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Autore: Najara    13/01/2016    4 recensioni
Shira è la ventiduesima principessa del regno di Saharin, davanti a sé ha una tranquilla vita di corte, ma un mancato rifiuto la porterà verso un futuro completamente diverso, fatto di avventure, dolore, amore e… draghi!
Storia scritta per il contest: "L'inizio e la fine di ogni cosa" di ManuFury.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Cosa devo fare?”

 

Il Maestro accompagnò Shira sullo stesso sentiero in cui si era inoltrata il giorno prima, ma proseguì fino ad attraversare un piccolo passaggio tra le rocce che li condusse in un vasto spazio aperto posizionato alle spalle della Città dei Draghi. Shira osservò meravigliata il gran numero di draghi radunati in quel pianoro. Stesi a godersi il sole di mezzogiorno vi erano almeno una trentina di esemplari di tutti i colori e le dimensioni.

“Venite.” L’uomo la guidò, inoltrandosi in una caverna che sulle prime Shira non aveva notato, troppo presa ad osservare un gruppo di giovani draghi giocare a pochi metri da lei.

Non dovette fare molti passi prima di trovarsi davanti Daiki. Il grosso drago la fissò per un lungo momento, mentre lei sentiva il cuore battere veloce, infine si spostò lasciandola passare.

La grotta non era molto profonda, ma sul fondo vi era un piccolo lago la cui acqua era calda come quella della sala dei bagni. La luce proveniva da alcune fessure sulla volta della caverna e Shira si guardò attorno perplessa, la stanza era vuota.

“Guardate meglio.” Le suggerì il Maestro interpretando senza difficoltà la sua espressione perplessa. Shira si avvicinò al lago, profondo solo una ventina di centimetri, e lo vide. L’uovo era più piccolo di quello che si era immaginata: doveva essere appena più grande dei suoi due pugni messi assieme. Il guscio era nero con appena qualche sfumatura grigia.

“E’…” Era impossibile definire a parole quello che provava per quel piccolo uovo. Era assurdo eppure era sommersa da una sensazione di affetto, come se stesse guardando qualcosa che amava profondamente. Una singola lacrima le scese lungo il viso. Ora capiva davvero la rabbia di Aki. Quell’uovo si sarebbe schiuso e il drago sarebbe stato vuoto.

“So quello che provate,” la voce del Maestro si era fatta triste. “Io sono un sacerdote che non ha mai trovato un cavaliere.” Shira si voltò a guardarlo, ma l’uomo aveva lo sguardo perso nei ricordi. “La mia metà drago ha deposto un uovo quando avevo venticinque anni, il drago sarebbe stato arancio, con sfumature rosse. Ho pianto per settimane, consapevole che la sua morte era solo colpa mia,” si interruppe, gli occhi che mostravano tutto il suo dolore si fissarono nei suoi. “Non voglio che questo piccolo muoia.”

“Cosa devo fare?” Shira guardò con disperazione il vecchio sacerdote che però scosse la testa.

“Non lo so…”

Quando uscirono Daiki ritornò nella caverna.

“Avrei voluto parlare con Aki, ma non so come trovarla.” Disse allora Shira al Maestro che la guardò perplesso.

“E’ partita questa mattina all’alba. Credevo che ne foste a conoscenza.”

“Partita? Per andare dove?” Il Maestro corrugò la fronte.

“Non la sentite?”

“Non capisco cosa vogliate dire.” Confessò la giovane.

“Non mi aveva detto che il vostro problema era così grave… testarda di una ragazza, tiene sempre tutto dentro…” Nel vedere Shira guardarlo senza capire le fece segno di sedersi. Shira obbedì, accomodandosi sull’erba verde e appoggiando la schiena alla parete rocciosa. L’uomo la imitò, prese un profondo respiro e iniziò a parlare.

“Il legame tra sacerdote e cavaliere è per me estraneo, ma posso spiegarvi quello che so. Quando il sacerdote sceglie il suo compagno e dunque il cavaliere per il suo drago, crea un legame. Questo rapporto si scioglie solo con la morte e permette ai vincolati di sentirsi. Quello che avete provato guardando l’uovo di drago deriva dai sentimenti che Aki e dunque Daiki provano per esso. Con un po’ di allenamento dovreste poter comunicare a parole, ma fin da subito avreste dovuto percepire i sentimenti una dell’altra. Allo stesso modo dovreste, senza il minimo sforzo, sapere dove si trova l’altro.”

“Io non ho mai percepito questo legame con Aki…” L’uomo corrugò la fronte, riflettendo.

