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Autore: Kaimy_11    07/01/2016    2 recensioni
Tra le mura congelate nel tempo del castello di Volterra, i Volturi regnano indiscussi, come paladini della legge e governatori assoluti.
Ma, se è vero che non è tutto oro ciò che luccica, anche tra i Volturi si annidano oscuri segreti e azioni non sempre nobili.
Come pietre preziose, Aro e i suoi fratelli collezionano gelosamente giovani dotati di particolari talenti, con le quali fortificano le proprie schiere. Ma per entrare a far parte dell’invincibile guardia reale non basta essere speciali.
Tra regole e doveri, vantaggi e privazioni, amori intensi e odi devastanti, la grande famiglia dei Volturi offre un’ intera eternità di potere e gloria.
Ma qual è il vero prezzo da pagare?
I Volturi richiedono una fedeltà assoluta, ma tanta devozione può portare alla perdizione.
Con cuori umani anche se immobili, anche i vampiri sanno amare. Sanno creare legami che spesso non possono essere cancellati. Sanno sognare, sperare e desiderare di correre contro corrente.
Ma la legge si rispetta. Non ci sono seconde possibilità.
Genere: Guerra, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demetri, Jane, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Volturi
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Più libri/film
Capitoli:
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3. Patetica

 

 

 

 

-Posso sapere perché stai sprecando il nostro tempo?-

Scuoto la testa alla sua protesta e sorrido, intenta a ripiegare accuratamente il maglioncino che indossavo fino a poche ore fa.

-Torna qui!- Mi ordina, picchettando con la mano sul materasso libero.

Sospiro, lascio cadere il maglione sulla scrivania e mi volto per incrociare due rubini imprigionati in uno sguardo accattivante.

Accomodato al centro del letto, Demetri esibisce il suo sorrisino intanto che si accarezza distrattamente i capelli color paglia, tenendo l’altro braccio adagiato sul cuscino al suo fianco. Il suo petto marmoreo riflette il bagliore caldo dell’abatjour sul comodino, ma il suo viso affilato rimane per metà in ombra, cosicché la sua espressione risulti ancora più sinistra. Denti bianchissimi splendono, lasciati scoperti dalle labbra sottili appena sollevate, arrogantemente arricciate con tale maestria che mi si scatena un uragano nel petto al solo ricordo dei suoi baci. Il lenzuolo gli copre i fianchi e le gambe, che so essere nude, lasciando ben poco all’immaginazione.

Prendo un profondo respiro, richiamando tutto il mio autocontrollo affinché mi calmi i sensi che mi si sono appena scatenati.

-Sono già vestita!- Appuro, facendo scorrere una mano lungo il mio fianco, ad indicargli la camicetta che indosso.

Ma lui si limita a stringersi nelle spalle con una sollevata di sopracciglia. -Vuoi che ti aiuti a spogliarti?-

Alzo gli occhi al cielo e serro le labbra per trattenere una risatina, quando il broncio innocente di Demetri si trasforma nel suo ghigno affascinante.

-Oggi devo dare una mano a Felix con l’addestramento.- Spiego, intanto che raccolgo le mie scarpe da sotto la sedia per mettermele. -E sono già in ritardo, il che significa che lo troverò infuriato!-

-Felix è sempre infuriato!- Sottolinea, con un gesto frivolo della mano.

Afferro il maglioncino che ho precedentemente ripiegato e lo risistemo dentro l’armadio, dando una fugace occhiata all’interno per accertarmi che sia tutto in ordine, e sfioro con le dita la mia preziosa mantella nero sbiadito prima di chiudere le ante di pregiato legno d’acero.

-Sai benissimo che occuparsi di vampiri impazziti non fa per lui, per cui preferirei non mettere a dura prova i suoi nervi più del dovuto!- Dichiaro, prendendo la mia spazzola da un cassetto dello scrittoio.

-Magari, se la smettessi di riordinare tutto, avremo qualche attimo in più per stare insieme…-

-Scusami tanto se mi piace che ogni cosa abbia un suo posto, o se non amo saltellare tra i miei vestiti sparsi per tutto il pavimento della camera, come fai tu!- Mi spazzolo per bene i capelli, lasciandoli sciolti sulle spalle.

Demetri ridacchia, tuffando la testa sul cuscino.

-E non mi piace stendermi sulle lenzuola sgualcite. Perciò, se ti alzi, vorrei rifare il letto!- Concludo, riservandogli un’occhiata.

