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Autore: Mue    08/01/2016    5 recensioni
Drusilla, sesto anno, Corvonero, odia due cose: il proprio nome e David Steeval, il tracotante, biondo e terribile migliore amico di James Potter. E ama due cose: il Quidditch e Tristan Vidal, il capitano della sua squadra.
Allora perché decide di mettersi con il suo migliore amico, scommette di far innamorare di sé il saccente Steeval e stringe un improbabile legame con il bizzarro Lorcan Scamandro?
Un'antica leggenda, vecchie storie di Folletti ribelli a Hogsmeade e un ballo a Hogwarts per una ricorrenza potrebbero ingarbugliare ancora di più questa situazione o darle finalmente la chiave della porta per il paradiso.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Lorcan Scamandro, Nuovo personaggio, Rose Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Figli della Pace'
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IXX.
Congiura



 

Il mese seguente passò in fretta. Troppo in fretta.
Il castello era invaso dal frenetico entusiasmo che precede gli avvenimenti importanti e tutti non facevano che parlare del banchetto imminente. Tutti tranne Drilla che camminava assente in quell’atmosfera di trepidante attesa: era come se una bolla di sapone l’avesse avvolta, isolandola da tutto e da tutti.
Ormai erano tre settimane che Stuart non le parlava, e altrettante che David Steeval era scomparso.
Già, scomparso.
Drilla, all’inizio, non ci aveva fatto caso.; non voleva farci caso. Ma dopo sette sofferti giorni a girare ogni angolo con il batticuore, temendo e sperando insieme di incontrarlo, si era arresa e, un giorno, aveva fermato Al fuori dall'aula di Pozioni per chiedergli dove fosse finito Steeval.
“A casa” era stata la semplice risposta del ragazzo. “Sua madre è venuta qui due o tre settimane fa e lui se n'è andato via con lei. Non so perché; non l’ha spiegato nemmeno a Jamie.”
Drilla si era sentita sprofondare. “Ma… quando tornerà?”
Al aveva scosso il capo mestamente. “Non ne ho idea. Non ci ha nemmeno salutato. Forse sua madre aveva fretta e non gliene ha lasciato il tempo ma nemmeno noi capiamo perché sia andato via con lei. Non sembrava malato o qualcosa del genere. Comunque ti farò sapere se risponde alle lettere di Jamie.”
Drilla avrebbe voluto alzare le spalle con un’espressione indifferente e passare a un altro argomento con naturalezza. Invece aveva salutato Al con il viso sconvolto, trascinandosi via verso la lezione di Trasfigurazione. Ovviamente poi era arrivata in ritardo e aveva fatto perdere a Corvonero dieci punti, ma nemmeno quello l'aveva scossa dalla sua apatia.
Emily ogni tanto cercava di tirarla su di morale, ma era difficile, dato che anche lei tendeva a buttarsi giù in quel periodo.
“Jamie ha chiesto di fare con me almeno dieci balli” mormorò un giorno a Drilla, pallida.
Drilla si sentì infastidita dai problemi di Emily, che le parevano alquanto futili ma prima di sbottare vide la sua aria sconsolata e fragile e le sfuggì un sorriso: povera, dolce, banale Emily! Sentire le sue preoccupazioni, così semplici e un po' sciocche la rasserenò. La abbracciò di slancio: “E tu fingi di slogarti una caviglia” le propose.
Emily impallidì ancora di più. “Probabilmente succederà davvero” disse, in preda al panico. “Cadrò al primo ballo e farò una figura tremenda!”
Drilla cercò di scuoterla, ma in quel momento la professoressa Bones, alle loro spalle, tossì in modo eloquente ed entrambe tornarono a concentrarsi sul loro Filtro Galleggiante.
Stuart, seduto poco distante da loro, non aveva perso tempo in chiacchiere e aveva già finito e consegnato la boccetta. Drilla lo guardò di sfuggita senza troppe speranze: da settimane, ormai, si comportava come se lei non esistesse; ogni volta che aveva cercato di rivolgergli la parola, lui l’aveva ignorata platealmente. E quella volta non fu diverso: Stuart continuò a fissare il ripiano consumato da anni e anni di studio ed esperimenti degli studenti di Hogwarts come se lo trovasse estremamente interessante.
