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Autore: Manu_Green8    18/01/2016    1 recensioni
Lauren poteva contare soltanto su una persona nella sua vita: Louis Tomlinson, suo vicino di casa e migliore amico da ormai tanti anni. E la svolta nella vita del neo cantante, porterà di conseguenza un cambiamento in quella della ragazza.
Il trasferimento, la conoscenza della band, il passato alle spalle.
Ma Lauren riuscirà a gestire il tutto? Con il nuovo lavoro accanto al migliore amico, un irlandese biondo e un nuovo mondo da esplorare, riuscirà ad avere una vita "normale"?
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Niall/OC; Larry Stylinson
E dopo una lunga riflessione, ho deciso di far venire a galla ancora una volta la mia ossessione per i One Direction con una fan fiction (rimandando altri lavori in programma).
Partirò dall'inizio, tenendo conto (per lo sfondo) di fatti realmente accaduti (tappe del tour, interviste e roba varia), ma tutto il resto è pura fantasia. L'unico personaggio che mi appartiene (ovviamente!) è quello originale.
Buona lettura!
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Niall stava continuando a guardare foto su Instagram dal suo cellulare, cercando di restare immobile. Lauren si era addormentata sopra di lui. E non solo appoggiata a lui, ma esattamente sopra di lui. Niall era disteso sul divano a guardare la TV, quando la ragazza era venuta giù dalle scale, lamentandosi del fatto che avesse poca ispirazione.
"Il pianoforte si prende gioco di me" aveva piagnucolato.
Niall l'aveva guardata in silenzio, prima di incitarla a raggiungerlo. Lauren si era praticamente gettata su di lui allineando i loro corpi e affondando il viso nel collo di Niall. Si era addormentata in fretta, sotto ai tocchi dolci del ragazzo e aveva intrappolato inevitabilmente Niall in quella posizione.
Il ragazzo decise allora di fare una foto e mandarla ai ragazzi.
<< Dite buonanotte alla mia Lauren >>. Niall sorrise e premette Invia. Dovette aspettare pochi minuti prima che gli rispondessero.
<< Aw >> il semplice commento di Harry.
<< Come fa a dormire beatamente sopra di te? >> chiese invece Liam.
<< Sono meglio di un letto >> replicò Niall, pavoneggiandosi.
<< Ma davvero sei comodo? Possiamo provarti anche noi? >>. 
E ovviamente il messaggio di Louis lo fece scoppiare a ridere, tanto che Lauren aveva sospirato nel sonno e aveva iniziato a rigirarsi.
"Oops" sussurrò Niall, accarezzando la schiena della ragazza, cercando di non svegliarla. Ma inevitabilmente Lauren aprì gli occhi. "Ehi, dolcezza. Ben svegliata".
"No, non sono sveglia" borbottò lei serrando di nuovo gli occhi.
Niall ridacchiò. "Ah no?" chiese alzandosi con la schiena per sedersi e trascinando quindi Lauren con sé. La ragazza aveva allargato quindi le gambe, finendo cavalcioni su di lui e lamentandosi, contraria a quel cambiamento. Non che Niall non volesse farla dormire, ma sinceramente stava iniziando a non sentire più il suo corpo.
"Guarda che se dormi ancora poi sta notte non riesci a farlo" la rimbeccò, baciandole la guancia.
"Non mi importa. Louis l'hai sentito?" chiese, inizando ad accarezzare i capelli di Niall. Era un modo perfetto per rilassarsi. Erano così morbidi tra le sue dita.
"Sì, sta preparando il tutto per Atlanta".
"Mmh. Devo andarci per forza?" chiese la mora.
"Sì, babe. E comunque vi raggiungerò in America tra qualche giorno. Non staremo lontani per molto".
"Mmh" Lauren non era molto convinta. "Ho freddo" disse poi e Niall la guardò preoccupato.
"Freddo? Stai di nuovo male?" e le mise una mano sulla fronte.
"No, sto bene" disse lei, togliendo la mano di Niall dal suo viso.
"Ren".
Ma la ragazza sorrise. "Sai cosa mi ha proposto Harry?".
Aveva cambiato discorso dal nulla e Niall fu un attimo confuso prima di chiedere: "Cosa? Quando?".
"Ieri. Mi ha proposto di accompagnarlo ad una sfilata di moda il mese prossimo. Non è grandioso?" rispose eccitata.
"Per allora anche Louis sarà tornato. E Harry esce con la sua beard mentre lui sta a casa?".
Lauren fece un'espressione offesa. "Ma io non sono una semplice beard. Sono vostra collaboratrice lavorativa e amica".
Niall le fece un dolce sorriso. "Scusa, babe. Non volevo ferirti".
"Pensi davvero che non dovrei andarci?" chiese la ragazza, colta improvvisamente dai dubbi.
"Non ho mai detto di pensarlo" ribatté il biondo, gettando teneramente indietro con un gesto della mano i capelli della mora caduti davanti al viso.
"Bene. Allora ci andrò. Così faremo vedere al mondo che io, Louis ed Harry facciamo le cose a tre".
"Che cosa?!" protestò Niall, mentre la ragazza scoppiava a ridere.
"Vuoi unirti anche tu?" lo prese in giro.
"Vuoi vedere come non ti faccio più uscire di casa?" ribatté Niall con un sorriso.
Lauren si imbronciò. "Quanto sei possessivo però, oh" disse sporgendosi in avanti e mordendo il collo del ragazzo.
"Solo perché sei mia, ma il mondo non lo sa. Mi andrebbe di urlarlo ai quattro venti, ma non posso. Ho tutto il diritto di esserlo, non credi?".
"Mmh, forse". Lauren non voleva dargliela per vinta.
"Solo forse?".
Lauren guardò il sorriso scettico sul viso del biondo, per poi incrociare i suoi occhi. Erano di un blu così bello... Niall era così bello. La ragazza allungò una mano e gli accarezzò il viso, sotto lo sguardo interrogativo del biondo.
"Sei così bello". Non voleva esternarlo in quel modo, ma era come se non fosse riuscita a fermarsi e le parole erano uscite, vincendo quella battaglia.
Niall le fece un sorriso e "Vieni qui" disse, incorniciandole il viso con le mani e facendo incontrare le loro labbra.
Quel bacio, così intimo e dolce, era decisamente meglio di qualsiasi altra parola.

