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Autore: Emma Fantasy Wilkerson    14/01/2016    1 recensioni
Il mondo è intatto. L'Eruzione non esiste.
Quando riescono a scappare dalla C.A.T.T.I.V.O, Thomas torna a Beacon Hills dove scopre di chiamarsi Stiles, che suo padre è un poliziotto e sua madre è morta.
Pian piano anche i ricordi tornano a galla e tutto sembra tornare com'era prima della C.A.T.T.I.V.O. ... beh, fatta eccezione per tutto il sovrannaturale che quella città sembra attirare.
La vita di Thomas è completamente incasinata. Pensa che non potrebbe andare peggio di così, ma si sbaglia.
E l'unica cosa che può aiutarlo ad attraversare quei momenti di difficoltà, è il ricordo di un ragazzo dai capelli biondi e della sua promessa.
Ambientato durante la 3B.
Genere: Angst, Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Gally, Minho, Newt, Newt/Thomas, Teresa, Thomas
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per favore, Tommy. Per favore. 
 
Stiles’ POV
 
Era appena sopravvissuto all’impossibile. Non aveva fatto nemmeno in tempo ad assicurarsi di non avere niente di rotto, che già i suoi occhi erano rivolti da tutt’altra parte. Verso uno Spaccato immobile in mezzo alla strada avente un’aria famigliare, ma allo stesso tempo completamente diverso da come Thomas l’aveva trovato poco tempo prima. Gli venne un tuffo al cuore nel vederlo in quello stato, così malridotto: intere ciocche di capelli erano state strappate, i vestiti erano a brandelli e la faccia era graffiata e insanguinata. Nessuno si era preso la briga di aiutarlo, perché a nessuno importava degli Spaccati. Ma quello non era un ragazzo qualsiasi, quello era Newt. Aveva creduto che tutto fosse perduto, che non sarebbe più riuscito a vederlo, ed invece eccolo lì.
-È tutto a posto. Il furgone è da buttare, ma con un po’ di fortuna resisterà fino all’hangar.- gli urlò Lawrence dal sedile anteriore, ma fu solo quando mise la retromarcia che Thomas si accorse che si stavano muovendo. Si riscosse immediatamente dai suoi pensieri, non potevano andare via senza Newt, c’era una cosa che doveva assolutamente fare.
-Fermati!- gridò in risposta. –Ferma il furgone! Subito!-
-Ma che dici?!-
Nonostante questo il veicolo si fermò di colpo e lui fece per scendere, quando delle forti braccia lo tirarono indietro. In preda alla rabbia puntò la pistola contro l’uomo, il quale alzò le mani in segno di resa: -Calmati, ragazzino. Che ti prende?-
-Ho visto un mio amico là fuori- spiegò, ignorando il nodo che gli si stava formando in gola. Non riusciva a credere di aver detto davvero “amico”, quando invece dentro di sé sapeva che era molto più di quello. Era colui che non l’aveva mai lasciato nei momenti difficili, lo aveva aiutato, lo aveva spronato quando credeva non ci fosse più alcuna speranza. “Amico” era troppo poco per descrivere la persona meravigliosa di cui si era inconsciamente ed irrimediabilmente innamorato. –Voglio vedere se sta bene- mentì, perché aveva anche un compito da svolgere, sempre se il biondo era ancora abbastanza lucido da starlo a sentire.
Corse fuori dal furgone, dritto verso il ragazzo ancora immobile. Dimezzò la distanza fra loro, costringendosi poi a fermarsi nonostante volesse avvicinarci ulteriormente per abbracciarlo e dirgli che era tutto okay. La follia nello sguardo di Newt lo sconvolse più di qualsiasi altra cosa, sembrava che si fosse completamente arreso, e Thomas non poteva lasciarglielo fare.
