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Autore: Clods_    17/01/2016    1 recensioni
Arianne era una ragazza, normale come lo può essere una quattordicenne qualunque. E come molte ragazze, desiderava distinguersi, voleva avere qualcosa di speciale, qualcosa in più, qualcosa come un potere fuori dal comune. E quando ha contratto una malattia, è stata accontentata. Ma non proprio come si aspettava lei...perché si sa, la fregatura c'è sempre e ovunque.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4 - E ritorna da andare male quando ti rovinano un pasto a base di uova.


"Ari?"

Mi volto di scatto verso la porta, dove mia sorella mi sta guardando con un'aria intimorita.

"Ehy nana...che succede?" Le sorrido.

Lei si avvicina alla scrivania e si appoggia sulla sedia girevole su cui mi sono seduta.

Finalmente l'infermiera mi ha dato il permesso di alzarmi, perchè ora secondo lei "i miei parametri vitali sono nella norma", quindi sto relativamente bene e posso tornare a muovermi.

Ovviamente, solo dal letto alla sedia e viceversa.

"Mi puoi prestare una gomma? La mia l'ho persa..." Il suo faccino corrucciato mi fa allargare il sorriso e le passo la gomma che tengo sempre nell'astuccio.

"Grazie!" Ora quel bel faccino si è come illuminato.

"Prego nana."

"Ma io non sono una nana! Ho nove anni eh!" Stringe i pugni e protesta.

"Va bene nana."

Lei sbuffa e esce dalla stanza.

Torno al mio foglio imbrattato e ricomincio a scarabocchiare. Per ora i miei genitori non hanno deciso cosa fare. Penso che mi vogliano mandare in un qualche ospedale specializzato per provare a trovare una cura, un modo per contrastare questo veleno.

Il problema è che io non ho assolutamente intenzione di chiudermi in un altro posto tetro con quelle luci terribili.

Mentre penso a queste cose dalla cucina sento provenire un buonissimo odore di uova.

Un momento. Uova.

Guardo la sveglia che segna l'una e mezza mentre mi alzo di scatto e corro in cucina.

Mio padre è in piedi davanti ai fornelli e tiene in mano un pentolino con dentro la sua specialità (anche perchè non sa cucinare nient'altro): le uova sode.

Il mio stomaco è sulla soglia del paradiso al solo pensiero.

"Papi, quelle sono per me vero?" Chiedo con aria quasi supplicante.

Lui si gira e mi sorride.

"Se la signorina Shelton dice di si..."

Spero vivamente che l'infermiera, che mi è sembrata piuttosto gentile, non mi faccia cambiare idea su di lei. Se mi privasse delle mie uova...mi dispiacerebbe doverla uccidere. No okay, non ucciderei mai nessuno tuttavia...potrei causarle danni permanenti.

"Dov'è ora?"

"Penso sia uscita un attimo per fumare una sigaretta, dopo che si è assicurata che stessi bene."

"Ma per le infermiere non è tipo vietato fumare?"

Lui mi guarda e scuote la testa, come fa sempre quando lo esaspero.

"Avrà avuto un attimo bisogno di distendere i nervi..." Risponde.

"Stai dicendo che io faccio venire il nervoso?" Troppo gentile come cosa da dire a una che sta morendo.

Argh. Devo smetterla con questi pensieri morbosi.

"Mha veramente...si." Mi guarda serio per due secondi netti e poi scoppia a ridere, seguito a ruota da me. Mi fa piacere sapere che mio padre c'è e che non mi sta trattando in maniera diversa dal solito. Credo mi avrebbe dato fastidio se l'avesse fatto.

"Vado a chiamare l'infermiera." Conclude, prima di uscire dalla cucina.

Io mi siedo al tavolo e aspetto, guardando fuori dalla finestra che si affaccia sui campi. Abitiamo in collina da solo quattro mesi, ma a me sembra di avere davanti questo panorama da sempre.

 


Poco dopo mio padre rientra, in compagnia della donna che sta per decidere qualcosa di vitale per me.

