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Autore: Emma Fantasy Wilkerson    12/01/2016    1 recensioni
Il mondo è intatto. L'Eruzione non esiste.
Quando riescono a scappare dalla C.A.T.T.I.V.O, Thomas torna a Beacon Hills dove scopre di chiamarsi Stiles, che suo padre è un poliziotto e sua madre è morta.
Pian piano anche i ricordi tornano a galla e tutto sembra tornare com'era prima della C.A.T.T.I.V.O. ... beh, fatta eccezione per tutto il sovrannaturale che quella città sembra attirare.
La vita di Thomas è completamente incasinata. Pensa che non potrebbe andare peggio di così, ma si sbaglia.
E l'unica cosa che può aiutarlo ad attraversare quei momenti di difficoltà, è il ricordo di un ragazzo dai capelli biondi e della sua promessa.
Ambientato durante la 3B.
Genere: Angst, Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Gally, Minho, Newt, Newt/Thomas, Teresa, Thomas
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Siamo sulla stessa barca, Tommy.
 

Newt’s POV
 
Davvero credevano che sarebbe tornato a casa così? Quale ragazzo sano di mente, dopo aver saputo che due diciottenni stavano per uscire nel cuore della notte per cercare qualcuno, se ne sarebbe andato senza farsi domande? Beh, se esistevano persone del genere, Newt non era di certo fra quelle. Oh, no. Soprattutto non da quando aveva notato le cose strane che accadevano a Thomas. Perciò, approfittando del fatto che l’amico non sapesse quale fosse la sua macchina, vi si era nascosto dentro finché non aveva visto i due uscire. Li aveva seguiti senza farsi scoprire fino al bosco e poi aveva continuato a piedi, stando attento a non far rumore. Le cose che aveva sentito uscire dalle bocche dei due amici mentre camminavano, l’avevano turbato profondamente. Per un attimo aveva persino pensato che Thomas fosse impazzito completamente in seguito all’esperienza con la C.A.T.T.I.V.O.
Insomma, chi crederebbe mai ai lupi mannari?
Dovette ricredersi. Ora che si era avvicinato abbastanza, riusciva a vedere i segni degli artigli sulla macchina, e decisamente non potevano appartenere a un semplice animale. –Che covolo era quello?- Chiese ad alta voce, mandando completamente a monte la propria copertura. Dopotutto Thomas l’aveva già avvistato, e la sua espressione che poco prima era esasperata, ora si era tramutata in puro terrore.
-Newt?- era come immobilizzato al suo posto. –Che ci fai qui?-
Il biondo sbuffò avvicinandosi per esaminare l’auto: -Non sono stupido, Tommy. So che c’è qualcosa che non quadra e ho intenzione di scoprire cosa.-
-Non è così semplice...- ribatté il bruno, trovando finalmente la forza di muoversi.
-E quando mai lo è?- lui alzò un sopracciglio in risposta. Davvero credeva di poter liquidare la cosa così? –Credi che io non possa capire? Ho già dovuto sopportare una bella dose di assurdità per circa dieci anni, una in più non mi rovinerà la vita più di così-
Thomas scosse la testa, oltrepassandolo per controllare i dintorni.-È proprio per questo che non voglio che tu ti impicci.- lo sentì mormorare. Fece per controbattere quando d’un tratto il ragazzo si fermò di nuovo, accovacciandosi per osservare una piccola grotta, perfetta come tana per un coyote. –Devo trovare Scott- disse allora prima di partire a razzo verso il punto in cui l’ispanico era scomparso.
Ovviamente Newt lo rincorse, non poteva mica lasciarlo andare così: esigeva delle risposte e, soprattutto, non sapeva come tornare alle macchine. Per fortuna era ancora bravo a correre, nonostante la ferita alla gamba non fosse mai guarita del tutto. I dottori che aveva consultato gli avevano detto che avrebbe zoppicato a vita, poiché era troppo tardi per poter intervenire. Non che gli importasse, ormai quel fatto era diventato parte di lui, come una cicatrice da guerra... oltre che il ricordo del momento in cui aveva perso la speranza, nel Labirinto.
 Si rese conto che Thomas si era fermato solo quando gli andò a sbattere contro.
-Ho trovato qualcosa- stava dicendo a Scott, il quale sembrava senza fiato.
-Anch’io- poi vide Newt e la sua fronte si aggrottò. –Che diavolo ci fa lui qui?-
-Ci ha seguiti.-
-Cosa?!-
-E penso che ci abbia sentito parlare-
Lo sguardo del lupo mannaro si spostò di nuovo e in modo troppo repentino verso il biondo, che cominciò a sentirsi un po’ in colpa per quello che aveva fatto. Ma d’altro canto, era l’unico modo per ottenere quello che voleva. –Non devi dirlo a nessuno, okay?- diversamente da ciò che si era aspettato, Scott gli stava parlando con gentilezza, come se avesse capito cosa gli stava passando nella testa. Sentì una stretta al petto mentre si costringeva a rispondere: -Non posso...-
-Che significa, “non puoi”?- chiese Thomas, il suo tono di voce invece un po’ troppo brusco gli fece male, ma lo fece anche arrabbiare.