-Ehi, Newt, sono io, Thomas. Ti ricordi di me vero?- gli chiese cauto, non essendo sicuro di quanta lucidità gli rimanesse, ma con sua sorpresa lui annuì. –Accidenti se mi ricordo di te, Tommy. Sei appena venuto a trovarmi al Palazzo, sbattendomi in faccia il fatto di aver ignorato la mia lettera. Non posso impazzire completamente nel giro di pochi giorni.-
Se possibile, quelle parole gli fecero ancora più male. Aveva sbagliato e se n’era già pentito, ma anche se l’avesse letto in tempo, davvero Newt pensava che sarebbe riuscito a ucciderlo? –Allora perché sei qui?Perché sei con... loro?-fece un cenno della testa verso il gruppo di Spaccati in lontananza, che Newt si voltò a guardare per qualche breve secondo prima di riportare l’attenzione su di lui.
-Va e viene, amico mio. Non riesco a spiegarlo. A volte non riesco a controllarmi, so a malapena quello che faccio. Ma di solito è come un tarlo nel cervello, che scombussola ogni cosa quanto basta per infastidirmi, per farmi arrabbiare.-
-In questo momento sembri a posto.- Decisamente non la cosa più intelligente da dire, visto lo stato in cui si trovava. Ma Thomas ne sapeva di più, per questo gli stava parlando.
-Già, beh,- rispose Newt con una scrollata di spalle. –L’unico motivo per cui sono con quegli svitati del Palazzo è perché non so cos’altro fare. Tra di loro litigano, ma sono anche un gruppo, se ti trovi da solo non hai una cacchio di possibilità.-
E con quelle parole il bruno seppe che era il momento giusto per cominciare a dissuaderlo: -Newt, vieni  con me questa volta, adesso. Appena saremo al sicuro ti spiegherò...-
Il ragazzo rise e la sua testa fece degli scatti strani. -Vattene da qui, Tommy. Vattene.-
-Vieni con me, ti prego...- continuò lui.
Ma forse non era questo il modo adatto per farlo, forse quello era ciò che intendeva il biondo quando diceva che ogni cosa lo faceva arrabbiare, perché la sua espressione si indurì all’improvviso e i suoi denti si digrignarono: -Chiudi il becco, traditore del caspio! Non hai letto il mio biglietto? Non puoi fare un’ultima schifosa cosa per me? Devi fare l’eroe, come sempre? Ti odio! Ti ho sempre odiato!- Sputò quelle parole come se fossero veleno, e a Thomas fecero male. Non lo pensa, si disse. Non lo pensa.
Se lo ripeté finché quasi non ci credette, ma ovviamente non aveva idea se fosse vero o no. Non aveva idea di che cosa pensasse il suo amico di lui. –Newt...-
-È stata tutta colpa tua. Avresti potuto fermarli quando i primi Creatori sono morti. Avresti potuto trovare la maniera. Invece no! Tu hai dovuto portare avanti la tua missione, cercare di salvare il mondo, fare l’eroe. E sei venuto nel Labirinto e non ti sei mai fermato. Ti importa solo di te stesso! Ammettilo! Devi essere quello di cui la gente si ricorda, che la gente venera! Avremmo dovuto ributtarti nel buco della Scatola!- ora stava urlando, ogni parola era come una pugnalata al petto.
-Gli faccio saltare il cervello- gridò Lawrence dal furgone. –Spostati!-
Il panico cominciò allora a impossessarsi di Thomas: e se non fosse riuscito a spiegare ciò che voleva a Newt? Se alla fine se lo fosse ritrovato fra le braccia, morto e coperto di sangue? Scacciò quel pensiero, perché una vita senza di lui non aveva senso. –No!- alzò una mano in direzione dell’uomo. –Questa cosa rimane fra me e lui, non fare niente.-
Non conosceva tutta la storia, non avrebbe capito.
-Newt, fermati. Devi ascoltarmi. So che nel profondo stai bene. Abbastanza da starmi a sentire.- si rivolse di nuovo al ragazzo.
