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Autore: Claudia    13/03/2009    10 recensioni
Sequel di Ritorno al Passato. Quindici anni, quasi sedici, sono trascorsi dalle vicessitudini di Inuyasha e Kagome. Kaeru è cresciuta e custodisce dentro di sè due entità distinte: quella umana e quella demoniaca. A quale delle due rivolgerà il proprio cuore?
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Nuovo personaggio, Sango
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo VX

Verità nascoste

 

 

 

Si presume che la gente abbia paura dell'ignoto, ma l'ignoranza è una benedizione,

mentre la consapevolezza è qualcosa di maledettamente spaventoso.
(Anita Blake, Resti Mortali)

 

 

Quando Kagome le disse di stare bene, non le credette. La personalità di sua madre era indubbiamente molto forte, ma come essere umano, anche Kagome nascondeva dei limiti, oltre ai quali era impossibile non provare sofferenza o dolore. Non potevano esistere scusanti in grado di alleviare la colpa che Kaeru attribuiva a suo padre.

"Mamma."

"Kaeru, per favore." Disse Kagome, spostando lo sguardo sulla figlia. "Non incolpare tuo padre, lui vuole solo proteggermi."

Kaeru sollevò lo sguardo, contraendo la linea delle labbra. "Proteggerti? Lui non vuole farti tornare nel tuo mondo, mamma! Tu soffri per questo!" Esclamò, senza riuscire veramente a comprendere ciò che sua madre le andava dicendo.

"Ho sofferto, sì," Confessò Kagome, mentre un sorriso amaro le si dipinse sul bel volto. "Ma non ho mai incolpato Inuyasha, per questo. Il pozzo Mangiaossa ha sempre precluso qualsiasi ritorno."

"Fino ad oggi." Asserì Kaeru, con convinzione.

Kagome sorrise, abbassando le spalle. "Già, fino ad oggi. Inuyasha sa quanto il mio mondo mi manchi, lo ha sempre saputo. Non vuole che soffra ed è per questo che non ha mai pronunciato il nome del pozzo di fronte a nessuno. E' il suo modo per difendermi, tesoro."

L'espressione di Kaeru si fece corrucciata. "Non sono sicura di aver ben compreso."

A quelle parole, Kagome sorrise. "Questo perché ancora non hai trovato qualcuno da amare."

Kaeru spalancò lo sguardo, arrossendo vistosamente. "Non ho bisogno di amare qualcuno, mamma!"

La donna emise una leggera risata. "Tesoro, prima o poi anche tu ti innamorerai. Allora, capirai anche tuo padre."

Kaeru incrociò le braccia al petto, fingendosi offesa. "Ne dubito, mamma."

"Venendo a noi, tesoro." Disse Kagome, avvicinandosi alla figlia. "Come hai intenzione di usare il Caprifoglio?" Domandò, osservando il piccolo cesto che la signora Higurashi aveva prestato loro. Ricordandosi del reale scopo del suo viaggio nel futuro, Kaeru sospirò. "Non lo so, credo che andrò da Kaede-sama a chiederle consiglio."

"Saggia decisione, lei saprà come aiutarti." Disse Kagome, passando delicatamente una mano sul capo della figlia. "Kaeru-chan, sta attenta. Potrebbe non essere un'esperienza... piacevole."

La ragazza fissò per qualche secondo la genitrice, infine fece un cenno d'assenso col capo. "Sì, farò attenzione."

"Sei proprio sicura di volerlo fare?" Kagome non nascose la preoccupazione dal tono della propria voce.

"Sì." Disse Kaeru, annuendo con vigore. "Devo capire se una persona ha davvero sofferto a causa mia e porre rimedio."

Kagome aggrottò la fronte, infine sorrise, portandosi una mano all'altezza della bocca. "Non credo che tarderà ad arrivare il giorno in cui capirai Inuyasha."

Kaeru osservò la madre con sguardo incuriosito. "Cosa vuoi dire?"