-

"Ren, Louis è già qui. Sei pronta?" chiese Niall entrando nella loro camera da letto.
Ciò che non si aspettava di trovare era Lauren con solo una maglia addosso, seduta sul letto a fissare il vuoto.
Non aveva neanche alzato lo sguardo quando lui era entrato nella stanza.
"Amore?" Niall si era avvicinato e si era abbassato sulle ginocchia davanti a lei. Mise le mani sulle ginocchia della ragazza, che solo dopo quel contatto si voltò a guardarlo.
"Che hai detto?" chiese, adagiando la mano su quella di Niall, che a sua volta l'afferrò e la portò alla bocca, lasciandogli un tenero bacio.
"Tutto ok, piccola?" le chiese preoccupato.
"Sì, ma non so che mettermi" sospirò.
"Io proporrei i jeans quelli scuri con gli strappi" i due sobbalzarono sentendo la voce di Louis arrivare dalla porta aperta.
"Guarda che sono in mutande, idiota".
"Ciao anche a te, Len. E poi me ne sono accorto. E' per questo che ho proposto i jeans" ribatté Louis andando ad aprire l'armadio della ragazza.
Niall, allora si mise a sedere sul letto e Lauren si sistemò sopra di lui. "Non voglio andare con Louis!" piagnucolò gettandogli le braccia al collo.
"Grazie tesoro. E comunque non vi sto separando per il resto della vita, ma solo per un paio di giorni" disse Louis, tirando fuori i jeans che aveva nominato qualche minuto prima.
Niall invece era rimasto in silenzio, guardando la ragazza tra le sue braccia. Sinceramente pensava che nell'ultimo periodo Lauren fosse diventata molto più appiccicosa nei suoi confronti. E non che gli dispiacesse, anzi lui amava avere sempre il contatto con lei, ma gli sembrava alquanto strano.
Lauren era una ragazza che, sì ricercava affetto, ma voleva anche il suo spazio personale e la sua indipendenza. Non si era mai ancorata a Niall in quel modo. Adesso invece, la ragazza era sempre abbattuta o trovava sempre il momento buono per lamentarsi e il biondo si sentiva come se dovesse sempre consolarla, per qualcosa di cui neanche lui era a conoscenza. Anche quell'aspetto non era da lei.
Che diavolo le stava succedendo? Quella mattina era tornata dalla palestra e aveva annunciato che era stato sfiancante. "Forse non ho più l'età" aveva detto ridacchiando senza allegria.
"Hai 23 anni, Ren. Se non hai più l'età adesso, cosa farai a 30 o a 40 o a 60?" aveva detto Niall, ritenendola alquanto esagerata.
"Sarò decrepita".
"E anche scema come adesso? Perché non penso che riuscirei a sopportarti tanto" disse il biondo con un sorriso divertito. Ma anche quel commento era stato un errore. Lauren si era rabbuiata e spenta del tutto.
"Chi dice che lo farai?" aveva sussurrato e Niall si era sentito in colpa subito dopo.
"Ehi, stavo scherzando. Ti sopporterò per il resto della mia vita, Ren" aveva cercato di rimediare.
"Potresti sempre innamorarti di un'altra. Noi siamo giovani" lo aveva detto senza degnarsi di guardarlo.
"Ma io ho te. Il mio amore non potrebbe focalizzarsi da nessun'altra parte. Devo iniziare ad andare in giro con la targhetta? Proprietà di Lauren Frost" e solo in quel modo, ripetendo ciò che la ragazza gli diceva di tanto in tanto, le aveva fatto tornare il sorriso.
"Lo faresti davvero?" gli aveva chiesto, sorridendo speranzosa.
"Mmh, forse" e a Lauren era bastata quella risposta.
Quindi, se ora Niall iniziava a preoccuparsi, sentiva di averne tutto il diritto. Lì c'era qualcosa che non andava. Ed era per quel motivo che, mentre Lauren finiva di vestirsi e di chiudere la sua valigia, Niall aveva parlato con Louis al piano di sotto, dicendogli di tenerla d'occhio. Ci avrebbe parlato, gli aveva detto Louis. Dopotutto era il suo migliore amico e se qualcosa non andava glielo avrebbe detto di certo.