Lui si abbandona a uno sbuffo teatrale, falsamente esasperato, e scosta le lenzuola per scendere dal letto. Con movimenti decisamente troppo veloci per essere considerati umani, inizia a raccattare i suoi vestiti sparpagliati per la stanza, dato che non si è premurato di metterli tutti in un posto. Ritrova i jeans sul pavimento e la camicia bianca che penzola dalla struttura del letto a baldacchino.

Io invece raggiungo il materasso e tiro su le coperte, scuoto i cuscini e li copro con la piega della trapunta argentata. Con la coda dell’occhio mi accorgo di Demetri che si è seduto ai piedi del letto per allacciarsi i mocassini e sorrido.

I vampiri non dormono, mai, per cui non hanno certo bisogno di un letto.

Solo gli elementi di rilievo della Guardia dei Volturi avevano diritto a una camera personale dove radunare i pochi averi posseduti e poter trovare un attimo di raccoglimento. Ed io, Facendo parte di quei pochi eletti, ho scelto di non rinunciare a un comodo letto su cui rilassarmi per riordinare i pensieri. Mi dispiace non poter dormire, mi piacerebbe provare a sognare, avvolta dalle tende di tulle che scendono dal baldacchino di legno laccato color panna.

Anche Demetri ha un letto nella sua camera, ma credo che lo abbia scelto per soddisfare altre funzioni più fisiche. Per questo non muoio dalla voglia di passare del tempo con lui nel suo letto, non sapendo chi altro c’è stato prima di me.

Almeno sulle mie federe so di averci poggiato il viso solo io. E lui.

-Io sono pronto!- Mi richiama.

Sollevo lo sguardo e lo trovo fermo davanti allo specchio sistemato sopra al mio scrittoio, impegnato ad ammirare la propria immagina, mentre si aggiusta il colletto della camicia.

Mi raddrizzo e lo osservo in silenzio, avanzando piano verso di lui.

Si passa una mano fra i capelli e se li scompiglia, valutando con sguardo critico il risultato.

-Non avevi detto di essere pronto?- Lo provoco, incrociando le braccia al petto.

-E tu non eri in ritardo?- Accenna un sorriso. -Non riesci a togliermi gli occhi di dosso, vero?-

Sbuffo e cerco di sorpassarlo per raggiungere la porta, ma lui mi blocca mettendosi proprio davanti a me. Solleva una mano e mi accarezza lentamente la guancia con la punta delle sue dita ghiacciate, poi avvicina il viso e chiudo gli occhi, aspettando il contatto delle sue labbra sulle mie. Quando mi bacia, i suoi denti giocano con il mio labbro ma non lo mordono, in una dolce tortura.

Si stacca da me e rimaniamo per qualche secondo a fissarci negli occhi, intanto che la sua mano scende ad accarezzarmi la gola.

-Oggi sarò molto impegnato.- Mi informa, in un sussurro rauco.

Faccio un cenno e lui indietreggia di un passo, recuperando dalla maniglia della porta il suo gilet nero.

-State ancora cercando di rintracciare quel vampiro che ha eliminato la squadra d’accatto che era stata mandata a catturarlo?-

Non so perché l’ho chiesto, era solo un pensiero ad alta voce e non volevo certo immischiarmi in affari che non mi riguardano, ma la reazione di Demetri mi mette in allarme.

È rimasto paralizzato con le mani sui bottoncini del gilet che si era appena infilato. Mi rivolge uno sguardo tanto tagliente da essere quasi in grado di trafiggermi, mentre tutti i muscoli del suo corpo si tendono come se qualcuno stesse per attaccarlo.

-Come sai di quella storia?- Mi chiede, in un ringhio deciso.

-Me ne ha parlato Marcus!- Affermo semplicemente.

Demetri mi studia attentamente, smettendo addirittura di respirare, le sue labbra sono serrate e piegate in una smorfia. Alla fine, dopo aver riflettuto, si rilassa e scuote la testa.

-Bene!- Conclude, richiudendo gli ultimi bottoni.

Adesso sono io a studiarlo, in cerca di una spiegazione che però so già che non mi concederà.

-Scusami cuccioletta, adesso devo proprio andare!-

Sono ancora confusa, ma lui mi stampa un bacio sulla punta del naso e si dilegua lasciando la porta aperta, senza aggiungere un’altra sola parola.