"Niente, niente. Tesoro, buona fortuna e sii prudente."

Kaeru osservò Kagome dirigersi verso il villaggio, probabilmente alla ricerca del mezzo demone. Non seppe spiegarsi il motivo, ma era sicura che il sorriso di sua madre nascondesse molto più di quel che lasciasse realmente intendere.

 

**

 

Kaeru trovò molto piacevole osservare l'espressione sorpresa di Kaede-sama. Accadeva raramente, per questo motivo la ragazza sapeva trarne grande soddisfazione. Esistevano grandi probabilità che la vecchia sacerdotessa non avesse mai e poi mai visto un fiore di Caprifoglio, tanto meno fattone uso. Kaeru pregò affinché questo non impedisse a Kaede-sama di darle i consigli che andava cercando.

"Non comprendo affatto come questo sia successo." Disse Kaede, dopo aver ascoltato ogni singola parola dell'accaduto dalla bocca di Kaeru. "Da quando lo Shikon si è allontanato dal villaggio, tua madre non è stata più in grado di tornare al suo mondo. Davvero, non riesco a crederci."

Kaeru sorrise, timidamente. La vecchia sacerdotessa la osservò. "Ma, forse, non è affatto un evento da considerare strano."

"Cosa intende dire, Venerabile Kaede?" Domandò la ragazza, incuriosita. Kaede si portò in piedi a fatica, alimentando il fuoco che crepitava sopra la brace ardente. "Tu sei nata per volere dello Shikon, fu lui a purificare l'essere che tua madre portava in grembo e dal quale nascesti tu."

Kaeru provò un brivido lungo la schiena. Pur avendo ascoltato tali racconti più e più volte, non riuscì a trattenersi dal provare una leggera paura. "Lui ha interagito con te, diventando parte di te, seppur per breve tempo. Probabilmente, il pozzo Mangiaossa è stato ingannato."

"Intende dire," Disse Kaeru. "Che mia madre non potrebbe far ritorno al suo mondo, a meno che non sia io ad accompagnarla?"

La vecchia sacerdotessa asserì stancamente.

"Ma, non capisco, Kaede-sama. Anche mia madre ha inglobato in sè lo Shikon. Anche lei dovrebbe essere in grado di tornare da sola."

Kaede sospirò, osservando il fuoco crepitante. "Non lo so, Kaeru-chan. Tutto al mondo è un mistero, anche la vita lo è. E lo stesso è la morte. Sono tutte cose che a noi non è dato conoscere, ci è concesso solo saperne l'esistenza."

Kaeru annuì, ma non fu sicura di aver compreso a fondo le parole di Kaede. "Quindi, solo io posso aiutare la mamma."

Lo sguardo di Kaede divenne intenso. "Kaeru-chan, ti pregherei di non metterti contro Inuyasha."

Quelle parole sorpresero non poco la giovane donna. "Cosa intende dire, Kaede-sama?" Domandò, con tono alterato.

"Inuyasha ama tua madre, molto più di quanto tu possa pensare. Il fatto che proibisca a Kagome di tornare nel suo mondo è solo un modo per proteggerla."

"Tutti dite la stessa cosa!" Sbottò Kaeru. "Ma non capisco, proprio non capisco! La mamma sarebbe felice di poter tornare, lo so!"

"Sarebbe felice," Asserì Kaede. "Ma continuerebbe ad essere divorata dal rimorso. Ha abbandonato la sua famiglia per stare con Inuyasha e lui lo sa. E' un uomo dai sentimenti d'acciaio, ma si incolpa segretamente dell'infelicità di Kagome. E' per questo che a modo suo, la protegge. E' un discorso complicato, Kaeru-chan e non sempre viene compreso se non si sa cosa vuol dire veramente amare e sacrificare quello che si ha per qualcuno."

Kaeru rimase in silenzio.

