimo di Disillusione, poi sul cuscino nel letto di James, che riassunse le sembianze del suo migliore amico. Quando ebbe sistemato tutto, si sedette sulle coperte e finalmente si diede il tempo di pensare a quello che era appena accaduto.

James, quello stupido di James, non gli aveva dato ascolto; era andato a parlare con Regulus, aveva messo da parte se stesso, si era abbassato fino a pregarlo; James che odiava Regulus, per sua stessa ammissione, James che se ne avesse avuto la possibilità avrebbe fatto pagare alla sua famiglia ogni singolo insulto che gli avevano rivolto solo perché… Perché gli voleva bene, era suo fratello e voleva proteggerlo.
Ma aveva ragione a dire che l’avrebbe pestato se avesse scoperto in anticipo cosa aveva intenzione di fare; non voleva che si mettesse in mezzo, quella era la sua battaglia. Regulus, sopra ogni altra cosa, era sempre stato un affare solo suo. Non aveva mai accettato ingerenze degli altri nel suo rapporto con lui. Ricordava ancora quel litigio, parecchi anni prima, proprio in quella stanza, scatenato da James e dal suo comprenderlo fino in fondo, dal suo capire quanto fosse in pena per Regulus. Ricordava la propria voce furiosa, quando aveva urlato contro il suo migliore amico di non pronunciare nemmeno il suo nome.
Nei primi anni, l’argomento “famiglia Black” era stato uno dei pochi tabù che i Malandrini non avevano sfatato; da quando era fuggito, da quando viveva con i Potter e la sua vita era stata stravolta nel profondo, le cose erano migliorate ma nessuno di loro, mai, aveva più pronunciato il nome di Regulus in sua presenza. Nemmeno con James ne aveva mai parlato. Eppure lui sapeva sempre, sempre, tutto ciò che Sirius pensava, sentiva, voleva. Perché loro avevano quella cosa, solo sua e di James, che li portava a comprendersi oltre ogni regola fissa del mondo.
James sapeva che se l’avesse scoperto si sarebbe infuriato, ma l’aveva fatto comunque, e l’aveva fatto solo per lui; per dargli una possibilità in più di essere felice, e poco importava che riavere Regulus nella propria vita avrebbe potuto minare le fondamenta del legame tra James e Sirius. Perché James era così, pensava sempre al bene degli altri, e aveva sempre saputo che a Sirius sarebbe comunque mancato qualcosa senza Regulus, nonostante tutto l’affetto che lui, i suoi genitori e i Malandrini potessero dargli.
Ora Sirius se ne stava lì, su quel letto, e aspettava che la rabbia lo divorasse, ma quella non ne voleva sapere di venire fuori; si sentiva solo stanco, e sopraffatto, e terribilmente in colpa. Meschino, quasi.
James gli aveva dato ogni cosa, ma lui continuava a ferirlo cercando l’affetto in qualcuno che l’aveva sempre rifuggito, che l’aveva rifiutato e umiliato, abbandonato nella sua solitudine; le parole rabbiose che James aveva sputato contro Regulus gli risuonavano nelle orecchie come se le stesse riascoltando in quel momento, martellavano sulle tempie per non lasciargli scampo…

Avrebbe dovuto fare finta di niente? Mettersi a letto e attendere che James tornasse, facendo come se non l'avesse seguito?
Avrebbe dovuto affrontarlo, confessare di averlo rincorso e di essere rimasto ad origliare come un bambino vigliacco mentre lui si assumeva la responsabilità di combattere la sua guerra personale?
Avrebbe dovuto infuriarsi per quell’intromissione che aveva detto di non voler accettare, o abbracciarlo e dirgli che sarebbe sempre stato il fratello migliore del mondo?
Come ci si comportava, in una situazione simile?
Forse Remus avrebbe avuto la risposta giusta… Ma non voleva svegliarlo e coinvolgere anche lui in quella parte di se stesso che nascondeva ogni giorno disperatamente, fingendo che non esistesse…

Era ancora seduto sul suo letto con le tende aperte e la testa tra le mani quando la porta si aprì; Sirius non sapeva quanto tempo avesse passato a rimuginare, ma quando sentì il cigolio della serratura scattare sollevò il capo e lo ruoto verso la porta. James era lì, ma nel buio non si era reso conto che lui fosse sveglio; aveva il capo chino e il respiro ancora pesante, come se non si fosse ripreso dalla corsa. Con passi rapidi e silenziosi si diresse verso il suo letto e accese la bacchetta quel tanto che bastava per vedere cosa stava facendo. La puntò sul fantoccio e quello tornò ad essere un cuscino, poi si girò per riporre il Mantello dell’Invisibilità nel baule e solo allora si accorse che Sirius era seduto sul letto a gambe incrociate e lo guardava fisso.
-Pads! Mi hai fatto prendere un colpo!-
Decise di dargli il beneficio del dubbio.
-Dove sei stato, James?-
-Io… Ecco… Non riuscivo a dormire…-
-Davvero?-
Si passò una mano tra i capelli, nervoso.
-Si… Pensieri, sai…-
-E come mai era così importante che non ci accorgessimo della tua assenza?-
James fece un passo verso di lui.
-Dovevo fare una cosa. Da solo-
-Ah si? E cosa, esattamente?-
L’altro prese un bel respiro.
-Ora non ti incazzare come un Fiammagranchio, ok?  Non riuscirei a schivare il fuoco che sbucherebbe fuori dal tuo didietro, in questo buio infernale. Io… Sono andato a parlare con lui-
Sirius ghignò, cattivo. Mise la mano nella tasca del pigiama e ne estrasse una pergamena bianca, per poi sbatterla in faccia al suo migliore amico.
-La prossima volta, Prongs, vedi di fare le cose per bene, se ci tieni tanto-
   
 
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