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Autore: BlackVanilla    14/01/2016    1 recensioni
...l'abilità speciale del Chirurgo della Morte riuscirà a salvare una giovane e bella ragazza da una misteriosa e sconosciuta malattia? A volte le emozioni non possono essere descritte con le parole, per quanto ci impegniamo per farlo, il risultato sarà sempre deludente.
Ma succede che in certi casi, diventi complicato anche solo capire cosa si stia provando esattamente, l’emozione stessa diventa fonte di confusione e sgomento...
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Pirati Heart, Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Due giorni dopo la ciurma di Law trovò l’accampamento dei Mugiwara.
Gwennie era stata benino e nel frattempo Chopper l’aveva tenuta sotto strettissimo controllo redigendo per lei una dieta ricca di minerali, vitamine, fibre e proteine.
Lei lo aveva ringraziato di cuore iniziando subito a seguire il nuovo regime alimentare.
Si sentiva un po’ meno stanca grazie al buon cibo, ma i dolori articolari erano peggiorati e di notte non riusciva a mantenere una posizione nel sonno per più di dieci minuti, quindi di giorno era mezza intontita a causa del cattivo riposo.
Iniziava inoltre ad avere il fiato grosso se camminava un po’ più a lungo del solito.
Appena Gwennie li vide sentì il cuore riempirsi di gioia. Ed ecco Law, serio come al solito con il suo cappello morbidoso cacciato in testa e l’immancabile spada posata sulla spalla, i capelli neri appena visibili risaltavano gli occhi grigi accesi di interesse.
Dietro di lui la ciurma al completo lo seguiva e in mezzo a loro la giovane individuò subito Bepo.
“Aye aye signorina!”, la salutò inchinando la testa.
“Bepo! Che bello rivederti!”, Gwennie lo abbracciò per quanto riusciva a fare…..era un orso bianco enorme e muscoloso.
“Signorina tutto bene? Il capitano ci ha detto…..”, guardò a terra arrossendo.
Lei lo rassicurò come meglio poteva.
Aveva conosciuto la ciurma di Law dopo Marineford quando il dottore aveva curato Rufy, moribondo a causa delle ferite riportate durante la tremenda battaglia.
Lei era arrivata a Marineford su una nave della ciurma di Barbabianca, la flotta di Marco per la precisione, essendo stata scagliata dal pacifista su un’isola dove stavano bivaccando i pirati di Newgate.
Dopo la fine della guerra Law aveva salvato la vita al capitano Mugiwara prestandogli soccorso nel suo sommergibile, mentre erano diretti verso l’isola delle amazzoni.
La ragazza era salita con il suo capitano sul sottomarino prima che questi si immergesse, ancora sconvolta a causa della morte di Ace, desiderosa di supportare il più possibile Rufy non appena questi si fosse svegliato.
Lei non aveva mai avuto dubbi sulla ripresa del capitano.
In quel breve tragitto Gwennie aveva viaggiato con loro avendo modo di conoscerli e si era affezionata in particolar modo a Bepo, il simpaticissimo orso bianco navigatore della ciurma Heart.
“Prendi con te le tue cose, andiamo al sommergibile… Cappello di Paglia se hai bisogno di noi prima del previsto sai come trovarci”, indicò il lumacofono impaziente di portare la ragazza nel piccolo ospedale che serbava il suo sottomarino.
I saluti furono lunghi e infiniti.
Chopper era tenerissimamente commosso e le ragazze avevano preparato un regalino artigianale per Gwennie.
Si abbracciarono tutti e lei promise che si sarebbero rivisti.
“Ti aspettiamo!” aveva gridato forte Rufy abbracciandola.
Dopo aver atteso inutilmente diversi minuti, Law tagliò corto ordinando a Bepo di caricarsi sulle spalle Gwennie e finalmente poterono partire.
“Bepo, peso troppo?”, chiedeva ogni mezz’ora la giovane “posso camminare sai?”
“Aye signorina il capitano non vuole….e poi non sento affatto il tuo peso. Sei più leggera del mio zaino…”, arrossì.
Bepo si ostinava a chiamarla signorina e lei gli aveva chiesto più volte di chiamarla semplicemente con il suo nome, ma lui si era rifiutato. Questione di rispetto aveva detto. Appena conosciuti però non lo faceva….Gwennie non se lo spiegava ma non desiderava mettere in imbarazzo il suo amico con altre domande.
La carovana si muoveva svelta ma la notte li costrinse ad accamparsi in mezzo alla foresta ed accendere un bel falò che servì per cuocere la cena.
L’appetitosa zuppa fu servita in ciotole di plastica azzurre da un simpatico cuoco del quale Gwennie aveva sentito male il nome e che per cortesia non osava richiedere…nella sua mente lo chiamava Cucchiaio perché la testa pelata gli ricordava proprio quella stoviglia.
Il cibo era ottimo e nemmeno il poco appetito della giovane fu un ostacolo, mangiò di gusto tutta la sua razione chiedendosi ammirata come avesse fatto Cucchiaio a preparare tale bontà in mezzo alla giungla e con un falò come fornello.
Dopo cena Bepo si addormentò vicino al fuoco e lei gli si accoccolò vicino finendo per prendere sonno a sua volta. Non sognò niente e dormì sodo.