 

I Volturi mantengono le proprie schiere di soldati costantemente fornite, annettendo nuove reclute con regolare frequenza.

Primi fra tutti, vengono ricercati adepti con particolari poteri ma, per rafforzare le prime linee impiegate unicamente come forza bruta negli scontri più violenti, ci sono gli allievi.

Guadagnarsi un biglietto di accesso per far parte degli allievi è molto semplice, basta attirare negativamente l’attenzione con stragi incontrollate e poi chiedere clemenza. In realtà, esiste anche un altro modo, ma è molto raro che venga usato. Vampiri specializzati nella creazione possono selezionare campioni di sfortunati umani da trasformare nella speranza che presentino qualche talento speciale.

In entrambi i casi, ogni candidato viene tenuto in uno stato di prigionia forzata fino a quando non supera tutti i vari livelli ma, se è abbastanza forte da sopravvivere, diventa di diritto un componente dei Volturi. A quel punto gli viene assegnata una mantella in base alle sue effettive capacità e per il tipo di aiuto che può fornire alla famiglia, di un colore che può variare dal grigio chiaro a quello scuro. Potrebbe venire usato come pedina sacrificabile, oppure avere la fortuna di avanzare rapidamente di grado.

So che anche Felix ha dovuto affrontare tutto l’iter prima di avere la sua mantella e meritarsi poi, nel corso degli anni, la totale fiducia degli anziani che lo tengono in grande considerazione. Tra i più importanti, lui è l’unico ad aver dovuto sudarsi il posto. Io, Jane, Alec e Demetri abbiamo scavalcato l’addestramento grazie ai nostri poteri.

Felix non ha talenti ma, da quanto ne sappiamo, è il vampiro fisicamente più forte al mondo. Il che, forse, è da considerarsi un dono.

-Potevi anche restare dov’eri!- Mi accoglie il mio mastodontico collega, al mio arrivo.

Alle spalle dell’imponente castello di Volterra, protetto dall’alta muraglia e dalla struttura principale del bastione, si trova un cerchio di terreno che viene usato come campo di combattimento e che chiamiamo arena. Schiere di alberi filtrano i raggi del sole e ci proteggono da eventuali occhi indiscreti, anche se lo spazio aereo sopra la fortezza è stato interdetto e l’intera area circostante è chiusa al traffico per un raggio di diversi chilometri.

Naturalmente, la prima regola per i Volturi è non rivelare l’esistenza dei vampiri, per cui non potremo mai rischiare che qualcuno noti scontri violenti fra immortali, o che vedano la nostra pelle brillare al sole.

Normalmente ci muoviamo sotto terra, fra le gallerie scavate in profondità e ci affrontiamo nella palestra ai livelli inferiori, ma tutti hanno bisogno di un po’ d’aria prima a poi, soprattutto le nuove reclute.

E anch’io. Qui, all’aperto, nessuno è più forte di me.

-Prima ti lamenti perché non ti aiuto mai, e poi vuoi già mandarmi via!- Esordisco, affiancando Felix.

Lui sbuffa con un ringhio. -Se fossi arrivata un’ora fa, magari mi saresti stata davvero utile!-

Faccio roteare gli occhi. -Scommetto che te la sei cavata benissimo anche da solo!-

-Allora tanto vale che te ne restavi a scaldare il fianco di Demetri!-

Rimango interdetta. -Aspetta un attimo, chi ti ha detto che ero con lui?-

L’occhiatina furba che mi rivolge vale più di mille parole.

Colta in flagrante, devio lo sguardo e, di nascosto, provo ad annusarmi i capelli in cerca di qualche odore sospetto che potrebbe avermi tradita.

-Non si è fatto vedere per tutta la notte!- È la spiegazione di Felix.

Scrollo le spalle, falsamente indifferente alle sue parole. -Magari era con un’altra!- Sibillo.

-Non credo proprio!- Scuote violentemente la testa. -Ci sarebbe stato al massimo un paio d’ore, e poi sarebbe venuto a cercarmi per importunarmi!-

-Chi se ne frega!- Sentenzio ma, anche se vorrei nasconderlo, mi sfugge un sorrisino soddisfatto.

-Bè, se ti stanchi di quell’idiota, potrei pensarci io a te…-

Quando sollevo il viso, mi fa l’occhiolino.

