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Autore: Emma Fantasy Wilkerson    10/01/2016    2 recensioni
Il mondo è intatto. L'Eruzione non esiste.
Quando riescono a scappare dalla C.A.T.T.I.V.O, Thomas torna a Beacon Hills dove scopre di chiamarsi Stiles, che suo padre è un poliziotto e sua madre è morta.
Pian piano anche i ricordi tornano a galla e tutto sembra tornare com'era prima della C.A.T.T.I.V.O. ... beh, fatta eccezione per tutto il sovrannaturale che quella città sembra attirare.
La vita di Thomas è completamente incasinata. Pensa che non potrebbe andare peggio di così, ma si sbaglia.
E l'unica cosa che può aiutarlo ad attraversare quei momenti di difficoltà, è il ricordo di un ragazzo dai capelli biondi e della sua promessa.
Ambientato durante la 3B.
Genere: Angst, Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Gally, Minho, Newt, Newt/Thomas, Teresa, Thomas
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Non siamo pazzi

Stiles guardò il proprio riflesso nello specchio del bagno: aveva l’aria stanca e provata e le goccioline dell’acqua con cui si era bagnato poco prima gli scivolavano sul viso. La casa era avvolta nel silenzio, ma il ragazzo sapeva che il padre era fuori dalla stanza ad aspettarlo per assicurarsi che stesse bene, come tutte le altre notti da qualche settimana. Si stava quasi abituando agli incubi riguardarti il Nemeton, ma questo... questo non era mai successo. Era la prima volta in due anni che sognava i Radurai. Non che li avesse dimenticati, certo, ma tutti gli strani avvenimenti che Stiles si era ritrovato a fronteggiare non gli avevano permesso di pensarci troppo.
Ora però continuava a rivedere il sorriso di Newt, rendendosi conto solo allora di quanto gli mancasse, di quanto gli mancassero tutti quanti. Non aveva mai parlato di loro a nessuno, come non aveva mai raccontato le sue vicende con la C.A.T.T.I.V.O. Non aveva neppure rivelato il suo falso nome nemmeno a Scott, il suo migliore amico, non perché non si fidasse della gente che lo circondava, la sua vera famiglia... ma perché era troppo doloroso da spiegare. E l’ultima cosa che voleva era farlo da solo.
Ricordava ancora quando era arrivato, spaesato e spaventato da ciò che avrebbe potuto trovare. Milioni di dubbi gli avevano affollato la mente, come “E se non mi volessero più?” o “E se non mi riconoscessero?”. Era andato alla stazione di polizia con l’intenzione di controllare la lista delle persone disperse negli ultimi dieci anni, ma appena arrivato aveva incontrato un uomo –che poi si era rivelato essere suo padre- che lo aveva riconosciuto subito.
Ci era voluto un po’ prima che Thomas si abituasse al suo nome, Stiles, e altrettanto prima che i ricordi ritornassero a galla, ma ora poteva finalmente dire di essere riuscito a riappropriarsi della propria vita... più o meno. Da quando Scott era diventato un lupo mannaro, il ragazzo si era ritrovato in mezzo a un altro incubo. Niente a che vedere con il Labirinto o la Zona Bruciata, ma non era tutto rose e fiori. Soprattutto da quando lui, Allison e Scott erano morti per qualche ora e poi ritornati in vita: gli incubi erano iniziati da quel momento.
Come avrebbe voluto vedere di nuovo quel sorriso e sapere che non tutto era perduto...
-Stiles?- il padre lo chiamò dall’altro capo della porta, la sua voce carica di preoccupazione. Doveva essere stato immerso nei pensieri per un po’.
-Sto bene,- rispose, asciugandosi velocemente il viso prima di uscire dal bagno. Notò allora che era quasi l’alba e che presto sarebbe dovuto andare a scuola e fronteggiare Scott, Lydia, Allison e Isaac, cercando di comportarsi come se nulla fosse accaduto.
-Sicuro di voler andare?-
-Sì, papà, sto bene, - ripeté. -Era solo un incubo- forzò un sorriso tirato dirigendosi verso la propria stanza per fare lo zaino. Raccolse da terra qualche libro lasciato lì la sera prima e cominciò a infilarceli dentro. Fu solo quando fece per leggere la copertina di uno di essi che si accorse che qualcosa non andava: era come se d’un tratto fosse diventato dislessico, le parole erano tutte sparse e incomprensibili come se fossero scritte in un’altra lingua. Il suo cuore cominciò a battere forte al pensiero di essere ancora addormentato, di essere ancora intrappolato nel sonno come gli capitava spesso. Doveva letteralmente svegliarsi urlando per uscirne, di solito.
-Chiamami se hai bisogno, okay?- suo padre parlò nuovamente distogliendolo dai suoi pensieri. Alzò la testa per annuire, non fidandosi della propria voce, e quando la riabbassò per tornare a guardare il libro tutto era tornato normale. Il titolo si leggeva perfettamente, ora.
Un sospiro di sollievo lasciò le sue labbra mentre infilava nello zaino le ultime cose.
 