La colazione il mattino seguente fu veloce e gradevole.
Gwennie era dolorante e stanca perciò non si lamentò quando Bepo se la caricò in spalla, anzi apprezzò il morbido pelo caldo tenendone meccanicamente una ciocca tra le dita.
Durante la giornata si sentì sempre più fiacca e, dopo aver cercato inutilmente di resistere, chiese a Bepo di fermarsi un attimo.
“Che succede signorina?”, domandò l’orso bianco depositandola delicatamente sull’erba mentre gli altri si disponevano a cerchio attorno.
Gwennie spiegò che sentiva caldo e aveva un po’ di nausea.
Law le si avvicinò, “Hai la febbre”, chiese che la giovane fosse coperta di più.
“Bepo prendila e andiamo….”, il tono della voce del dottore era duro come il marmo ma Gwennie non lo sentì, si era addormentata non appena il tepore del plaid soffice che aveva sulle spalle l’aveva invasa.

Il viaggio continuò pigro.
Gwennie dormiva sodo accoccolata sulle spalle di Bepo, gli altri mantenevano un buon passo cercando di affrettare i tempi.
Dopo qualche ora di cammino giunsero sulla scogliera rocciosa che cadeva a picco.
Per scendere erano possibili due strade: la prima era effettuare l’arrampicata ma verso il basso, la seconda prevedeva la possibilità di chiedere a Zunisha di aiutarli facendoli passare sopra la sua proboscide che sarebbe arrivata proprio sul mare.
La scalata in discesa sarebbe stata molto difficile da affrontare con una malata da trasportare, quindi Bepo, essendo originario di Zou, cercò subito di interloquire con il maestoso elefante.
Gli altri membri della ciurma lo aspettarono ai piedi di un grosso albero, dove Gwennie era stata fatta sdraiare appoggiando la schiena sull’imponente tronco.
Dormiva ancora. La pelle della guance era arrossata a causa della febbre, la fronte bollente era umida di sudore e le labbra socchiuse sembravano balbettare nel sonno.
Una ciocca di capelli le ricadeva sul viso.
Law la osservava in silenzio.
Era un medico e la vita dei suoi pazienti era sempre importante per lui, aveva curato diverse volte i suoi compagni di viaggio sentendo il peso di quella responsabilità gravare sulle sue spalle.
Ma per lui era un fattore stimolante, la responsabilità aveva sempre agito come l’adrenalina prima di una gara, lo aveva fatto correre più velocemente e con maggiore grinta.
Stavolta qualcosa era diverso.
Senz’altro il mistero legato al morbo che colpiva Gwennie lo lasciava perplesso…ma non era un problema, lui aveva già avuto una mezza idea su quale fosse la natura del male.
Non staccando gli occhi dalla ragazza addormentata, Law scacciò quei pensieri dalla mente: l’avrebbe salvata ad ogni costo.

