Élan
(Elän)
Da
un principio così semplice infinite forme,
bellissime
e meravigliose, si svilupparono e ancora si sviluppano
In due anni ogni
vita cambia. Cambiano le abitudini, anche se può sembrare un
controsenso; si
possono rimettere i piedi a terra, nel proprio paese natio, e
scoprire che il
vecchio fabbro è morto e che suo figlio ha ora due figli;
alcuni regni cadono e
altri vengono fondati; delle isole vengono inghiottite dal mare e altre
sorgono
dalla lava di un vulcano.
Presto o tardi
ci
si chiede—dove sono i punti fermi, in un mondo in movimento?
Entrambe hanno
capito che la stabilità – confortante, forse
effimera?, ma liberatoria –
proviene da due spiriti: il proprio e quello del mare.
[La
vita che chiami vita qui si conserva
solo come memoria disseccata, muto sguardo
di fossile o carbone, minerale.]
Tashigi sta
ancora
cercando la propria forza. Si allena più di tutti gli altri
– migliora più di
tutti gli altri, sulla nave.
Sa di non aver
trovato il proprio limite quando, all’orizzonte, pensa di
vedere un’isola e,
sporgendosi dal parapetto, capisce di aver davanti un ammasso di
rifiuti
galleggianti, incollati tra loro sul liscio nero del mare come il
rigurgito di
un mulinello.
Il cuore le si
stringe in una tenaglia mostruosa e sa di non avere ancora la fermezza
che ci
si aspetta da una perfetta spadaccina. Vi farà rimedio.
Le spade
piangono,
entrambi gli spiriti piangono con loro.
Una delle
meraviglie del mare sono gli animali che lo abitano. Essendo una
protetta del
Diavolo, Hina prova profonda nostalgia per i tempi in cui poteva ancora
nuotare. È una nostalgia buona: una voglia struggente che si
abbina alla
perfezione al sapore di una sigaretta – meglio ancora se
nella scia della nave
ci sono dei delfini che si rincorrono nel tramonto delle isole estive,
oppure
dei beluga che nuotano a pelo dell’acqua presso le isole
dell’inverno.
Quando vede
un’orca nuotare su un fianco e sollevare una pinna sopra
l’acqua—
La strada del
mare
(e della giustizia) scelse lei o viceversa?
[Le
montagne parlano la lingua del mare e delle stelle, (...)
un’altra lingua in cui ogni cosa è
uguale
e necessaria, esatta e inessenziale; e tutto varia
col variare del tutto.]
Anche quando gli
spiriti di Tashigi e Hina sono in contemplazione del mare, in nessun
modo le
due donne sono immobili: in ogni secondo delle loro vite entrambe si
raddrizzano e dondolano sul filo dell’equilibrio.
Riconoscono nel
mare una voce media, né positiva né negativa; il
ventre dell’oceano è come il
loro grembo, lo sanno, lo hanno imparato – guardandolo e
lasciandosi cullare
sulle onde, in tempesta o in bonaccia.
Il mare
sopravvivrà a loro.
Nonostante gli
esseri umani si stiano impegnando nel distruggerlo, l’oceano
non si farà sopraffare.
L’era della pirateria finirà: per il mondo
sarà trascorso solo un minuto.
(WE
WERE
HERE!)
Note
Autrice:
Volevo parlare
in
modo delicato del problema dei rifiuti (vero che voi lettori fate la
raccolta
differenziata, vero?) e in modo
altrettanto delicato della bellezza del mare, senza perdermi in troppe
parole,
come invece faccio di solito. E anche parlare delle donne,
perché gli ultimi
fatti sui giornali mi riempiono di rabbia e stupore per un sacco di
motivi.
Poi, amando
tanto
tanto Tashigi e Hina, non potevo non parlare di loro. Non
sono anche loro
forme bellissime e meravigliose?!
Spiego il
titolo:
élan
in inglese vuol dire “energia, entusiasmo”.
È un vigore spirituale (per me
lo è soprattutto per i colori e i suoni) che credo che le
nostre due marine
abbiano – anche se in queste drabble vengono colte in un
momento di
contemplazione, i loro cuori sono in continuo movimento, alla ricerca
di una
stabilità che non è stare fermi, ma è
qualcosa come continuare a muoversi per
rimanere in equilibrio. Elän,
invece, in finlandese vuol dire “io sono vivo, io
vivo”. (Non chiedetemi perché sto studiacchiando
finlandese.) Le due parole non
hanno la stessa origine, vi prego di tenerne conto: però il
fatto che abbiano
suoni simili mi ha subito colpito molto.
Il primo
sottotitolo è una citazione dal libro L’origine
delle specie di Darwin, tradotto da me (quindi in maniera
tutt’altro che
impeccabile); le parti tra parentesi quadre sono citazioni di una
poesia di
Fabio Pusterla, intitolata Sette
frammenti dalla terra di nessuno, VI.
L’ultimissima
frase è una citazione dalla canzone The
Greatest Show On Earth, dei Nightwish.
Vi ringrazio per
aver letto! C:
claws_Jo
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Eiichiro Oda; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.