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Lauren continuava a pensare all'abbraccio che aveva scambiato con Niall prima di uscire di casa. Alla fine non era passato così tanto da quando erano partiti. Per tutto il viaggio in aereo aveva praticamente dormito. Modo migliore per combattere il jet leg. Inoltre ci sarebbe stato Oli a intrattenere Louis nel caso si annoiasse. Il moro comunque continuava a guardare l'ultima conversazione con Harry e sorrideva divertito. Il suo riccio lo stava pregando di fare il bravo.
<< Non ci siamo io e Niall a dividervi, quindi comportati da bravo fratello maggiore (e ventiquattrenne) ed evita di importunarla >> gli aveva scritto.
Louis ridacchiò, ripensando a quando un paio di settimane prima lui e Lauren erano sul divano di casa loro: Louis stava giocando con il telefono, mentre Lauren lo osservava adagiata accanto a lui. E fin lì era tutto normale. Ma poi, ovviamente, la situazione era degenerata: anche la ragazza voleva giocare, ma Louis non voleva. Avevano iniziato a litigare per chi dovesse farlo, fino a quando cercavano di togliersi dalle mani dell'uno o dell'altra l'Iphone del più grande. Soltanto Harry e Niall, stufi di quei comportamenti che rispecchiavano perfettamente quelli di quando avevano dieci anni, erano riusciti a farli smettere. Louis era stato sollevato di peso da Harry, così come Lauren da Niall. Entrambi avevano protestato, ma i loro fidanzati li avrebbero sovrastati comunque. Si erano seduti nei divani, lontani l'uno dall'altro e avevano continuato a tenerli d'occhio.
Sembravano dei bambini in punizione. E dopotutto, con Lauren che continuava a fargli le linguacce quando Niall si distraeva e Louis con le facce buffe, sarebbero potuti essere scambiati tranquillamente per due bambini.

Dopo quel viaggio si ritrovarono finalmente all'aeroporto di Atlanta, aspettando che una macchina venisse a prenderli. Lauren sospirava ogni paio di minuti e quando Louis pensava di non poterne più, le rivolse la sua attenzione.
"Len, cosa c'è, tesoro?" aveva chiesto. Sapeva per esperienza che in quelle situazioni con Lauren era meglio usare un tono dolce, anche quando in realtà era infastidito. La reazione della ragazza, altrimenti sarebbe potuta essere catastrofica. Si sarebbe potuta arrabbiare o abbattere ancora di più. Louis rabbrividiva al solo pensiero di entrambi i casi.
"Niente" aveva risposto la ragazza, guardando lo schermo del telefono aperto sul fuso orario. Atlanta: pomeriggio. Londra: notte.
"Ah ah, Len. So perfettamente quando la tua è solo noia, quindi non dirmi niente. Cosa c'è?".
Lauren era rimasta in silenzio per qualche attimo, prima di tornare a guardare Louis. "Mi manca Niall".
E Louis spalancò gli occhi, sorpreso. Non si sarebbe mai aspettato di sentire quelle parole uscire dalla bocca della sua migliore amica. Anche se lei ne sentiva la mancanza, Louis avrebbe scommesso che non l'avrebbe mai ammesso. E invece eccola lì, con uno sguardo afflitto e le dita alla bocca, mangiucchiando l'unghia del pollice.
"Oh, babe". E in pochi secondi la ragazza si ritrovò tra le braccia del moro. Affondò nel petto di Louis, serrando gli occhi e afferrando la sua maglia con la mano. "Mi manca" ripeté.
"Ma lo hai visto neanche ventiquattr'ore fa" le disse, accarezzandole i capelli.
"Lo so. Ma... Lou?" chiese lei, aspirando l'odore che emanavano i vestiti del ragazzo.
"Sì?".
"E se lo perdessi?" era stato solo un sussurro, ma questo bastò a mandare Louis nel panico.
"Che significa?" chiese allontanandosi un po' per guardarla negli occhi.
"Se si innamorasse di un'altra? Se non gli andassi più bene? Se dovessi perderlo?" chiese velocemente e Louis si sentì molto confuso.
"Len. Niall è tremendamente innamorato di te. Non lo perderai, capito?".
Lauren non sembrava molto convinta, ma annuì comunque, tornando ad abbracciare il suo amico.
"Mi manca comunque, Lou" borbottò.
"Lo so, piccola. A me manca Harry. Ma li rivedremo presto, va bene?" cercò di consolarla.
Lauren annuì. "Te l'ha data lui questa chitarra?" chiese, riferendosi allo strumento che Louis si era portato dietro e che adesso aveva sulle spalle.
"Sì" rispose semplicemente, accarezzando dolcemente le braccia della ragazza.
"Stai davvero imparando a suonarla?" gli chiese.
Louis ridacchiò: "Ci sto provando".
E poi il seguente commento di Lauren lo fece scoppiare a ridere definitivamente. "Tanto l'unico chitarrista della band rimarrà Niall. Provategli a togliere quella gloria e vi ammazzo".
"Hai ragione, Len. Niall è un dio con la chitarra, mentre noi altri componenti siamo solo dei principianti".
Lauren si accorse che era risultato quasi un insulto quello che aveva appena detto e cercò di rimediare: "Però posso sempre aiutarti ad imparare".
Louis sorrise. "Grazie, babe".
"Boo?" chiese la ragazza, mentre lui rispondeva con semplici tocchi. "Possiamo sederci mentre aspettiamo?".
Se il maggiore quella volta si era sentito spiazzato da quella richiesta, non lo aveva dato a vedere. Aveva semplicemente annuito e l'aveva fatta sistemare sulle poltroncine poco distanti da loro.
Sinceramente non gli piaceva affatto quel periodo che Lauren stava attraversando. Sembrava sempre stanca, ansiosa o spaventata e quando provavano a chiedergli, neanche lei riusciva a dare una risposta soddisfacente. E se lo faceva di proposito o meno a tenerli fuori, né Louis né Niall riuscivano a capirlo. Entrambi comunque ci stavano male.