"Tua madre ha dimostrato di amare Inuyasha, rimanendo con lui e facendoti crescere in quest'epoca. Non farla soffrire è tutto ciò che Inuyasha può fare per lei. Consideralo come un suo modo di ricambiarla, Kaeru-chan."

Kaeru sospirò. Non voleva odiare suo padre, al contrario, lo amava quanto amava sua madre. Ma, a volte, non capiva. Probabilmente, era giusto che non comprendesse. La comprensione l'avrebbe raggiunta prima o poi. In quel momento, la felicità era tutto ciò che sperava per loro.

"Kaede-sama," Disse Kaeru, sollevando lo sguardo. "Può insegnarmi ad usare il Caprifoglio?"

Lo sguardo della sacerdotessa si spostò al cesto ricolmo di tale fiore, sospirando. "Nella mia vita, ho avuto solo una volta la possibilità di usare questo fiore raro." L'espressione della ragazza si rabbuiò. "Fortuna vuole che ho una buona memoria." Disse Kaede, facendo sorridere la ragazza.

"Si tratta di un semplice infuso che dovrai bere in presenza della persona che vuoi ricordare," Disse Kaede. "E' molto probabile che sentirai una sensazione di malessere, potresti perfino svenire. Per questo, devi essere in presenza di una persona affidabile che si prenda cura di te in quel momento."

Kaede arricciò il naso, scettica. Aki si sarebbe preso cura di lei. Sicuro! Come no.

"Generalmente, chi ne fa uso ha una personalità molto forte. Rievocare memorie sopite non è un evento da prendere alla leggera, Kaeru-chan." Disse Kaede, osservando la ragazza che, da parte sua, ricambiò con un cenno del capo.

"Sono certa di potercela fare."

Kaede emise un debole colpo di tosse. "Kaeru-chan, perché sei così determinata a ricordarti di Aki-kun? Non credo che lui mostri simpatia per te."

"Non lo faccio solo per lui," Disse, a sguardo alto. "Ma anche per me, Kaede-sama. Sapere che un frammento della mia memoria non esiste più mi fa paura. Voglio solo sapere ciò che è successo. E' legittimo che io sappia, non crede?"

"Sì, ma se hai perso la memoria, esiste un motivo."

"Che motivo, Kaede-sama?"

"La perdita di memoria è una difesa che ognuno di noi antepone di fronte al pericolo che incontra; la rimozione di qualsiasi ricordo è un beneficio per la persona stessa, che, ricordando, potrebbe subire traumi ben più gravi. La mente è anch'essa un mistero di cui si conosce davvero poco, Kaeru-chan. Io non ho problemi a creare l'infuso, ma ho seri dubbi sull'utilizzo che vuoi farne. Preferirei che tu desistessi da questa impresa e continuassi a condurre la vita come hai sempre fatto."

"Una persona mi odia, Kaede-sama!" Esclamò Kaeru, con le lacrime che presero a pungerle gli occhi. "Mi detesta ed io non so perché! Non considero Aki come un amico, è vero, ma non desidero essere oggetto del rancore di qualcuno. La mia stessa natura è la causa principale di questo problema. Davvero, io voglio solo vivere tranquilla. Mi aiuti, Kaede-sama!"

La vecchia sacerdotessa sospirò e nel farlo, un piccolo tremore scosse le sue spalle. "E va bene, Kaeru-chan. Ti aiuterò. Vorrei solo che tu facessi molto attenzione, solo questo."

"Non deve preoccuparsi." Disse Kaeru, enfatizzando ogni singola parola.

"Non ci impiegherò molto," Disse Kaede, raccogliendo il cesto da terra. "A breve ricorderai ciò che desideri sapere."

 

**

 

"Inuyasha?" Kagome trovò assurdo che il mezzo demone si nascondesse all'ombra del Goshinboku; sarebbe stato come mostrare il fianco ad un nemico in agguato. Eppure, quando lo vide seduto su una radice, che affondava nel terreno tra i ciuffi d'erba, provò una fitta al cuore tanto dolorosa da voler gridare. Quell'albero secolare era un rifugio, per loro. Un luogo sacro dove esorcizzare paure, timori e sentimenti indesiderati.