Assottiglio lo sguardo. -Ti ricordo che siamo all’aperto, e qui potrei farti molto male!-

Felix fa spallucce.

Sorrido, ma non ho il tempo di dirgli altro perché percepisco una massa in movimento diretta contro di noi. Intervengo giusto un secondo prima che ci finisca addosso, sollevando di scatto la mano per creare una barriera d’aria che blocca il corpo in volo a un soffio da me.

Serro le dita e imprigiono il giovane vampiro, tenendolo sospeso a mezz’aria, per valutarlo. Sposto lo sguardo sul gruppo di neonati che si azzuffano senza pietà al centro del terreno, e deduco che il mal capitato deve essere stato scagliato via dai suoi sfidanti.  

Aggrotto le sopracciglia, riapro la mano con uno scatto e il vampiro viene rispedito in mezzo agli altri da una forte raffica di vento.

-Situazione attuale?-

Felix incrocia le possenti braccia al petto, improvvisamente minaccioso. -Un branco di inutili neonati in preda alla sete che non supereranno mai la prima settimana!-

Prestando attenzione alla massa di vampiri che cercano di scannarsi l’uno con l’altro, non fatico a credere al quadro di Felix.

Presi dalla furia che contraddistingue i primi mesi o anni di vita da immortale, e accecati dal desiderio di sangue, i neonati sono incontrollabili e finiscono per attaccarsi senza pietà fra loro. D'altronde, se sono finiti qui, vuol dire che erano incontrollabili anche da liberi, giovani o adulti che fossero. Quasi nessuno sopravvie al primo stadio dell’addestramento, risparmiandoci lavoro futuro.

-Qualcuno di interessante?- Provo.

-Non ho visto nulla.-

Se troviamo qualcuno di realmente valido o che magari presenta qualche talento, dovremo augurarci che sia abbastanza forte da proseguire, o magari farlo avanzare direttamente.

-Posso?-

-Tutti tuoi!- Mi risponde. -E, se ti viene voglia di ucciderli, fai pure!-

Avanzo di un passo, ma gli allievi non mi vedono neppure, troppo impegnati ad aggredire i compagni.

-Fermi!- Grido, ma non ottengo alcun effetto.

Sospiro, non potranno dire che non ci ho provato con le buone. Spalando le braccia e, all’istante, si ritrovano tutti spalmati contro il suolo e immobilizzati da una massa invisibile e inamovibile.

Felix, che non si è mosso, si gode la scena con un ghignetto.

-Vi affronterete due alla volta e, chi sopravvie, passa all’avversario successivo.- Sentenzio. -Chiaro?-

In risposta mi arrivano dei latrati minacciosi, dai corpi ancora intrappolati dalla coltre d’aria che li schiaccia a terra.

Lascio cadere le braccia lungo i fianchi e il vento si disperde e i vampiri possono rialzarsi, ma hanno il buon senso di non rimettersi le mani addosso.

-Tu e tu!- Dico, indicando due ragazzi giovani.

Questi avanzano mentre gli altri indietreggiano, ma il loro scontro dura poco. Il primo salta subito alla gola di quello che sembrava più robusto e gli stacca la testa in un’unica mossa.

Muovo la mano e faccio fluttuare i resti dello sconfitto fino al falò acceso in un angolo, scatenando un aroma d’incenso che m’invade le narici.

-Tu!- Chiamo un altro ragazzo.

Con mio stupore i suoi abiti non sono ridotti in brandelli, sono appena un po’ impolverati. Ha un volto magnifico, e non è soltanto affascinante come tutti gli immortali, è bello per davvero. I suoi capelli sono biondo chiaro e il suo sguardo è controllato, soprattutto mentre serra i pugni.

-Perché devo ucciderlo?- Mi chiede, serio.

-Per guadagnarti la cena!- Taglio corto, disgustata al pensiero di sacrifici umani.

-Non la voglio!-

I miei occhi scattano su di lui, mentre Felix ringhia e lo fulmina con un’occhiataccia, facendo già scattare i muscoli. Gli poggio una mano sul braccio per placarlo.

-Pensa a sopravvivere!- Dico al ragazzo dal viso perfetto. -Poi riparleremo di quello che vuoi o no!-

Il vampiro sbuffa e si volta verso il suo nemico.

Inutile dire che il suo autocontrollo e il suo apparente rifiuto di una preda hanno piacevolmente attirato la mia attenzione e, per quanto stupido sia, spero che ce la faccia.

