Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: Shirley Mei    11/01/2016    1 recensioni
Ci sono moltissimi misteri in One Piece, tanti che è difficile tenerne il conto. Alcuni ci sono stati svelati, altri probabilmente resteranno per sempre oscuri. Uno di questi, che mi ha ispirata, è il passato di Zoro. Non quello che tutti conosciamo, ma quello di cui nessuno sa. Il nostro spadaccino è arrivato nell'isola di Shimoshiki quando aveva 5 anni...ma quale era prima la sua casa? Chi erano i suoi genitori?
Ecco la risposta che ha dato la mia fantasia, raccontata dallo stesso Zoro! Ditemi pure che ne pensate! ^^
[Modificata il 30-03-15 Ho deciso di aggiungere tre capitoli con qualche caratteristica diversa, ditemi che ne pensate! Accenni ZoroxNami nell'ultimo capitolo ]
Genere: Malinconico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nami, Nuovo personaggio, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Un piccolo miracolo

 

"Non ho paura di un mondo che non ho mai visto: è il futuro in cui credo, perciò continuerò ad andare avanti".




Primavera, una piccola isola del Mare Orientale.
 

Due figure incappucciate avanzavano lentamente sulle strade del villaggio.

Erano arrivati su una piccola imbarcazione, una curiosa scialuppa con una testa d'ariete sulla polena. C'erano stati sguardi incuriositi, tende scostate, i pescatori che ritiravano le reti si erano fermati per un attimo, borbottando. Poi tutto era tornato normale, e la vita di tutti i giorni era ricominciata.

<< Sei sicuro che sia il posto giusto? >> sussurrò una delle due figure, guardando le calme e pacifiche vie del paese, brulicanti di pescatori, botteghe, profumo di pane sfornato e fiori di pesco. C'erano pochi bambini, notò, poteva contarli sulle dita delle mani.

<< Quanto sei fastidiosa! Per la centesima volta: si! Sono sicuro. E ora chiudi la bocca, sto cercando di pensare! >>.

Non rispose, si limitò a rifilargli un sonoro calcio sullo stinco << Attento a come parli, mi hai chiesto tu di deviare la rotta per arrivare qui e fare una sosta >>.

L'uomo digrignò i denti, ingoiando gli insulti che spingevano per uscire << A te non ho chiesto proprio un bel niente! L'ho chiesto a Rufy! >>

<< E poi Rufy ha dato l'ordine, ma pensi che ci saremmo mai arrivati se non avessi detto a me la destinazione? >>

Infuriato, le alzò il dito contro, pronto a gridagliene quattro. All'ultimo momento, tuttavia, cambiò idea. Chiuse la bocca e fece dietro front, allontanandosi.

<< Sai una cosa? Non ho tempo da perdere >>.

Camminò spedito, muovendosi con sicurezza per le vie, il che era tutto dire considerando il senso d'orientamento già tristemente noto di Zoro. Era stato un caso che la Sunny passasse da quelle parti. Qualche mese prima, dopo aver conquistato il tanto agognato One Piece,  il capitano si era messo in testa che voleva tornare al suo villaggio natale, farfugliando qualcosa a proposito di un conto in sospeso da saldare in una certa locanda.

Nessuno si era lamentato, anzi, per l'equipaggio navigare qualche giorno sulle acque placide del Mare Orientale era stato come una vacanza, abituati come erano al clima instabile della Grand Line.

Nami, insieme a Franky, discuteva sulla rotta da seguire e a Zoro era capitato per caso di dare un'occhio alla cartina riconoscendo, tra le isole, quella di Shimoshiki. Così un'idea gli era balenata per la testa.

<< Oi! Rufy! Ho un favore da chiederti! >>.

Chiese al capitano se era possibile fare una sosta durante il viaggio su un'isola vicina a quella di Shimoshiki. Niente di che, ci avrebbe messo meno di mezza giornata.

<< Che problema c'è? >> aveva detto Rufy dondolando la schiena << Ehi ragazzi!! Piccola deviazione!! Nami, pensaci tu! >>.

Sospirando la navigatrice accettò, prendendo da parte lo spadaccino e, cartina alla mano, tentare di capire dove volesse arrivare.

<< Allora, come si chiama quest'isola? >>

<< Non lo so >>

Ci fu un attimo di silenzio.

<< D'accordo... una qualche idea su dove si trova? >>.

