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Autore: Ceccaaa    07/01/2016    2 recensioni
~DALL'ULTIMO CAPITOLO~
E poi quella parola, che aveva cominciato ad odiare. Corpuscontroller. Aveva un suono aspro sulla sua lingua e un profilo oscuro nella sua mente. Era l’insieme di amicizia e terrore. Una paura troppo terribile per essere vera, ma che esisteva senza il minimo dubbio. E poi, come colpita da un attimo di lucidità, un colpo al cuore: casa mia. Sono andati a casa mia. Lo sapevano. Sapevano chi era.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Dursley, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Il dono di Jo

Leòn scosse la testa. "Non ci riesco!" disse fissando l'amico. "Andiamo, è così facile! La pronuncia è Wingàrdium Levìosa e serve a sollevare gli oggetti. Dai, prova." rispose Jo cominciando a perdere la pazienza. Era in Sala Comune con Leòn, anche lui di Serpeverde, ed erano ormai ore che cercava di fargli capire l'incantesimo di levitazione.
"Provalo tu, prima! Vediamo se questa lingua lunga può anche far applicare il suo proprietario!" esclamò Leòn esasperato. Jo si alzò senza replicare e pronunciò l'incantesimo. La matita di Leòn si alzò in volo per ricadere sulla testa del suo proprietario. "Ahi! La pianti di tirarmi addosso la matita ogni volta che ti chiedo di provare?" chiese quello chinandosi per raccoglierla. Jo si risedette. "Ciao ragazzi, cosa fate?" chiese la voce di Mila alle sue spalle. "Ciao Mila." salutarono i due ragazzi in coro. "Sto cercando di far entrare in questa testa di legno l'incantesimo levitante." rispose Jo, guardando maligno il suo migliore amico. "Uff, ora ci provo, OK? Wingardium Leviosa!" disse, ma la sua matita non si mosse di un millimetro. Mila ridacchiò, imitata da Jo. "Sì, ridete! Intanto a voi esce in modo perfetto!" "Non ridiamo per questo. Hai visto come impugni la bacchetta?" chiese Mila. Leòn arrossì. "è che non riesco a capire come fare." sussurrò. "Dai, ora ti aiuto io."
Mentre Jo li guardava con un ghigno sul voto, osservava la strana reazione di Leòn. Non guardava la bacchetta, ma lanciava sguardi attenti agli occhi della ragazza. Jo conosceva fin troppo bene quello sguardo: durante l'ultimo mese l'aveva guardata così molto spesso. Pensò che forse sarebbero stati bene insieme, ma Mila non se ne sarebbe mai accorta, impegnata com'era a sbavare dietro ad Al Norton. Lui era il più bello del loro anno, ma anche il fratello del terribile Jake Norton.
"Allora, se avete tutto sotto controllo, io vado a cercare Claire." disse. I due annuirono, una concentrata sulla bacchetta, e l'altro sul viso di lei. Molto probabilmente non l'avevano neanche sentito, ma lui si alzò ugualmente e uscì dalla segreta. Andò subito verso la biblioteca. Claire adorava studiare lì, visto che la Sala Comune di Corvonero era decisamente affollata dopo le lezioni. "Ciao Clary." la salutò sedendosi al solito tavolino, al centro della biblioteca. "Per chi è?" chiese indicando il tema dall'aria complessa che la ragazza stava svolgendo. "Rüf. Quel fantasma è qui da secoli e non cambia mai gusti!" Jo sorrise. "Te lo faccio io, se vuoi. Ho già finito, tanto." Claire lo guardò con ammirazione e gli passò il compito. Lui o finì entro dieci minuti. "Ecco fatto. Ho aggiunto delle informazioni in più se vuoi approfondire." disse porgendolo alla sua proprietaria. "Grazie, sei il migliore!" esclamò lei fissando il foglio, incantata. E gli si gettò al collo, per poi staccarsi imbarazzata. "Io... scusa Jo... mi ha preso l'euforia..." ma lui la zittì con un sorriso. Era rosso in viso, e lei se ne accorse. "Devo andare." disse a un tratto, rompendo il silenzio che era sceso tra loro.
Quando se ne andò, Jo sentì una fitta insolita che non riuscì a spiegarsi. Decise di farsi una passeggiata nel parco e uscì alla luce del timido sole degli ultimi giorni di settembre. Camminava lento, osservando l'erba gelata sotto i suoi piedi. Si sentiva confuso. 'Sei un idiota, perché non le hai chiesto di restare?' chiese una vocina nella sua testa. 'Sei arrossito, ecco perché se n'è andata!' Jo non capiva. Come aveva fatto, quello stupido abbraccio, a confonderlo tanto? Si sedette e rifletté. Lui era un Serpeverde. S-E-R-P-E-V-E-R-D-E! Non poteva permettersi certe perdite di tempo. Si destò sbalordito. Era arrivato a quel punto? I pregiudizi stavano avendo la meglio? Ricordò le parole che sua zia Fleur gli aveva rivolto una volta: 'Segui il tuo cuore, lui sa dov'è giusto portarti.' Aveva ragione. Non poteva permettere alla sua mente di interferire con il suo cuore.
