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Autore: Lou Asakura    14/03/2009    10 recensioni
Le labbra di Ichigo si tesero in un sorriso. «Lo diceva, tua madre, che sei impaziente e testardo proprio come me…».
«Ma io voglio diventare uno shinigami! Adesso!».
Il padre rise e scompigliò i capelli neri del ragazzino. «Lo diventerai, e lo diventerà anche tua sorella, come me e come tua madre. Ma a tempo debito». [...]
«Ehi, papà», disse. «Gara di shunpo fino a casa?»
«Quando vuoi,» rispose lui, ed attese che il figlio fosse partito per seguirlo, qualche secondo dopo, balzando con agilità da un tetto all’altro. Lo superò immediatamente. «Passeranno anni prima che tu riesca a battermi, caro mio!». Disse, mentre schizzava metri in avanti.
«Lo vedremo, papà!», rispose lui, e si portò in avanti, la mente che già correva al giorno successivo ed alla propria nuova vita da studente dell’Accademia.
~Avviso: Nuovi personaggi.
[ Semplice tentativo di immaginare come saranno i pargoli dei nostri bleacher
Genere: Comico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
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- Capitolo 2-

Shin’o, Accademia per Shinigami! Primo giorno.

 

 

 

 

 

 

Kaien non aveva mai visto una cosi grande moltitudine di ragazzi tutti assieme. Poco dopo che ebbe varcato l’ampio cancello che conduceva all’interno dell’edificio, si concesse un’ampia occhiata a quella che sarebbe stata la sua casa nei mesi a venire: notò immediatamente che l’intero l’Istituto Spirituale Shin’o per apprendisti shinigami assomigliava incredibilmente ad un Do-jo, simile a quello nel quale era solito allenarsi con suo padre, e ciò contribuì a farlo sentire a suo agio più di ogni altra cosa.

I lunghi corridoi erano affollati di ragazzi di ogni età, alcuni urlanti, altri entusiasti, altri vagamente preoccupati, ed il rumore soffocato dei piedi nudi sul tatami era il suono più evidente, insieme alla moltitudine di voci.

Kaien vide tutto questo e ne rimase affascinato.

Si guardò intorno più volte, un po’ incredulo ed un po’ impaziente, lanciò lunghe occhiate alla folla di coetanei che lo circondava e provò ad immaginare quali sarebbero divenuti suoi grandi amici e quali i peggior nemici.

Poi, fissandoli uno ad uno, notò una cosa che prima gli era sfuggita: tutti avevano già indossato l’uniforme, e lui era, apparentemente, l’unico a non averlo ancora fatto.

Avvampò leggermente, e d’improvviso provò il forte desiderio che nessuno lo fissasse mentre, lesto, sgusciava all’interno di una stanza apparentemente vuota e sfilava dalla sacca la propria divisa per indossarla.

Si chiuse la porta alle spalle; stava appunto per sospirare di sollievo, quando udì un leggero fruscio proveniente da dietro. Prima che potesse fare alcunché, un dolore acutissimo gli trapanò la testa e la vista gli si appannò di colpo, il tutto accompagnato da una voce femminile che urlava qualcosa di tremendamente simile a “Pervertito!”.

Dolorante e rannicchiato al suolo, Kaien si tenne la testa stretta tra le mani per buoni venti secondi prima di riuscire a riprendere il possesso di sé.

«Si può sapere perché accidenti mi hai colpito?», sbottò, furioso, rivolto alla ragazza (della quale vedeva solo i piedi) che gli stava davanti.

«Io?», sibilò quella, altrettanto collerica. «Tu sei entrato mentre mi cambiavo! Pervertito!».

Kaien inarcò un sopracciglio e ricordò: doveva indossare l’uniforme.

Ignorando totalmente la ragazzina urlante ed il forte giramento di testa, si resse alla maniglia della porta per rialzarsi in piedi e fece per uscire dalla stanza, quando quella lo bloccò tirandolo malamente per una manica.

«Ehi!», fece, «Non fare finta che io non abbia detto nulla!».