In qualche modo vengo accontentata, visto che il vincitore del precedente incontro viene scagliato via quando prova a lanciarsi contro il biondo.

Strabuzzo gli occhi e mi scambio uno sguardo con Felix.

Assistiamo per la seconda volta a un tentativo di attacco, ma un’onda d’urto invisibile spinge via lo sfidante quando gli si avvicina. Guardo il neonato che mi ha parlato, trovandolo calmo e perfettamente immobile. Quando sta per essere colpito nuovamente, si limita a intensificare lo sguardo e il suo avversario viene spedito al tappeto.

-Uno scudo!- Affermo.

Felix fa un cenno. -Sì, ma non è niente di che!-

-Non puoi saperlo, magari migliorerà con il tempo!- Mi accorgo della nota speranzosa nella mia voce e vorrei nasconderla.

Non voglio dimostrare che mi sono subito affezionata a quel biondino che forse ha già imparato a controllare la sua brama di sangue caldo e preferiva non uccidere un compagno.

-Sa soltanto respingere gli attacchi frontali, sicuramente non protegge chi gli sta accanto e deve rimanere concentrato sull’avversario!-

-Adesso, ma i talenti possono essere migliorati!- Insisto.

-Credimi, li conosco bene gli scudi e ne ho visti un’infinità nel corso dei secoli.- Sospira, annoiato. -Non ne vale la pena!-

-Sì, ma…-

Non finisco la frase che un urlo straziante mi fa sussultare. Mi volto verso il giovane vampiro dotato di uno scudo, trovandolo inginocchiato al suolo mentre si tiene strette le tempie, il suo volto è una maschera di dolore mentre continua a gridare.

Serro i pugni e respiro profondamente per calmarmi.

Conosco quel tipo di reazione, so bene cosa la scatena e non ho bisogno di voltarmi per sapere chi ha appena fatto il suo ingresso nell’arena, perché riconosco il suo odore e sento la sua presenza. È come una scarica elettrica che brucia la pelle e mi fa irrigidire, scatenando una rabbia che solo lei sa farmi provare.

Silenziosa nel suo passo leggero e aggraziato, Jene avanza fino a posizionandosi fra me e Felix. Ha i capelli chiari raccolti in una crocchia dietro la nuca ed è avvolta dalla sua mantella di una tonalità di nero sbiadito. La indossa sempre, non la toglie mai. Magari la usa per rammentarci il suo rango, per ricordarci che dobbiamo obbedirle, d'altronde vive per essere rispettata e ama essere temuta.

Sotto il suo sguardo torturatore, il neonato per cui facevo il tifo è ancora inerme, preda del dolore, così il suo avversario ne approfitta per aggredirlo e staccargli brutalmente la testa dal collo.

Quando vedo il suo corpo cadere al suolo e sollevare una nuvola di terra e polvere, smetto di respirare e mi immobilizzo.

-Visto? Non era niente di eccezionale!- Canticchia Jane.

Sul suo viso angelico troneggia un sorriso apparentemente incantevole, ma non ci penso neanche a guardarla, preferendo continuare a fissare un punto immaginario davanti a me.

-Dovresti ascoltare di più Felix, è evidente che non sei in grado di trarre conclusioni…- Dichiara, con un tono più aspro.

Riprendo a respirare, ma tengo i pugni serrati e i muscoli contratti, cercando di domare ciò che provo. Oltre al turbinio di emozioni negative che mi si scatena dentro, sento anche il richiamo del mio elemento, posso sentire invisibili turbinii d’aria pronti a scattare al mio segnale per abbattersi su Jane.

Ma non posso farlo.

E non posso fare nulla pur sapendo che la strega, probabilmente nascosta, avrà sicuramente ascoltato la mia conversazione con Felix e spiato quello che è successo. Per la sua piccola mente brillante, sarà stato un giochetto cogliere la mia simpatia per quel frammento di umanità mostrato dal ragazzo, ed è stato solo per farmi un dispetto che ne ha causato la morte.

Jane pensa che la mia umanità, la stessa che mi spinge a nutrirmi solo di animali, sia un atto di ribellione troppo grande da essere sopportato e, se dipendesse da lei, non me la farebbe passare liscia. I miei occhi ambrati indicano la mia diversità, che molti vedono come una minaccia.