-Ti odio, Tommy!- continuò però lui, imperterrito. Ora era a qualche passo di distanza, e la follia nei suoi occhi era tale da spaventare il bruno, tanto che dovette fare un passo indietro. –Ti odio, ti odio, ti odio! Dopo tutto quello che ho fatto per te, dopo tutta la cavolo di sploff che ho passato in quel maledetto Labirinto, non puoi fare l’unica cosa che ti abbia mai chiesto! Non riesco nemmeno a guardare la tua brutta faccia di caspio!-
Era troppo tardi. Newt non lo avrebbe mai ascoltato, non in queste condizioni. Le lacrime cominciarono a pizzicargli gli occhi mentre si rendeva conto che, se avesse continuato in questo modo, lo avrebbe costretto a ucciderlo. Oppure sarebbe stato lui a morire. –Newt, devi fermarti o ti spareranno! Fermati e ascoltami, dammi una possibilità...- Non poteva uccidere il suo migliore amico. Non poteva ucciderlo a basta.
Newt gridò e si fiondò verso di lui. Sentì il suono del lanciagranate mentre veniva scaraventato a terra; la sua schiena picchiò contro il cemento causandogli un dolore acuto lungo tutta la spina dorsale che lo lasciò senza fiato, il peso del biondo lo schiacciò a terra. Grazie al cielo la scarica lo aveva mancato.
-Dovrei cavarti gli occhi!- gridò ancora. –Farti imparare la lezione degli stupidi. Perché sei venuto qui? Ti aspettavi un cacchio di abbraccio? Eh? Che ci mettessimo a fare due chiacchiere sui bei vecchi tempi della Radura?-
Thomas scosse la testa, non era quello il motivo. Ed anche se aveva paura, anche se si sentiva come se stesse per scoppiare a piangere, non voleva ancora mollare. Gli occhi gli ricaddero sulla pistola caduta accanto a lui, ma non fece il minimo sforzo di prenderla.
-Vuoi sapere perché zoppico, Tommy? Non te l’ho mai detto? No, non credo di averlo fatto.-
Sgranò gli occhi. Per settimane si era chiesto come si era procurato la ferita alla gamba, non riusciva a credere che glielo stesse dicendo di sua spontanea volontà. Non prometteva niente di buono. –Cosa ti è successo?-
-Ho cercato di ammazzarmi nel Labirinto. Mi sono arrampicato su uno di quei maledetti muri e arrivato a metà mi sono buttato giù. Alby mi ha trovato e mi ha trascinato nella Radura prima che si chiudessero le porte. Odiavo quel posto, Tommy. Ho odiato ogni secondo di ogni giorno. Ed era tutta... colpa... tua!-
Il dolore al petto si intensificò, allora. Newt si era arreso. Non aveva mai pensato che sarebbero riusciti a uscire da quel posto e aveva provato a togliersi la vita... proprio come stava cercando di fare in quel momento, con la differenza che stava chiedendo a lui di occuparsene. Con uno scatto improvviso prese l’arma da terra e se la puntò alla testa, per poi afferrare la mano di Thomas e posargliela sull’impugnatura.
Stava accadendo tutto troppo in fretta, il suo cuore stava battendo all’impazzata. Non era pronto a questo.
-Adesso devi rimediare!- disse ancora il biondo, a voce bassa. –Uccidimi prima che diventi uno di quei cannibali mostruosi. Uccidimi! Io mi sono fidato di te con quel biglietto! Di nessun altro. Ora fallo!-
Non poteva. Non poteva. Non aveva intenzione di perdere la persona che amava, non quando sapeva che c’era una possibilità per lui. Ed era sicuro che, se avesse premuto il grilletto, non se lo sarebbe mai perdonato. Cercò di allontanare la mano, ma Newt era troppo forte. –Non posso, Newt. Non posso...-
-Devi rimediare! Pentiti di quello che hai fatto!- il suo corpo tremava terribilmente e la sua voce di abbassò ulteriormente, finché non diventò un sussurro basso e pressante. –Uccidimi, codardo del caspio. Dimostra di saper fare la cosa giusta. Metti fine alle mie sofferenze.-
“È quello che sto cercando di fare, Newt!” pensò. –Newt, possiamo...-
-Sta zitto! Sta zitto e basta! Io mi sono fidato di te. Adesso fallo!-
“Ti devi fidare ancora di me...”
-Non posso.-
-Fallo.-
-Non posso!-
-Uccidimi o io ucciderò te. Fallo!-
-Newt...-
-Fallo prima che diventi uno di loro.-
-Io...-
Perché non lo lasciava parlare? Perché non gli lasciava spiegare?