<< Non proprio >>.

Socchiuse gli occhi << Vuoi dirmi come vuoi arrivare a questa maledetta isola se non sai un bel sacco di niente su dov'è??!! Siamo sicuri che esista? >>.

Zoro si era passato una mano sui capelli, conscio delle difficoltà che stava creando. Incrociò le braccia e inclinò la testa.

<< Ricordo solo...che da dove vivevo io potevo vedere Shimoshiki, e nello stesso punto tramontava il sole >>

Nami aveva sospirato << Beh, è un inizio >> inclinandosi, aveva tracciato una linea immaginaria sulla cartina. Dopo svariate domande e tentativi, aveva individuato la loro possibile meta. Un minuscolo puntino di terra e roccia, perso nel mare, tanto fragile e piccolo, impossibile da notare.

Erano arrivati due giorni dopo e, sotto richiesta di Zoro, la nave aveva attraccato un po' distante dall'isola. Non voleva farsi notare e la bandiera dei pirati di Cappello di Paglia era piuttosto conosciuta, se non famigerata.

Nami lo aveva accompagnato, un po' per sicurezza un po' perchè in fondo, se erano li era anche colpa sua, in parte.

Era successo molti anni prima, in una di quelle rare sere dove la ciurma, riunita in cucina, si era persa in discorsi sul passato. Partendo da come la loro avventura era iniziata, alle feste, le botte, gli incontri e gli addii. Gare e discussioni su chi avesse dato il pugno più forte, o chi avesse sconfitto il nemico più pericoloso. Ad ogni aneddoto risate e lacrime di gioia sgorgavano a fiumi, nel ripercorrene i giorni passati. Con il passare delle ore, uno ad uno i membri della ciurma si erano poi diretti alle loro camere, per concedersi il meritato riposo. Fino a che non rimasero solo Zoro e Nami, intenti a discutere su chi, anni addietro fosse riuscito a saldare un debito o meno. Accompagnati da una bottiglia di Rum, una tazza di te e la luce di una candela. Erano poi arrivati, chissà come, i discorsi nostalgici. Sui giochi da strada, sulla famiglia. In realtà fu più una chiaccherata a senso unico, perchè Zoro a quanto pare, non aveva molto da dire. E così, sorseggiando il suo te,  Nami prese un respiro e lo chiese.

<< Che cosa sai, sui tuoi genitori? >>.

Non si aspettava una risposta, uno sbuffo più che altro, o un'alzata di spalle, ancora più probabile.

E invece Zoro, inclinando leggermente il viso, aveva iniziato a raccontare*. Tutto d'un fiato, senza giri di parole o discorsi filosofici. Di come era nato, della scomparsa del padre, della sua isola e di come l'aveva abbandonata.

Non aveva aggiunto altro. Nami l'aveva ascoltato con attenzione e, quando ebbe terminato, si alzò. Ripose la tazza dentro il lavandino, aprì la porta della cucina e, sorridendogli, gli disse.

<< Dovresti tornarci, un giorno >>.

Allora si che lo spadaccino alzò le spalle, buttando giù l'ultimo sorso di Rum.

<< Fa male vivere nel passato >>

<< Solo se te ne vergogni >>

Ed eccola li, anni dopo, che lo seguiva in quel villaggio in mezzo al niente.

 

<< Guarda >> proruppe Zoro, ridestandola dai suoi pensieri << Qui è dove compravo il pane. Il negozio c'è ancora ma...prima c'era un tizio con due grossi baffi al bancone >>. Osservò la vetrina qualche istante poi si incamminò, svelto. Girando a destra.

<< Qui ci viveva una donna che mi tagliava i capelli >> e ancora a sinistra lungo un bivio << Di qua si andava per la spiaggia, una piccola. Dall'altro lato ce ne una più grande >>.

E poi, indietro, su per le colline alle spalle del villaggio, verso la scogliera più alta. Il sentiero era in salita e costeggiava un boschetto. A metà percorso Zoro si inginocchiò tendendo il braccio e indicando gli alberi.

<< Di la >> disse << C'è un ruscello. D'inverno si gela sempre tutto, vicino ci crescono delle piante che fanno frutti come le more, solo che sono un po' meno dolci e viola e più avanti...seguimi! >> ma lei non stava ascoltando, lo stava fissando sorpresa << Che fai? Muoviti >>

<< Credo di aver appena assisstito ad un miracolo >> disse all’improvviso

<< Eh!? >>

<< Ma certo! È qui! Qui hai perso il senso dell’orientamento! È qui che lo hai lasciato! >>.