Drilla non insistette più; dopotutto, Stuart non aveva torto ad essere arrabbiato con lei: praticamente tutta la scuola parlava di quello che era successo ai Tre Manici di Scopa, e nemmeno i preparativi al Ballo bastavano a spegnere i pettegolezzi nati da quel giorno. Le ragazze nei corridoi continuavano a sussurrare al passaggio di Stuart, parecchie avevano ricominciato a ronzargli intorno, ed Emily e Al erano costantemente assediati da domande talvolta imbarazzanti.
Drilla cercava di badarci il meno possibile; non era molto difficile, considerato il fatto che ormai c’era un unico, singolo pensiero che le martellava nel cervello: David Steeval.
Perché mi ha baciata?, continuava a chiedersi senza requie. Gli piaccio? Possibile che l'odioso Steeval si sia innamorato della tanto odiata racchia Corvonero? No, Drilla non poteva crederci. Doveva esserci qualcosa sotto, era troppo strano, troppo... troppo. E, soprattutto, la domanda peggiore che la assillava la notte era: perché lei lo aveva lasciato fare? E gli aveva, anzi, addirittura risposto? Qualche timida risposta aveva provato a darsela, ma era inaccettabile e Drilla l'aveva seppellita sotto altri pensieri, rifiutandosi di prenderla in considerazione.
Si sforzava di trovare una soluzione diversa, qualcosa di comprensibile, di più reale di assurde ipotesi sentimentali ma non trovava altro che nuove domande e dubbi, e la confusione non si placava.
Aveva bisogno di vedere Steeval e chiarirsi le idee ma quel maledetto sbruffone era sparito, quasi come se volesse farle l'ennesimo dispetto. Drilla non l'aveva mai detestato così tanto e il fatto di desiderare di rivederlo, di volerlo lì, con lei, non faceva altro che confonderla e farla arrabbiare di più.
Giuro che appena lo rivedo lo Avada Kedavrizzo!


Arrivò al grande giorno del banchetto ancora completamente immersa nel suo alone tempestoso e senza pace.
Era domenica, e le dieci ragazze sorteggiate dovevano presentarsi in Sala Grande mezz’ora prima degli altri studenti. Quando Eva Leigh finì finalmente di rimirarsi per la decima volta nello specchio, Drilla era ancora immersa nella lotta contro i fermagli del suo vestito di velluto verde scuro.
Eva la guardò vagamente preoccupata. “Ehm, Drilla, mancano solo dieci minuti a quando dobbiamo presentarci giù...”
“Va’ pure” disse Drilla, facendo un verso esasperato quando l’ennesimo bottone si rifiutò di lasciarsi allacciare. “Ti raggiungo subito!”
Emily era lì vicino, seduta immota e cerea sul suo letto a baldacchino. Era bellissima nel suo vestito color carta da zucchero e Drilla sentì un moto di orgoglio e di affetto per lei. “Non preoccuparti, Emily, andrà tutto bene. Non cadrai e ti sentirai una favola con Jamie” le disse nel tono più convincente che riuscì a trovare mentre si annodava i nastri.
Emily scosse la testa, scettica.
Perché, perché questo vestito deve avere tutti questi dannati nastri?, si chiese imprecando Drilla mentre uno dei pezzi di stoffa le sfuggiva dalle dita nervose.
Alla fine, con l'aiuto distratto di Emily, riuscì a vincere il vestito e tutte le sue allacciature quando erano già passati cinque minuti da quando doveva presentarsi in Sala Grande.
“Dannati Troll! Sono già in ritardo! Emily...”