Sedere sotto le fronde ondose del Goshinboku era come ammettere al mondo il proprio dolore.

"Inuyasha." Con passo incerto Kagome si avvicinò al mezzo demone. Quest'ultimo non sollevò lo sguardo per osservarla, ma con grande probabilità, aveva fiutato l'odore della donna ancor prima che ella lo vedesse. Non sarebbe stata la prima volta, certamente, nemmeno l'ultima.

"Torniamo a casa, vuoi?" Domandò Kagome, colmando la propria voce di dolcezza.

La risposta di Inuyasha, tuttavia, non fu altrettanto piacevole. "Sei venuta qui solo per dirmi questo?".

Il volto di Kagome si fece interdetto; infine, sospirando, la donna si sollevò i lembi dello yukata che indossava, lasciando scoperte le caviglie e sedette sulla stessa radice del mezzo demone. "No."

Kagome strinse i pugni, adagiati sulle ginocchia, ed afferrò la stoffa della propria veste. "Sono venuta per scusarmi, Inuyasha."

Dalle labbra affilate del mezzo demone fuoriuscì un flebile sospiro. "Non è colpa tua," Confessò. "Non devi scusarti. Non è così che deve andare."

Kagome si voltò a guardarlo, sorpresa. "Inuyasha, io-"

"E' sempre stato così," Disse Inuyasha, senza badare alle parole di Kagome. "Hai sempre fatto ciò che ti dicevo di fare. Volevo solo renderti felice, invece, non ci sono riuscito."

"Inuyasha, ma io sono felice!" Esclamò Kagome, voltandosi con impeto e fronteggiando il mezzo demone, in piedi.

"Non dire sciocchezze, Kagome." Sbottò Inuyasha, senza sollevare lo sguardo. "Sono un essere... spregevole."

Senza riflettere, Kagome si slanciò sulla figura di Inuyasha, attirandolo a sè. Il mezzo demone si abbandonò a quel gesto, posando il capo contro il petto della donna ed afferrando i fianchi di lei, come a cercare un'appiglio. "Non essere così duro con te stesso," Singhiozzò Kagome, trattenendo a stento le lacrime. "Nessuno è colpevole per qualcosa che non ha mai fatto. Non sei stato tu ad impedirmi di tornare, Inuyasha. Avevo preso la mia decisione da molto tempo, ho sempre vissuto sull'orlo del rimorso, ma mi hai sempre aiutato a non guardare indietro. Inuyasha, senza di te, non ce l'avrei mai fatta."

"Sei molto più forte di quanto tu creda," Bisbigliò il mezzo demone. "Sono io a non farcela senza di te." Si scostò, sollevando una mano per asciugare le lacrime che rigavano le guance di Kagome.

"Potrai ritornare, se vorrai." Disse Inuyasha, sorridendole appena. "Ho sempre avuto paura a farti tornare nel tuo mondo, Kagome. Ogni volta, anche in passato, quando ti vedevo scendere nel pozzo Mangiaossa, ho sempre temuto che non saresti più tornata."

Gli occhi lucidi di Kagome l'osservarono con stupore. "Sei uno sciocco, Inuyasha. Non esiste niente che possa allontanarmi da te."

"Sono felice di sentirtelo dire." Disse, sorridendo ironico.

"Ed ogni volta," Disse Kagome. "Tu verrai con me, andremo tutti insieme e tutti insieme ritorneremo. E' una promessa."

Inuyasha si portò in piedi, mentre Tessaiga strofinò contro la veste di Kagome, emettendo un sussuro simile al battito di un cuore. Il mezzo demone si chinò su Kagome, sfiorandole le labbra con un bacio. Il Goshinboku assistette silenzioso, proteggendo i due amanti con le proprie fronde benevole, testimone di un amore che andava ben oltre il tempo.