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"Niall, mi dispiace" la voce tremante della ragazza dall'altra parte del ricevitore, lo aveva spaventato a morte. Dentro a quel pub sembrava che i suoi amici fossero improvvisamente spariti, proprio come il suo sorriso.
Si era alzato ed era uscito all'esterno.
"Di cosa, amore mio?".
Lauren si era allontanata da Louis non potendone più di quel caos. La testa le stava esplodendo e lei non riusciva a tollerare ancora il rumore di Fifa che continuava ad andare in TV. Era da un po' che Louis e Oli avevano intrapreso quella sfida e lei si era chiusa nella camera da letto della loro immensa suite.
"Mi manchi" disse, non rispondendo alla domanda che Niall le aveva posto.
Il ragazzo dal canto suo aveva sentito lo stomaco rigirarsi. Sentiva quell'impulso di raggiungerla, stringerla tra le braccia e proteggerla.
Aveva chiuso gli occhi per un attimo e aveva provato a rispondere: "Anche tu mi manchi, piccola".
"Scusa, non volevo chiamarti e rovinarti la serata" fece la ragazza, seppellendo ancora di più nelle coperte dentro alle quali si era nascosta.
"Non rovini un bel niente, Rennie" cercò di rassicurarla il biondo.
Lauren sospirò. "Vado a dormire" annunciò.
"Ma è ancora presto".
"Ho.. Ho mal di testa" spiegò la ragazza.
Niall sospirò. "Va bene, amore. Allora ti lascio dormire. Ma hai mangiato qualcosa?".
"Sì". Se quelle due cucchiaiate di minestra potevano considerarsi tale, allora sì.
Niall si passò una mano tra i capelli. "Va bene. Buonanotte, babe. Ti amo".
"Anch'io".
E dopo, il nulla. La linea che si interrompeva e Niall che guardava in silenzio il suo cellulare. Voleva solo tornare a casa. Voleva che tutti loro tornassero a casa. E subito. O la preoccupazione l'avrebbe mangiato vivo.

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Essere di nuovo a Londra era un sollievo incredibile. L'ultimo mese era passato in fretta e Lauren sembrava che stesse tornando alla normalità. Andava sempre in palestra, passava il suo tempo con Niall e si chiudeva per ore in sala di musica. Aveva anche smesso di lamentarsi per qualsiasi cosa ed era tornata la stessa di sempre. Eccetto qualche mal di testa che a volte cercava di ignorare e addirittura non dare a vedere, il suo corpo non aveva avuto più alcun problema e lei stessa si era tranquillizzata.
Con la vicinanza della sfilata di moda, inoltre, era ancora più esaltata. Non era mai stata così interessata alla moda, in effetti. Ma solo il pensiero di andare ad un evento di quel tipo accanto ad Harry la metteva di buon umore. Probabilmente, avrebbe avuto la stessa reazione se Liam le avesse chiesto di andare insieme a guardare una partita di basket. O se Niall le avesse chiesto di accompagnarla durante una sua gara di golf. Qualsiasi cosa riguardasse i ragazzi in prima persona, la esaltava ed era contenta quando la includevano in quel modo. E poi, per la moda, una ragazza era sempre meglio di un ragazzo, no?
Era da ore davanti all'armadio. Aveva tirato tutti i suoi vestiti più eleganti fuori e li aveva rigettati all'interno un paio di volte, sempre insoddisfatta della scelta. Soltanto l'arrivo di Harry e l'espressioni di Niall, riuscirono finalmente a convincerla.
Quando Niall l'aveva vista con quel vestito verde addosso aveva spalancato gli occhi. Lauren era splendida. "Wow" aveva commentato, senza staccare gli occhi da lei. E dato che finalmente era riuscita a lasciarlo senza parole, Lauren fu sicura che quello era l'abito giusto, per poter stare accanto ad un perfetto esemplare di Harry Styles.
Non che il management fosse contento di quella idea, ma dopotutto anche i fan sapevano che Lauren aveva un buon rapporto con tutti e quattro i componenti della band. Quindi si sarebbero goduti la pausa e se ne sarebbero fregati di tutto il resto.
Niall e Louis, intanto avevano trovato una partita di calcio da andare a guardare allo stadio. Sebbene non giocasse nessuna delle loro squadre del cuore era pur sempre dello sport. Ed era meglio che restare in casa ad aspettare gli altri due.
Sinceramente, se Niall avesse saputo come sarebbe andata a finire, sarebbe rimasto a casa. E ovviamente avrebbe costretto Lauren a fare lo stesso.
Ma nessuno poteva saperlo e quel particolare sarebbe stato l'ultimo delle cose di cui il biondo si sarebbe incolpato.
E se tutti pensavano che Lauren si fosse ripresa da quel periodo, evidentemente si sbagliavano di grosso. Perché quando Niall aveva ricevuto quella telefonata e si era tappato l'orecchio per sentire meglio in mezzo al caos dello stadio, non si sarebbe mai aspettato di sentire un Harry con voce tremante che cercava di dirgli dove si trovasse. E forse, dopo aver sentito quelle parole, era sbiancato o si era irrigidito, dato che Louis seduto accanto a lui, se ne era accorto e aveva percepito tutta la paura dell'amico. Gli aveva toccato il braccio, cercando di capire che diavolo stesse succedendo.
E Niall stava solo cercando di non farsi venire un attacco di panico, quando aveva guardato gli occhi blu del maggiore e aveva detto: "Dobbiamo andare in ospedale".