La ragazza cercò di rivolgerle un sorriso. “Non preoccuparti, ce la farò. Ah, e sei bellissima, Drilla, davvero.” Aveva un tono così disperato che Drilla fu combattuta tra il ridere della sua ingenua timidezza o scrollarla, ma sapeva di non avere tempo di fare alcuna delle due cose. La abbracciò forte per un attimo, poi schizzò via, traballante sulle scarpe da ballo.
Raggiunse di corsa la Sala d’Ingresso e superò a gomitate il crocchio di studenti che già affollavano la stanza, in attesa dell’inizio del grande evento. Nella ressa passò vicino a un ragazzo che le prese la mano per un attimo, fermandola: Drilla lo guardò battendo gli occhi e le ci volle qualche momento per riconoscere quel biondo stratosferico in abito grigio.
“Lorcan!” esclamò Drilla sbalordita. “Sei proprio tu? Merlino, stai benissimo!” le uscì di getto.
Lui sorrise e la avvicinò a sé. “Drilla” le sussurrò piano. “Stai attenta ai Folletti.”
Drilla rimase per un istante perplessa, poi alzò gli occhi al cielo.“Oh, sì, certo, la ribellione! Devo andare ora” disse sbrigativa, liberandosi il braccio.
Lorcan la lasciò subito andare. “E fa’ attenzione a Van Duyne!” le gridò dietro.
Drilla lo ignorò ed entrò dalla porta, lasciandosi dietro il chiacchiericcio degli studenti.
La Sala Grande era ancora più solenne del solito: gli stendardi delle Case erano stati sostituiti da decine di vaporosi drappi bianchi, i tavoli di legno scuro coperti da tovaglie immacolate e da essi faceva bella mostra di sé un’enorme quantità di piatti, vassoi e posate d’argento.
Van Duyne e McKinnon si trovavano ai piedi della tavola d’onore, che sostituiva quella degli insegnanti ed era costellata di tantissimi candelabri di oro bianco. I Folletti erano già arrivati, un esiguo gruppetto da cui le altre nove ragazze, già tutte presenti, si tenevano prudentemente a distanza. Poco lontano quattro persone si tenevano in disparte a osservare la scena; Drilla fu molto colpita nel riconoscere tra loro il Ministro della Magia Weasley: doveva essere la delegazione venuta per rappresentare il Ministero.
“Cook, sei in ritardo” la rimproverò McKinnon mentre lei si affrettava a raggiungerli attraversando la grande sala.
“Scusate” borbottò Drilla abbassando lo sguardo.
“Bene, ora che ci siamo tutti” disse il preside sbrigativo, “voglio presentarvi, ragazze, i vostri cavalieri per il ballo.”
Le ragazze si scambiarono occhiate nervose mentre il preside snocciolava i nomi dei Folletti: ora che le lezioni di Van Duyne erano finite, nessuna pareva troppo ansiosa di fare ciò per cui era stata sorteggiata. C’erano Reimogh, uno dei più importanti folletti della Gringott, Womer, un folletto di un’altra nazione che biascicava poche parole in inglese, Uttock, famoso per la sua abilità a riconoscere l’oro falso, Greshan, importante funzionario bancario che sorvegliava i registri dei conti, e altri ancora di cui Drilla scordò i nomi non appena furono pronunciati.
Una volta che McKinnon ebbe finito le presentazioni, pregò tutti di mettersi in coppie. Drilla, prima ancora che se ne accorgesse, si ritrovò affiancata da un Folletto dal lungo naso incurvato e l’espressione particolarmente inquietante. I suoi occhi, quando incontrarono quelli di Drilla, parevano delle pozze d’inchiostro iniettate di sangue.
Drilla rabbrividì.
“No, Cook” intervenne Van Duyne facendola sobbalzare. “Tu sarai in coppia con Hivish.”
Hivish era un Folletto un po’ più anziano degli altri, dagli spessi occhiali cerchiati d’oro e l’espressione insolitamente benevola: quasi umana.
Drilla obbedì senza fare commenti e si avvicinò a quest’ultimo, che fece un sorriso.