"Allora?" Chiedo, con aria speranzosa.

Mio padre mi guarda con una faccia da "quello che dice la signorina va rispettato per il tuo bene"

"Puoi mangiare quello che preferisci." Dice lei.

"Ma perchè non pos...aspetta che?" Mi interrompo di scatto. Cos'ha detto?

"Arianne, dato che stai bene, puoi mangiare le uova." Ripete, con un tono che mi fa sentire una bambina stupida di cinque anni e mezzo. Ma sono troppo felice per farci caso.

"Evvai! Papà, voglio come minimo dodici uova!" Urlo. Effetivamente un po' somiglio ad una bambina di cinque anni. Ma ehy, stiamo parlando di uova. Una delle cose più belle a questo mondo.

"Dodici sono un po' troppe...partiamo con un paio okay?"

"Va bene..." Sbuffo, ma sto ancora sorridendo.

Mi sembra tutto tornato così normale...

Ma non c'è più niente di normale.

Come ormai sono solita fare, ricado in quei pensieri che riescono solo a farmi sentire triste, ma non di quella tristezza che si pensa solo di provare, quella tristezza del "sono triste perchè il mio ragazzo mi ha lasciato" oppure "perchè la mia migliore amica mi ha tradito."

Questa tristezza mi attanaglia lo stomaco, mi fa sentire inutile, come se esistessi per niente. Questa tristezza è quasi profonda, quasi stupefacente per le sensazioni che mi provoca. So che tra qualche minuto passerà, che è come quella felicità che dura un attimo, ma ora sono nel presente, e la sto provando più forte che mai.

"Ari?"

"Si scusa papà ero sovrappensiero. Che succede?"

"Le uova sono pronte."

Sorridendo come un ebete, già dimentica del momento triste, mi fiondo sulla sedia e impugno la forchetta come una bambina che non mangia da giorni, mentre mio padre chiama tutti a tavola.

 


Siamo tutti seduti ora: io, mio padre, l'infermiera, Anne e mia madre. Quest'ultima ha instito per far mangiare anche la Shelton con noi, e quella santa donna (che considero tale da quando mi ha dato il permesso di mangiare quelle delizie) ha ceduto, dopo dieci lunghi minuti di suppliche.

Sulla cucina cala un silenzio pieno di imbarazzo. Nessuno oggi è andato a scuola o a lavorare, quindi nessuno ha niente da raccontare, come succede di solito.

"Mamma oggi pomeriggio possiamo preparare una torta?" Chiede Anne, facendo gli occhi dolci.

Lei lancia uno sguardo veloce a mio padre.

"Certo tesoro, però prima devo parlare un po' con il tuo papà. Ari ci vuoi aiutare?"

"Mhm." Grugnisco, con la bocca pienda di uova.

"Questo dovrebbe essere un sì?" Mi chiede.

"Mhm." Rispondo.

Mio padre mi guarda e scuote la testa. Cos'è, un tic?

Dopo altri dieci minuti di silenzio mia madre comincia a parlarmi.

Io sulle prime non la ascolto, troppo occupata a gustarmi il paradiso.

Lo so, lo so. Non è normale amare così tanto del cibo.

Ma non stiamo parlando di un alimento qualunque. Stiamo parlando di uova.

"Arianne?"

Alzo la testa e mi accorgo che mi stanno fissando tutti e quattro.

"Si scusa non ti stavo ascoltando. Che c'è?"

"Ti stavo spiegando come pensavamo di risolvere questa situazione."

"E?" Ho un brutto presentimento.

"Abbiamo saputo che c'è un ospedale, non molto lontano da qui. Specializzato in malattie genetiche. Potresti provare a stare lì per un po'..."

Io poggio la forchetta sul piatto.

"Mamma. Io rimango qui."

"Ma Ari, non fare la stupida, sai benissimo che è per il tuo bene. Potrebbero trovare una cura, non ti ricordi di quello che ci ha detto la dottoressa?"