A quel punto, forse a causa di quelle parole o forse dell’inflessione particolare della sua voce, nella testa di Kaien scattò qualcosa. Qualcosa come un ricordo... parole già udite. Una voce già udita. A quel punto, suo malgrado, sollevò gli occhi color nocciola e li posò sulla ragazza, guardandola in viso per la prima volta.

Rimasero entrambi senza parole. La bocca spalancata, si fissarono per secondi interminabili, puntandosi contro l’indice a vicenda, prima di riuscire a biascicare qualcosa.

«S-Sora!», esclamò Kaien, quando lo stupore iniziale fu passato. Era certo che fosse lei: nonostante la voce assai diversa da quella che ricordava –l’ultima volta era poco più che una bambina-, il tono autoritario intriso in essa era sempre lo stesso.

E poi - pensò, con un mezzo sorriso - nessun’altro gli aveva mai urlato più spesso di lei “non fare finta che io non abbia detto nulla”, e per di più con quell’inconfondibile nota imperiosa.

Sora lo guardava ancora come se non credesse ai proprio occhi. «Oddio. Kaien», sussurrò, dopodichè quasi urlò. «Kurosaki Kaien!». Gli rivolse un ampio sorriso e gli gettò le braccia al collo, poi si ritrasse quasi subito, imbarazzata, intuendo probabilmente cosa significasse il fatto che non avevano più nove anni.

Anche Kaien arrossì, e non poté fare a meno di domandarsi perché: infondo, lui e Sora avevano più volte fatto il bagno insieme da piccoli e condiviso la maggior parte della propria infanzia.  

«Ehm, allora, anche tu qui?», domandò, per rompere l’imbarazzo. «Lo zio Uryu ti ha permesso di venire?».

Sora si gonfiò d’orgoglio. «Si», confermò, «non gli ho permesso di indirizzarmi ad una vita fatta di tuniche bianche, archi, frecce e ridicole croci. Mi dispiace per la tradizione di famiglia, ma a quella possono pensarci Go e Roku, se proprio ci tiene».

Kaien rise: Sora non era cambiata. «Dimmi, come stanno quelle due pesti?», chiese, e provò ad immaginare quanto due bambini di tre anni e mezzo potessero essere cresciuti in ben quattro anni. «Hanno messo la testa a posto?».

Sora sospirò. «Direi che sono peggiorati. Papà non sa più cosa fare con loro, mamma invece li trova divertenti... beh, di certo i loro scherzi non lo sono. Per niente».

«Alla prossima occasione voglio proprio vederli. Sono... beh, quattro anni. E’ tanto, eh?».

La ragazza annuì. «Già! Mi chiedo perché ci siamo persi di vista per tanto tempo. Tu lo ricordi?».

Kaien si portò una mano sul mento e rifletté per qualche attimo. «No», concluse. «avevamo litigato, questo è certo... ma proprio non ricordo per cosa».

«Anch’io... ah! Come sta Sacchan?».

«Rottura di scatole come sempre».

Sora sospirò. «Lo è solo per te, Kaien. E’ adorabile!».

«Si, soprattutto quando ti costringe a giocare a “prendiamo il the coi peluche”. Adorabile».

«Humpf», bofonchiò Sora, «prestamela ed io ti cedo volentieri Go e Roku».

«Affare fatto!», esclamò Kaien, ma proprio in quell’istante due Jigoku Chou entrarono dalla finestra e svolazzarono attorno alle loro teste.

Una si posò sulla spalla di Kaien. “Tutti gli studenti sono attesi nel cortile principale per il discorso di benvenuto entro cinque minuti”. Il ragazzo rimase per qualche attimo senza parole: il messaggio trasportato dalla farfalla gli era penetrato direttamente nel cervello non appena l’aveva sfiorato, come una sorta di telepatia.

Essere un apprendista shinigami cominciava a piacergli sempre di più.

«Kaien!», Sora lo riscosse bruscamente, scuotendolo per le spalle. «Tra cinque minuti! Presto, non indossi ancora l’uniforme!».

Kaien trasalì. «Giusto!», esclamò, e si affrettò a prelevare la divisa dal pavimento dove l’aveva lasciata cadere. «Non sbirciare!», disse a Sora, ma lei si era già voltata, leggermente rossa in viso. Kaien si chiese se anche lei trovasse buffo il fatto che l’ultima volta che si erano visti avevano nuotato insieme nel fiume senza alcun imbarazzo.

