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Autore: mangagirlfan    14/03/2009    1 recensioni
Tanti secoli or sono, quando umanità, divinità e demoni, si, anche demoni, perché un tempo i demoni erano diversi da come li conosciamo, vivevano tutti sotto lo stesso cielo per difendere il proprio mondo dal vero male. Un giorno, un uomo accecato dall’ira decise che avrebbe fatto suo il potere degli dei, trasformando in male ciò che era bene. Trasformando in demoni maligni gli angeli portatori di pace. Creando il caos. Creando…. La distruzione…
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Yondaime
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Vera Storia Della Volte A Nove Code.
La Leggenda Della Dea



Tanti secoli or sono, quando umanità, divinità e demoni, si, anche demoni, perché un tempo i demoni erano diversi da come li conosciamo, vivevano tutti sotto lo stesso cielo per difendere il proprio mondo dal vero male. Un giorno, un uomo accecato dall’ira decise che avrebbe fatto suo il potere degli dei, trasformando in male ciò che era bene. Trasformando in demoni maligni gli angeli portatori di pace.
Creando il caos.
Creando … La distruzione …




Fuoco.
Fiamme.
Fiamme ardenti che creano, che proteggono. Figlie di una dea che veniva in terra sotto varie sembianze.
Donna.
Demone.
Volpe. Il suo potere era tanto grande che nessuno avrebbe potuto contrastarla. Soltanto suo padre. E tutti i suoi fratelli e sorelle messi insieme.
Figlia della terra, nata dalle fiamme degli inferi e dei cieli. Fiamme alimentate dal respiro di vita del loro dio creatore. Lei, la più potente delle nove divinità protettrici. Dea del fuoco. Nata per proteggere quel paese per cui famiglia ed affetti stavano sopra a tutto. Un po’ come per lei. Madre amorevole, fedele e dolce, ma anche vendicativa, furiosa ed iraconda. Imprevedibile. Come la sua forza. Come avrebbe reagito, se avesse saputo che un giorno avrebbe fatto quello che ora noi conosciamo….






Era estate, il sole caldo risplendeva alto nel cielo. Un tempio, poco distante dal villaggio della foglia, risplendeva tra le fiamme eterne che mai avrebbero bruciato. Una sacerdotessa inferiore, una Ho, richiamò a se la dea. La informò dei fatti avvenuti nell’ultimo anno. Di morti e di nascite. Ma questo era il suo compito. Anche se era molto noioso.
“grazie sacerdotessa….”
La donna dai lunghi capelli neri si dileguò, lasciando che la divinità potesse mostrarsi al mondo per 40 giorni e 40 notti, per vegliare sul suo paese tanto amato e rispettato ogni dove.

