Da leggere per
comprendere questa storia: questo è un extra
di una storia che ho intenzione di scrivere, e che non darà molto spazio a
Shino o Shiho. Per una volta ho pensato di guardare i fatti con gli occhi di un
non-protagonista della storia, di uno che non è in mezzo ai guai, a cui non sta
per succedere nulla di particolare né è successo. Il tipico amico degli amici
del protagonista, se vogliamo. Ecco perché non mi soffermerò a spiegare
cosa diavolo sia accaduto prima durante la storia, o che fine facciano gli
altri.
Il protagonista è Shino,
punto. La co-protagonista Shiho.
Perché io sono una mosca
bianca e non riesco ad immaginare lei con Shikamaru o Ino con altri ragazzi,
però mi piace comunque fare le coppie di personaggi e non potevo lasciarli
soli. E' stato un casino riuscire comunque a scrivere di uno Shino, e ci sono
tre storie con incipit diversi nel mio pc tutte ShinoShiho che son morte strada
facendo XD
Comunque, tanto per non lasciarvi a bocca asciutta, posso
dirvi che c'è appena stata una rissa di Sakura-Ino- Hinata contro un
gruppo di ragazzi/e della loro scuola che le hanno attaccate, perché ce
l'avevano con Sakura. E che Sakura ha dato talmente di matto da rischiare
seriamente di uccidere qualcuno, dato che aveva già una crisi di suo. E' ovviamente
AU. E Shiho è in classe con loro tre, mentre Moegi è una loro Kohai.
Si ringrazia la Luly e
CodeVeronica per il titolo, che mi ha fatto dannare più della storia XD
Omake.
Lost moments after a punch-up.
Shino vide Sakura cadere a
terra in ginocchio, con il sangue che scivolava lentamente sul suo viso e le
sue spalle, e l'uniforme già inzuppata.
Accanto a lei zoppicò Ino,
con la borsa a tracolla ancora su una spalla e le lacrime agli occhi.
Naruto, steso a terra, il
lungo giaccone da teppista mancato scomposto sotto di sé e un rivolo di sangue
giù per le labbra, la guardava tenendo gli occhi puntati più in alto possibile
e la testa leggermente piegata indietro, e mormorando piano qualcosa, troppo
piano perché potesse udirlo. Dovette aver funzionato, perché Sakura lasciò
finalmente cadere la spranga e riprese a respirare.
«Ma che... diavolo è
successo?» ansimò Kiba accanto a lui, pallido come un cencio e con gli occhi
sempre su Hinata, che era rimasta in piedi, i lunghi capelli neri sospinti dal vento
contro le sue esili spalle, e l'espressione dura e inflessibile che aveva avuto
per tutto il tempo.
«L'aveva detto... Ino l'aveva
detto... che Sakura avrebbe perso il controllo...» mormorò Shikamaru,
lasciandogli andare il braccio e andando verso le ragazze con studiata calma,
per evitare di farle scattare ancora.
Shino alzò gli occhi al
cielo, grigio in modo fastidioso, e sospirò.
Poi ricordò le ragazze dietro
la recinzione, e guardò verso di loro.
La prima, probabilmente alle
elementari o massimo al primo anno delle medie, stringeva con forza i rombi di
ferro e piangeva, probabilmente priva di voce. Del resto aveva urlato per tutto
il tempo, cercando di fermare la sua sempai. La seconda, lunghi capelli rossi
raccolti a coda e spessi occhiali da vista, era rimasta muta, e continuava a
guardare oltre lui. Seguendo i suoi occhi vide Shikamaru aiutare Ino a restare
in piedi, mentre questa a malapena lo guardava.
Shino pensò che probabilmente
quella ragazza aveva una cotta per Shikamaru. Anche Ino l'aveva, e a lui
sembrava assurdo che gli altri non se ne fossero accorti, ma aveva imparato da
tempo che spesso ciò che a lui sembrava ovvio per gli altri non lo era affatto.
Quella ragazza coi capelli rossi era una specie di genio, a quel che aveva
raccontato Sakura, quando? Due giorni prima, ma sembravano due anni, dopo tutto
quello che era successo. Un genio, eppure probabilmente era anche una delle
solite oche che giravano intorno a Shikamaru, o agli Uchiha, e via dicendo. La
cosa gli diede noia, senza che ne sapesse il perché. Di lei non sapeva molto,
sebbene la notasse spesso accanto a loro, oppure in biblioteca le rare volte in
cui erano andati a trovare Hinata o Sakura, e tutto ciò che immaginava di lei
non coincideva con l'idea di oca, ma anche se si fosse sbagliato non si
trattava di nulla di importante, quindi, perché?