«Fatto?», domandò la ragazza, senza voltarsi.

Kaien finì di allacciare l’obi, con qualche difficoltà -improvvisamente, sua madre prese a mancargli molto-. «Fatto», annunciò, e schizzò fuori dalla stanza, lungo i numerosi corridoi affollati, seguito da Sora.

 

*

 

Ichigo non smise un attimo di fissare la moltitudine di ragazzini davanti a sé finché tutti non furono scomparsi all’interno dell’edificio; a quel punto, prese a fissare il cortile vuoto, chiedendosi quando ci sarebbero state le prossime vacanze. Probabilmente a Natale. Quanto mancava a Natale...?

«Papà», fece Masaki, accanto a lui, tirandogli l’haori con la manina.

Ichigo spostò lo sguardo verso il basso ed incontrò gli occhioni blu della figlia che lo fissavano, vagamente lucidi.

«Papà, Kaien mi manca già», sussurrò lei, tirando su col naso. Era evidente che si stesse sforzando di non piangere. «A te no?»

Il padre le sorrise, intenerito, e la sollevo tra le braccia. «Si, piccolina», rispose, «manca tanto anche a me».

Masaki rispose al sorriso, mostrando i dentini bianchi, dopodichè spostò lo sguardo sulla madre e sussurrò, piano. «Manca pure a lei?»

Rukia stava a qualche metro da loro, pensierosa e con le braccia incrociate al petto, ed anch’ella fissava l’imponente edificio come se sperasse di veder ricomparire il figlio da un istante all’altro.

«Si», rispose nuovamente Ichigo, «anche a lei».

Masaki, soddisfatta dalla risposta, si divincolò dalle braccia del padre e sgusciò a terra.

Ichigo raggiunse Rukia.

«Nostalgia?», domandò.

Lei lo guardò e scosse leggermente il capo. «No, è solo... beh, è strano essere di nuovo qui dopo tanti anni».

«Come ritornare al passato? Beh, io purtroppo non c’ero, perciò non posso saperlo». Lo disse con una punta di rimpianto, e Rukia dovette percepirlo, perché gli strinse la mano.

«Ora ci sei, bakamono», sussurrò, la guancia premuta contro il petto di lui, intensificando la stretta delle loro mani. «Conta questo»

Ichigo le sorrise ed avvicinò il volto al suo. «Arigatou», respirò sulle sue labbra.

Sentì il volto di Rukia tendersi in un sorriso.

Dopodichè, la voce della loro secondogenita che li chiamava - evidentemente entusiasta per qualcosa - li costrinse a staccarsi di colpo, un po’ rossi in viso.

«Papà, mamma!», gridava, correndo verso di loro, «guardate chi c’è!».

Alle spalle della bambina, i due videro avanzare un uomo ed una donna che li salutavano. L’uomo fece appena un cenno col capo, andandosi a sistemare gli stretti occhiali sul naso, mentre la donna agitò furiosamente le braccia per farsi notare, urlando un “ciao” a pieni polmoni.

«Sempre gli stessi», borbottò Ichigo, ma dovette ammettere che la cosa non gli dispiaceva. Erano pur sempre i suoi migliori amici.

I due li raggiunsero entro pochi secondi.

«Giorno, Kurosaki», commentò Ishida, con tono falsamente freddo. «Vedo che purtroppo i tuoi capelli non hanno ancora cambiato colore. Me ne rincresco».

Ichigo aggrottò le sopracciglia, piccato. «Vedo che sei ancora un ridicolo Quincy-Megane, neh, Uryu?».

Rukia ed Inoue sospirarono entrambe.

«Giorno, Kurosaki-kun», salutò allegramente quest’ultima, ignorando il marito che lanciava insulti d’ogni genere al suddetto Kurosaki.

«Oss», rispose lui, «Si può sapere perché ancora non mi chiami per nome, Orihime?».

Rukia annuì. «Anche me. Mi chiami ancora Kuchiki-san!».