Una volpe attraversò veloce i campi, la vie, i paesi e le città. Un tempo era simbolo di prosperità, simbolo che un nuovo anno per la dea era trascorso. Ora, rappresenta la massima sventura.
Comunque, la volpe attraversò per giorni e giorni tutto lo stato.
Attraversò quel luogo che la venerava e la rispettava.
In sembianze di volpe.
Per molti giorni. E molte notti.
Venti per l’esattezza.
Raggiunse un’oasi, come era solita fare durante quei quaranta giorni permessole di vivere sulla terra.
Si trasformò.
Divenne una donna bellissima.
Capelli rossi come l fiamme che l’avevano generata.
Occhi carmini, come la lava che scorreva sotto ai suoi piedi.
Pelle scura, ma non troppo. Come il terreno bruciato dalle fiamme e dal sole.
Un sorriso smagliante le si dipinse sul volto.
“Madre mia, madre terra, sono tornata.”
Quell’anno sembrava che il suo mondo fosse diventato ancora più prospero. Chissà come se la cavavano i suoi fratelli e le sue sorelle.
Si guardò in torno, indecisa sul da farsi.
“Quest’anno…. Cosa posso essere?”
Un anno era stata la figlia di un mercante.
Un altro una garzona.
Un altro ancora era stata un normale ragazza.
Ora voleva provare ad essere una ninja.
Con i suoi poteri cambiò le sue vesti divine in abiti da lotta.
Veloce, come un fulmine a ciel sereno, si diresse verso il villaggio.
Era bello attraversarlo.
Pace e prosperità.
Bellezza ed armonia.
Ecco cosa regnava in quel luogo.
Degno di lei.
Degno di ogni creatura che aveva messo piede sulla terra.
Nessuno faceva caso a lei, una giovane fanciulla che camminava per le strade, incuriosita, affascinata da quella miriade di colori, profumi, suoni. Era un anno che non sentiva più il vento sulla pelle, tra i capelli mossi e spettinati. Con il suo sorriso faceva arrossire anche gli animi più audaci. Con il suo sguardo sembrava che potesse leggerti dentro.
Era bello il suo adorato villaggio, che esaminato dall’alto della sua dimora  era completamente diverso da come lo viveva in prima persona,  osservare da vicino le persone che lo abitavano, poter vedere i bambini giocare, sentire le loro risate, conoscere le loro stesse emozioni. Era bello sentirsi umana per quel breve lasso di tempo.
“Ehi, signorina…” la dea sentì che qualcuno stava tirando le sue vesti, incerto. Un bimbo, dai limpidi occhi chiari e dai capelli biondi le sorrideva. Si chinò verso di lui.
“Cosa c’è piccolo?”
“potresti aiutarmi a recuperare il mio giocattolo?” chiese, indicando l’aquilone finito su quell’albero.
Kyuubi sorrise.
“certo, aspetta un secondo…”
Si arrampicò sull’albero, agile e scattante.
Preso l’aquilone, glielo porse, gentile come sempre.
“Grazie signorina!” esclamò il bambino abbracciandola felice.
“Prego.” Rispose lei. “Come ti chiami?”
“Mi chiamo Arashi. E da grande voglio fare il ninja come te.”
A quella esclamazione la dea rimase un po’ interdetta. Rise. Aveva il coprifronte del villaggio. Se ne era completamente dimenticata.
“Perché vuoi diventare ninja?”
“Per proteggere il villaggio e difendere le persone a me care.”
A quelle parole il suo volto si raddolcì. Tutta la sua bontà, la bontà d’animo di quel bambino l’aveva colpita.
“Sarai un grande ninja.”
Trascorsero parecchio tempo insieme. Tutta la giornata.
Il sole stava calando.
Era il tempo di andare.
“Ora devo lasciarti piccolo.”
“Perché?”
“Devo tornare dai miei fratelli e le mie sorelle.”
“Ci rivedremo?”
I suoi occhi brillavano speranzosi.
“Certo. Forse tra qualche tempo.” Si voltò verso di lui. “Fa che la speranza vivi sempre nel tuo cuore. E che la luce della dea viva sempre dentro di te.”
“Di Kyuubi?”
“Si.”
“Lo dice sempre anche la mia mamma. E se lo dici anche tu allora lo farò.”
“A presto piccolo Arashi.”
“A presto signorina.”









Passarono gli anni e la dea ed il fanciullo continuarono a vedersi, anno dopo anno. Arashi divenne un uomo forte e stimato in tutto il villaggio. Con l’aiuto della dea, che avveniva soltanto un mese all’anno, la sua abilità nelle arti ninja crebbe, facendolo diventare forse il ninja più forte del villaggio.
Ma….
Con la sua forza crebbe anche un sentimento che gli era proibito. Almeno verso la dea.
Dentro di lui crebbe sempre più forte e prorompente l’amore per la donna che in tanti anni non era mai cambiata, per la donna che non gli aveva mai rivelato il suo vero nome.
Voleva fasi chiamare Hi, fiamma.
E questo lui non lo comprendeva.
“Hi…”
“Che c’è Arashi?”
“Perché non vuoi dirmi il tuo vero nome?”
“…”
“Hi…”
“Ti prego Arashi….”
“Ho capito… lasciamo stare….”
Abbassò il volto. Era triste. Ed abbattuto.
“Arashi…”
Gli prese il viso tra le mani.
“ti prego, non guardarmi così…”
Non poteva ricambiare il suo amore. Lei era la dea protettrice del suo villaggio. Le era proibito amare un mortale. Avrebbe voluto piangere. Odiava questa stupidissima regola. Poi si ricordò le parole di suo padre: ama la tua gente come una donna ama il suo sposo… come una madre ama i suoi figli….
Lei gli rispondeva con un classico: padre non capisco.
E lui le ripeteva, ogni volta, capirai.
Chiuse gli occhi.
Capiva cosa voleva dire suo padre. Forse l’aveva capito prima di lei questo suo sentimento che ogni anno le nasceva dentro.
“Arashi…”
Avvicinò il suo volto sempre di più verso quello del suo amato.
“Hi…” disse lui, prima che i loro respiri si intrecciassero in un unico sapore…