-Dovresti saperlo, Tommy- replicò guardandolo. –O hai già dimenticato le nostre regole? Niente segreti fra noi, se uno sa qualcosa deve dirlo anche agli altri, in questo caso Teresa, Minho e Gally.-
L’espressione del bruno di addolcì e si avvicinò a lui per posargli le mani sulle spalle, con un sorriso triste: -Non ho dimenticato, ma è pericoloso...-
-Quando lo capirai, Tommy?- lo interruppe. –Dopo tutto ciò che abbiamo passato, ancora non ti è entrato in quella caspio di zucca che siamo sulla stessa barca? Siamo tornati con l’intenzione di riunirci a te e tornare il gruppo coeso che eravamo due anni fa. Sei il nostro leader e noi siamo pronti a seguirti ovunque, nel bene o nel male.-  fissò insistentemente lo sguardo nel suo, dimentico del fatto che Scott era a qualche passo da loro e li stava fissando come se stessero parlando in una strana lingua. –È così che funziona fra noi. È sempre stato così e continuerà ad esserlo. Ma ti devi fidare... per una volta, smettila di fare l’eroe cercando di salvarci e lascia che siamo noi ad aiutare te.-
Thomas si voltò a guardare l’amico, come per chiedergli il permesso. Doveva essere roba grossa se non poteva prendere decisioni da solo come faceva sempre... oppure, Newt realizzò, Scott era il capo di tutta la gang. Comunque, quando il ragazzo annuì, il biondo lasciò andare un respiro di sollievo che non sapeva di star trattenendo.
-Domani raduneremo tutti e spiegheremo agli altri come stanno le cose, dall’inizio- disse l’ispanico. –Ma ora dobbiamo proprio andare. Stiles, hai detto di aver trovato qualcosa?-
E così tornarono insieme alla piccola grotta vicino al luogo dell’incidente per esaminarla. Newt che fino ad allora non aveva capito perché fosse così importante, non appena vide dei vestiti da bambino e un orsacchiotto di peluche fece due più due.
-È la tana di un coyote- spiegò Thomas.
-Coyote mannaro...- confermò Scott.
-Woh, fermi. Coyote mannaro?- chiese lui, che già trovava strana la faccenda dei lupi, figuriamoci pure i coyote. Gli altri lo ignorarono, continuando a parlare: -Vedete?- Thomas prese il giubbotto blu per farlo vedere a loro. –È di Malia. Ricordi? Lo stesso che indossava nella foto.-
-Non dovremmo essere qui-
-Perché no?-
-Non tornerà ora. Abbiamo appena invaso casa sua, il nostro odore è dappertutto.- spiegò Scott, voltandosi per uscire.
-Se non tornerà qui... dove andrà allora?- con sorpresa di tutti, sé stesso compreso, fu Newt a chiederlo. Se doveva aiutare, tanto valeva farlo da subito. Anche se non gli era ancora tutto chiaro.
-Non lo so...-
Il bruno si massaggiò il mento, guardandosi attorno: -Beh, puoi trovarla ora? Hai memorizzato il suo odore?-
Ora, Newt non voleva prenderla sul ridere, ma non fece a meno di pensare che il nome Scott calzava proprio a pennello al lupo mannaro. E il modo in cui ne parlavano, gli strappò un leggero sorriso.
-Forse. Ma ci riesco meglio quando sono completamente trasformato, e ho paura che se lo faccio non riuscirò più a tornare normale.-
Thomas sospirò. –La porta è ancora aperta...-
Il biondo aggrottò la fronte a quelle parole, spostando lo sguardo dall’uno all’altro. Non aveva esattamente compreso l’ultima parte, ma in qualche modo sapeva che c’entrava con lo strano comportamento dell’amico. Paralisi nel sonno, come aveva scritto sui fogli sulla parete. –Quindi non è solo Tommy che ha problemi, anche tu?-
Scott alzò le sopracciglia, sinceramente sorpreso. Il che era un bene, giusto? –Intelligente il tuo amico, anche gli altri sono così?- chiese al bruno, con un mezzo sorriso.
Sì, era un buon segno. Newt era ancora geloso di lui per essere stato accanto a Tommy per quei due anni quando lui non aveva potuto, ma forse il ragazzo non era così male dopotutto. –Quindi che si fa?- chiese.