«Ma... non riesco a chiamarvi se non Kurosaki-kun e Kuchiki-san! Oddio, ora ci provo...». E la sentirono borbottare più volte sottovoce le parole “Ichigo e Rukia, Ichigo e Rukia, Ichigo e Rukia...”.

«Proprio irrecuperabile, eh» rise Rukia, ed Ichigo annuì. Era quasi riuscito a dimenticare il fatto che non avrebbe rivisto suo figlio per mesi.

«AH!», esclamò, all’improvviso. «Se voi due siete qui vuol dire che Sora-chan è riuscita a...».

Lo sguardo di Ishida si fece improvvisamente cupo. «Si», mugugnò, tra i denti. «Quel piccolo diavolo... si è permessa di dire che... che... che preferisce il nero!». Guardò gli altri tre, come se si aspettasse di ricevere parole di conforto del tipo “Tranquillo, sai che scherzava”, ma quelli rimasero zitti e immobili.

Poi, Ichigo scoppiò in una sonora risata. «E brava Sora-chan!», esclamò, dando una pacca sulla spalla dell’amico. «Lo sapevo che avrebbe scelto la strada giusta!».

«Kurosaki, attento a te...», sibilò Ishida, ma venne interrotto da Inoue, che commentò, candida «Anch’io sono felice che abbia scelto gli shinigami!».

A quel punto, Uryu Ishida si rannicchiò in un angolino desolato deciso a non uscirne per i prossimi decenni.

Ichigo decise di smettere di provare a cavarlo fuori dal suo anfratto e dedicarsi a qualcosa di più utile: con lo sguardo, cercò Masaki che giocava lì intorno, per accertarsi che non le fosse accaduto nulla (l’ultima volta che l’aveva persa di vista per più di un battito di ciglia, l’aveva ritrovata infilata nella lavatrice). L’avvistò qualche metro più in la, ridente, intenta a farsi rincorrere da due bambini più piccoli di lei e palesemente identici tra loro, ad eccezione del colore dei capelli, un arancione-castano per l’uno, nero-blu per l’altro. Quando i due ebbero acchiappato Masaki, lei ed uno di loro presero a rincorrere l’altro; il gioco pareva divertirli un mondo.

«Quelli sono i piccoli Go e Roku?», domandò Ichigo ad Inoue, sorpreso.

Lei annuì.

«Beh, non sono più tanto piccoli, a quanto pare».

Inoue rise. «Sono passati quattro anni da quando li hai visti l’ultima volta, Kurosaki-ku... ehm, Ichigo». Arrossì un po’.

«Proprio non ce la fai, eh?», commentò lui, ed Orihime annuì.

«Kurosaki-kun è sempre Kurosaki-kun».

«Ma adesso, tu...».

Inoue scosse il capo con forza. «Tranquillo, tranquillo, Kurosaki-kun! Io con Uryu sto bene, davvero, ormai... non ci penso più».

Ichigo le sorrise, sollevato. «Sono felice per te».

Si guardò intorno, alla ricerca di Rukia: la trovò impegnata a rincorrere i bambini, e pareva incredibilmente divertirsi tanto quanto loro.

Sbuffò, vagamente intenerito. «Meglio che vada a riprendermi mia moglie», disse ad Inoue, salutandola. «Altrimenti rischio che le venga la voglia improvvisa di un altro bambino...».

Per un attimo, prese in considerazione l’idea. «Beh, non sarebbe male», si ritrovò a sussurrare tra sé, con sua sorpresa, «per niente».

 

*

 

Il cosiddetto Discorso di Benvenuto era quanto di più noioso Kaien avesse mai udito in vita sua, incluse le prediche di zia Yuzu sull’importanza di lavarsi i denti tre volte al giorno dopo i pasti.

Sora aveva brillantemente suggerito che potesse trattarsi di una prima prova da superare. “Solo i più forti di stomaco ce la fanno”, aveva annunciato, e Kaien si era trovato totalmente d’accordo con lei. Ma non pensava di essere abbastanza forte da resistere ad altri dieci minuti di filippiche su “L’importanza dell’essere dei privilegiati Studenti dello Shin’o, Istituto dello Spirito, fondato più di duecento anni fa dal Capitano Comandante Generale delle Tredici Brigate di Protezione, Yamamoto Shigekuni Genryusai”, ed avanti così all’infinito.