Si rese conto di una
fastidiosa sensazione di dolore alla mano solo in quel momento, e abbassando lo
sguardo notò che si era sporcato parecchio di sangue anche lui. Ricordò il
riflesso che lo aveva portato a stringere direttamente la lama del coltello che
puntava alle spalle di Shikamaru, sebbene loro non c'entrassero nulla, e
l'espressione terrorizzata dell'altro mentre lo mandava a sbattere a terra, al
sicuro dalle ragazze.
Nessuno se n'era accorto, e
non vide il motivo per informarli ora, così mise la mano in tasca e
semplicemente s'incamminò, mentre sentiva Itachi al telefono chiamare
un'ambulanza.
Un passo dopo l'altro, ben
presto le voci dei suoi amici sparirono, e lui poté riprendere a respirare e
pensare normalmente, ancora scosso. Che lo reputassero poco umano o meno era
pur sempre solo un ragazzo, e vede la furia distruttrice di quelle tre lo aveva
lasciato annichilito, come anche le grida strazianti di Sakura mentre questa
perdeva il controllo.
Ora riusciva a vedere la
realtà delle cose. Le conoscevano da anni, eppure non si erano mai accorti dei
loro segreti, dei fantasmi terribili del loro passato, e lui, sebbene non si
sentisse particolarmente in colpa, aveva la sensazione di esserne escluso.
Naruto sapeva, sapeva sempre
tutto.
Shikamaru e Choji sarebbero
stati informati da Ino, di sicuro. Hinata non parlava mai molto, ma Kiba forse
avrebbe potuto costringerla a farlo se fossero stati soli. Ed in un modo o
nell'altro, lui sarebbe stato comunque escluso, come se non fosse parte del
gruppo.
Dei passi veloci alle sue
spalle lo fecero voltare, e si ritrovò davanti la ragazza dai capelli rossi che
aveva una cotta per Shikamaru.
Questa rallentò, e gli porse
un ombrello. Il suo ombrello.
«Lo aveva tirato fuori quel
tuo amico, ricordi? E tu lo hai lasciato a terra...» spiegò lei.
«Ah. Grazie.» disse Shino,
allungando il braccio per prenderlo.
«Posso fare la strada di casa
con te?»
La mano di Shino si fermò a
mezz'aria per qualche secondo.
«Come vuoi... ragazzina.»
Doveva essersi parecchio
spaventata se cercava la sua compagnia, e Shino non poteva darle torto.
Camminarono fianco a fianco
in silenzio, lei che stringeva al petto un grosso libro ora, con la coda rossa
che dondolava ad ogni suo passo, e gli occhiali che non potevano nascondere gli
occhi arrossati dal pianto. Probabilmente causato dalle grida di Sakura.
Come minimo lei sapeva tutto,
a differenza sua. Del passato tragico di quella ragazza, dei suoi problemi a
scuola dovuti al suo caratteraccio, di come quel gruppo di teppisti l'avesse
provocata esattamente al momento sbagliato, quando stava per perdere il
controllo già da sola, Dio solo sapeva perché, e così via.
«Come sta la tua mano,
Aburame-san?» domandò all'improvviso la ragazza.
Shino spostò gli occhi su di
lei, senza voltare il viso.
«E tu che ne sai?»
«Ho gli occhi, e ci vedo.»
Shino sospirò. Se l'aveva
visto era solo perché trovandosi dietro Shikamaru era al centro del suo campo
visivo. «Sai chi siamo noi? Il gruppo di ragazzi che era vicino a te poco fa?»
«Teppisti, se non erro. O
almeno, Uzumaki si diverte a chiamarvi così, ma non credo che Shikamaru-san sia
d'accordo. A scuola comunque tutti sanno chi siete, conoscendo bene Yamanaka,
Hyuga e Haruno.»
«Ecco. E non hai paura a
parlare con me?» domandò, desiderando che lo lasciasse in pace. Era già
abbastanza imbarazzante aver agito in modo impulsivo come avrebbe fatto Kiba e
perlopiù inutilmente, senza che qualcuno lo rimarcasse a voce.
«Non particolarmente.»
rispose lei serena.
Stavolta Shino si voltò a
guardarla apertamente.
«Mi riesce difficile aver
paura di qualcuno che per poco non si fa accoltellare per un amico, e che
neppure lo dice all'amico in questione per averne gloria.» spiegò Shiho, con un
sorriso timido.
Shino sbuffò. «Un idiota,
insomma.»
Lei parve stupita: «Perché
mai?»
«Non è il genere di cosa che
faccio di solito.» borbottò infastidito.
«Bugiardo...» mormorò la
ragazza.
«Come scusa?» non si
trattenne lui, stupito che lei ancora continuasse a chiacchierare pacificamente.