Un uomo osservava la scena.
I suoi occhi neri li fissavano maligni.
Per anni il suo odio era cresciuto verso quegli dei che accusava di avergli portato via le persone che amava. Voleva il loro potere. Voleva la loro forza. Per far inginocchiare quegli stolti  di ogni villaggio ninja. Voleva creare la sua utopia. Voleva creare il caos assoluto. Un caos dove lui sarebbe stato il signore e padrone del mondo.
Avrebbe fatto pentire gli dei per il loro affronto.
Avrebbe fatto pentire gli uomini per aver assassinato coloro che amava.
Ma non avrebbe mai capito che a fare tutto questo non era stato altri che lui, dopo che il seme del male era germogliato dentro al suo cuore. Dopo che l’oscurità del caos assoluto aveva preso il sopravvento dentro di sé.
Così facendo, credendo alle voci che gli rimbombavano in testa, non avrebbe mai compreso quanta sofferenza avrebbe causato, facendo soffrire inutilmente creature innocenti. Facendo soffrire i protettori di quel mondo. Facendo soffrire il padre di ogni creatura.






Kyuubi osservò il corpo del suo amato a terra, privo di vita.
Un solo colore le si imprimeva nella memoria, un colore che non l’abbandonava mai.
Rosso.
Come il colore dei suoi occhi.
Rosso.
Come la lava che si trova al centro della terra.
Rosso.
Come il sangue che ricopriva interamente il suo amato Arashi.
Urla strazianti percorsero la sua gola.
Lacrime taglienti attraversavano le sue guance rosse per un pianto disperato.
Il dolore spezzò il suo cuore in mille frammenti, come un cristallo caduto dalle mani del suo proprietario.
I singhiozzi scuotevano il suo corpo apparentemente fragile e delicato.
Nel suo cuore l’amore per la sua terra, per le persone che amava, la sua gente, i suoi fratelli, le sue sorelle, svanì come una bolla di sapone.
Le sue pupille, sempre serene e distese, ora erano strette e trasmettevano un sentimento che non aveva mai fatto breccia nel cuore della dea.
Odio.
Un fruscio alle sue spalle la fece voltare
“Chi sei tu?”  chiese con voce roca la dea. La rabbia ora albergava nel suo cuore. Niente  e nessuno l’avrebbero potuta cancellare. E di questo l’uomo, che non aveva più nulla di umano, era consapevole. Arashi era il suo ostacolo per arrivare a lei, per raggiungere i suoi scopi.
Con un sorriso maligno la fissò per un istante.
“Vuoi vendicare la persona che hai amato?”
Lei stette in silenzio. Osservò i suoi occhi malvagi carichi di desiderio di potenza.
Il Chakra della volpe era tangibile e carminio come il sangue che la circondava.
“Sai…. Io ho visto tutto…. L’hanno ucciso loro, coloro che tanto amavi e proteggevi. Posso aiutarti se me lo permetterai….”
A quelle parole la sua anima esplose. Si sentì ferita due volte. Tutti i buoni sentimenti che aveva imparato a conoscere nel corso dei secoli grazie all’umanità vennero spazzati vai. Il suo sorriso dolce e bellissimo si trasformò in un ghigno malvagio, carico di furia.
“So cosa pensi…. Vieni con me…. Vendichiamoci di coloro che ci hanno portato via le persone a noi care…. Vieni con me…. Ed avrai la forza per distruggerli tutti….”
Lei gli porse la mano.
E con lui strinse un patto.
Che l’avrebbe cambiata per sempre.
Che avrebbe cancellato i buoni sentimenti nel cuore della dea.