Bepo tornò trottando trionfante verso i suoi nakama.
“Zunisha è molto comprensivo. Ci aiuterà”, spiegò velocemente ai compagni come procedere.
Sarebbero giunti sulla testa del grosso elefante il quale avrebbe abbassato il capo fino a giungere con la proboscide a toccare il pelo dell’acqua.
La comitiva riprese il cammino e trovare il testone di Zunisha fu semplice.
La discesa fu agevole ma lenta a causa della forte pendenza della proboscide, una volta giunti al mare, fortunatamente calmo, Orca salì a bordo del sottomarino giallo che li attendeva portandolo esattamente dove si trovavano gli altri.
Bepo ringraziò profusamente Zunisha assicurandogli che sarebbero tornati presto a salutarlo.
Una volta all’interno del piccolo sommergibile la ciurma tornò ognuno al proprio posto in modo efficiente, come gli ingranaggi di un orologio svizzero.
L’interno del sottomarino era moderno ed ordinato, diviso in quattro diversi settori principali: l’infermeria, la zona notte, la zona pranzo e cucina e il salottino.
L’infermeria era in realtà un piccolo ospedale in miniatura, non le mancava nulla, era dotata di lettini con le rotelle, letti di degenza, apparecchi di ogni tipo e un fornitissimo armadio contente medicinali, bende, cerotti e garze.
La zona notte era composta dalle diverse cuccette dei componenti della ciurma Heart, ogni cabina aveva un letto, una piccola scrivania, l’armadio e un oblò da cui poter ammirare il mare.
La stanza da bagno era comune in fondo al corridoio ma era completa e spaziosa.
La zona pranzo e cucina comprendeva un’ampia sala nella quale troneggiava un lungo tavolo rettangolare dove la ciurma consumava insieme i pasti, era di legno robusto e portava i segni di decine di banchetti consumati allegramente.
La cucina piccola ma efficiente era il regno privato del cuoco e nessuno tranne lui o qualcuno con il suo permesso poteva entrarci. Sulla porta d’ingresso era stato disegnato malamente il viso di Bepo con una croce sopra ad indicare i numerosi tentativi di penetrazione da parte dell’orso.
Infine il salottino, comodo e colorato, conteneva tutti modi possibili di svagarsi a bordo di un sottomarino: una grandissima libreria carica di testi medici e di giornali scientifici nonché riviste di altro tipo, una lavagna bianca e il suo pennarello per esporre e discutere insieme strategie d’azione ed altro.
Ma non c’era solo questo: vi erano anche un flipper, tavolino con scacchiera incorporata, giochi di società e uno splendido impianto stereo.
Gwennie non vide nulla di tutto ciò perché stava ancora dormendo quando fu trasportata all’interno del sottomarino.
Il suo letto in infermeria era stato preparato in tempo da record e ora la ciurma si prestava a svegliarla, ma l’operazione fu molto più difficile del previsto.
Infatti la ragazza faticava a svegliarsi.
“Capitano!”, Bepo lo andò a chiamare, “la signorina non si sveglia!”.
Il dottore raggiunse la paziente. Era pallida ma sul viso le passava un velo di rossore di tanto in tanto dovuto probabilmente alla febbre, due occhiaie scure erano comparse sotto agli occhi e le labbra erano leggermente violacee.
Il medico ordinò la somministrazione di un farmaco tramite iniezione.
Dopo qualche minuto la ragazza aprì gli occhi sotto gli stimoli verbali della ciurma.
“Non perdiamo tempo. Cambiati e sdraiati sul lettino ma non addormentarti, Bepo ti terrà sveglia. Pensi di farcela?”, il chirurgo era deciso.
La giovane annuì debolmente.
Penguin alla sua destra lo seguiva come un’ombra e tra di loro parlavano telegraficamente.
“Prepara gli strumenti di rianimazione e la saletta uno. Ricorda i guanti sterili e tieniti pronto. Operiamo appena le analisi del sangue saranno pronte e si sarà stabilizzata un pò. Controlla bene l’apparecchiatura.”
Il giovane annuì secco e si precipitò ad eseguire gli ordini.

Con molta difficoltà Gwennie era andata a cambiarsi nel grande bagno con le piastrelle gialle che era in fondo al corridoio.
Togliere i vestiti era stato semplice, ma mettere il pigiama era stata tutt’altra impresa, richiedeva uno sforzo fisico che al momento per lei era equivalente a sollevare un macigno.
Soddisfatta di essere riuscita a cambiarsi, uscì in corridoio timida nel suo pigiamone grigio con le stelline bianche lasciando che Bepo l’aiutasse a mettersi a letto.
“Come mai….sto male così all’improvviso?”, chiede all’orso.
Lui arrossì e guardò per terra, “Signorina ti sembrava di star bene grazie alla polvere della renna ma in realtà peggioravi ugualmente. Te ne accorgi all’improvviso perché non la prendi più. Scusa…”, si inchinò.
“Perché mi chiedi scusa?”, sorrise debolmente.
Bepo farfugliò qualcosa del tipo: sono solo un orso ed uscì.


Ciao a tutti!

Dopo qualche capitolo di rodaggio mi sono decisa a scrivere un piccolo angolino dell’autrice.
Innanzitutto voglio ringraziare chi ha dimostrato di aver apprezzato la mia storia: mi avete fatta felice!
Cercherò di pubblicare regolarmente i capitoli il giovedì, così sarà più semplice seguire lo svolgimento del racconto.
Attendo eventuali consigli/critiche in modo da poter migliorare il mio modo di scrivere!

Grazie
 
BlackVanilla

 

   
 
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