Lei sussultò imbarazzata, poi si costrinse a rispondere:
«E' esattamente il genere di
cose che fai di solito, e sempre senza farti vedere. Io però ti ho visto.»
Shino si fermò, e la guardò
dritto negli occhi, sebbene due paia di lenti li separassero riusciva a vederne
la determinazione nel renderlo un amico virtuoso.
«Credo che tu ti confonda con
Naruto.»
«Ti ho osservato bene, perché
ti ammiro molto.»
Il pensiero principale di
Shino fu “Chi è questa pazza?” ma si trattenne dal chiederlo, memore delle
volte in cui Naruto lo aveva espresso rivolto a lui.
«Ammiri me? Ripeto, ti
confondi con Naruto.»
«Oh, ammiro molto anche
Uzumaki.» si affrettò a concordare lei, «E Shikamaru-san. Siete tre persone
molto diverse, ma vi accomuna il fatto che per gli amici facciate di tutto. Chi
più rumorosamente, chi meno. Ammiro te, Aburame, perché nonostante tu non ti
trovi a tuo agio in mezzo al caos proprio come me, nonostante tu sia silenzioso
e ti si consideri diverso, proprio come me, riesci comunque a far parte di un
gruppo come il loro, e senza lasciare che questo ti cambi o ti nasconda al
resto del mondo...» la voce le sfumò nel rimpianto, mentre considerava il modo
in cui lei veniva sepolta dalla folla, «... Spero, un giorno, di poter essere
un'amica come lo sei tu. Anche mantenendo i miei gusti ed i miei modi di fare,
vorrei davvero riuscirci. E magari fermare un coltello con le mie mani.»
aggiunse, a metà tra l'ammirato e lo scherzoso, col viso ormai scarlatto di
imbarazzo.
Shino era in realtà
abbastanza imbarazzato a sua volta, ma aveva dalla sua gli occhiali scuri e il
giaccone con cappuccio a nascondergli il viso nell'ombra, quindi si trovava in
vantaggio e poté ragionare con più calma sulle sue parole. Non si riconosceva
molto in quella descrizione, ma doveva ammettere che non era male.
«E nonostante tutto, ne so
quanto te se non meno di ciò che è successo oggi. Delle cause che hanno spinto
Sakura a reagire in quel modo.» provò a dire, leggermente offeso al ricordo.
Shiho sorrise, «Perché non
provi a tornare indietro e chiedere? O ascoltare, se ti viene meglio.»
Il ragazzo restò senza idee
su come protestare, e alzò nuovamente lo sguardo al cielo.
Nonostante il grigiore,
nonostante il freddo, un coleottero tagliò quel tratto di cielo, infondendogli
un po' più di allegria. Strano a dirsi, ma gli insetti gli davano sempre
sensazioni positive.
«Verrà dal cortile della
scuola?» domandò Shiho, che aveva seguito il suo sguardo.
«E io come dovrei saperlo?»
ribatté Shino, alzando le spalle.
«Beh, tu sei l'esperto, no?»
I due si guardarono. Poi
Shino aggrottò la fronte, e infine aprì bocca.
«Tu non abiti da questo lato
della città, vero?»
Lei sorrise furbescamente.
«Non esattamente.» Evitò di sottolineare che abitava dal lato
estremamente opposto, e che se alle volte era finita da quella parte era stato
perché seguiva Shikamaru incuriosita, e capitava spesso quindi anche vicino a
casa sua, di Kiba, di Choji e così via.
Era un po' imbarazzante
quella parte.
Ciò che Shiho non si
aspettava era che Shino ricambiasse il sorriso. Nascosto dal colletto, ma
appena visibile, ed il suo cuore cominciò inaspettatamente a battere più
veloce, perché sapeva bene che quel ragazzo era famoso per essere impassibile
sempre e comunque.
«Torno indietro.»
Il sorriso di Shiho si ampliò
mentre lui si voltava ancora. Abituata com'era a sentirsi frustrata aveva
notato subito che la sua testa era bassa e i passi strascicati mentre si
allontanava dagli amici. Qualunque fosse stata la causa, doveva essere riuscita
a sollevargli di nuovo l'umore.
«Allora ci vediamo in giro.»
azzardò lei, fermandosi e guardando la sua schiena allontanarsi.
«O alla vecchia rimessa.»
«Come?»
«Lo sai.»
Sapeva eccome che la vecchia
rimessa era il loro punto d'incontro, come anche il locale di Ichiraku poco più
avanti. Si poteva dire che la piazza intera appartenesse al loro gruppo.
«Sì ma...» cominciò confusa.
«Dì che ti ho invitata io.»
la interruppe Shino.
«Oh. Ah, sì.» farfugliò.