* * *
 
Parcheggiò la sua jeep davanti alla Beacon Hills High School come al solito, preparandosi a un’intensa giornata di inferno. Abituarsi ai banchi di scuola era stato tremendo: all’inizio non riusciva a stare fermo, combinava pasticci e non studiava. Era arrivato persino a pensare che scappare dai Dolenti fosse più divertente; non che morisse dalla voglia di tornare nel Labirinto, no. Quello mai. Avere una vita normale era ciò che aveva sempre desiderato, ma nessuno lo aveva avvertito di quanto fosse noiosa la scuola.
Si stava giusto lamentando di questo sottovoce, quando la sua attenzione venne attirata da una scena piuttosto strana: il suo migliore amico stava correndo verso di lui con fare nervoso, e ogni tanto si voltava per controllare la propria ombra, come se stesse cercando di sfuggirle.
Stiles si avvicinò velocemente a lui e gli posò una mano sulla spalla per fermarlo: -Ehi, Ehi! Stai bene?- aggrottò la fronte nel sentire il ragazzo sobbalzare sotto il suo tocco e nel vedere la sua espressione spaventata. Un’idea si fece spazio nella sua mente. –Non sembri stare bene, Scott.-
-È tutto okay...-
-No, non è tutto okay. Sta succedendo anche a te, vero? Vedi delle cose.-
L’Alpha sgranò gli occhi: -Come lo sai?-
-Perché sta succedendo a tutti voi.- Lydia comparve alle spalle di Stiles proprio in quel momento, in compagnia di Allison, la quale sembrava avesse appena visto un fantasma. E così i suoi sospetti erano fondati, l’esperienza di qualche settimana prima aveva innescato qualcosa nelle menti dei tre ragazzi. L’oscurità, l’aveva chiamata Deaton.
Stiles non aveva esattamente intenzione di capire cosa fosse.
Mentre si dirigevano tutti e quattro verso l’entrata della scuola, Allison raccontò della sua visione e di sua zia Kate, una psicopatica morta l’anno prima a causa di Peter Hale, un lupo mannaro. Come Allison, anche lei era un cacciatrice.
-Beh, direi che non sono più quella pazza ora- commentò la ragazza dai capelli biondo fragola, in testa al gruppo.
-Non siamo pazzi- ribatté Allison.
Lydia di voltò verso di loro con un sorriso di scherno, probabilmente nel tentativo di portare un po’ di sarcasmo in quella faccenda: -Allucinazioni? Paralisi nel sonno? Già, state proprio bene.-
I tre si guardarono l’un l’altro prima che Scott prendesse parola: -Beh, siamo morti e tornati in vita,- si difese. –Dovrà pur esserci qualche effetto collaterale.-
Giusto allora la campanella suonò l’inizio della prima lezione, che Stiles ovviamente non moriva dalla voglia di fare, non in queste circostanze. –Tenetevi d’occhio l’un l’altra,- disse a lei ed Allison. –E, Lydia. Smettila di pensare che sia divertente.- La oltrepassò per entrare in classe, ignorando il suo tentativo di fare la finta tonta, sedendosi poi a un banco vuoto nella fila centrale. Scott prese posto proprio dietro di lui.
Non appena tutti si furono sistemati, il professore, che doveva essere nuovo e fino ad allora era rimasto a scribacchiare qualcosa sulla lavagna, cominciò a presentarsi: -Buongiorno a tutti, sono il Signor Yukimura e prenderò il posto della vostra professoressa di storia. Io e la mia famiglia ci siamo trasferiti tre settimane fa, sono sicuro che ormai conoscerete tutti mia figlia, Kira. Oppure no, visto che non ha mai menzionato nessun compagno di scuola.-
Un rumore in fondo all’aula catturò l’attenzione di tutta la classe, che si voltò a guardare una ragazza bruna che stava visibilmente cercando di nascondersi.
-E abbiamo anche quattro nuovi arrivati- continuò l’uomo. –Potreste alzarvi per favore?-
Il gruppo seduto in prima fila fece come richiesto e si posizionò davanti alla cattedra in modo che tutti potessero vedere le facce nuove. Stiles ebbe un tuffo al cuore quando li vide, cadendo quasi dalla sedia. –Date il benvenuto a Teresa Agnes, Minho Lee, Gally...uhm, non riesco a leggere il tuo cognome, e Newt Isaacs.-
Tutto sembrò fermarsi.
Gli occhi del bruno incontrarono quelli del biondo e lì rimasero, come se esistessero solo loro due e il sorriso raggiante disegnato sul viso di quest’ultimo.
 
   
 
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