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Autore: mamehota    09/01/2016    4 recensioni
[Zoro Roronoa, Nico Robin, ZoroxRobin, Zoro e Robin].
50 fanfiction su due dei personaggi migliori del manga, basate sulla Mezza Tabella maledetta.
# 01.Addio - era quell’odore di legno forte, piacevole, intenso, odore di famiglia e amore, che ormai ce l’avevano addosso e stava lì, in tre spade abbandonate lungo il fianco e in un libro letto e riletto molte volte.
# 25.Risveglio - «Non rispondermi ad una domanda con’altra domanda» protestò.
# 43. Sorriso - Si domandò quand’è che avesse imparato a ridere così.
# 26. Incontro - Robin arrivò d'improvviso.
# 41. Tempo - Ma Zoro dovette ammettere che non v’era compagnia migliore di Robin.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nico Robin, Roronoa Zoro, Z
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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21. Pelle
Quando vengo qui non voglio essere disturbato pt2.

Quel giorno pioveva e per tal ragione la ciurma era riunita in cucina, sorseggiando la bevanda calda che Sanji aveva preparato e lasciando di conseguenza il giardino totalmente sgombro. Quando Robin giunse presso l’osservatorio, Zoro aveva già iniziato i suoi allenamenti. Ella come al solito mosse con grazia verso la sua postazione in silenzio, sedette sul morbido divano in pelle accavallando le gambe e, sfoggiando il più ammiccante e compiaciuto dei sorrisi in perfetto “stile Robin”, porse a Zoro il sakè attraverso una mano fiorita attraverso il pavimento.
«Non credevo saresti venuta» bofonchiò lui, scattando per la sorpresa e prendendo tra le mani il boccale offertogli.
Lei aggrottò leggermente le sopracciglia e gli rivolse un’occhiata incuriosita, invitandolo a spiegar il perché della sua convinzione.
«Oggi il giardino è libero. Non sali qui solo perché c’è confusione giù?» replicò allora Zoro inchiodandola col suo peggior sguardo indagatore, quasi potesse scoprire la risposta ai propri crucci attraverso le sue iridi di zaffiro.
Lei sorrise.
«Forse».
Zoro mugugnò, dando sfogo nella propria mente ad una sequela d’imprecazioni che lei non avrebbe senz’altro gradito. Quella dannatissima, maledettissima archeologa non lasciava trapelare neppure una delle sue emozioni, e neanche la sua infallibile qualità di osservatore silenzioso riusciva a risolvere l’enigma che avrebbe permesso di trovare la chiave di quel mistero.
Posata ed elegante, perfettamente a suo agio anche nelle situazioni più scomode, Nico Robin sembrava restare sempre un gradino più in alto rispetto allo spadaccino, come se si ergesse sulla cima più alta di un monte e dai picchi di quest’ultimo lo invitasse a scalare la parete rocciosa senza però indicargli come riuscirci.
Non se n’era mai curato, così indaffarato nel difendere il proprio onore e a rincorrere con le unghie i propri sogni ambiziosi, finché non s’era ritrovato con lei a così stretto contatto. Ma adesso, che con lei trascorreva molte più ore che non con gli altri, il complesso puzzle che la avvolgeva rischiava di far crollare pericolosamente la sua concentrazione e di impegnarlo in riflessioni totalmente estranee ai suoi obbiettivi.
Per la prima volta dopo settimane di passiva convivenza, Roronoa Zoro fece un passo verso di lei come compagno. La donna alzò gli occhi dalle pagine del libro e lo scoprì ad osservarla intensamente, in piedi a pochi centimetri da lei, le spalle tese, il capo leggermente chino, le dita che giocavano con l’elsa della Wado ichimonji.
Lui avrebbe potuto giurare di non capire neppure un po’ il cervello di lei, ma quel che non sapeva era che lei non era meglio capace di comprendere lui. Il volto di Zoro incombeva così vicino al suo, e non riusciva a riflettere lucidamente mentre l’occhio del ragazzo – uno solo, dell’altro non aveva mai chiarito le reali condizioni – le era puntato addosso, donando al suo viso quell’espressione che era un misto di noia e curiosità.
«Qualche problema?» sussurrò, e si rese conto di come la sua voce risultasse roca e tremante più del voluto. Aveva impiegato un po’ troppo per riprendersi dalla sorpresa.
«Pensavo a quel libro. Voglio leggerlo anch’io. Di che parla?».
Eh?
Ecco riconfermata la sopracitata incapacità totale di comprenderlo: tutto avrebbe ipotizzato come causa dell’ambiguo atteggiamento di Zoro, dalla caduta di un meteorite alle sue spalle all’avere qualcosa di strano nei capelli, ma non avrebbe mai scommesso sul libro come oggetto dell’attenzione dello spadaccino.