-Visto che non riesco a contattare Derek, ci serve l’aiuto di qualcun altro...- continuò l’ispanico, voltandosi verso il bruno. –Questa è una scena del crimine, giusto? Penso che sia un po’ fuori dalla portata del mio capo.-
-Ma non lo è per mio padre-
E così il padre di Thomas era lo sceriffo della città...
Arrivò una decina di minuti dopo che l’ebbero chiamato insieme a qualche altro agente e, come loro, ispezionò il luogo. –Siete sicuri che fosse lei?- chiese loro non appena ebbe finito.
Scott annuì: -L’ho guardata dritto negli occhi e brillavano, come i miei.-
-Ha senso- confermò Thomas.
Newt se ne stette zitto durante tutta la conversazione, non sapendo come intervenire. Faceva male vedere il suo migliore amico interagire con il padre e Scott con così tanta confidenza, perché si vedeva lontano un miglio che era il suo territorio, che sapeva tutto, che era in grado di spiegarlo. Si rese conto che era la prima volta che loro due non erano sulla stessa lunghezza d’onda, che Tommy si stava lentamente separando dalla sua vecchia vita per abbracciare quella nuova. Lo stava perdendo...
-E lui chi è?- chiese d’un tratto lo sceriffo guardando dritto verso di lui, accorgendosi solo ora della sua presenza.
Il biondo si trovò stranamente in imbarazzo: -Um, Newt signore. Sono un vecchio amico di Tom— cioè, Stiles.- Non sarebbe riuscito a chiamarlo in quel modo nemmeno fra un milione di anni, lo sapeva. Era troppo strano.
L’amico gli avvolse le spalle con un braccio, sfoderando il suo solito sorriso radioso per rassicurarlo: -È uno dei miei compagni di avventure, sono appena arrivati a Beacon Hills.-
-Oh...- l’uomo aggrottò la fronte. –Non me ne avevi mai parlato.-
Il viso di Thomas si rabbuiò e Newt capì che doveva sentirsi in colpa, ma lo comprendeva. Raccontare tutta la storia era doloroso, nemmeno lui l’avrebbe fatto.
-E anche lui sa di questa storia?-
-Non era in programma, ma sì.-
-Ah...- annuì, sempre guardando nella sua direzione. –Beh, benvenuto.-
-Comunque sia, papà... pensaci.- continuò l’amico. –Stanno guidando, Malia comincia a trasformarsi e va fuori controllo. La macchina si schianta e muoiono tutti.-
-Tranne Malia- sopraggiunge Scott.
-Lei si sente in colpa, scappa nel bosco e alla fine rimane intrappolata nel corpo di un coyote.-
-Ha senso,- commenta lo sceriffo, annuendo per un secondo prima che la sua espressione cambi in qualcosa tra l’arrabbiato e lo sconcertato. –In un racconto del folklore cinese!- Newt non riesce a non ridacchiare. Non ha mica tutti i torti! – Ragazzi, questa cosa è da pazzi! Voglio che stiate zitti, nessuno lo deve venire a sapere, soprattutto non il signor Tate. Scott? Scott!- l’uomo riprese il ragazzo che stava guardando qualcosa alle loro spalle.
-Scusa, cosa stavi dicendo?-
Ma lo sceriffo non rispose. Invece fissò una macchina che era appena stata parcheggiata in lontananza, dalla quale scesero altri due uomini. –Oh, cavolo. Signor Tate...-
-È suo...- l’uomo un po’ più vecchio prese il giubbotto blu dalle mani del padre di Thomas, mentre l’altro, che assomigliava parecchio a Scott, guardava con rimprovero i tre ragazzi. –Papà...- fece infatti il ragazzo.
-Parliamo fra un secondo. Non mi dispiacerebbe sapere perché tua madre vi lascia girovagare nei boschi di notte.-
E detto questo, si allontanò con lo sceriffo.
Newt aveva il sospetto che la serata non sarebbe finita molto bene per Scott e Thomas.

* * *
 
Dopo la ramanzina della sera prima, erano tornati tutti alle proprie case. Newt  non era stato sorpreso di trovare gli amici addormentati. Quella mattina andarono a scuola, pronti ad affrontare l’ora di storia insieme: era una delle poche classi che avevano in comune. Trovarono Scott e Thomas che parlavano con una ragazza mora, Allison se ricordava bene, ed erano talmente assorti che immaginò stessero discutendo di Malia.
Quando la campanella suonò, la ragazza si dileguò fuori dall’aula e Thomas si sedette al banco alla sinistra del biondo, per la sua felicità.
-Ehi, ragazzi.- sussurrò il bruno al gruppo dopo averli salutati. –Vediamoci dopo scuola davanti all’entrata. Io e i miei amici dobbiamo parlarvi- fece un cenno a Newt perché se ne occupasse, il quale sorrise in risposta. Era normale essere eccitato ma anche agitato per tutta quella storia? Gli era mancata l’avventura, nonostante gli ultimi due anni non fossero stati esattamente leggeri.