Per lei, poi, sono stata una minaccia nel momento stesso in cui ho messo per la prima volta piede in questo castello. Mi odia perché solo la sua diretta rivale e perché il colore delle nostre mantelle è lo stesso.

-Ti tengo d’occhio…- Sussurra malignamente al mio indirizzo.

A rafforzare il concetto, una scarica di dolore mi attraversa la mente, ma è durato solo un istante e non era per nulla inteso. Soltanto un formicolio pungente sotto pelle.

Mi rifiuto ancora di ricambiarle lo sguardo, prima che la voglia di lanciarle a mia volta un avvertimento con il mio talento prenda il sopravvento.

In uno scontro tra me e lei sarebbe solo una questioni di frammenti di secondi. Sarei più rapida io a creare una lama di vento attorno al suo collo e farle saltare la testa, o lei a spedirmi dritta fra le fiamme dell’infermo con un semplice battito di ciglia?

Come in risposta ai miei pensieri, Jane si concede un sorrisino altezzoso, prima di voltarsi e volteggiare via.

 

Purtroppo lo sapevo.

Per quando io abbia provato a non pensarci, a tenere la mente concentrata e su altro, era inevitabile che accadesse.

Ho sete.

Sento il vitale bisogno di una vena calda e del sapore inebriante del sangue umano che mi entri in circolo e mi rianimi. Non ho solo la necessità di nutrirmi, so che una preda animale non colmerebbe la necessità impellente che mi fa ardere dall’interno.

Per di più, c’è un altro bisogno che devo colmare, e la colpa è della stessa persona.

Se ieri sera Demetri non fosse venuto da me a tentarmi con l’aroma del suo ultimo pasto, forse non avrei subito il brusco risveglio della mia sete. Sapevo che non potevo leccare quella microscopica goccia cremisi dal suo collo, o che non dovevo lasciarmi baciare e farmi scivolare dritto in gola il suo alito infuocato che sapeva ancora di sangue.

E non dovevo lasciarlo entrare nel mio letto, dopo, avrei dovuto tenere a freno le sue carezze ed essere sorda alle sue promesse appena sussurrate. Non avrei dovuto lasciarmi abbindolare dai suoi occhi che mi facevano perdere in un mondo proibito.

Ma c’è una cosa che so con assoluta certezza, senza essere in grado di cambiarla.

Non posso stare lontana da Demetri.

È come se fosse una calamita, forse sono io il segugio e lui è l’obbiettivo costante della mia caccia. O, forse, è sempre lui che ruota attorno a me come un satellite ed io ho bisogno della sua ombra per non bruciare.

Mentre cammino per i lunghi corridoi del palazzo, lasciando un ticchettio agitato a riecheggiare, posso davvero focalizzare nella mia mente ciò che voglio.

Mi serve Demetri, la sua complicità, il suo appoggio incondizionato. Mi serve che mi guardi e spenga ogni voce nella mia testa con il suo sguardo ammaliante.

Se non c’è lui a prendermi saldamente per mano e a condurmi dentro quella stanza, e a tenere le sue dita intrecciate alle mie per tranquillizzarmi quando entrano le povere vittimi, o a starmi accanto nel momento peggiore, non potrei farcela.

E, dopo che abbiamo bevuto sangue caldo insieme fino a perdere il senso della ragione, voglio che sia solo mio anche per tutta questa notte. Voglio che, dopo aver colmato la mia sete, riempia anche quel fastidioso vuoto interiore che mi dilania il petto.

Solo con lui riesco a non sentirmi smarrita.

Arrivo alla fine del corridoio e sto per svoltare l’angolo e ritrovarmi nella sala d’attesa dove di solito lavora una delle nostre assistenti umane, riordinando scartoffie e occupandosi di noiose faccende burocratiche. Ho seguito la scia di Demetri fino a qui, e so che ha l’abitudine di aspettare Heidi e il suo gruppo di prede direttamente all’ingresso. Insieme con Felix, scortano tutti nella sala dei Troni dove avviene il massacro, per assicurarsi che qualche curioso non sfugga alla loro accompagnatrice e si perda in giro.

Sento una voce nuova, ma so che Heidi non è ancora arrivata per cui mi incuriosisco. Per precauzione, faccio in modo che l’aria presente scorra contro di me, per evitare che il mio odore arrivi alle narici di Demetri. Ovviamente, se volesse sapere dove mi trovo, non ci metterebbe molto a capire che sono così vicina, anche senza l’aiuto del suo potere. Fortunatamente è distratto, e non ci vuole molto a capire da cosa.