Cominciò a desiderare ardentemente una delle consuete gare di Shunpo con suo padre o un sano allenamento con il caro Zangetsu.

«Io mi suicido», sussurrò a Sora, la quale pareva annoiata tanto quanto lui, ma si sforzava almeno di ascoltare.

«Se lo fai, voglio che mi lasci la tua collezione di CD», fece quella in risposta, «comunque, addio. E’ stato bello rivederti».

Kaien sbuffò. «Grazie mille, Sora. Sei un’amica».

«Non c’è di che», rispose distrattamente lei, e tornò a concentrarsi sull’interminabile sermone, che ora proclamava “...in quanto l’Orgoglio di uno Shinigami è donare la sua vita per la Soul Society, e non potrebbe esserci al mondo onore più grande...”.

«Bla Bla. So già tutto, me l’ha spiegato mia madre quando avevo tre anni».

«Non sono tutti fortunati come noi, sai?», gli sussurrò Sora, con una punta di risentimento «alcuni tra questi sono nati nel Rukongai e non sanno nulla di Shinigami. La loro fortuna è stata possedere un po’ di reiatsu. Cosa che per noi è scontata».

Kaien si sentì improvvisamente molto in colpa. Si guardò attorno, e fu certo di aver identificato quali fossero i ragazzi del Rukongai: erano forse più trasandati e malridotti degli altri, ma se ne stavano immobili, gli occhi fissi sul vecchio shinigami che pronunciava il discorso, decisi a non perderne neppure una parola. Sapevano di aver ricevuto un’opportunità unica e non desideravano sprecarla.

Nei loro occhi, Kaien vide una determinazione simile a quella scorta negli occhi dei suoi genitori, o dello zio Renji, o di chi ne aveva già passate tante nonostante la propria età ed aveva più volte lottato per sopravvivere, ed era fiero d’esserci riuscito.

«Lo so», sussurrò a Sora, stavolta a voce molto bassa. «Anche mia madre era così». E ne sono fiero, si ritrovò a pensare.

Dopodichè, s’impose di non perdere più neppure una parola dell’orribile discorso, per quanto fosse difficile (impossibile suonava assai meglio).

Ma quello non durò ancora a lungo.

Dieci minuti dopo, l’anziano shinigami smise di parlare e fece segno a qualcuno dietro di lui perché si avvicinasse. «Vi presento», annunciò. «Il finanziatore dello Shin’o, Istituto per Shinigami, colui grazie al quale tutti voi potete essere qui oggi. Attualmente al Capo del celebre e prestigioso Clan Kuchiki, ultimo erede...».

«... Kuchiki Byakuya», concluse per lui Kaien, gli occhi spalancati. Non si aspettava che suo zio Byakuya (decisamente lo zio che detestava di più tra tutti quelli che aveva, acquisiti e non) fosse il finanziatore dell’Accademia, ne avrebbe immaginato di trovarlo li.

Era perfettamente a conoscenza dell’odio che lo zio provava verso di lui, probabilmente a causa della così evidente somiglianza con suo padre e di conseguenza con Shiba Kaien, l’uomo da cui aveva preso il nome.

Non ne fu certo, ma gli parve di vedere Kuchiki Byakuya che rivolgeva un’occhiata gelida nella sua direzione. Rabbrividì.

«Simpaticissimo tuo zio, eh?», commentò sarcastica Sora.

Kaien non rispose.

Guardò verso il piccolo palco sul quale suo zio ed il vecchio shinigami parlottavano a bassa voce. Poi, notò per la prima volta le razioni della platea che lo circondava: all’iniziale silenzio si erano sostituiti una moltitudine di mormorii eccitati, tra i quali Kaien riuscì a distinguere “E’ un Capitano, che emozione”, “Ho visto un Capitano da vicino! Non vedo l’ora di raccontarlo a casa!”, “Un nobile, è un nobile....”.

Notò che tutti pronunciavano la parola Capitano quasi con riverenza, come si trattasse di una divinità. «Beh?», borbottò. «Mio padre è Capitano e mia madre Luogotenente! Cosa c’è di strano?».