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Niall sentiva il suo battito pulsare nelle tempie. Sembrava che il suo cuore e il suo cervello fossero diventati un'unica cosa. 
Quando misero piede dentro quell'ospedale, la prima cosa che gli venne in mente fu quando lui e Louis ci avevano portato la ragazza a Doncaster, quasi tre anni prima. Non alla sua operazione al ginocchio, non quando lo avevano portato lì dopo quell'esibizione in cui si era sentito male per il caldo. Ma proprio quando Lauren aveva litigato con Louis ed era fuggita a Doncaster.
La paura era la stessa di quell'ultima volta. Anzi, adesso era decisamente peggio, perché non sapeva nemmeno che diavolo stesse succedendo.
Quando videro la figura di Harry in lontananza, che parlava con un'infermiera, Louis lo chiamò già da quella distanza. "Harry!".
Il ragazzo riccio, che adesso aveva solo i pantaloni e la camicia, mentre la giacca era stata gettata chissà dove, si voltò di colpo e in quel momento l'infermiera ne approfittò per sgattaiolare via.
"Che è successo?" chiese Louis con voce preoccupata, raggiungendo il ragazzo più piccolo.
"Io.. Non lo so" Harry sembrava nel panico. "Siamo andati dietro le quinte per incontrare Cara e lei ha iniziato a sentirsi male. Mi.. Mi è svenuta tra le braccia. Non sapevo che fare" la voce tremante di Harry rispecchiava esattamente il corpo di Niall. Anche lui stava tremando. Aveva così paura.. Quella paura così dannata da pietrificarlo.
E vedere Harry in quello stato non facilitava affatto le cose. Il riccio era sempre stato un ragazzo che riusciva a gestire ogni situazione. Ma non quella volta.
"Si sa qualcosa?" chiese Louis, accarezzando il braccio del suo ragazzo.
"No... Stanno facendo le analisi" Harry sospirò e Niall diede loro le spalle.
"Ni, dove vai?" chiese Louis, ma il biondo non rispose nemmeno. Si sedette sulle sedie al lato del corridoio e chiuse gli occhi. Quel pulsare alle tempie lo stava uccidendo, ma era l'unica cosa che lo distraesse da tutto il resto. Dopotutto, adesso non restava che aspettare.

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Quando Liam sentì vibrare il telefono aveva appena messo piede fuori dall'aereo. Si era dilungato alquanto in America ed era bello ritornare in patria. Ma ciò che non si aspettava di trovare era quel messaggio di Harry che gli spiegava la situazione e lo esortava a sbrigarsi. << Non riesco a consolarne due contemporaneamente. Ho bisogno di te >>. E così era corso verso l'ospedale. Non che servisse davvero qualcuno per Niall. Era rimasto tutto il tempo in silenzio, con le emozioni in subbuglio e i sensi di colpa che lo opprimevano. Anche quando Johannah era arrivata qualche ora prima, aveva continuato a stare in silenzio. Così come quando era arrivato Liam.
Delle infermiere avevano detto loro che ci sarebbe voluto del tempo per fare analisi. Sarebbero potuti anche andare a casa, ma ovviamente nessuno si mosse da lì.
Liam continuava a camminare avanti e indietro per il corridoio. Niall continuava a stare immobile in quella sedia bianca e scomoda. Louis era accoccolato ad Harry, mentre Jay sorseggiava una bevanda calda.
Iniziavano a pensare che sarebbero passate altre ore, quando finalmente una porta si aprì e un dottore uscì dicendo semplicemente: "Parenti di Lauren Frost?".
Niall era stato il primo ad alzarsi e a fiondarsi da quell'uomo brizzolato con una cartellina in mano.
"La prego, ci dica che cos'ha Lauren" quelle parole pronunciate dal biondo erano risultate quasi strane, dopo non aver parlato per ore.
L'uomo si aggiustò gli occhiali che aveva sul naso e guardò quei cinque volti che lo fissavano con la paura negli occhi. E forse, quella paura era giustificabile. Dopo quella notizia, chissà in cosa si sarebbe trasformata.
Il dottore sospirò. "Penso che avrete sentito tutti parlare di leucemia. Il caso di Lauren è linfatica cronica".
Leucemia. Niall sentì il mondo aprirsi sotto ai suoi piedi. Era come se in lui si fosse aperta improvvisamente una voragine che cercava di risucchiarlo. Quel fastidioso fischio nelle orecchie lo aveva isolato da tutto il resto, perdendosi ciò che il dottore stava continuando a spiegare sulla malattia, perdendosi il commento di Louis investito dalla paura, non rendendosi nemmeno conto del fatto che Liam gli avesse messo una mano sulla schiena, stringendo tra le dita la sua felpa.
Niall non sapeva nemmeno dove avesse trovato le forze per dire quelle due parole: "Devo sedermi".
Erano state soltanto sussurrate, ma Liam che era accanto a lui, si era voltato di colpo.
"Ehi, ehi. Niall" lo sorresse per paura che il ragazzo potesse svenire o non avere la forza di stare in piedi.
E mentre Louis, Harry e Jay continuavano a parlare con il dottore, Liam fece sedere Niall su una di quelle sedie di plastica.
"No, no, no". Niall aveva iniziato a piangere senza che potesse fermarsi e Liam sentiva il groppo in gola solo a guardarlo.
Il moro sentì anche il pianto di Louis ed evitò di voltarsi. Non avrebbe sopportato di guardare due dei suoi compagni di band in quello stato.
"Niall" Liam si sedette accanto a lui, iniziando ad accarezzargli i capelli, ma quei tocchi non sembravano neanche scalfire il ragazzo biondo, che voleva soltanto svegliarsi da quell'incubo. Perché se quella era tutta una presa in giro della sua mente, non era affatto divertente.