-Uccidimi!-
Poi i suoi occhi si schiarirono, come se avesse raggiunto un ultimo istante fugace di lucidità, e la sua voce si addolcì: -Per favore, Tommy. Per favore.-
La pistola tremò nella mani di Thomas, l’indice troppo vicino al grilletto. Non riusciva a guardarlo mentre tutta la speranza scivolava via da lui. E capì che gli rimaneva ancora un’ultima cosa da fare: con uno strattone, riuscì a spostare la pistola dalla sua testa e, prima che l’altro potesse reagire, si sporse fino a che le loro labbra non si toccarono. Non c’era nulla di romantico, non era come l’aveva immaginato. Le labbra del ragazzo erano screpolate e sapevano di sangue, e per diversi secondi il biondo rimase completamente immobile e rigido. Finché, finalmente, non ricambiò il bacio. Come se tutto il resto non esistesse più, come se non lo avesse appena pregato di ucciderlo.  
E Thomas non voleva interrompere quel contatto per scoprire se si era calmato, se era pronto ad ascoltarlo, ma lo fece lo stesso, fissando gli occhi in quelli dell’altro. –Stammi a sentire, ti prego... solo un secondo, okay?-
La rabbia era sparita dal suo sguardo, ora, rimpiazzata da confusione e sorpresa, forse anche affetto ma il bruno non ne era sicuro. Con un impercettibile cenno della testa, Newt annuì.
-Okay- Thomas sospirò di sollievo, era bastato davvero solo quello per far sparire tutta la follia? –Newt, tu non hai l’Eruzione. Non l’hai mai avuta.-
-Cosa...?- fece lui, aggrottando la fronte.
-No, ti prego, lasciami finire. Teresa ha riottenuto i suoi ricordi e ha scoperto che tutto questo è solo una fantasia dei Creatori. Non c’è niente di reale. L’Eruzione non esiste, sono solo dei pazzi che hanno divulgato la notizia di una finta malattia mortale. Pare che, dire che non si è Immuni, provochi qualche cosa nel cervello che fa pensare di averla davvero. E così cominci lentamente a impazzire, fino a che non ti abbandoni a questa verità.- spiegò tutto velocemente, per paura che Newt potesse non crederci. –Ti prego, vieni via con me. Ti senti meglio ora, vero? Solo sapendo che non è reale.-
Il ragazzo si tolse da sopra di lui, le mani a coprirsi la bocca, la pistola a terra completamente dimenticata. La lucidità era tornata nei suoi occhi e sembrava rendersi conto, poco a poco, di stare bene.
-Newt...-
-Tommy. Ne sei davvero sicuro?- lo interruppe di nuovo, guardandolo dritto negli occhi.
-Al cento per cento. Quelle persone sono solo dei burattini nelle mani dei Creatori...- fece un cenno verso gli Spaccati. –Era solo un’altra Variabile. Vieni via con me.-
Newt sembrò ponderare quella richiesta, per la prima volta. Si passò le mani fra i capelli per metà strappati e si toccò la faccia. Non sembrava nemmeno lo stesso ragazzo di qualche minuto prima. Soprattutto non quando rialzò lo sguardo e un sorriso debole, appena percettibile, gli solcò le labbra. E pronunciò l’unica parola che Thomas voleva sentirgli dire: -Okay.-
 
Stiles fissò il ragazzo davanti a sé, preoccupato di tutta quella sua determinazione. Sapeva di cosa voleva parlargli, ma non credeva di essere pronto. Si morse il labbro e gli fece segno di entrare, chiudendo la porta  prima di condurlo al piano superiore, nella propria stanza. Newt non fece nemmeno il gesto di sedersi sul letto, pensando probabilmente di non fermarsi troppo.
-Di cosa vuoi parlare?- gli chiese, la voce tremante.