Faccio capolino con la testa da dietro l’arco murato che separa le stanze, scorgendo la scrivania attorno cui sembrano essersi appostati tutti.

Perfettamente a suo aggio seduta dietro la scrivania, c’è una ragazza bionda dal viso d’angelo che non ho mai visto. Ha gli occhi verdi e la pelle abbronzata, con sul viso un ammiccante sorriso, ed è evidente cosa scatena la sua gioia.

Seduto sul piano di lavoro, con una gamba sensualmente accavallata, c’è proprio Demetri, completamente sporto verso la ragazza. Con una mano dalle dita affusolata le sostiene il mento, ricambiando il suo sguardo con il suo classico sorriso affascinante con cui sa far sciogliere ai suoi piedi ogni donna.

Felix, con un cipiglio annoiato a stento trattenuto, è fermo in piedi vicino alla scrivania. La nostra attuale segretaria, Amanda, è dietro la sedia della sua collega e sta riordinando con fare frettoloso la libreria. Non penso che riuscirà a trattenere per molto il proprio nervosismo, dato che una nuova arrivata non significa nulla di buono per lei.

O forse, penso quando vedo il modo in cui fulmina Demetri con lo sguardo, e solo gelosa per non essere al centro delle attenzioni del ragazzo.

-Ma lo sai che hai degli occhi incantevoli?- Sussurra Demetri, carezzando la guancia della biondina.

Lei ride, ma io non lo farei, considerato il modo in cui il vampiro deglutisce spostando lo sguardo sulla sua giugulare in vista.

-E Giulia è proprio un nome delizioso!- Continua, adulante.

Felix fa roteare gli occhi e Amanda è alquanto stizzita.

A preoccupare me sono le iridi nere con cui Demetri analizza la scollatura dell’incauta Giulia che, dal modo in cui arrossisce per i complimenti, temo che non abbia ben chiare le vere intenzioni di Demetri con lei.

Certo, prima di dissanguarla se la porterebbe a letto per cui, a conti fatti, la accontenterebbe davvero, ma è appena arrivata e non credo che i Volturi vogliano già trovarsi una nuova assistente.

Magari è la fine che potrebbe fare Amanda, così non dovrebbe essere gelosa della collega, e al tempo stesso ci si liberebbe di lei senza farla troppo penare.

-Patetica!-

Corrugo la fronte al sentire quella vocina odiosa e incredibilmente sicura. Volto piano la testa, con ancora le dita ancorate alla colonna di marmo dell’arco, scorgendo il ragazzetto che ha parlato.

Alec ha i capelli castani chiari, leggermente lunghi e un viso pieno e armonioso come i putti alati dei dipinti dell’epoca barocca. Le sue labbra sono rosso vivo esattamente come gli occhi profondi.

-Quando lo capirai che quel rincitrullito ha tutto per la testa fuorché te?-

Il suo è un sussurro quasi inudibile, in sostanza gli leggo il labiale e credo che lo faccia apposta per non farsi udire dai due vampiri nell’altra stanza.

-Lascialo perdere, puoi avere di meglio!-

-Non hai altro da fere?- Soffio.

Lui scuote la testa. -Ti fa credere di essere speciale, ma scommetto che lo dice a tutte!-

La risata squillante di quella che dovrebbe chiamarsi Giulia mi fa tornare con lo sguardo sulla scrivania su cui è ancora seduto Demetri, troppo impegnato a fare il cascamorto per accorgersi di me.

-Se eri venuta a cercarlo per farti accompagnare a cena, posso aiutarti anch’io se vuoi…-

-Non ho bisogno di Demetri, né di te.- Sillabo, muta. -Grazie!-

-Si vede da come lo guardi!- Sospira.

-Che cosa?-

Sorride, ma poi torna serio. -Che sei davvero patetica!-

Alec ha un dono: è il vampiro più antipatico che esista al mondo. Magari è per questo che ha il potere di anestetizzare le persone.

Tuttavia, tra di noi non c’è traccia della rivalità che ho con Jane. Ho imparato a conoscerlo e a comprenderlo, come se fosse un fratellino fastidioso e pungente che non riesco a odiare. Non so lui, ma posso dire di essermici affezionate, tutto sommato.