"Torniamo a casa, vuoi?" Tornò a ripetere Kagome.

Inuyasha sorrise, prendendole la mano.

 

**

"No, non l'ho visto."

Kaeru sospirò, rassegnata. Miroku la osservò per qualche secondo, infine spostò il proprio bastone nell'altra mano. "Kaeru-chan, perché cerchi Aki?"

La ragazza nascose la propria sorpresa a quella domanda dietro ad un'alzata innocente di spalle. "Abbiamo avuto un diverbio un po' ostile," Confessò. "Volevo solo portarlo a termine."

Il monaco si lasciò sfuggire una risata, facendo tintinnare l'apice del proprio bastone. "Kaeru-chan, sei tale e quale a tua madre!" Esclamò, con nostalgia. "Stesso carattere, stessa bellezza." Aggiunse, facendo arrossire vistosamente Kaeru.

"Non importunarla con le tue battute, Miroku." Una voce femminile provenne dalle spalle del monaco che, sussultando, rivelò la presenza di Sango. Lo sguardo della donna era accigliato, mentre con sospetto osservava l'espressione dipinta sul volto del proprio consorte. Kaeru osservò il fedele boomerang che più e più volte l'aveva salvata, appeso innocuo dietro alle spalle della cacciatrice. Era sorprendente come la bellezza di Sango trasparisse ancora più vistosa, nonostante la pericolosa arma che le proteggeva la schiena. Inoltre, in quel momento, Kaeru notò finalmente la somiglianza tra la donna ed Aki. I lineamenti del ragazzo erano molti simili a quelli della madre, benché non vi fosse dolcezza nelle sue fattezze. Gli occhi grigi e profondi, invece, facevano in modo che anche Miroku potesse dire la propria sulla paternità del ragazzo.

"Vi assomiglia molto." Disse Kaeru distrattamente, senza realizzare di parlare a voce alta. Sia Sango che Miroku si bloccarono a guardarla, infine, spostarono lo sguardo l'una sull'altro, a disagio. Dopo essersi accorta delle loro reazioni, Kaeru si inchinò profusamente. "Oh, vi chiedo scusa! Non era mia intenzione fare un'osservazione del genere!"

Miroku sospirò, chiudendo gli occhi. "Non devi chiedere scusa, Kaeru-chan. D'altronde, non hai detto qualcosa così lontano dal vero." Kaeru si portò nuovamente diritta sulla schiena. "E' pur sempre nostro figlio."

Sango si spostò una ciocca di capelli dalla fronte. "Cercavi forse Aki?"

Kaeru si limitò ad un cenno d'assenso. "Lo troverai, vedrai." Disse Sango, assicurandosi il boomerang alle spalle. "Ogni volta che viene al villaggio si ferma per qualche giorno. Probabilmente, è da qualche parte a commiserare se stesso."

"Vuoi dire, Sango-chan, che Aki è venuto altre volte al villaggio?" Domandò Kaeru, sorpresa. "Non lo avevo mai visto fino ad oggi!"

"E' naturale, Kaeru-chan." Disse Miroku. "Aki non è ben voluto dalla gente del villaggio. Le poche volte che è tornato lo ha fatto di nascosto."

"Ma perché torna se dice di odiare tutti voi?"

Sango trattenne un sorriso. "E' pur sempre un bambino." Disse, toccandosi una tempia con una mano. Miroku le fu subito accanto. "Tutto bene?"

"No," Sango gemette, emettendo un rantolo sommesso. "Non possiamo andare avanti così. Abbiamo un figlio, ma che razza di famiglia siamo? A volte, non mi sento nemmeno una madre." Miroku passò un braccio attorno alle spalle della compagna, superando, senza difficoltà, l'ostacolo rappresentato dal boomerang.

Kaeru strinse i pugni. "Non devi odiarlo, Sango-chan! Sono sicura che Aki vi vuole bene!"