Forse non mi è andata così male, pensò sollevata. Le altre ragazze parvero fare lo stesso pensiero, considerate le occhiate che le lanciarono. A Eva Leigh, in particolare, toccò in sorte un Folletto dai lineamenti così grezzi e accigliati che parevano scolpiti in una corteccia da uno scultore piuttosto impacciato.
McKinnon spiegò che i Folletti e le ragazze sarebbero entrati a coppie da una stanza attigua alla Sala Grande quando il banchetto sarebbe iniziato; Van Duyne ricordò seccamente a tutti poche istruzioni per il ballo che avrebbe seguito il banchetto, poi si accostò a una donna molto elegante che affiancava il Ministro.
Drilla la vide irrigidirsi e all’improvviso la riconobbe. La madre di Steeval!
La fissò intensamente, cercando di capire perché fosse lì: sapeva, dopo che Stuart glielo aveva detto, che la famiglia di Steeval era molto influente e ricca, ed era probabile che si trovava lì per quel motivo. Forse, se si fosse avvicinata e le avesse chiesto gentilmente di David...
Mentre si arrovellava su un modo per parlarle, venne spinta insieme a tutti gli altri nella stanza accanto alla Sala Grande. Il Ministro, i suoi accompagnatori e Van Duyne li seguirono.
“La signora Steeval sembra molto pallida, oggi” osservò una voce gentile al fianco di Drilla mentre lei non staccava gli occhi di dosso dalla donna in questione.
Drilla si voltò di scatto e vide che a parlare era stato il folletto che le faceva da cavaliere.
“La conosce?” chiese Drilla sorpresa.
Il folletto fece un sorriso simile a una smorfia. “Tutti i Folletti conoscono i membri della famiglia Eddison: sono tra i più illustri azionisti della Gringott.” Non sembrava molto contento di quel fatto.
“Ah” fece Drilla, pensando che probabilmente i Folletti li consideravano soci pericolosi. “Davvero?”
Il folletto annuì. “Il cambio della valuta inglese fu opera loro. Anche se sono ricordati soprattutto per aver salvato l’Inghilterra magica dal tracollo finanziario nel Cinquecento.”
“Oh, sì!” esclamò Drilla, ricordando qualche stralcio di frase catturata mentre si appisolava durante la lezione di Ruf. “L’ho appena studiato in Storia della Magia.”
Il folletto fece un’espressione strana. “Davvero? E cosa dice il vostro insegnante di storia in proposito?”
Drilla si morse il labbro: si era addormentata troppo in fretta per ricordare qualcosa di più sull’argomento di quella lezione. “Beh, che grazie al loro ingegno finanziario risolsero la situazione” disse, mantenendosi sul vago.
Hivish si accigliò. “Suppongo che dell’aiuto che diedero loro i Folletti non si faccia menzione, vero?”
“I Folletti li aiutarono?” domandò Drilla sospresa.
“Oh, sì. Fu anche una delle cause della rivolta avvenuta a Hogwarts, anche se già da un po’ la tensione era alta tra le nostre due specie. Molti di noi non erano d’accordo sul fatto di aiutare gli umani negli affari finché non ci avrebbero riconosciuto i diritti che chiedevamo.”
Non aggiunse altro perché in quel momento McKinnon aprì la porta e fece loro cenno di uscire.
Drilla e Hivish erano i secondi a varcare la soglia, subito dopo la coppia di Rose Weasley e del folletto inquietante che Drilla aveva fortunatamente evitato di avere come cavaliere.
La Sala Grande era già affollata di studenti, tutti abbigliati con variopinti abiti da cerimonia, un’esplosione di colori accecante e di voci che colpì Drilla facendola vacillare per un istante. La presa del folletto sul suo braccio, però, era salda, e Drilla riuscì a trascinarsi fino alla tavola d’onore senza inciampare o cadere a causa delle sue infide scarpe da ballo.
Al la salutò dalla tavolata a destra, accanto a Lysander; c’era anche Tristan poco lontano, che la guardò ammiccando; Drilla ricordò di colpo che gli doveva un ballo e sorrise, poi cercò automaticamente una familiare testa bionda tra i Grifondoro, ricordandosi troppo tardi che David non c’era. Strinse i pugni e si lasciò condurre da Hivish fino alla sua sedia; il folletto gliela spostò galantemente.