Villaggio della foglia…. Molti anni dopo….
“Signor Hokage! La volpe a nove code sta attaccando il villaggio!”
“Presto, portami dove sta avvenendo lo scontro! Sbrigati!”
Veloce, sempre più veloce. Volarono quasi su quegli alberi per raggiungere i loro compagni che stavano già combattendo.
Quando giunsero sul luogo la videro.
Nove code, ognuna per ogni sentimento cancellato dal suo cuore.
Nove code, per ricordare il patto fatto con il male.
Nove code, per richiamare  a se la malasorte.
Nove code, per poter ricordare gli anni di sofferenze per cancellare il ricordo della sua famiglia. Ogni coda dieci anni. Novant’anni di dolore e solitudine.
Gli occhi rossi che gridavano la sofferenza.
Gli occhi rossi che agli uomini che non capivano apparivano soltanto carichi d’odio.
Gli occhi di una dea diventata un demone distruttore.
Gli occhi di una donna ferita nel profondo.
L’hokage non esitò. Era quello il suo compito.
Evocò il suo fidato rospo gigante, Gamabunta, pronto per difendere il suo villaggio.
“ah, ah, ah! Cosa credi di fare sciocco umano?”
“Voglio fermarti.”
“Ah, davvero? Perché vorresti fermarmi, sentiamo? Per salvare la tua stupida vita?”
“Per salvare le persone che amo. Sono proto a morire per salvarle. È questo in cui credo.”
La volpe osservò per un istante quell’essere insignificante che si trovava davanti a lei.
Quegli occhi chiari, fieri e sicuri.
Quei capelli, giallo grano.
Quella fierezza nel portamento.
Quella sua sicurezza…
Gli ricordavano spaventosamente lui.
“Dimmi, inutile essere umano, qualcuno ti ha insegnato questi valori? Oppure sono parole buttate lì al vento?”
“Mio padre. È stato mio padre ad insegnarmeli ed a sua volta ha ricevuto gli insegnamenti da suo padre. Ti distruggerò in nome della dea che hai cacciato da questa terra! da quando sei arrivata tu, ella non è più comparsa. Ti ricaccerò negli inferi da dove sei venuta.”
Quegli occhi….
Era impossibile.
La volpe rise, sicura di sé. No, non poteva essere lui. Non poteva essere nemmeno suo nonno la persona che gli aveva insegnato quei valori. Lui era morto…. La morte non risparmiava nessuno. E dal suo abbraccio freddo ed eterno nessuno poteva sfuggire.
“Che credi di fare? Ti consiglio di fuggire, finché sei in tempo. Non è un bene farmi arrabbiare.”
“Io non fuggo mai.”
“sai, mi piaci umano. Nonostante tutto in quel tuo insulso cuoricino c’è qualche sentimento. Ma comunque sei un umano, e come tale  sei un traditore della tua stessa specie.”
La battaglia iniziò.
Graffi.
Calci.
Parate.
Pugni ben assestati.
Chakra che circondava altro chakra.
Potere contro potere.
Entrambe le parti erano sfinite. Ma la furia causata da un cuore ferito è più forte di quel veleno che ti attanaglia. Quel veleno che si chiama stanchezza.
L’uomo non capiva il motivo di tanta furia, di tanta rabbia covata dentro a quell’anima che ogni istante di più sembrava diventare sempre più nera.
“Spiegami.” Le chiese lui stupito per tanto rancore. “Perché odi tutti gli uomini?”
A quelle parole Kyuubi lo fissò con i suoi occhietti cattivi. Per un istante credette di vedere tanta tristezza in quei occhi rosso sangue.
“Un tempo io vivevo per proteggere gli uomini…. Vivevo per vedere un sorriso di un bambino. Vivevo per vedere la prosperità del mio popolo. Ma un giorno feci l’errore di innamorarmi di un essere umano….”  L’ultima parola detta con disgusto misto ad amore. I suoi occhi da maligni e demoniaci si raddolcirono diventando buoni e pieni di malinconia. Ma tutto questo sparì in un attimo.
“Ma….” Tutta la rabbia che covava dentro stava per esplodere. “Voi umani, voi, i suoi simili, me lo avete portato via! ME LO AVETE PORTATO VIA!”
L’hokage non poteva credere alle sue orecchie…. Allora lei non era altri….
“Quando vidi il suo corpo privo di vita feci un patto, ciò che mi ha reso quella che ora sono…. ED ORA VENDICHERO’ LA PERSONA CHE HO AMATO! LUI CREDEVA NEL SUO POPOLO MA VOI LO AVETE UCCISO! ME LA PAGHERETE TUTTI QUANTI!”  la rabbia emerse nuovamente. Lo fissò scura e vendicativa. Mostrò tutti i suoi denti bianchissimi che un tempo, quando ancora era una dea, avrebbero attirato qualunque uomo.
“Fosse l’ultima cosa che faccio.”
Con un ruggito terribile si preparò ad attaccare.
“Smettila….” Bisbigliava l’uomo al demone che evocava tutta la sua furia distruttiva.
“Smettila…. Hi….”
Quell’ultimo suono, quell’ultima parola fecero breccia nel cuore del demone a nove code.
“Tu…. Come fai a sapere il nome che usavo in terra…?”  
L’uomo stette in silenzio. La fissò con i suoi occhi cerulei, fieri come lo erano i suoi…. Come quelli di lui….
“Tu chi sei umano?”
“Il mio nome è Arashi…. Sono il nipote di colui che amasti….”