I ragazzi attorno a lui lo guardarono come fosse matto e presero a borbottare più forte tra loro, probabilmente decisi ad ignorarlo.

Sora sbuffò. «Kami, non sbandierarlo a tutti, Kaien! Potrebbero prenderti in odio a causa delle tue origini!».

«Tu non mi odi, però. E non sei figlia di shinigami».

«Si, ma è diverso...».

«Lo so, tu sei mia amica. Però spero davvero che nessuno mi odi», ribatté, seccamente. Rivolse uno sguardo a suo zio, e stavolta fu certo che l’astio nei suoi occhi di ghiaccio fosse rivolto a lui. «Basta già lui», bofonchiò.

Decise di distrarsi concentrandosi sulle parole del vecchio, che aveva ricominciato col sermone. Non ce ne fu bisogno: quando tra il fiume di chiacchiere udì il nome Kuchiki, la sua attenzione venne catturata irrimediabilmente.

“Abbiamo l’onore di ospitare quest’anno anche il rampollo dei Kuchiki, figlio adottivo del Nobile Capitano Kuchiki.”, recitava il vecchio. “Lui, come molti di voi, è nato nel Rukongai, ma il Nobile Byakuya l’ha gentilmente preso con sé e fatto diventare il proprio erede legittimo.... vi preghiamo tutti di trattarlo come uno di voi”.

Un mormorio diffuso si levò dalla folla di studenti.

Kaien si chiese, piuttosto seccato, perché nessuno menzionasse la presenza tra loro del figlio del Capitano Kurosaki e della Luogotenente Kuchiki, della tredicesima brigata.

Meditò per un attimo di urlarlo a tutti, poi ricordò le parole di Sora e si sforzò di trattenersi. Non che andasse alla ricerca della popolarità, ovvio... solo era fiero dei suoi genitori e voleva che tutti lo sapessero. Voleva che sapessero quanto fosse orgoglioso di essere il figlio di Kurosaki Ichigo.

«Hai sentito», bisbigliò Sora, «anche tuo cugino è qui quest’anno».

«Già... quello lì è sempre stato un mistero. Il caro zio Byakuya non ha mai voluto che lo conoscessi, nonostante fossimo coetanei. Mi chiedo... chissà che tipo è».

«Probabilmente lo sapremo presto».

Kaien sorrise, improvvisamente curioso. Aveva sempre desiderato incontrare suo cugino ed avere finalmente un amico maschio e della sua età con cui allenarsi e trascorrere il tempo...

Anche se, si disse, Sora da bambina era più che un maschiaccio. Kaien ricordò con nostalgia le volte in cui, da piccoli, qualcuno li aveva scambiati tra loro a causa dei corti capelli neri di entrambi e dell’attitudine di Sora a comportarsi come un maschio, parlare come un maschio, giocare insieme ai maschi...

Spinto da una forza invisibile, Kaien la guardò.

I capelli nero-blu, ormai lunghi fino alla vita e trattenuti ai lati da due fermagli celesti simili a fiori, andavano ad accarezzare la schiena fasciata di bianco con una piccola curva. I grandi occhi verdi erano contornati da ciglia folte che conferivano allo sguardo una luce femminile, eppure determinata. Le piccole mani stringevano al petto un’agenda ed il corpo minuto era gentilmente fasciato dall’uniforme bianca e rossa cucita da Ishida apposta per lei.

Kaien si voltò, rapido, prima che Sora lo scoprisse a fissarla; decisamente, intuì, non era più la stessa bambina con la quale aveva trascorso pomeriggi giocando all’ombra dei ciliegi in fiore.

Eppure, il fatto che il suo carattere –almeno quello- non fosse cambiato, lo rassicurò molto. Era ancora Sora, la sua migliore amica, nonostante ora sembrasse decisamente... beh, una ragazza.

Fu proprio lei a distoglierlo dai propri pensieri, brusca come sempre. «KA-I-EN!», cantilenò, esasperata. «La cerimonia è finita, si può sapere a cosa pensi? Dobbiamo andare nei dormitori e scegliere le nostre stanze...».

Ma Kaien non l’ascoltava più.