“Grazie” mormorò Drilla, sorpresa.
Il folletto sorrise. “I Folletti hanno vissuto troppo a lungo tra i Maghi per non imparare le loro maniere a tavola.”
Drilla sorrise a sua volta. “E le maniere a tavola dei Folletti quali sarebbero?”
Hivish rise. “E’ meglio che tu non le venga mai a sapere.”
Drilla non insistette oltre: anche se Hivish aveva parlato ridendo, aveva il sospetto che fosse serio per quanto riguardava i costumi dei folletti. Il preside si alzò, cominciò con un discorso di cui Drilla, di nuovo intenta a elaborare un piano per parlare con la signora Steeval non sentì, poi si sedette e la festa dell’Anniversario dell’Armistizio ebbe inizio.
Il banchetto non avrebbe potuto essere servito e preparato meglio: pasticcio di carne e verdura, cinghiale stufato, roast beef e pudding dello Yorkshire, salsicce e altro ancora. Probabilmente il lavoro che il C.R.E.P.A. aveva insistito a risparmiare agli elfi domestici a Natale era stato ampiamente recuperato in quest’occasione. Nessuno, però, parve farci caso, occupati com’erano tutti a godersi quel pasto sublime.
Su un ripiano rialzato addossato a un lato della sala, tra i tavoli di Grifondoro e Tassorosso, c’era un quartetto di uomini dalle fattezze strane, animalesche, che suonavano violini e cornamuse.
“Chi sono?” chiese Drilla, incuriosita.
“I musicanti di Brema” rispose Eva, seduta di fianco a lei.
Drilla inarcò un sopracciglio. “Pensavo che le pratiche di Metamorfosi Umana Permanente fossero vietate in Inghilterra.” Studiò interessata il musicista al centro che aveva il mento e il collo ricoperti di piume marroni.
“Oh, sì, infatti quei quattro sono andati in India per l’intervento; e lo hanno anche pagato fior di galeoni!”
“Che modo idiota di spendere soldi” fece Drilla contrariata.
“Però hanno successo” replicò Eva. “Il loro solista, Harchier, ha avuto una dozzina di fidanzate o amanti. C’era scritto sul Settimanale delle Streghe della settimana scorsa.”
Drilla, che non leggeva il Settimanale delle Streghe, grugnì e tornò al suo piatto di spiedo e cavolini di Bruxelles.
Il banchetto terminò alla tredicesima, ultima e imponente portata, una maestosa torta a tre piani interamente fatta di pan di spagna, crema pasticciera e panna montata: ognuno ne prese il bis, e, alla fine, quando tutti furono pieni come barili, gli avanzi sparirono dalle tavole lasciandole spoglie e pulite.
Fu in quel momento che la musica, fino a quel momento bassa e di sottofondo, alzò il volume e il quartetto di musicisti attaccò le prime note di un valzer. Van Duyne e McKinnon si alzarono e il primo fece un cenno alle ragazze e ai Folletti: era il momento di ballare.
Drilla si alzò insieme alle altre, raggiunse diligentemente il grande spazio sgombro di tavoli con Hivish e iniziò a volteggiare piano. Il Folletto era molto più agile e sicuro di quanto la sua costituzione gracile e curva desse a vedere, e la sorresse per tutta la danza con fermezza.
Non è così terribile, si disse Drilla facendo un giro su se stessa.
Vide Elettra Zabini volteggiare con un tipo allampanato e le fece una smorfia, poi incontrò gli occhi sorridenti di Albus e sorrise; chissà con chi era venuto. Stuart non c’era: aveva mantenuto il suo intento di non partecipare al ballo. Drilla ricordò con un groppo alla gola quando lo aveva minacciato di costringerlo ad accompagnarla per farsi aiutare a cercare il Medaglione. Adesso avrebbe buttato via dieci Medaglioni perché tornassero amici.