«E’ un romanzo d’amore. Due pirati che s’innamorano… a quanto pare noi ricercati abbiamo così tanto il fascino del proibito e cattivo da attirare anche storie come queste. Ma vuoi davvero? Sai leggere?».
«Certo che so leggere…!» s’infervorò lui inizialmente, salvo poi dover riconoscere «.. ma tu mi sa che sei meglio».
Beh, il motivo per cui intendeva leggere un libro non era certo quello di farsi aiutare da lei come se fosse la sua maestrina -  Robin era sempre lì a dirgli cosa fare, a dargli raccomandazioni e a indicargli la strada -, ma non era nella sua indole, né gli sembrava di alcun beneficio, vantare capacità non in suo possesso in un campo così lontano dalla sua sfera di interesse. Così, semplicemente ammise le proprie lacune, rabbuiandosi leggermente.
«Non è un problema. Puoi chiedere a me».
«Cazzo, un altro punto a tuo favore-» borbottò, conscio di trovarsi in un ambito che gli era totalmente ignoto, e nel quale partiva sconfitto su tutta la linea sin dal principio.
«…Non capisco» ammise Robin, palesando adesso la sua resa: aveva realmente tentato di dare una spiegazione logica e sensata a quella conversazione, ma al momento era davvero profondamente confusa dall’intera situazione e lo fu ancora di più quando lui si sedette al suo fianco sul divanetto in pelle, incrociando le braccia massicce al petto.
«Non importa» ringhiò.
Robin fece spallucce. A causa del carattere poco socievole da ambedue le parti, non aveva un rapporto molto intimo né amichevole con Zoro. Al contrario, lui aveva inizialmente manifestato un certo rancore nei suoi confronti che, nonostante fosse da tempo archiviato, le rendeva difficile tentare un approccio più confidenziale col ragazzo. Di conseguenza quell’improvvisa vicinanza la rendeva nervosa e destava la sua più sincera curiosità: era seduto alla sua destra rivolgendole l’occhio perennemente chiuso, e lei avrebbe tanto voluto poter scrutare nell’altro e poter dare così un nome al quel suo volubile stato d’animo.
«Non ti alleni più?» domandò quando Zoro sbadigliò sonoramente e si accorse che, com’era usuale per lui, era sul punto di addormentarsi.
«Conversare con te è stancante. Mi è venuto sonno».
L’archeologa rise - di certo non serviva una conversazione stancante per farlo appisolare profondamente -, «…riposati, allora».
Lui mugugnò qualcosa e, in quello che era in verità più uno stato di dormi-veglia privo di reale lucidità, biascicò parole che non avrebbe mai giurato di pronunciare tanto quanto lei non avrebbe mai immaginato di poter udire.
«In fondo non sei così male … adesso mi fido di te».
Fu difficile per Robin realizzare l’intera situazione e metterla a fuoco al di là dello stupore e della gratitudine che la invasero.
Zoro era al suo fianco e ormai sonnecchiava, il petto che si alzava e abbassava ritmicamente e la testa leggermente inclinata verso di lei. Sarebbe bastato, per coprire quei pochi centimetri di distanza e sfiorare col proprio viso la sua chioma smeraldo, un gesto tanto irrisorio da renderle impossibile muoversi in alcun modo, quasi il suo intero corpo si fosse in un istante pietrificato nella propria posizione. E non era neppure questa la causa principale della sua paralisi quanto la vicinanza della spalla di lui che distrattamente sfiorava la sua con delicatezza e poneva a contatto diretto la sua pelle nuda con quella di lui, umida di sudore per gli allenamenti affrontati ma allo stesso tempo inaspettatamente tanto calda da infonderle una profonda sensazione di beatitudine e far sì che ogni suo muscolo poco a poco si rilassasse.
Le dita abbandonarono la presa sul libro.
Per la prima volta in ventotto anni, i poteri straordinari di Nico Robin non bastarono a far sì che il volume non precipitasse e finisse a terra. Il tonfo sordo ruppe il silenzio e giunse alle sue orecchie come un rumore proveniente da molto, molto lontano.

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Occhei, voglio ancora una volta ringraziarvi per i commenti. Siete grandi e mi ricordate quanto mi gratificasse scrivere ♥.
Questo qui è il secondo pezzo della long, ho tagliato dei paragrafi inutili e accorpato dei pezzi che erano davvero pesanti e superflui XD questa volta il prompt è meno scrauso ma ugualmente poraccio... infatti mi è bastato andare a leggere le ultime righe e fingere che in qualche modo ciò potesse giustificare la scelta ahahahah (scusate, ma se non avessi in principio partecipato alla tabella mi eviterei volentieri questa poracciata)


 
   
 
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