Stava per gridare, furibondo, ma dovette trattenersi perchè, seguendo un sentiero attraverso gli alberi, avevano raggiunto una piccola casa nascosta dentro il boschetto, circondata da un’orto, ricco di frutta e verdura fresca.

Ingoiò l’ennesimo rospo Zoro, dirigendosi verso la casa.

<< Piccola...me ne ricorderò, eccome! Vedrai! >> soffiava tra i denti.

<< E’ questa casa tua? >> chiese Nami, indifferente alle minacce, sbirciando da lontano.

<< No, qui ci viveva la vecchietta che si era presa cura di me >>.

Si incamminò, entrò nel giardino della casa e li vide una ragazza, bruna, che teneva tra le braccia un neonato. Era seduta su una panchina, all’ombra di un melo, e cantava una dolce ninna nanna. Sobbalzò nel vedere i due sconosciuti.

<< C-cercate mio marito? >>.

Lo spadaccino aprì la bocca, ma chissà come, non aveva proprio nessuna idea su cosa rispondere. Che doveva dire? Che una volta una vecchia signora aveva cresciuto in quella casa un bambino che poi era diventato uno dei pirati più ricercati al mondo?

Quella morsa invisibile lo trattenne e se non fosse stato per Nami, non si sarebbe mai sciolta.

<< Ecco, saremmo qui per una vecchia signora, viveva qui alcuni anni fa e vorremmo chiederle una cosa >>.

La ragazza, nel sentire una voce femminile, parve rilassarsi. Rilasciò un sospiro e abbassò lo sguardo sul suo bambino.

<< Capisco, forse cercate la mia nonnina. Mi dispiace ma se ne andata due anni fa. Era molto anziana e… >>

Zoro non volle ascoltare il resto della frase, si dileguò nel bosco, ripercorrendo il sentiero. Nami ringraziò la donna e correndo raggiunse il compagno. Normalmente gli avrebbe assestato un cazzotto sulla zucca, ma non in quel momento.

Anche se non era stata la sua mamma, anche se solo per tre anni, quella nonnina si era presa cura di lui e lo aveva cresciuto, in barba a tutte le difficoltà che si potevano creare. Non doveva essere piacevole scoprirla  scomparsa, senza averla potuta ringraziare.

Il volto di Zoro non lasciava trapelare alcuna emozione, il suo silenzio tuttavia valeva molto più delle parole.

Superarono nuovamente il boschetto, ritrovando il sentiero che portava alla scogliera. Salirono per molto, fino a quando si trovarono così in alto che, voltandosi, era possibile ammirare tutto il villaggio, compreso il porto.

Zoro lo osservò a lungo, in silenzio, sedendosi anche su una sporgenza rocciosa e poggiando le braccia sulle gambe, inclinandosi. Si era tolto il cappuccio e il vento gli passava leggero tra i capelli. Nami era rimasta alle sue spalle, silenziosa. Gli si sedette accanto, sistemandosi su una sporgenza poco più bassa della sua.

<< È cambiata molto? >>

Zoro ghingò, passandosi una mano sui capelli.

<< Per niente. È tutto dannatamente uguale. C'è qualcosa che non va in questo posto >>.

Zoro non era un tipo sentimentale, figurarsi nostalgico. Tutte quelle sensazioni impreviste lo stavano di certo disorientando.

Si rialzò Nami, facendo leva sulle ginocchia << È quasi il tramonto, meglio muoversi. Rufy non resisterà a lungo senza fare qualcosa. Per di qua giusto? >>

Anche Zoro si rialzò, annuendo.

Camminarono in silenzio, percorrendo gli ultimi metri che li separavano dalla loro meta. Ed eccola, alla fine.

Una deliziosa casetta bianca si ergeva silenziosa, circondata da un prato e a qualche passo dalla scogliera. Il tetto era marrone, e le finestrelle ai lati erano aperte, lasciando intravedere delle sottili tende bianche a righe rosse.

Zoro spalancò gli occhi, allibito.

<< È impossibile >> disse, raggiungendo la casetta in poche falcate.

<< Cosa? Che succede? >>

Zoro toccò i muri della casa, ne percorse il perimetro, guardò dentro le finestre e, infine, ne aprì la porta. Come niente fosse.