"Mamma pensavo di essere stata chiara in proposito. Non voglio dovermi di nuovo rinchiudere di nuovo in un ospedale. Punto."

Mio padre interviene.

"Arianne Landers, non rivolgerti così a tua madre. Stiamo cercando di aiutarti. Cerca, per una volta, di pensare agli altri. Anche noi stiamo male per te. Quindi smettila di fare storie." Sta quasi urlando.

"Papà! Sto per morire ok? E sono sicura che andare da qualche altra parte non mi aiuterà in nessun modo. Non voglio passare il mio ultimo mese e mezzo su un lettino! E smettila di dire che sono egoista, non ne posso più." Adesso sto urlando anche io. Sono furiosa. Possibile che non capiscano? Che stupida, certo che è possibile, loro non mi hanno mai capita.

"Arianne, tu andrai in quel posto. Abbiamo già deciso. E smettila di urlare!"

Mi alzo in piedi di scatto.

"Perchè, cosa potete fare? Mettermi in punizione? Non disturbatevi, tra poco, non ce ne sarà più bisogno!" Grido, con tutta la rabbia con dentro. Attraverso velocemente il corridoio ed entro nella mia camera, sbattendomi la porta alle spalle.

Lascio andare un urlo furioso, soffocandolo con il cuscino, che poi lancio sul pavimento. Mi lascio scivolare giù da letto, con gli occhi lucidi. Non devo piangere, continuo a ripetermi.

Appoggio le mani sul parquet e cerco di respirare lentamente, ma non riesco a remprimere un altro urlo. Mentre lancio un grido di rabbia e dolore, sento le mani bruciare. Spaventata, le alzo da terra e mi accorgo che sul legno sono rimaste impresse due macchie nere, come di bruciato, con la forma...delle mia mani.

Mi alzo di scatto, terrorizzata, mentre l'infermiera Shelton apre la porta.

"Arianne! Che sta succedendo?"

Io le indico il pavimento, ma lei è troppo occupata a guardarmi in viso per accorgersene.

"Sdraiati sul letto subito! Signor Landers!"

Confusa, seguo i suoi ordini, mentre anche mio padre irrompe nella stanza.

"Cos'ha?" Ha paura, lo leggo nei suoi occhi sgranati.

"Chiami un'ambulanza e avvisi la dottoressa presto!"

Poi si rivolge a me.

"Arianne, perchè le tue vene sulle tempie sono ancora nere?" Mi chiede.

Cosa?

"Io...non me n'ero neanche accorta. So solo che ero arrabbiata, ho poggiato le mani sul parquet e..."

Lei fissa il pavimento e si accorge delle impronte, mentre mi fissa delle ventose al petto, ai polsi e alla fronte.

"Ommioddio..." Anche lei ora è terrorizzata. Perchè non mi sta rassicurando?

Porca puzzolinsky.

Intanto mio padre sta chiamando l'ospedale, per la seconda volta in due giorni. Alla fine, sembra che dovrò tornarci.

L'infermiera osserva il display fissato sul mio comodino e collegato alle ventose, mormorando.

"Attività cardiaca normale, attività crebrale normale, la sostanza...Impossibile."

Sono sempre più confusa. La sostanza? Che succede ora con quel veleno?

"Cosa?"

"Sembra quasi che..."

La sua risposta viene interrotta dal suono delle sirene dell'ambulanza, una sinfonia ormai familiare per me.

Si affretta a sganciare le ventose e aiuta gli mio padre a poggiarmi sulla barella che i volontari hanno appena portato dentro.

Poi la vedo tirare il telefono fuori dalla stanca, girarsi e fare una foto alla mia stanza.

Ma le pare questo il momento?

 


Circa due minuti dopo sono dentro all'ospedale e ho già un gran mal di testa. Lìinfermiera mi conduce in una stanza uguale a quella in cui mi avevano collocata la scorsa volta, a cui però manca la radio sul comodino. Che tristezza, mi ci ero quasi affezionata.

La dottoressa ci raggiunge nella stanza in compagnia della Weasley. Oh no. Ancora lei.