-Lo sai, Tommy.- fece lui, incrociando le braccia al petto. –Non siamo mai riusciti a discutere di ciò che è successo a Denver.-
Stiles abbassò lo sguardo mentre riduceva leggermente la distanza fra loro, con un sospiro. Ricordava ancora fin troppo bene quella sera, e ancora faceva male: -Non c’è nulla di cui parlare. Non ti avrei mai ucciso...-
-Mi hai baciato, Tommy. Ricordi?-
Gli si formò un nodo alla gola a quelle parole. Perché il suo era stato un gesto spontaneo, ma non poteva negare che aveva sempre voluto farlo, da quando lo aveva incontrato. Cominciò a pensare solo in quel momento che Newt avrebbe potuto non provare le stesse cose. Eppure la loro storia non si fermava solo alle Prove...
Un suono di esasperazione uscì dalla bocca del biondo quando non ricevette risposta: -Non so cosa ti stesse passando per la testa, okay? Ma mi rendo conto che tu non provi sentimenti per me, ho visto come guardi Lydia, e non voglio più illudermi. Vorrei solo sapere perché l’hai fatto, d’accordo? Se ha significato almeno qualcosa.-
Stiles aprì la bocca per rispondere, ma la richiuse subito, troppo scioccato per parlare.
-E poi hai cominciato a comportarti in modo strano e io... io non capisco. Non riesco a capirti.-
Perché non riusciva a dire nulla? Poteva spiegare, poteva confessare tutto ciò che provava per lui, e invece rimase zitto a fissare l’amico. Vide Newt cominciare a spazientirsi, finché non sbuffò sonoramente: -Meglio che vada.- disse, prima di superarlo per raggiungere la porta. Allora qualcosa si smosse nella testa di Stiles; gli afferrò un braccio e lo attirò a sé per non lasciarlo andare, prendendo finalmente coraggio: -Non so cosa tu abbia visto con Lydia. Ma posso assicurarti che non c’è proprio nulla fra me e lei. Sì, ti ho baciato e non me ne pento, non l’ho fatto perché credevo fosse l’ultima spiaggia. L’ho fatto perché ti amo, Newt. E non so se ti ricordi gli anni nella C.A.T.T.I.V.O., ma allora non l’avresti mai messo in dubbio. Quando ce ne fregavamo delle regole e ci baciavamo negli stanzini delle scope per non farci vedere dalle telecamere- gli spostò una ciocca di capelli dal viso. –In due anni, non c’è stato un solo momento in cui non abbia pensato alla tua promessa, ed è stato forse quello che mi ha fatto superare tutte le nuove difficoltà. Non hai idea della felicità che ho provato non appena ti ho visto...-   
Le guance del biondo erano completamente rosse per l’imbarazzo, ora. Allungò la mano libera per accarezzargli delicatamente il viso, come se potesse sbriciolarsi da un momento all’altro. Le cicatrici dei graffi che aveva a Denver arano ancora lì, perfettamente visibili da quella distanza. Si sporse a posare un bacio sulla sua fronte, chiudendo un attimo gli occhi mentre si prometteva che niente avrebbe più rovinato quel viso da angelo di cui si era innamorato, e che l’avrebbe fatta pagare a chiunque avesse osato toccarlo.
-Non voglio più lasciarti, okay?- sussurrò sulla sua pelle.
Newt alzò il viso quel tanto che bastava perché i loro occhi si incontrassero di nuovo, e poi chiuse completamente la distanza fra loro, in un bacio dolce e tranquillo, che finalmente fece esplodere il cuore di Stiles.
E il ragazzo capì, mentre le sue labbra rincorrevano quelle dell’altro, che era lì che doveva stare.  


Nota autrice: Questo è l'ultimo dei capitoli che avevo già pronti. Attualmente sto lavorando al prossimo, quindi se tutto va bene dovrebbe uscire o domani o sabato. In ogni caso, volevo farvi sapere che d'ora in poi non aggiornerò più così frequentemente, causa scuola e altri impegni. Probabilmente uscirà un capitolo ogni sabato, o forse anche prima.
Fra due settimane comincerò anche l'alternanza scuola/lavoro, perciò magari avrò più tempo di scrivere, ma non voglio illudervi. 
Grazie di nuovo a tutti quelli che seguono questa fic, è bello sapere di star facendo un buon lavoro.
Alla prossima! 
P.S. Se qualcuno riesce a trovare il riferimento a un altro fandom, gli faccio una statua. 
 
   
 
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