Improvvisamente, aveva realizzato che, dopo averlo sperato ed aspettato per anni, la sua carriera da aspirante shinigami era cominciata.

 

 

 

*

Fine secondo capitolo.

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’Autrice.

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Secondo capitolo concluso >__<. Beh, spero che sia più bello del primo che - lo ammetto- ho trascurato molto, a causa di problemi miei [Hota sa cosa intendo +__+]. Comunque, ho cercato d’impegnarmi di più in questo, poiché il cosiddetto “Progetto Pargoli” è uno di quelli che mi sta più a cuore tra tutte le fanfic che ho attualmente in cantiere.  

Per quanto riguarda “gli adulti”, ovvero i personaggi ©Tite Kubo, spero di non aver creato particolari OOC, tenendo conto del passare degli anni e dei nuovi rapporti instauratisi tra essi durante questo tempo.

Poi, qualcosa che nello scorso capitolo ho dimenticato di annunciare, e cioè l’ispirazione. Chi mi ha dato l’idea per questa fanfic? Beh, è presto detto. J.K.Rowling. Una donna, un mito ù___ù. E vi dicono niente, James, Lily, Albus, Hugo, Rose, Scorpius, Teddy e chi più ne ha più ne metta? XD.

Non ho resistito >__<”. Ho finito di leggere i Doni della Morte, e puf. Ho dovuto scrivere questa cosa.

E l’ispirazione dell’Accademia-Scuola è comunque Potteriana, perciò ringrazio davvero tanto, tanto tanto la zia Row per aver scritto la Saga di Harry Potter, e Tite Kubo per aver disegnato Bleach. Vi amo (*).

 

Detto ciò, passo a rispondere alle (lunghissime) recensioni che mi avete lasciato XD.

 

Kyù: Una coincidenza, dici? ù__ù. Eh, no, per il vecchio Kubo non esistono coincidenze, cara ù__ù. Sicuramente lui deve averci pensato ed disegnato Ichigo e Rukia apposta per... *la sopprimono*.

Grazie comunque per i complimenti, Kyù XD.

Win: Win, NON ti farò notare che nella tua recensione hai scritto Ichihime al posto di Ishihime. Potrei pensare ad un intervento da parte di quell’uomo che è pinkO, ma, poiché ti sei adeguatamente scusata, non ti sottoporrò alla tortura delle pillole anti virus cinque volte al giorno ù___ù. Contenta? XD. Comunque, scherzi a parte, grazie mille per i complimenti, e beh, per i bei bambini complimentati con loro, che ci hanno messo il DNA (e pure qualcos’altro ù__ù).

Smemo92: Spero che il secondo capitolo ti sia piaciuto quanto il primo >__<. Felice che l’idea ti sia piaciuta, non credevo di poter riscuotere tanto successo XD. Arigatò gozaimashita <3.

PhOeNiX_93: Eccoti il prossimo, spero che ti piaccia <3. Grazie per i complimenti, sono lusingata >\\\<.

Tifa: Grazie per la lunghissima recensione, Tifuccia cara XD (e questo che nome è? òwò). Ti dico che anch’io da autrice adoro Sora, è una tosta :riot: Per fortuna non ha preso dai genitori, entrambi un po’ troppo cedevoli, ecco ù___ù.

Davvero hai immaginato le scene? *O* Ciò implica forse che sono riuscita a rendere l’effetto che volevo? XD Beh, sarebbe grande ù__ù. Cioè, no, davvero, spero che sia stato lo stesso anche in questo nuovo capitolo, forse un po’ di transizione, ma credo [ribadisco credo] che sia venuto carino. Smentitemi pure ;__;

Per quanto riguarda Kon, non l’abbiamo visto in questo capitolo perché è stato distratto dalla propria missione a causa della moltitudine di ragazze presenti all’interno dell’Accademia. Comunque, secondo me ritornerà presto da Masaki in lacrime. Kaien sa essere altrettanto sadico, quando vuole ù____ù.