Sentimenti contrastanti vagavano nel suo cuore.
Amore.
Odio.
Amore.
Odio.
In quel momento, solo in quel momento si rese conto del male che stava facendo….  Della distruzione che stava portando in terra.
La voce di colui che l’aveva plagiata, che l’aveva trasformata però continuava ad echeggiare nella sua testa… Uccidili, uccidili tutti! Eliminali, eliminali tutti….
No. Si ripeteva. No, continuava ad urlare disperata a quella voce.
No. Disse.
Non ucciderò Arashi un’altra volta.
Ne ora ne mai.









L’Hokage rimase interdetto vedendo l’anima della dea uscire dal corpo del demone.
Arashi…. Ti prego…. Annientami…. Cosicché non possa ferire più nessuno…. Prima che il male prenda nuovamente il sopravvento….
Ma come poteva uccidere colei che aveva per secoli protetto il suo villaggio?
Come poteva uccidere colei che suo nonno aveva amato più della sua stessa vita?
“Non posso….” Lacrime scesero dal suo volto.
“Dimmi….” Chiese lei per un momento. “Che fine ha fatto  tuo nonno?”
“Venne ritrovato dalla tua sacerdotessa e lo curò come meglio potè. Per anni ti ha cercata, inutilmente…. Prima di morire mi ha chiesto di dirti, se ti avessi mai incontrata,  che lo sapeva. Sapeva chi eri. Ma non gli era mai importato….”
Calde lacrime scesero dagli occhi della dea volpe.
Lacrime amare.
Lacrime aspre.
Lacrime taglienti.
“Ti prego distruggimi.”
Ma sapeva che non avrebbe mai potuto farlo.
Nemmeno il suo fratello più potente ci sarebbe riuscito.
Con movimenti veloci delle mani l’hokage richiamò a sé una tecnica di sigillo proibita.
“Non posso ucciderti. Ma posso sigillarti.”
“Non lo fare! Così morirai!”
“Addio mia dea! SIGILLO DEL DIAVOLO!”
Poco prima che il sigillo potesse avere effetto osservo il corpo senza vita del nipote del suo amato cadere a terra.  Ma  la malvagità che aveva imprigionato la dea tornò a galla. Maledì l’uomo che l’aveva sconfitta. Maledì se stessa per essere stata debole.
Ma una lacrima solitaria scese sul muso della volpe che inconsapevolmente fece una promessa. Avrebbe protetto colui in cui sarebbe rimasta sigillata. E quando la dea delle reliquie sarebbe comparsa le avrebbe permesso di liberare la sua luce.
Per se stessa. E per Arashi.
“Amore mio…. Aspettami.”






Fine.
   
 
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