Il professor Yukimura cominciò a spiegare e la classe si fece di nuovo silenziosa. Dovevano leggere un passaggio di un qualche libro.
-Signor Stilinski, vuoi venire tu?- il bruno alzò la testa di scatto sentendosi chiamare, muovendosi nervosamente sul posto. –Ehm, magari... magari qualcun altro?-
Newt aggrottò la fronte. Da quando Thomas si tirava indietro per qualcosa? Non era mica timido, lui.
-Tutti partecipano nella mia classe, signor Stilinski.-
Il biondo guardò l’amico alzarsi con titubanza, raggiungendo il leggio. Guardò le sue mani stringersi su di esso e la sua fronte imperlarsi di sudore nell’evidente tentativo di leggere ciò che c’era scritto sul libro. Gli occhi del bruno cercarono i suoi e probabilmente anche quelli di Scott nella classe. Entrambi si alzarono subito dai loro posti.
-Stiles?- lo chiamò l’ispanico. –Stai bene?-
Il bruno lanciò uno sguardo di implorazione a Newt, che vedendolo in quelle condizioni si avvicinò velocemente per sorreggerlo. Anche Scott aveva fatto lo stesso.
-Lo portiamo in infermeria- disse il biondo al professore. Guardò i suoi amici, immobili ai loro posti con gli occhi sgranati per lo shock, prima di trascinare Thomas fuori dall’aula.
In bagno, il ragazzo si aggrappò subito a uno dei lavandini, fissando il proprio riflesso nello specchio.
-Ehi, Stiles. È un attacco di panico?- chiese Scott, la cui voce trasudava preoccupazione.
Newt non aveva idea di cosa stesse accadendo, del perché il suo migliore amico stesse così male facendo stare male anche lui. Gli posò una mano sulla schiena e gli prese una mano, stringendola forte.
-È solo un sogno... è solo un sogno...- continuava a ripetere.
Scosse la testa: -Non è un sogno. Tommy, guardami, non è un sogno. Sei qui, con me, con noi.- Lanciò uno sguardo a Scott in cerca di aiuto.
-Okay, cosa fai per capire se stai dormendo?- chiese lui poco dopo.
-Conto le dita. Nei sogni si hanno delle dita in più...-
Newt si allontanò di un passo, giusto quel poco perché potesse vederlo, ed alzò un dito: -Conta con me, Tommy. Uno- gli scrollò una spalla perché lo guardasse e, non appena lo fece, contarono insieme fino a dieci. Solo a quel punto il suo respiro cominciò a calmarsi; si sedette sul pavimento con la schiena appoggiata al muro. Newt non riuscì a trattenersi dall’abbracciarlo, accarezzandogli i capelli per calmarlo.
-Che cosa mi sta succedendo?- sussurrò, la voce tremante attutita dalla maglia del biondo.
Scott, che fino ad allora era rimasto a guardare la scena in silenzio, si inginocchiò accanto a loro: -Lo scopriremo. Andrà tutto bene.-
-Davvero?- Newt si spaventò per quel suo cambio di atteggiamento. Era raro che Tommy perdesse la speranza, lui era sempre quello che aveva un piano B, che spronava tutti quanti ad andare avanti. E quando una cosa del genere succedeva, il biondo si sentiva sempre in dovere di ricordargli chi era. Il loro leader. –E tu?- continuò il bruno. –Scott tu non riesci a trasformarti. Allison è perseguitata dalla sua zia morta. E io sto completamente perdendo la testa...-
Newt si separò da lui, tenendo però un braccio sulle sue spalle. Non capiva. Non ancora. Ma almeno ora sapeva che erano in tre ad avere problemi.
-Non possiamo farcela, Scott. Non possiamo salvare Malia. Non possiamo salvare nessuno.-
-Ma possiamo provarci- si intromise lui, spostando lo sguardo tra i due. –Ti ricordi quando Alby e Minho stavano per essere intrappolati nel Labirinto e tu sei corso all’interno prima che le porte si chiudessero? Tutti credevamo che per loro non ci fosse più speranza, che non avrebbero superato la notte. Ma tu non volevi abbandonarli lo stesso, anche se c’era l’un percento di probabilità di sopravvivere. Tu non ti sei arreso- Allungò una mano per asciugargli una lacrima, sorridendogli dolcemente. –Non farlo anche ora.-
Scott stava annuendo. -Newt ha ragione- E questo probabilmente bastò a convincere il bruno, il quale continuò a guardarlo mentre chiedeva, cercando le parole adatte: -Lo faremo insieme, vero?-
E il sorriso del biondo si allargò. –Insieme.-
   
 
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