Suor Pigna: B, è davvero un papiro, OMG XD. Io amo le recensioni lunghe, comunque, quindi hountoni arigatò *Q*. Kaien ti ricorda Ikkaku? XD. In effetti, è un po’ pazzo proprio come lui ù__ù. E si, assomiglia a Ichigo, a Rukia e pure a Kaien, perché, come ho detto prima, il caro Kubo aveva previsto tutto ù.ù. E Ichigo non potrebbe mai togliergli la play station ed il cellulare, è troppo buono, mentre Rukia potrebbe eccome xD. Diciamo che lei si sforza di essere severa per sopperire un po’ alla “mancanza di severità” del marito, che lascia correre tutto ù___ù.

E, in effetti, non avevo considerato l’idea che Kon avesse pagato Ichigo ò___ò. Tu mi apri un mondo, B XD. Forse è davvero così ed io che sono l’autrice non lo so? ò___ò. Bisogna indagare ò___ò.

XDD. La famiglia Jeaguerjaques ci sarebbe stata alla grande, cosi come quella Schiffer, ma purtroppo non ce li vedo quei due a fare da bravi paparini. E non so neanche se i takOchanI degli Espada possano essere usati per procreare, a dire la verità ò__ò. Beh, di certo per altro si, e conta questo ù_____ù.

Per quanto riguarda Hikaru e Raikou... lui lo vedrai (spero) nel prossimo capitolo, per quanto riguarda lei non posso prometterti nulla per ora ù___ù. E neppure sulle coppie anticipo nulla, anche se, come avrai intuito, saranno piuttosto canon ed ovvie XD. (che ci vuoi fare, è nella mia indole ù___ù).

OMG, ho risposto ad un papiro con un altro papiro O__O. Meglio cosi, no? XD.

(P.S. Si, Inoue fa ancora roteare i gambi di sedano ù______ù).

Kaho: La tradizione Quincy è destinata a non essere continuata, a meno che quelle pesti di Go e Roku non decidano di farlo loro, ma ne dubito ù___ù. E, sai che ti dico? Anch’io sono innamorata di codesti pargoli XD. E a quanto pare tutti amano Sora *O* Wow XD. Spero che tu abbia gradito il capitolo <3.

Tak: *O* Sono sempre più sorpresa dal successo di questa fanfic XD. E sono sorpresa dal consenso che questi pargoli hanno ricevuto °O° Grazie, Takkuccia cara XD. I bleacher in versione mum&dad sono assolutamente fantastici, non sai quanto mi diverto a scriverne ù___ù. Che ne dici dei dilemmi-dei-padri in questo capitolo? XD Certo, poveri Ichigo e Uryu ù____ù.

Yukiko_chan: La prima che dice di odiare Sora XD. Uno a dieci ù___ù. Sono felice di averci preso su tutti i pairing che mi piacciono, anche se il Renji\Tatsuki è crack, non posso fare a meno di amarlo *O*. Dici che mi suggerisci un pairing? Diciamo che potrei, potrei darti retta ù__ù. E UlquiHime rulla, anche se, per ovvi motivi, non ho potuto far diventare padre il nostro amato Emo-Batman XD.

Grazie per la recensione <3.

Hota: Occhei, nel caso qualcuno non l’abbia ancora intuito, I fotomontaggi li ha fatti lei! D’accordo? ù___ù. E non fare spoilers sui pairing solo perché a te li ho rivelati +_____+. Non abusare del privilegio di essere la sorella dell’autrice, okay? ù.ù. La parte finale infatti, cara, è palesemente ispirata a quella >__> Non riesco a fare a meno di citare i Doni della Morte, sono diventata dipendente XD. E restando in tema, si, Go e Roku sono i Fred e George di turno, anche se ancora troppo piccoletti.

E poi, odi Masaki. Ovvio, è proprio da te XD. E, naturalmente, odi pure Ichigo. E pensi che sia un fallito :nuo: Beh, ma lui è un bravo papà, e non ha mica permesso a suo figlio di diventare più veloce di lui, eh ù-ù. Diciamo che glie lo lascia credere XD.

Inoue avvelenerà sempre tutti, ma per fortuna c’è Uryu, infatti spesso cucina lui. Altrimenti sarebbero morti tutti quanti ù__ù. Renji... Renji ci sarà, anche se non so di preciso quando, perciò dovrai continuare a leggere fino ad allora xD.

 

Ci vediamo al prossimo capitolo <3.

   
 
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