<< Ma che cosa fai?!? >> sbraitò Nami, afferrandolo per la collottola << Non puoi entrare così! >>

Zoro non le diede retta, guardava l'interno della casa come se fosse un miraggio.

<< È tutto uguale,tutto. Dovrebbe essere caduta a pezzi dopo tutti questi anni e invece...invece >>

Nami lo lasciò andare, esaminando l'interno. Al centro della casa c'era un tavolo, sulla destra, sotto la finestra un letto. Dietro al tavolo si stagliava un grande camino e sul muro sinistro una cucina. Nient'altro.

<< Forse qualcuno l'ha presa dopo che sei andato via >>.

<< Una casa così lontana dal villaggio? >> si bloccò, riflettendo.

Entrò, spostò una delle sedie e facendo una leggera pressione sull'asse del pavimento, questa di alzò, rivelando al suo interno una katana.

<< È ancora qui... >> sussurrò.

Nami si avvicinò, incredula anche lei. Ricordava di quando Zoro glie ne aveva parlato e vederla di persona le faceva uno strano effetto. Era molto antica, quello era certo, ma anche in pessime condizioni.  

In quel momento si udirono dei passi all'esterno, seguiti da una voce.

<< Chi è la? >> gridò un uomo.

Zoro e Nami si alzarono, dirigendosi in fretta verso la porta.

Fecero appena in tempo a superare la soglia che lo sconosciuto gli si parò di fronte, bloccando il passaggio.

<< Chi vi ha dato il permesso di entrare qui?! >>

Nami alzò le mani e sorrise << Mi dispiace! Noi...noi... >>.

Ma non riuscì ad aggiungere altro. Le parole gli morirono in gola.

"Non è possibile..." la ragazza osservò meglio l'uomo. Era anziano e dei lunghi capelli bianchi gli contornavano il viso. Vestiva con abiti semplici, una camicia bianca e gilet marrone sopra ad essa.

Aveva una strana cicatrice sulla guancia sinistra, che sembrava arrivare fino al petto. Teneva stretto un bastone sulla mano destra e gli occhi, notò Nami, pur essendo aperti erano come coperti da un sottile velo bianco, fissi per lo più sul vuoto, segno che quell’uomo aveva certamente perso del tutto la vista. Ma non era quello che l'aveva colpita: età a parte quell'uomo e Zoro erano pressoché due gocce d'acqua.

Stessa espressione imbronciata, stessi lineamenti, stesse labbra.

Fu come guardare l’immagine di un possibile futuro riflessa proprio davanti ai suoi occhi. Che fosse...proprio lui? Quell’uomo era forse...?

Emozionata voltò lo sguardo su Zoro, aspettandosi di trovarlo altrettanto impressionato e invece, lo spadaccino, dopo averlo guardato giusto per un momento, riportò la sua attenzione alla katana, abbassando gli occhi, assumendo un’aria tranquilla, pacata.

“Quest’idiota non se ne è accorto!”

<< Dunque?! >> tuonò quello, non udendo risposta << Vi ho sentiti arrivare già dalla scogliera! Non osate toccare niente in questa casa, o ve ne pentirete! >>

Nami decise di prendere la situazione tra le mani, infischiandosene di Zoro e del suo comportamento così passivo. L’uomo che avevano incontrato, inconsapevole di chi si trovava di fronte, doveva certamente trattarsi del padre del Cacciatore di Pirati. Vivo e vegeto proprio davanti a loro.

Aprì le labbra, la navigatrice, pronta a dar voce alla verità. Tuttavia prima che anche un solo suono fosse proferito, Zoro la fermò, scansandola dietro di lui con la mano.

Il suo sguardo era fermo, la schiena dritta, le mani strette con una presa d’acciaio.

<< Vecchio >> disse, e l’uomo storse le labbra nel sentire la voce di un uomo, forse consapevole che la faccenda in qualche modo si stesse per complicare << È tua, questa casa? >>.

L’uomo batté il bastone a terra, piegando il viso verso Zoro. Corrugò la fronte per un attimo, come se qualcosa lo stesse incuriosendo << Lo è stata, una volta. Ora però ne sono solo il guardiano >>.

<< Per quanto tempo resterai qui? >>

La curiosità si trasformò in confusione << Che vorrebbe dire? Cosa sono queste domande? >>

Zoro fece un passo avanti, drizzando ancora di più la schiena e guardandolo dritto negli occhi << Rispondimi, vecchio >>.