Spostò lo sguardo oltre Rose, che ballava lì vicino, e per un breve attimo incrociò un paio di occhi grigi e severi: la madre di Steeval.
La donna, ancora seduta al tavolo d’onore, la fissò un istante, poi tornò a discutere con l’uomo che era in piedi accanto a lei; probabilmente non l’aveva riconosciuta: in fondo si erano viste una sola volta in infermeria, e lei non le aveva nemmeno fatto molto caso.
Drilla si rivolse a Hivish. “Come andò a finire la rivolta dei Folletti di cui mi stava raccontando prima? Gli Eddison presero una posizione?”
Hivish scrollò le spalle. “Arrivarono a Hogwarts quando la battaglia era già finita. Probabilmente non sarebbero nemmeno venuti se non fosse stato per le ricchezze nascoste dei Folletti che si erano ribellati.”
Drilla sussultò. “Ricchezze?”
Il folletto annuì. “Oh, sì. Tutte le grandi comunità di Folletti un tempo accumulavano ricchezze a non finire. Abbiamo sempre amato l’oro e l’argento.”
Il tesoro… “E… le trovarono?” chiese Drilla.
“No” disse il folletto cupo. “Il tesoro era già sparito. Tuttavia chiunque lo possieda ora avrà prima o poi una brutta sorpresa.”
“Perché?” chiese Drilla sorpresa.
Hivish fece un ghigno strano. “I Folletti ritrovano sempre i loro tesori. E se anche uno solo di quelli che si sono ribellati è sopravvissuto, si può star certi che lo sta cercando senza requie. La vendetta su chi glielo ha sottratto sarà inevitabile.”
Drilla inarcò un sopracciglio. “Ma ormai saranno tutti morti.”
Il Folletto sorrise in modo inquietante. “Non bisogna esserne così sicuri. Quanti anni credi che io abbia?”
Drilla lo guardò perplessa: era come tutti gli altri Folletti, ma di aspetto un po' più grinzoso. Quanti anni poteva avere?
“Non lo so.”
Il Folletto sorrise. “E’ meglio che tu non lo sappia.”
Drilla rabbrividì: era la seconda volta che udiva quella frase dalle labbra del folletto, e suonava stranamente minacciosa.
Scrollò le spalle, cercando di scuotersi via il senso di inquietudine, e tornò alla discussione precedente.“Quindi gli Eddison rimasero senza nulla?”
Il Folletto fece un’espressione indifferente. “Nulla. O pochi avanzi: qualche moneta o manufatto magico. Poco per l’avidità degli Eddison.” Fece una pausa e la guardò fisso. “Ma abbastanza perché un Folletto decida di vendicarsi.”
Drilla s’irrigidì. Lo sguardo di Hivish non le piaceva. Lui spostò gli occhi da lei a qualcuno che stava dietro di loro.
Un volteggio e un cambio di posizione, e Drilla vide Van Duyne che li guardava con uno sguardo agghiacciante. Lo vide fare un cenno affermativo: non a lei, a Hivish.
Che cosa…?
Poi sentì le mani ossute di Hivish contrarsi. “Scusami, ragazza” mormorò perché nessun altro sentisse. “Tu non c’entri niente. Ma devo farlo.”
Poi sentì qualcosa di appuntito premerle alla gola.






Note:

Lo so che mi state odiando per questo, ma chi ha letto Ob Morsum si doveva immaginare che anche nel seguito ci sarebbe stato qualche pericolo in agguato per la nostra povera Drilla.
Spero che nonostante la fine così brusca e la mancanza dell'irritante David il capitolo vi sia piaciuto. Sarei curiosa di sapere cosa vi aspettate dopo questa brusca svolta nella trama. Nel frattempo vi ringrazio come sempre per leggere e seguire questa storia e un abbraccio speciale a tutti quelli che la recensiscono, sono assolutamente deliziata dei vostri commenti ^-^ Grazie ancora e a presto!

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