-

Harry aveva lasciato Louis tra le braccia di Jay e Niall con Liam e aveva deciso di raggiungere la ragazza nella sua stanza. Quando mise piede in quella camera tremendamente bianca, il suo occhio cadde immediatamente sulla mora, distesa sul letto con gli occhi semi aperti. Voltò la testa e fece un piccolo sorriso, incontrando gli occhi verdi di Harry.
"Ehi, piccola" disse il riccio, cercando di restare solido anche in quella situazione. Si era sporto in avanti e aveva accarezzato i capelli della ragazza.
"Ehi" rispose lei con voce gracchiante.
"Come stai?". Domanda stupida.
"Dov'è Niall?". Lauren non aveva neanche preso in considerazione l'altra domanda.
Harry sospirò prima di rispondere: "Lui.. È qui fuori. Con Lou e gli altri".
Lauren chiuse gli occhi un attimo e deglutì. "Non volevo farli soffrire" sussurrò.
"Lauren..."
Harry non ebbe neanche il modo di continuare a parlare.
"Haz.. Io so che stiamo parlando di cancro. Ho 23 anni, per l'amor di dio. Il dottor Martin mi ha già detto a cosa vado incontro. E non sanno nemmeno le cause. Potrebbero solo supporle: quella cicatrice potrebbe esserne la causa. Potrebbe? Harry, è diciassette anni che è la causa di tutti i miei mali. Non volevo che diventassero anche i loro... i vostri".
Sentirla parlare in quel modo stava straziando il ragazzo dai capelli ricci e gli vennero in mente le parole che quel dottore aveva detto loro poco tempo prima: "Questo tipo di leucemia è riscontrata solitamente in chi ha già una certa età. Mi dispiace dire che la ragazza fa parte di quella piccola percentuale che comprende i giovani. Solitamente è un fattore esterno a rendere una persona malata o un fattore genetico. Ma il più delle volte la causa non è riscontrabile. Proprio come in questo caso. Non è da escludere che il trauma subito al collo abbia contribuito. Mi dispiace, signori. Adesso spetta a lei decidere quale sarà il prossimo passo".
"Ma forse doveva andare così. Dall'inizio. L'ho scampata troppe volte" le parole di Lauren fecero tornare Harry al presente.
"Lauren, no. Non dirlo neanche".
E a quel punto entrambi si voltarono verso la porta aperta, sulla quale qualcuno aveva bussato.
"Ehi" Liam fece un piccolo sorriso, al quale Lauren cercò di ricambiare. "Ti va se faccio entrare Niall?" le chiese.
Lauren si sentì travolgere dall'ansia e dal senso di colpa, ma annuì, mettendosi meglio a sedere su quel letto scomodo. E quando il biondo aveva messo piede nella stanza, la ragazza ebbe un motivo in più per sentirsi ancora peggio: i bellissimi occhi di Niall erano cerchiati di rosso, a causa del pianto. Erano anni che Lauren non lo vedeva piangere e la causa adesso era proprio lei.
"Ehi, piccolo" disse Lauren dolcemente, cercando di rassicurarlo, ma non appena Niall sentì la sua voce tornò a piangere. Lui non voleva, davvero, ma non riusciva a fermarsi. Aveva solo così paura. Si trattava sempre della sua Lauren.
"Oh, amore, vieni qui". Niall si avvicinò e si ritrovò subito tra le braccia della ragazza, con il viso premuto contro il suo collo.
Lauren stava cercando di non piangere. Non riusciva a vedere Niall in quello stato. Continuava a stringerlo a sé e cercava di fermare i suoi singhiozzi, lasciando dolci baci sulla sua testa. "Va tutto bene" disse, incontrando gli occhi di Louis, che finalmente si era deciso ad entrare in quella stanza. Lauren poteva vedere chiaramente il dolore anche nei suoi occhi.
"Va tutto bene" ripeté, cercando così di rassicurare entrambi i ragazzi dagli occhi blu. "Va tutto bene".

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Se un Niall del futuro avesse ricordato quel periodo della sua vita, avrebbe continuato ad affermare che era stato decisamente il peggiore.
Lauren era tornata a casa dopo gli ultimi controlli e aveva chiesto se potesse avere del tempo per decidere cosa fare con quelle notizie. Ovviamente, le era stato concesso, ma con l'invito di sbrigarsi. Essendo arrivata già ad uno stadio intermedio della malattia, prima si muovevano, prima c'era la possibilità di guarire.
Erano passate quasi due settimane da allora e Lauren non aveva ancora deciso.
In quelle due settimane aveva iniziato a distaccarsi da Niall, da Louis e da chiunque le stesse intorno, nonostante questi cercassero di non essere esclusi. Niall si sentiva così stanco. Era stanco di vedere Lauren così spenta, era stanco di vedere come lei gli nascondesse i suoi lividi, era stanco di continuare a chiederle se avesse deciso cosa fare. Aveva ormai rinunciato anche ad aiutarla in quel tipo di decisione, come aveva tentato di fare all'inizio, ma lei non ne voleva sapere.
Erano passate solo due settimane e Niall si sentiva oppresso dall'angoscia. Aveva paura di perderla. Sentiva come se la vita di Lauren fosse appesa ad un filo e in effetti era proprio così. E di conseguenza anche la sua era in bilico. Aveva una paura fottuta e la sua ragazza non stava facendo nulla per rassicurarlo. Anzi, era esattamente il contrario.

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Quando Liam entrò in studio, non si aspettava di trovare Niall lì. Ultimamente era raro che uscisse di casa. Tutti erano stanchi e angosciati da quella situazione. Perfino i fan, che non capivano che diavolo stesse succedendo ai One Direction. Quando Lauren era finita in ospedale, su Twitter, Facebook e qualsiasi altro social network era scoppiato il finimondo. Chissà come, avevano saputo che tutti e quattro erano lì dentro e temevano per uno di loro. Chi è che sta male? Cosa diavolo è successo?
Quella situazione non si era calmata fino a quando Liam non aveva twittato che loro stavano tutti e quattro fisicamente bene. Erano solo cose che succedevano e chiedeva di rispettare per un po' la loro privacy.
E fortunatamente così era stato. La foto di Niall accanto a Liam, con gli occhiali da sole e il cappuccio sulla testa, mentre uscivano dall'ospedale, era stata accantonata e i fan li avevano lasciati a combattere una battaglia che riguardava soltanto loro. Erano stati esclusi da un Louis perennemente triste e abbattuto e da un Niall spento e apatico.
Il biondo forse non se ne rendeva neanche conto. Era solo oppresso da tutto. Ma agli occhi dei suoi amici, quel suo atteggiamento non era affatto produttivo. Per nessuno. Ed era per quello che quando lo aveva visto seduto lì, con lo sguardo perso nel vuoto, aveva reagito in quel modo.

