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Autore: Geneve    14/03/2009    2 recensioni
"Immaginai che stesse cantando così per me, soltanto per me, con tutta quella passione, come ai vecchi tempi. Ma erano solo fantasie." Questa non è una storia di principesse nè di eroi, non è una storia d'amore, non è neppure una storia reale... soltanto il frutto di un immaginazione distorta.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Quanto è scritto in questa storia non è reale nè a scopo di lucro

 

Stava piovendo e l'unico suono ad echeggiare nella via era quello dei miei stivaletti. Ero in ritardo, presi l'autobus e corsi veloce per le strade, fino a raggiungere quel maledetto locale. Appena entrai un tizio in divisa mi squadrò in modo sospettoso, tirai fuori dalla tasca dei jeans un biglietto e glielo porsi con un sorriso, mi lasciò subito passare sorridendo a sua volta. Davanti a me vidi un manifesto che ritraeva cinque ragazzi, dominato da una scritta nera: "Guns n' Roses". Li conoscevo, li conoscevo di persona. Quanto tempo era che non li vedevo? Eppure li seguivo smpre...

Il concerto stava per iniziare perciò decisi di predere posto tra le prime file, vicina ma non troppo in vista. La sala era gremita di persone felici, eccitate, euforiche, ansiose. Ma la più ansiosa di certo ero io. Spensero le luci, feci un profondo respiro e chiusi gli occhi. La gente stava andando in delirio, sentii le mie gambe tremare, temevo che mi cedessero, sentivo tutta l'energia della sala affluire nel mio corpo, per un secondo avrei voluto essere altrove. Quando riaprii gli occhi rimasi senza fiato e in fondo ero contenta di essere lì, di vederli di nuovo suonare... Slash, Duff, Steven, Izzy... e lui, soprattutto lui, il mio migliore amico, William Bailey Rose, ora per tutti Axl Rose.

Il concerto fu sensazionale, uno dei migliori che avessero mai fatto a mio avviso, forse perchè mi mancavano tanto, forse perchè in fondo stavo davvero bene lì, era quello il mio posto, in quella città, confusa fra la gente, immersa nel mio mondo, forse perchè aprirono il concerto con Rocket Queen, e anche se ora tutto questo mi sembra impossibile per un attimo pensai che quegli occhi, quegli occhi che mi conoscevano così bene e che io conoscevo altrettanto bene, si fossero fissati nei miei, per un istante... Uno sguardo profondo, uno sguardo che mi mancava da morire. Immaginai che stesse cantando così per me, soltanto per me, con tutta quella passione, come ai vecchi tempi. Ma erano solo fantasie. La performance si concluse con due canzoni nuove, due canzoni che non avevo mai sentito prima di quel giorno, due canzoni che, diciamocelo, erano uniche: Estranged e November Rain. Mi lasciarono sorpresa, shockata, soddisfatta e insoddisfatta insieme. Era impossibile spiegarlo e forse non era neppure razionale provarlo, ma era come essere morta e rinata un milione di volte in quella musica, in ogni singolo momento. Le emozioni si mescolavano, le sensazioni si sovrapponevano, dolore, amore, sincerità, inganno, tristezza, gioia, malinconia, e sempre quel costante senso di inappagabile necessità che mi lasciava storditita.

Quando il concerto terminò mi feci largo tra la folla, "o ora o mai più" pensai... E ci riuscii, la security, non so per quale bizzarra coincidenza, non mi notò, ed io entrai indisturbata nel camerino di Axl.

Era molto grande, le pareti erano candide e c'era un bel tavolo di legno chiaro al centro della stanza, con appoggiato un posacenere e una sigaretta lasciata a metà, ancora accesa, c'erano delle sedie e delle poltroncine di costoso velluto, una grande finestra che dava sulla città. Dalla stanzetta a fianco udii lo scrosciare dell'acqua. Decisi di rimanere ad aspettarlo guardandomi attorno. Comparve sulla porta, i capelli un po' bagnati e un asciugamano intorno al collo, le gote erano arrossate e sul petto nudo scorreva qualche goccia d'acqua. Non mi vide subito così lo chiamai -Billy- dissi, in quello che fu poco più di un roco sussurro, ma lui mi aveva udito lo stesso, si voltò verso di me incredulo -Layla?!- esclamò con una nota di incertezza, ma i suoi occhi tradirono un lampo di gioia nel vedermi, gioia che condividevo a pieno. Gli corsi incontro e lo abbracciai come un fratello che non vedevo da anni.

Questa non è la prima fic che scrivo, ma è la prima che pubblico, presto la completerò con il secondo capitolo, spero che vi piaccia perchè per me scriverla ha significato molto. Vi prego di recensire e darmi i vostri pareri in modo da potermi migliorare. Geneve
  
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