«E non sei così lontana
dall'esserlo come dici.» aggiunse, poco prima di svoltare l'angolo.
«Essere cosa?» domandò lei,
alzando la voce perché la sentisse.
«Un'amica, Shiho.» rispose
lui, sparendo alla sua vista.
Shiho restò di stucco.
Poi si rese conto che in
quella breve loro conversazione non gli aveva mai detto il proprio nome.
«Shiho-sempai!» la riscosse
dai suoi pensieri Moegi, che evidentemente si era accorta solo dopo un po' che
era sparita, ancora sotto shock. «Mi stavo preoccupando!»
«Oh. Scusami.» rispose lei,
tornando ad essere la solita silenziosa Shiho. Moegi cominciò a parlare a ruota
libera, gesticolando, e lei si lasciò cullare dal suono delle sue parole appena
sotto i suoi pensieri.
Era stata la prima volta in
cui aveva agito così impulsivamente, correndo dietro a Shino invece che andare
verso Shikamaru e informarsi su come stavano le ragazze, troppo preoccupata per
l'Aburame, che vedeva sempre estraniarsi dal gruppo. Erano così belli assieme,
che le faceva male il pensiero che neppure si rendessero conto di ciò che
avevano. E poi, tutte le volte che provava ad immaginarsi in quel gruppo, non
poteva fare a meno di vedersi come quel ragazzo.
E chissà, magari aveva
ragione lui, lei era migliore di quanto pensasse...
«Moegi.» disse
all'improvviso, e l'altra si zittì. «Domani andremo alla vecchia rimessa a
chiedere ad Haruno e le altre come stanno.» dichiarò. Poi sorrise ancora.
«Shino, sei un coglione! Mi è
preso un colpo!» lo aggredì Kiba all'istante.
«Amico, quando decidi di
sparire come al solito, avverti se è in momenti come questo.» lo rimproverò
bonariamente Choji.
«Qualcun altro deve salire in
ambulanza?» domandò un paramedico in quel momento, mentre Hinata si stringeva
nella giacca di Naruto e guardava anche lei Shino con apprensione.
«Ehi, la storia che Ino
raccontava per prenderci per il... cioè, che noi pensavamo avesse raccontato
per prenderci per il culo, ricordi? Quella storiella con la principessa e il
gatto, e cose così... probabilmente era tutta una metafora, ed era la storia di
Sakura, sai?» lo informò Kiba, dimentico di averlo appena insultato, «Shino, mi
ascolti?»
«Io.» annunciò Shino,
sollevando la mano ferita che ancora teneva in tasca all'indirizzo dei
paramedici. «... Credo di dover venire anche io.»
«Che cazz...» cominciò Kiba.
«Coltello. Il tipo biondo.»
rispose semplicemente lui, telegrafico.
«Shino, sei un coglione.»
ripeté l'altro, seccato per nascondere la preoccupazione.
«Ne parliamo dopo. Dai,
Shino, vieni.» lo invitò Shikamaru serio, con un cenno della mano. «Poi ti
spieghiamo tutto.»
Shino lo guardò per un
momento. Se non avesse messo quella mano in mezzo, ora Shikamaru sarebbe potuto
essere morto.
«Siamo un gruppo, no?»
mugugnò così poco convinto, ricordando le parole di Shiho.
Shikamaru spalancò gli occhi,
poi il viso si illuminò di un fugace sorriso sorpreso. «Sì, certo che lo
siamo.»
Kiba, alle spalle di Shino,
si voltò verso il paramedico: «Credo abbia battuto anche la testa, può fare un
controllo poi?»
«Kiba, ti ucciderò il cane.»
lo avvertì con calma glaciale Shino.
«Lontano da Akamaru! Mostro!»
Shino salì in ambulanza,
nascondendo un altro sorriso. E sedendosi accanto a Ino, sdraiata e fin troppo
cosciente sul lettino, che chiacchierava con l'autista, porse una mano al
paramedico che voleva medicarlo subito, e chiudendo gli occhi si concesse di
ripensare per un momento a quel sorriso timido e a quelle belle parole che mai
nessuno gli aveva detto.
E si chiese se avrebbe mai
rivisto così da vicino quella ragazza.
Era sicuro di sì.
Shino, che sappiamo essere
uno che se la prende facilmente, si sentiva escluso XD Shiho se n'è accorta e
lo capisce bene, così gli è corsa dietro.
In realtà, dato che Shino
compare sempre nelle mie storie e che spesso dimentico Sai, non è proprio lui
che se la dovrebbe prendere XD
Inutile parlare del futuro
ShinoShiho in questa storia, si intuisce già. Ahh, se Kiba lo sapesse, gli
perdonerebbe tutto XD
A tutte le varie
coleottere!