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Respiro profondo. Niall stava solo cercando di non scoppiare a piangere o farsi prendere dal panico. Quelle due cose sembravano ormai abituali in quelle due settimane.
Respiro profondo. Niall non capiva perché tutto quelle stesse succedendo a lei. Perché succedesse sempre tutto a lei. Perché quel qualcuno lì su ce l'avesse tanto con la stessa persona, buona e dolce qual era Lauren. Perché stesse capitando a loro.
Respiro profondo. Per Niall quelle due settimane erano sembrate anni. Era tutto così doloroso. E Lauren che continuava ad escluderlo, allontanarlo da sé in quel modo lo faceva stare ancora peggio.
Respiro profondo. Il senso di colpa era l'emozione peggiore di tutte. Quella che lo faceva svegliare nel cuore della notte, dopo aver sognato l'assenza di Lauren o semplicemente le reminiscenze dei mesi passati, quando Lauren continuava ad ammalarsi e lui era così cieco. Quando Lauren stava cambiando e lui era rimasto a guardare.
Respiro profondo. Niall non stava neanche ascoltando Liam che urlava contro di lui. Sentiva a malapena il modo in cui lo esortava a reagire e che tutto quello fosse ridicolo.
"Devi reagire! Lauren ha bisogno di te. Dovete combattere!".
Respiro profondo. Niall non riusciva a credere alle parole che Lauren gli avesse detto quel pomeriggio. Non riusciva neanche a pensarci senza sentire il suo petto stringersi dalla paura, dalla rabbia, dallo scoraggiamento. Non voleva che finisse in quel modo.

Lauren era entrata nella stanza senza dire una parola, tanto che Niall non se ne era neanche accorto, fino a quando lei gli aveva poggiato le mani sulle spalle.
"Ren" aveva detto d'istinto, voltandosi a guardarla. Sapeva perfettamente che quello era il suo tocco. E dopotutto in casa c'erano soltanto loro due.
Lauren gli fece un piccolo sorriso e andò a sedersi sulle gambe del ragazzo, passandogli le braccia intorno al collo.
"Niall" aveva detto solamente e il biondo aveva continuato a guardarla, con le mani sulla vita di lei.
"Ti amo".
E quelle parole lo avevano fatto sorridere dolcemente. Sperava che quello significasse qualcosa: che lei avesse finalmente deciso cosa fare. Che lei avesse scelto la cosa giusta. E invece, proprio come Niall non si sarebbe aspettato, le parole che seguirono gli fecero sparire il sorriso. E fecero andare il suo cuore in frantumi.
"Ascoltami, piccolo" aveva iniziato. "Ho deciso cosa fare...".
Niall non aveva il coraggio di emettere suono. Stava solo aspettando il verdetto che aspettava da due settimane.
"Non voglio nessuna cura".
Niall non aveva capito il senso in un primo momento. Era rimasto interdetto. Non significava...
"Vuoi morire?" aveva sussurrato, temendo la risposta.
"Perché andare contro al destino?" aveva ribadito lei, sollevandosi da lui.
Al che Niall non ci aveva più visto. Era balzato in piedi e aveva iniziato ad urlare. "Cosa credi di fare? Pensi di lasciarmi? Non ti permetterò di abbandonarmi così, capito?".
"Non è una tua scelta".
Niall sentiva le mani che gli tremavano e per fermarle afferrò i suoi capelli.
"Sei un'egoista!".
Quelle parole avevano bruciato sulla pelle di Lauren, che non era riuscita a ribattere.
"Sei solo un'egoista. Non pensi a me, non pensi a Louis. Non ti importa se noi stiamo soffrendo da due settimane. Tu pensi solo a te stessa".
Lauren aveva sentito gli occhi riempirsi di lacrime: "È da tutta la vita che soffro, Niall! È ora di smetterla. Io sono rotta, Niall! Tu e Louis riuscirete a vivere senza di me".
"No! Io non ci riesco! Sei parte della mia vita, Lauren" Niall aveva continuato ad urlare, avvicinandosi a lei e afferrandola per le braccia.
"Ti amo e non voglio perderti!".
Lauren non riusciva a guardarlo neanche. "Ti abituerai. Sei forte".
E prima che potesse scoppiare in lacrime ancora una volta davanti a lei, Niall era uscito dalla stanza e da quella casa, cercando di andare il più lontano possibile.

"Lei non vuole". Erano state le prime parole che Niall aveva pronunciato davanti a Liam, ma il tono era così basso che il moro aveva continuato a sbraitare.
"Lei. Non. Vuole. Combattere" disse Niall a voce più alta, riuscendo finalmente ad interromperlo.
"Cosa?" chiese Liam, poggiando i palmi delle mani sul tavolo.
"Lei non vuole combattere, Liam!" il biondo era balzato in piedi e aveva alzato la voce. "Tu non sai niente! Non sai cosa significa... è la mia fidanzata, Cristo santo!".
Liam si era sentito quasi ferito da quella affermazione. "E' mia amica" disse soltanto.
"Tu non sai cosa mi ha detto oggi! Lauren ha preso una decisione" i pugni di Niall si serrarono. "Lauren non vuole combattere. Lauren non vuole essere curata in nessun modo".
Quelle parole dette da lui ad alta voce lo fecero stare ancora peggio, tanto che si era lasciato ricadere sulla sedia angosciato, scuotendo la testa.
"Non è possibile" aveva sussurrato Liam con gli occhi spalancati. Oh, e invece era proprio possibile. Dannatamente possibile.