<< Se proprio lo vuoi sapere, ho intenzione di restarci finchè avrò vita >>.

Nami afferrò il compagno per la manica, parlando a bassa voce << Che stai facendo? Non vedi che questa persona è… >>.

<< Allora! >> gridò Zoro, ignorandola, e battendo con forza la katana sul petto dell’uomo, che sobbalzò impreparato, afferrando con riluttanza l’oggetto << Prenditene cura per bene, questa volta >>.

Lentamente la mano di Zoro scivolò via dalla katana. Si voltò quindi verso Nami facendole segno di seguirlo.

<< Andiamo >>.

<< Come andiamo? Ma… >>.

Lo spadaccino la precedette allontanandosi per il sentiero, Nami gli corse dietro incapace di dire altro. Nel frattempo l’uomo prese ad accarezzare la katana, delicatamente con la punta delle dita. Ne percorse ogni centimetro,dal fodero, all’elsa, alla guardia. Da prima confusa, la sua espressione divenne esterrefatta.

<< È proprio lei >>

Non poteva sbagliarsi, quell’oggetto, appartenutogli per metà della sua vita, riusciva a riconoscerlo anche ora che la vista lo aveva abbandonato. Ma se era così, la persona che glie l'aveva portato….

 

<< Zoro! Torniamo indietro stupido! Non lo hai capito? Quell’uomo era di sicuro tuo pa- >>.

<< Lo so! >> gridò il compagno, serio in volto e con gli occhi voltati verso il mare, lontano oltre l’orizzonte. Sospirò, scuotendo il capo << A che servirebbe farlo sapere anche a lui dopo tutto questo tempo? Non c’è nulla che io possa dargli, questo non è più il mio mondo. Non gli devo niente... e di certo lui non deve niente a me >>

Nami abbassò lo sguardo, provando pena, suo malgrado, per quel povero uomo destinato a vivere nell’inconsapevolezza di aver incontrato il proprio figlio.

Ripresero a camminare, tuttavia, fecero appena in tempo a fare qualche passo che delle urla li bloccarono.

<< FERMI!!! Aspettate vi prego!!! >>.

I pirati si voltarono e videro come l’uomo, abbandonato il suo bastone, incespicasse nel tentare di raggiungerli. Teneva stretta tra le braccia la katana e procedeva velocemente, ignorando che i due erano solo qualche metro più avanti.

Nel mettere il piede in una buca cadde rovinosamente, perdendo l’equilibrio e restando in ginocchio. Non si preoccupò nemmeno di attutire la caduta con le braccia, tenendole abbracciate all’arma come il più grande dei tesori.

<< Attento!! >> esclamò Nami correndogli incontro e abbassandosi al suo fianco << Si è fatto male? La aiuto ad alzarsi >>.

<< Non è niente, davvero. Grazie. Dov’è il tuo amico? È qui? >>.

Nami alzò lo sguardo sul compagno, rimasto immobile sul suo posto. Doveva ancora abituarsi alla loro somiglianza, era davvero sorprendente.

<< Ecco, lui… >>.

Pensò alle parole di Zoro, chiedendosi quale era la cosa giusta da fare. Poi però, i suoi occhi si spostarono alle mani dell’uomo, tremavano e a causa della caduta si erano ferite e sporcate di terra. Strinse i denti, decisa.

“ Al diavolo!” pensò.

<< Venga, la accompagno io >>.

Aiutandolo ad alzarsi, lo prese sotto braccio e lo portò di fronte a Zoro, che la guardò con uno sguardo truce, restituito da parte della donna con uno sguardo assassino assai più terrorizzante.

<< Eccoci qui >> sussurrò Nami, lasciando intendere che poteva parlare.

L’uomo alzò lo sguardo e, pur senza la vista, in quel preciso istante sembrò che la presenza del figlio lo stesse soffocando. Aprì le labbra per parlare, ma non ne uscì che un sussurro. Deglutì, chiuse gli occhi e riprovò, deciso. << So che non ho alcun diritto di chiedertelo, sono un uomo ricolmo di vergogna e rimpianti. Davvero, però ti prego >> sospirò l’uomo, allungando la katana davanti a lui << Prendila, portala con te. Grazie a questo oggetto io ho potuto trovare il mio più grande tesoro ed una casa in cui tornare. Non ho altro, ti prego >>.