Ca...voletti di bruxelles

Sto così male per il mal di testa e la paura che non riesco più ad imprecare in maniera decente. Umpf.

"Che succede signorina?" Chiede la dottoressa, che in questo momento mi sembra assomigliare vagamente alla Umbridge...Così rosposa...

Ommioddio Arianne. Che cavolo stai dicendo? Riprenditi!

Sto impazzendo, questo è sicuro.

Mi accorgo che durante i miei deliri l'infermiera deve aver spiegato alla Umbridge-ehm, dottoressa, la situazione, perchè lei mi sta fissando pensierosa e un po' impaurita. La Shelton le ha fatto anche vedere la foto della mia camera, che a quanto pare non serviva a provare che assomiglia alla cuccia del nostro cane (e noi non abbiamo un cane), ma a mostrarle i segni bruciati che ho lasciato su pavimento.

La vedo fissare uno schermo grande quanto me affianco al lettino ed immobilizzarsi.

"Allora?" Chiedo.

Voglio capire qual è la causa di questo delirio sulla Umbridge e sulle orme nere sul parquet.

"Può sembrare assurdo, ma questa è l'unica spiegazione che mi viene in mente in questo momento."

Io la guardo, con una faccia che deve sembrare un punto interrogativo.

Lei prende un profondo respiro e continua.

"Come sai, la sostanza ha sfiorato già da svariato tempo il cervello. A quanto pare però deve averlo influenzato così tanto da stimolarne una parte, e farla cambiare, evolvere quasi."

"E questo cosa c'entra?"

"A causa di questi stimoli, hai sviluppato come un potere psichico, incanalato dalla sostanza."

Un potere psichico? Oh no. Questo vuol dire che mi sto per trasformare in una winx, solo più vestita?

"Un potere psichico...nel senso che posso fare tipo delle magie?" La guardo incredula.

"No, ma riesci a utilizzare la sostanza per influenzare l'ambiente che ti circonda. Non ho ancora abbastanza dati per esserne sicura, ma sembra sia così."

Evidentemente la mia faccia mostra la mia incapacità di capire, quindi prova a spiegarsi più semplicemente.

"Conosci il film Lucy?"*

"Si, perchè?"

L'ho visto un po' di tempo fa con mia padre, e l'ho relativamente apprezzato.

"La droga che le avevano inserito nello stomaco è un po' come la sostanza, molto banalmente."

"Questo vuol dire che sto per scomparire dalla faccia della terra?"

Di male in peggio.

"Non ne posso essere sicura..."

Oh, fantastico.


"...Ma non dovrebbe succedere."

Salva. Almeno per ora.


"Il problema però è che non è tutto qui."

Cosa succede ancora?

"A quanto pare...quando tu usi questa tua capacità...le cellule producono questa sostanza più lentamente, quindi essa rallenta la sua corsa al cuore."

"Questo...questo vuol dire che usare questa specie di potere potrebbe salvarmi la vita?"

Non ci credo. Quindi, è come se avessimo trovato una cura?

"Sì. Potresti riuscire a sopravvivere."


IN THE CORNER:
Ehm...che dire
Mi dispiace davvero un sacco. So che solitamente aggiorno una volta ognio due settimane, ma sono stata davvero molto impegnata e...sono un disastro. Lo so.
Anyway, Ho deciso che proverò ad aggiornare una volta a settimana, direi di martedì, in contemporanea con l'aggiornamento su wattpad. Vi giuro che ci proverò.
In più, ho cambiato il titolo della storia e devo ammettere che lo preferisco così.
Ringrazio come al solito chi segue, commenta o anche solo legge la mia storia :)
Bacioni,
Clods_
*Lucy è un film molto bello, ve lo consiglio, per saperne di più basta cercare il trailer su youtube.
P.s. Visto che su wattapad era richiesta una copertina....
TADAAA
https://a.wattpad.com/cover/59301512-208-k841842.jpg
 

 

 

 

 

   
 
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