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"No!" era la prima volta dopo tre settimane da quando erano venuti a conoscenza della notizia che aveva rovinato loro la pausa, che Louis si stava arrabbiando per qualcosa.
Harry non riusciva più a sopportare di vedere il suo ragazzo sempre giù di morale. Mai un sorriso che gli facesse diventare gli occhi più sottili e spuntare le rughette agli angoli di quegli occhi blu. Anche quando gli avevano detto, una settimana prima, che Lauren voleva lasciarsi morire non si era arrabbiato. Nei suoi occhi era solo sparita anche quella piccola traccia di speranza che ancora glieli illuminava. Perché dopotutto, Louis se lo aspettava che Lauren avrebbe deciso in quel modo. E non riusciva ad arrabbiarsi come Niall, il quale non poteva proprio accettarlo, ma si sentiva solo divorato dal senso di colpa. Perché se Lauren aveva deciso in quel modo, significava che lui aveva sbagliato qualcosa. La sua missione era fallita. Clamorosamente.
"No! Harry, non se ne parla proprio!" aveva protestato quella volta.
"Lou, lo so. Ma lo sai come sono...".
"Non mi frega un cazzo! Noi non faremo quelle interviste. Non adesso!" lo aveva interrotto il maggiore.
"Sono soltanto due... per rassicurare i fan. Saranno brevi" Harry aveva sospirato. Sapeva che Louis aveva ragione.
"Pensa a come reagirebbe Niall!".
"Alla prima può non essere presente".
Louis guardò il riccio negli occhi. "Questa non è vita, Harry" aveva commentato con freddezza.
E Harry aveva annuito. "Lo so, Lou. Lo so".

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Niall e Lauren non si parlavano quasi da una settimana. Passavano tutto il tempo nella stessa stanza, ma era come se non avessero più niente da dirsi. Niall continuava a guardare in silenzio come la ragazza si stesse spegnendo. Lauren aveva perso già qualche chilo. Era perennemente stanca e debole e dormiva parecchio. Niall non voleva rassegnarsi, ma sinceramente non sapeva cosa altro fare, se non soffrire in silenzio.
"Se mi ami, rispetta la mia decisione". Quelle parole, pronunciate da Lauren due sere prima mentre stavano a letto, gli riecheggiavano nella testa. E la cosa peggiore era che sarebbero potuti passare mesi prima che Lauren arrivasse al suo scopo. E il biondo sinceramente non credeva di farcela.
Adesso stavano entrambi davanti al televisore a guardare l'intervista dei ragazzi. Niall sapeva che sarebbe dovuto essere presente alla prossima, ma non era sicuro di esserne pronto.
A cosa aveva portato questa prima intervista di dieci minuti? Per il management: a rassicurare il fandom.
Per il fandom: a capire definitivamente che il problema era legato a Niall, ma che anche Louis, stato praticamente in silenzio per tutta l'intervista, mentre Harry e Liam cercavano di risultare normali, aveva subito le conseguenze di quel qualcosa. 
Alcune ragazze, le stesse che credevano nella teoria che in effetti era reale, erano arrivate a pensare che si trattasse di Lauren, ma non ne potevano essere sicure, dato che la ragazza e in generale le fidanzate dei ragazzi non erano state nominate assolutamente durante l'intervista.
Niall sospirò, mentre spegneva il televisore. Lauren non aveva detto una parola, così come lui e Niall era già pronto ad alzarsi da lì. Sentiva l'estremo bisogno di entrare in sala di musica, dentro alla quale la sua ragazza non metteva più piede da un po': aveva bisogno di pizzicare le corte e sentirle contro i suoi polpastrelli. Magari quella sarebbe stata la sua unica cura. Ciò che lo avrebbe fatto sentire meglio.
Ma prima che potesse farlo, Lauren si era spostata dalla sua posizione e si era sistemata con la testa sulle gambe di Niall.
Il biondo l'aveva guardata, ma lei aveva già chiuso gli occhi. Era così bella. Niall avrebbe guardato il suo viso per tutto il giorno, ogni giorno per il resto della sua vita, ma evidentemente quello non sarebbe stato possibile. Erano in momenti come quelli che Niall avrebbe voluto spegnere il cervello e smettere di pensare, perché quei pensieri lo avrebbero ucciso prima o poi.
Senza neanche rendersene conto aveva poggiato la mano sulla testa della ragazza, passando le dita tra i suoi capelli con movimenti lenti. E aveva iniziato a canticchiare.
Lauren aveva riconosciuto subito quel motivetto. Dopotutto You And I era sempre stata la loro canzone per eccellenza. Fu per quello che i suoi angoli della bocca si erano sollevati in un piccolo sorriso. E Niall si era perso ancora una volta nel suo viso. Come tutte le volte. Con lei ci sarebbe ricascato ogni singola volta. Era sempre stata la sua cura. Anche quel pomeriggio, nonostante Lauren fosse diventata la sua angoscia, il suo senso di fallimento, il suo dolore, con quel piccolo sorriso era riuscita a farlo sentire un po' meglio. Perché lei era lì, distesa su di lui, ricercando il contatto che al ragazzo tanto mancava. Ma aveva comunque fatto quel piccolo gesto nei suoi confronti e Niall aveva pensato di goderselo, perché qualche mese dopo forse non avrebbe più avuto la possibilità. E allora sì che lo avrebbe rimpianto.




 

  
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