Torno a guardare ancora una volta la mano di Demetri sul viso della bionda e lascio che un sorriso mi tenda le labbra.

-Sai una cosa?- Esclamo verso Alec, con un tono normale. -Hai ragione!-

Lui strabuzza gli occhi, forse non è abituato a essere assecondato con tanta facilità, oppure è rimasto stupito dalla mia scelta di farmi volutamente sentire.

Non perdo tempo, scatto a un soffio da lui e gli stampo un bacetto sulla guancia. Alec mi guarda storto e indietreggia, affrettandosi a strofinarsi la manica della maglia contro la faccia, schifato.

Rido e mi dileguo, facendo il mio ingresso nell’atrio.

Nell’istante stesso in cui mi vede, Demetri balza in piedi. Dalla sua espressione dubbiosa comprendo che ha intuito dove mi trovassi un secondo prima, e magari adesso sente anche Alec, ma non credo stia facendo i giusti collegamenti.

La sua mente sta elaborando un unico pensiero, che mi è piuttosto chiaro. Mi guarda, prima serio, poi avanza di un passo, sicuro delle mie intenzioni anche se non ho ancora aperto bocca.

Sa perché sono venuta a cercarlo, e niente potrebbe riempirlo di felicità come quando gli concedo di portarmi a bere sangue umano con lui e gli altri. Sa che la goccia che mi ha fatto leccare del suo collo mi ha reso accondiscendente, e il ghigno soddisfatto che esibisce me lo conferma.

Mi porge elegantemente la mano, incantandomi con uno dei suoi sguardi con cui riesce a farmi sentire come se esistessimo solo noi due, e per un attimo è davvero così. Ha chiuso fuori tutto, dimenticandosi completamente della biondina che ci sta fissando, accigliata. I suoi occhi sono soltanto su di me, sono dentro di me, a rafforzare il tacito invito della sua mano tesa.

È esattamente come il nostro primo incontro, ed è sempre così. Mi offre la mano e mi invita a fidarmi, ad abbandonarmi, ed ogni volta che l’ho fatto ha davvero mantenuto le promesse e mi ha resa felice.

E ogni volta che ho rifiutato, ho imparato a essere più forte anche senza di lui.

Sono certa che si stia già pregustando il momento in cui berremo insieme, e soprattutto il dopo, confidando in un’altra notte intera trascorsa sotto le stesse lenzuola con me.

Ma io non batto ciglio, e la sua mano rimane sospesa tra noi.

Le porte dell’ascensore si aprono con un trillo di campanello e rivelano l’arrivo di Heidi, bella come sempre. Sorride amabilmente alle due segretarie e si sposta verso una porta nascosta, aprendola per permettere al corteo di una quindicina di persona di scendere la scala secondaria e fare il loro ingresso.

Io e Demetri ci stiamo ancora guardando negli occhi e, anche quando il corteo di umani ci passa in mezzo, lui non vi presta attenzione e rimane concentrato su di me. Nonostante la gonna striminzita di Heidi e nonostante il modo in cui si anneriscono maggiormente le sue iridi dopo il flusso di sangue caldo che gli è passato sotto il naso, la sua mano è ancora tesa.

Quando il gruppetto è stato scortato via da Heidi, con Felix che li segue, poso lo sguardo sul palmo all’insù della mano di Demetri e batto le palpebre con indifferenza.

Senza dire nulla mi volto e raggiungo l’ascensore, premo il pulsante ed entro nella cabina dopo l’apertura delle porte. La mia caccia di piccoli roditori mi aspetta e, per quando riguarda Demetri, credo che sopravvivrà benissimo anche senza di me.

Decido di girarmi, con calma, dando le spalle allo specchio dell’ascensore.

L’ultima cosa che vedo prima che le porte si richiudano sono gli occhi fiammeggianti e i denti spaventosamente scoperti sul volto Demetri, i cui lineamenti appaiono orribilmente deturpati dalla rabbia.

 

 

 

 

 

 

Continua...

 

Ciao a tutti, come promesso, hanno fatto il loro ingresso in scena anche gli altri personaggi noti della Guardia, ovvero i gemelli stregati e Felix!

 

Cosa ne pensate? Vi piace il modo in cui sono rappresentati i personaggi?  E la trama? E i protagonisti?

Fatemelo spero, mi piacerebbe tanto ricevere qualche commento con le vostre impressioni!

 

Bacioni!

 

   
 
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