Sango mostrò un flebile sorriso. "Non potremmo mai odiarlo, Kaeru-chan. E' pur sempre sangue del nostro sangue, sarebbe sciocco da parte nostra. Tuttavia, anche noi abbiamo delle colpe. Non siamo mai riusciti ad essere per lui dei punti di riferimento."

Kaeru provò una contrazione al ventre. Si sentiva addolorata per loro. "Io potrei aiutarlo, se lo trovassi." Senteziò, abbassando lo sguardo.

Sango e Miroku la osservarono, incuriositi. "Ti siamo grati, Kaeru-chan, ma, davvero, non so cosa potresti fare."

Già, nemmeno lei lo sapeva. Kaeru tastò una tasca dello yukata, sentendo con i polpastrelli un oggetto duro al tatto. Kaede-sama le aveva dato l'infuso, travasandolo in una piccola bottiglia di legno, che adesso custodiva gelosamente tra le pieghe della sua veste.

"Adesso devo andare." Disse Kaeru, inchinandosi di fronte ai due coniugi.

"Se trovi Aki," Disse Sango, afferrando all'improvviso una mano della ragazza. "Ti prego, convincilo tu."

Sia Miroku che Kaeru osservarono la cacciatrice, sorpresi. Gli occhi di Sango erano velati da un sottile strato di preoccupazione, lo stesso sguardo che Kagome le rivolgeva a momenti. Era lo sguardo di una madre, nient'altro.

"Farò del mio meglio!" Esclamò Kaeru, sorridendo ad entrambi. E con un ultimo inchino, si allontanò.

 

**

 

Non conosceva Aki tanto da sapere in quale luogo si fosse rifugiato. Esistevano molti posti nel villaggio che potevano ospitare anime afflitte o semplicemente bisognose di tranquillità. Da bambina si era dilettata ad esplorare ogni angolo, ogni cespuglio o roccia che attraesse la sua attenzione infantile. Vi creava storie su storie, fingendosi una sacerdotessa quale era sua madre. Spesso, altri bambini giocavano con lei ed insieme creavano avventure memorabili.

Immersa in quei pensieri, Kaeru decise di intraprendere un piccolo sentiero che un vecchio pastore le aveva insegnato. Si disnoccolava molto lontano dal Tempio, verso la parte del villaggio considerata profana. Era un luogo dove spesso qualche animale si rifugiava in cerca di acqua ed erba, che in quel luogo in particolare, cresceva rigogliosa. A decretare la fine del sentiero, vi era una piccola cascata, dietro alla quale soleva spesso nascondersi da bambina, dopo i rimproveri di sua madre.

Il rumore della cascata risuonò come un ronzio continuo e flebile, affogando in una piccola polla d'acqua ai piedi della cascata stessa. Facendo attenzione al terreno ricco di pietre, Kaeru si avvicinò alle pareti umide che affiancavano il getto d'acqua cristallina. Se era fortunata, come lo era un tempo, sarebbe stata in grado di finire dietro alla cascata senza bagnarsi. Da bambina, il suo fisico minuto la facilitava nell'impresa. Non seppe dire cosa la spinse a cercare Aki in quel luogo. Era un nascondiglio pressoché introvabile; senza dubbio, avrebbe dovuto rimandare le ricerche al giorno successivo.

Proprio per questo motivo, quando vide il ragazzo con le spalle al muro, la sorpresa fu più grande di qualsiasi altra cosa. Uno sguardo veloce fu più che sufficiente per notare che Aki non portava la propria arma con sé, constatazione che rilassò totalmente Kaeru. Il rumore della cascata, più forte dietro ad essa, camuffò i passi della ragazza, fino a quando Kaeru non si sentì tagliare dallo sguardo di Aki.

Lo sforzo del ragazzo per non sembrare sorpreso fu inutile. "Tu―"

"Come fai a conoscere questo posto?" Domandò Kaeru, anch'essa stupita.

