100 modi per uccidere
Barbabianca
#13 Maledizioni a caso
Che
l’enorme
ciurma di Barbabianca non fosse completamente sana di mente, lo
sapevano in
molti; ma che addirittura questo branco di energumeni credesse a
fenomeni
paranormali era ancora più incredibilmente stupido.
Quando
l’omone
che era considerato il capitano, aveva dato l’ordine di
attraccare nell’isola
in cui si trovavano in quel momento, si levarono grida di approvazione
e di
gioia.
A quanto Ace
aveva appreso, quell’isola era una tappa abituale; non appena
ne avevano
l’occasione, vi sbarcavano senza alcun ripensamento, anche
più volte durante
l’anno.
Che cosa
avesse di speciale, Ace non lo capì finché non
sentì farneticare due membri su
ciò che avevano intenzione di fare di lì a poco.
“Dai Gin,
vieni anche tu alla casa dei fantasmi! Lo sai che ci si diverte
sempre!”
“Mi hai
convinto! Quelle presenze mi fanno sempre accapponare la
pelle!”
-Intelligenti!-
pensò Ace ironico. Come cavolo si poteva credere a certe
baggianate?
Decise
comunque che era il caso di sgranchirsi un po’ le gambe, non
sapendo bene quando
avrebbe di nuovo avuto l’opportunità di scendere
sulla terraferma.
Raggiunse la
via principale del paese guardandosi intorno con fare sospettoso; tutti
i
negozi riportavano insegne e nomi che evocavano fantasmi, zombie,
vampiri,
sangue e qualsiasi cosa che appartenesse più
all’altro mondo che a questo.
Incuriosito,
Ace si avvicinò ad una vetrina che esponeva delle strane
sfere di cristallo di
tutte le forme e colori, accanto ad un gigantesco cartello con la
scritta SALDI.
“Io non
credo
a queste cose…ma tentar non nuoce…”
disse a bassa voce e un po’ perplesso,
cercando di convincersi che forse quello era davvero l’unico
modo per poter far
fuori il vecchio.
Lo accolse una
donna col naso bitorzoluto, le mani nodose e la gobba nascosta sotto
una maglia
giallo canarino; non proprio quello che si definisce un bello
spettacolo. Lo
guardò con una luce sinistra negli occhi; inquietante.
“Siediti
caro,
so già cosa vuoi chiedermi, ed io ho la soluzione giusta per
te!” stridette con
una voce metallica.
Ace si
sentì sollevato
dal non dover raccontare nulla della sua vicenda, pensando che forse
non tutte
le dicerie su quell’ambiente fossero false.
“Adesso
concentrati e visualizza il tuo obiettivo!”
Detto fatto,
nulla di più semplice; la faccia enorme di Barbabianca lo
accolse non appena
chiuse gli occhi.
Sentì la
tizia
ripetere frasi senza senso alcuno, ma che assomigliavano tremendamente
ad una
maledizione.
Uscì poco
dopo, felice e contento ma soprattutto convinto che la vecchia gli
avesse tolto
il gravoso compito di uccidere il capitano.
Corse sulla
Moby in preda ad una cieca curiosità; voleva vedere come
sarebbe stato
dilaniato il corpo del vecchiaccio dopo quello sproloquio.
Ma trovò
una
brutta sorpresa.
“Guarararararara,
ma guarda che bella!” tuonò il capitano, sotto lo
sguardo incredulo di Ace. Non
era possibile, non poteva essere vero, stava certamente sognando! Ma
che
diavolo aveva combinato quella vecchiaccia?!
Il capitano si
guardava compiaciuto il mento, dove era cresciuta una folta barba
bianca che si
stava lisciando.
“Ora
si che
posso tenere fede al mio nome, guarararararara!”
Scusate
la mia assenza, ma è davvero un bruttissimo e incasinato
periodo, che spero
finisca presto.
Spero anche che
questo capitolo sia piaciuto, personalmente io mi
sono divertita un sacco a scriverlo e anche ad immaginarmelo!
Ringrazio tutti
coloro che mi seguono e quelli che mi seguiranno
ancora nonostante questa mia lunga assenza. Sappiate che mi fate un
piacere
immenso con tutti i vostri commenti!
Alla prossima!
Peace
& Love!