"Dursley! Cosa ti porta qui senza un mantello?" chiese una voce. "Norton." sussurrò Jo prima di voltarsi. "Non capisco come il Cappello abbia potuto mandarti qui. Sei solo uno sporco Mezzosangue..." "E tu uno sporco suino. Fai un favore a tutti: vattene, tanto non passerai mai comunque gli esami del primo anno."  Norton alzò la bacchetta, ma Jo lo precedette: "Impedimenta!" il ragazzo rimase bloccato con una faccia ebetamente sbalordita. I suoi amici cominciarono a guardarsi preoccupati. Quando Jake si sbloccò - dopo circa un minuto - Jo non aveva mosso un passo. Era deciso a dargli una bella punizione, per il bene di tutti, e sapeva esattamente come fare. Aveva solo bisogno del momento giusto. "Co-come hai fatto?" chiese il ragazzo sbalordito. "L'ho trovato su un libro, l'ho provato e mi è riuscito." Norton lo guardò sbalordito. Parve riprendersi e continuò a schernirlo. "Sai, se tuo padre non fosse un lurido Babbano, direi quasi che siamo simili." Jo non rispose. In realtà non ebbe la minima reazione. "Dì a tua madre che le faccio i miei complimenti per aver creato qualcosa di accettabilmente meno Babbano di lei." Gli amici di Norton risero, ma Jo continuò a fissarlo, questa volta sorridendo malignamente. "Sorridi perchè sai di appartenere a una porca famiglia, o per la tua scadentissima magia?" chiese ancora Jake. Questa volta qualcosa successe. Il ragazzo vide le pupille del piccolo Serpeverde dilatarsi fino a diventare completamente scure e uno sbalzo lo spinse indietro di dieci metri, facendolo cadere schiena a terra. Come se non bastasse, qualcosa che non poteva vedere lo afferrò per la caviglia e lo sollevò in aria facendolo ondeggiare a destra e a sinistra, per poi appoggiarlo delicatamente al suolo. Le pupille di Jo tornarono della grandezza originale. "JO DURSLEY! TU SEI IN UN MARE DI GUAI!" Jo guardò oltre la folla che accerchiava Norton e vide con orrore la professoressa McGranitt, seguita da un paio degli amici di Jake che probabilmente l'avevano chiamata. Seguì la preside dentro il castello, con lo sguardo basso, sapendo di essere osservato con curiosità dagli altri studenti. Era tutto finito. Meno di un mese, ed era tutto finito. Sarebbe stato espulso, lo sapeva. Non voleva fare del male a Norton. Non l'aveva lasciato andare, quando penzolava a mezz'aria, lo aveva riappoggiato piano per non rompergli l'osso del collo. Tuttavia sapeva che lo shock che gli aveva procurato sarebbe stato difficile da estinguere.
Arrivarono nello studio della preside. "Siediti." disse quest'ultima. "Dove lo hai imparato?" chiese. Lui alzò lo sguardo. Aveva un tono... compassionale? "Io... lo faccio da qualche anno." rispose lui. "Se posso chiedere, cosa è successo?" chiese una voce calma alle spalle della McGranitt. "Il ragazzo è un Corpuscontroller, Albus." rispose lei al quadro di Albus Silente. "Strano... come ti chiami?" chiese lui rivolto a Jo: "Jo Dursley." rispose lui. "Ah! Ora si spiega." esclamò Silente. "Allora, secondo il nostro regolamento, fare levitare qualcuno a 30 metri d'altezza in qualsiasi modo, è vietato. Vorrei discuterne con te. Cosa è successo esattamente?" chiese la preside. Il ragazzo cominciò a raccontare: delle offese, della spinta e di Jake appeso a testa in giù per la caviglia. "E non gli hai fatto niente?" chiese Silente sorridente. Jo scosse la testa. "Nobile... come molti della sua famiglia..." commentò allora l'ex preside. "Il fatto è che io volevo solo spaventarlo, ma non vorrei avergli lasciato troppo shock." rispose il ragazzo desolato. "Lo shock è facile da sistemare con la magia. Madama Chips darà man forte." disse la McGranitt, decisamente sollevata. "OK. È come sospettavo. Tu sei il nipote della nostra salvezza e sei stato educato a dovere. Vai pure." decise poi indicando la porta. Jo non ci poteva credere: non era stato espulso. Corse a perdi fiato per tre piani di seguito, ignorando di nuovo gli sguardi dei compagni. Si fermò al terzo piano. Appena riprese fiato e si rese conto di dove si trovava, il suo sguardo cadde sul pavimento. Si avvicinò con curiosità alla famosa botola del terzo piano e l'aprì. Infilò la testa: dentro era tutto buio. A un certo punto sentì dei passi e un ringhio. "Allora, amico mio, lo hai trovato?" chiese una voce. Un altro ringhio. "Bravo. Bravo." Jo s'impaurì. Estrasse la testa dal buco e richiuse la botola senza far rumore. Si allontanò in punta di piedi. Svoltato l'angolo corse a più non posso. Rifece i tre piani che aveva appena percorso, e tornò alla Sala Comune.