Aki tornò di nuovo ad esercitare il proprio auto-controllo. "Lo conosco fin da quando sono bambino. Credevo fosse un luogo tranquillo," Disse, guardandola. "Evidentemente mi sbagliavo."

Indecisa se sedersi o meno, Kaeru decise di rimanere dov'era. "Anche io lo conosco da quando sono bambina. E' possibile che―"

La ragazza tacque, sentendosi fondere dallo sguardo penetrante di Aki. "Lo abbiamo scoperto insieme."

"Io credevo che fosse stato un pastore a svelarmi questo posto." Affermò Kaeru, scettica.

Aki scrollò le spalle. "Eravamo insieme quando si incontrò il vecchio."

Kaeru si sentì improvvisamente a disagio. Non ricordava davvero niente, neanche in quel momento. "Ascoltami bene, Aki-kun."

Sentendo l'appellativo kun, il ragazzo tornò a guardarla, incuriosito. Se non altro, non se ne è ancora andato.

"Perché dovrei ascoltarti, mezzo demone?"

Kaeru aggrottò la fronte. "Ti ho detto che non sono un mezzo demone."

"Non sei nemmeno umana."

"No, non lo sono. Mio padre è un mezzo demone, mia madre umana. Questo fa di me più un essere umano che un demone."

"E l'immortalità?" Domandò Aki.

Kaeru si sedette, con le spalle rivolte alla roccia di fronte ad Aki. "Quella è una lunga storia."

"Non so se ho voglia di sentirla." Sbottò aspro Aki.

"Ed io non so se ho voglia di raccontarla."

"Perfetto."

"Perfetto." Ripeté Kaeru.

"Mi stai infastidendo." Disse Aki, puntellando i gomiti alle ginocchia. "Vattene."

"Spiacente," Disse Kaeru, contrariata. "Ma questo luogo l'ho scoperto anche io. Ho il diritto di starci quanto te."

Aki fece per portarsi in piedi, ma Kaeru lo bloccò. "Non sono venuta qui per caso," Disse. "Sono venuta a cercarti."

Aki sgranò lo sguardo. "Che intendi dire?"

"Quello che ho detto." Kaeru si sistemò lo yukata sotto alle ginocchia. "Ad essere sinceri, non credevo di trovarti qui. E' stata una sorpresa." Detto ciò, Kaeru sfilò la boccetta contenente l'infuso di Kaede.

Aki parve scettico. "Cos'è?"

"Caprifoglio, ma non è necessario che tu ti sforzi per capire." Lo provocò Kaeru, stringendo nuovamente l'infuso nel pugno della mano.

"Non ho intenzione di capirti, mezzo demone," Disse Aki, guadagnondosi lo sguardo truce di Kaeru. "O qualsiasi cosa tu sia."

"Per me la tua opinione non ha alcuna importanza," Disse Kaeru, portandosi in piedi. "Ho solo intenzione di ricordare chi sei, ma mi serve la tua collaborazione."

Aki la osservò, infine lasciò passare una mano attraverso la folta capigliatura. "Prima mi dici che la mia opinione non conta e poi vorresti che collaborassi. Stai forse scherzando?"

Gli occhi verdi di Kaeru lo osservarono intensamente. No, loro decisamente non stavano affatto scherzando.

**

 

N/A: Probabilmente, alcuni di voi saranno stati colti da uno stupore improvviso, ma non avevo forse detto che prima o poi avrei portato avanti NMW? Questo nuovo capitolo è stato scritto come regalo di compleanno per il mio fijonipello, Shinji, che forse fra tutti aveva rinunciato a leggere nuovi capitoli di questa storia. Ebbene, anche lui si sbagliava. ^^ Tanti auguri, Shin!

Ringrazio tutti i lettori che stanno seguendo NMW e ringrazio, soprattutto, le Sante Pazienze di ciascuno di loro. Sono una fan-writer negligente, lo so.

 

 

  
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