“Eppure ho visto i vostri occhi esprimere gli stessi sentimenti di Aki nel guardare l’uovo.”

“Non capisco.” Ammise Shira, ormai era al di là dello stupore e dello sconforto per quello che sapeva e non sapeva.

“Credo che Aki abbia respinto il vostro legame e che questo vi tenga lontane.”

“E ora è partita, io avevo bisogno di parlare con lei di quello che…” Si interruppe arrossendo, ma il Maestro stava osservando i draghi crogiolarsi al sole e sembrava perso nei suoi pensieri. Proprio in quel momento scese a terra un maestoso drago rosso. Era una femmina e quando si avvicinò al vecchio, Shira capì che era la sua metà.

“Ti presento Cassandra.” Il drago la guardò con occhi gentili e sorridenti. Per la prima volta Shira si rese conto di quanto fosse stata stupida nel credere che fossero degli animali. “Io e lei condividiamo la stessa anima e comunichiamo con la mente. Questo fa sì che io e voi, principessa, possiamo parlare e comprenderci malgrado la vostra lingua mi sia sconosciuta. Essere per metà drago mi permette di comprendere a fondo molte cose, ma non mi ha permesso di accettarmi,” Shira guardava il drago e percepì le parole come se arrivassero da due esseri diversi. “Mi sono rifiutato di accettare che il mio compagno avrebbe dovuto essere un uomo, questo mi ha impedito di aprirmi e di trovare un cavaliere per Cassandra…” Sospirò e alzò lo sguardo verso il cielo. “Questo sta impedendo ad Aki di lasciarsi andare, di abbracciare i suoi sentimenti.” Shira scosse la testa.

“Non ha importanza, il piccolo morirebbe comunque, ed è colpa mia.”

“No, non è colpa di nessuna di voi due, ma Aki non lo capirà mai. Rovescia il torto su di voi ma in realtà è profondamente convinta che la mancanza sia sua.”

“Ditemi Maestro, se io morissi lei potrebbe trovare un altro cavaliere per Daiki?” L’uomo si voltò bruscamente a guardarla. Gli occhi nocciola che si stringevano in uno sguardo penetrante.

“Non dite una sciocchezza simile! E’ vero, la vostra morte spezzerebbe il legame, ma annienterebbe Aki e Daiki. Un cavaliere muore sempre assieme al suo drago. Anche quando si tratta di vecchiaia. Ho visto solo una volta un legame spezzato e il dolore ha reso folli il sacerdote e il drago.”

Shira rimase in silenzio, riflettendo.

“Tra quanto si schiuderà l’uovo?”

“Non possiamo saperlo con certezza, forse un anno, probabilmente un po’ di meno.” Non era molto tempo per trovare una soluzione.

 

Scoprì che Aki era partita assieme ad un cavaliere di nome Harry e il suo drago Sansone per una missione diplomatica. Non potendo fare altro che aspettare si immerse nella vita della cittadina dei draghi.

Vista la sua ignoranza su tutto quello che concerneva i popoli a cui erano più vicini, Shira iniziò a seguire le lezioni che erano riservate ai neo cavalieri e ai loro sacerdoti, così si ritrovò a studiare assieme a sei bambini di cinque, sette e otto anni.

Passò un mese ed ormai la vita aveva assunto una sua routine, eppure si sentiva sola. Attorno a lei vi era comunione e comprensione, mentre Shira viveva nella solitudine. Non si trattava di qualcosa di percepibile, infatti aveva iniziato a conoscere e ad apprezzare molti cavalieri e sacerdoti, ma questo non toglieva nulla al vuoto presente nel suo cuore. Aki.

Non aveva notizia della ragazza ma Sun, la sacerdotessa di Sansone nonché compagna di Harry, la teneva aggiornata sui loro spostamenti attraverso le Libere Città grazie al loro legame mentale.

Il sacchetto di gemme consegnatole dal padre  iniziò a essere utile a Shira dopo la sua prima esplorazione della cittadella. Un sarto le confezionò vari abiti adatti al volo, con caratteristiche più consone ai suoi gusti, un taglio più femminile delle giubbe e un ampio cappuccio che la proteggesse dal freddo. Inoltre l’istruttore di volo Jia, il cavaliere di Costanza, le aveva suggerito di far fare un’imbragatura per Daiki. Il drago aveva collaborato mentre il maestro del cuoio della città gli prendeva le misure, ma non aveva fatto capire in nessun modo a Shira se desiderava portarla in volo, spingendola a chiedersi se mai avrebbero volato assieme.

 

  
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