"E ti ha lasciato andare?" Chiese Leòn. Jo annuì. Erano riuniti in biblioteca, per permettergli di non essere osservato. "Strano. Cosa ti ha detto, come scusa?" "Che sono il nipote della nostra salvezza e che quindi sono stato educato a dovere." rispose Jo. "Tutte scuse, amico. La verità è che sei il suo pupillo." ghignò l'altro prendendolo in giro. "Ovviamente no! Mio padre conosce molto bene la McGranitt: non è tipa da preferenze!" protestò Claire. "Dì quello che vuoi, Clary, ma per me testa di legno ha ragione. Lo ha salvato perchè è stato educato a dovere? Ma che scusa è?" esclamò Mila. "Oh, non dico che quello sia il motivo. Potrebbe essercene un altro. Potrebbe volerlo..." s'interruppe. Gli altri la guardarono interrogativi. "Potrebbe volerlo proteggere." concluse in un sussurro spaventato. "Proteggere? E da che?" chiese Jo. "Aspettate qui!" disse. Gli altri si guardarono mentre correva tra gli scaffali più vicini facendo ondeggiare i lunghi capelli biondi. "Ecco!" esclamò aprendo un volume rilegato che pareva appartenere a quel secolo. "Ecco!" ripeté indicando una pagina. "Si può sapere di cosa stai parlando?" chiese Leòn. "Ve lo leggo: 'La A.L.CC. (Associazione Letale Corpuscontroller) è stata fondata all'inizio del ventunesimo secolo, per eliminare i Mangiamorte ancora in circolazione all'epoca. Solo in seguito - dopo la morte del suo fondatore originale- è diventata un'associazione di reclutazione di Corpuscontroller che li addestra a diventare armi contro la società. I Corpuscontroller sono, al giorno d'oggi, quasi estinti, ma questa micidiale associazione è sopravvissuta ed è ancora a caccia di giovani armi. Tuttavia, recenti indagini hanno rivelato il completo sterminio di tutti i Cavalieri Misteriosi, ad eccezione di uno, che si dice sia ancora a caccia di Corpuscontroller per riorganizzare il suo impero. È inoltre sulle tracce delle due principesse magiche che una volta erano figlie del re di Svezia.' Capite?" chiese dopo aver guardato i suoi amici. "Cos'è un Cavaliere Misterioso?" "Sono chiamati così perchè le azioni di sterminio dei Mangiamorte erano un completo mistero ed è stato vietato di pubblicare i fatti. Ma avete capito? Se questo Cavaliere Misterioso scopre che un Corpuscontroller si trova ad Hogwarts, cercherà di catturarlo e di addestrarlo." Jo si sentì mancare. "Ragazzi, c'è ancora una cosa che dovete sapere." disse. "Stavo venendo qui quando la McGranitt mi ha congedato e mi sono fermato al terzo piano." Raccontò tutta la storia: i passi, il ringhio, la voce. Alla fine tutti lo guardavano sbalorditi. "Devi avvertire la preside!" esclamò Mila. "No. Ricordate quando è stata aperta la Camera dei Segreti? Hanno minacciato di chiudere la scuola. E l'anno del ritorno di Voldemort? Hanno messo in dubbio la saggezza di Silente! Io non denuncerò niente finché non avremo prove certe!" esclamò Jo contrariato. "Ma... se le prove certe non arrivassero fino a..." cominciò Claire. "Io mi pentirò. Ma morirò, piuttosto che unirmi a un'associazione criminale!" Claire lo guardò. "Jo, tutti Corpuscontroller sono più potenti di un normale mago. Ma tu sei alle prime armi, e se quello è veramente il Cavaliere, non esiterà a torturarti per convincerti." "Io resisterò. Dimentichi il sangue che mi scorre nelle vene? Io resisterò." E detto questo, si alzò e si avviò verso l'uscita.
   
 
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