Il cuore di Nami si strinse, nel sentire la voce dell’uomo spezzarsi, in quella richiesta.

Zoro, sospirando, abbassò lo sguardo. Attese qualche secondo e, lentamente prese la katana. L’uomo sorrise, piegò impercettibilmente il capo e ringraziò, con un filo di voce. Si voltò dunque intenzionato a tornare indietro.

<< Aspetta >> disse Zoro, alzando la katana per ammirarne lo splendore << Un oggetto tanto prezioso, finirei di sicuro per perderlo, in tutti i miei viaggi. E sarebbe un vero peccato… >>.

L’uomo si voltò, sorpreso nel sentire le mani di Zoro afferrare le sue, saldamente e con forza, per poi porgergli la katana.

<< Quindi, conservala per me, oyaji**. Un giorno verrò a riprenderla, di sicuro >>.

Le labbra dell’uomo tremarono e gli occhi, lentamente, si riempirono di lacrime.

<< Oyaji… >> sussurrò piano e nel farlo strinse la katana, come un padre abbraccia il proprio figlio << Grazie...grazie! >>.

Anche Nami, suo malgrado, si ritrovò commossa, asciugandosi piano una lacrima che gli accarezzava la guancia. Osservarono l’uomo allontanarsi e raggiungere lentamente la casa, donando ai due un ultimo cenno della mano, scomparendo poi all’interno.

Nami osservò la schiena di Zoro, immobile fisso sul tramonto, lo sentì tirare sul col naso e sistemarsi il mantello sulle spalle.

<< Fa freddo eh? >> disse, passandosi una mano sul naso.

In realtà la temperatura non era variata di molto, e considerando che l’estate era alle porte, il freddo era da considerarsi parecchio lontano.

“Ma si...Che importa” pensò sorridente.

<< Già >> gli rispose steingendo le spalle.

 

Era calata la sera quando, più tardi, salparono con la scialuppa per tornare alla Sunny. Zoro, silenzioso, guardava la sua isola allontanarsi. Era tanto piccola, tanto fragile, ma era sua ed era viva: i pescatori che rientravano dopo una lunga giornata di lavoro, i bambini che dal molo li guardavano incuriositi, le madri anziane a braccetto delle figlie. E li al suo solito posto, la sua scogliera, che silenziosa sembrava digli addio. Sentì nel suo cuore che qualcosa dentro di lui si era formato in questo luogo e che quindi non se ne sarebbe mai separato davvero.

Chissà come, in quel momento, una profonda stanchezza lo avvolse e, cullato dalle onde, si appisolò sulla spalla di Nami, che si irriggidì immediatamente.

Lo guardò di sottecchi, sospettosa.

<< La senti anche tu? >> chiese Zoro, a bassa voce.

Nami corrugò la fronte e drizzò le orecchie, si sentiva in lontananza una melodia: proveniva dalla Sunny, che si era affacciata all’orizzonte, fiera e maestosa.

La navigatrice capì che era Brook a suonarla, dall’albero maestro.

<< E’ la prima volta che sento questa melodia da Brook >> disse Nami

<< Ah si? >> Zoro sospirò, chiudendo gli occhi << Io invece, credo di conoscerla. Non si chiama forse, “il canto del mare”? O qualcosa del genere? >>.

Nami strinse le spalle e sorrise nel guardare la nuca di Zoro, appoggiata delicatamente su di lei. Una volta aveva sentito che più gli anni passano e più si tende a diventare malinconici. Nel caso di Zoro che aveva un’anima d’acciaio, solida e affilata quanto le sue katane, il tempo non aveva lo stesso effetto.

“ Però chissà…” pensò Nami “ Chissà che questa isola non abbia compiuto un piccolo miracolo, oggi” sospirò, canticchiando la canzone di Brook.

<< Sei stonata >> ringhiò Zoro scostandosi e finendo in mare subito dopo.

<< Chi lo sa… >> disse lei, sconsolata.



 

“Secondo alcune leggende, il mare è la dimora di tutto ciò che abbiamo perduto, di quello che non abbiamo avuto, dei desideri infranti, dei dolori... delle lacrime che abbiamo versato.”

Osho

 

*: capitolo 1 “Umi no Uta”

**: un modo un po’ rozzo di dire papà, usato soprattutto dai ragazzi.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Shirley Mei