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Autore: Stellacalimon    18/01/2016    1 recensioni
Storia molto liberamente ispirata al capolavoro cinematografico "Titanic" del 1997.
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Yuumika; fem!mika
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Il momento in cui, quel giorno lontano, Yuu si rese conto di star finalmente attraversando l'oceano e di essere riuscito ad imbarcarsi sulla nave più famosa e grande di tutti i tempi, fu lo stesso in cui scorse il paio d'occhi cerulei più bello di sempre.
Una ragazza, poco lontano da lui, guardava i flutti con una malinconia che gli fece dolere il cuore.
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"Sono Yuu"
Malgrado tutto, Yuu avvertì la ragazza sorridere lievemente.
"Mikaela" sussurrò al suo orecchio, come se quello fosse stato il segreto più geloso che avesse. Yuu non poté trattenere le sue labbra, che si distesero a formare un grande sorriso.
"Un po' troppo lungo" commentò, non preoccupandosi di sembrare villano e sentendosi davvero troppo contento per essere riuscito a dare un nome al volto che lo perseguitava dalla prima volta in cui si era accorto di quella ragazza.
"Ti chiamerò Mika, d'ora in poi" decise, e lei annuì, con gli occhi lontani e le mani nuovamente sulle sue spalle.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mikaela Hyakuya, Yūichirō Hyakuya
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Il ponte era freddo, pensò Mika, fissando lo sguardo al di là della folla radunata lì attorno, sull'acqua increspata dell'oceano, illuminata dalla luce della luna e degli astri siderei. 
La voce di Yuu-chan rimbombava ancora nelle sue orecchie, benché lui avesse terminato il suo discorso da tempo.  
La verità era che quelle parole l'avevano colpita più di quanto fosse disposta ad ammettere e, onestamente, Mika si chiese da quando avesse deciso di riaprire il suo animo al mondo esterno, dopo tutti quegli anni di ostinato ritiro. 
 
Ciò che la indusse a riportare lo sguardo sulla scena che le si stava svolgendo di fronte, furono le due mani che le adagiarono sulle spalle un soprabito bianco. 
Ferid le sorrise dall'alto, e le incorniciò il viso con una mano, per poi dirigere la propria  attenzione di nuovo sul giovane moro. 
"Ti ripagherò del disturbo, se è questo che intendi" disse, dando vita ad un sorriso amabile "non preoccuparti, il mio denaro rimpinguerà l' inconveniente; d'altronde, sono a conoscenza di quanto Mikaela possa essere cocciuta, a volte"
Mika non si prese il disturbo di dire nulla. Si limitò solamente a scostare il volto e distogliere lo sguardo, come se non le fosse importato niente. Di nulla. 
"È abbastanza" sussurrò, tuttavia, duramente, alla maniera di un soldato in guerra "dai tregua al ragazzo" 
La sua voce si alzò sempre di più e divenne tagliente. 
"Mi ha salvato la vita, dopotutto. Se mi ami davvero qualcosa dovrà pur importarti"
Ci fu qualche attimo di silenzio in cui tutto parve essersi pietrificato, come nelle fiabe di Andersen che la direttrice leggeva ai bambini dell'orfanotrofio in cui era vissuta felicemente per lungo tempo, sognando un avvenire migliore. 
Per un attimo, un solo attimo, le venne da ridere. Il cuore fece male, al pensiero di come fosse andata la sua vita, e la vicinanza di Ferid -la sua mano che cercava il suo braccio ed i suoi occhi penetranti che squadravano il suo viso- non faceva altro che peggiorare la situazione. 
Mikaela dovette smettere di respirare per un attimo, al fine di non cedere ai conati.
A dire il vero, non sapeva proprio se fosse colpa di Ferid o della dannata nave in movimento, ma dato che la prima opzione era quella più semplice da apporre ad ogni quesito riguardante i suoi malesseri, decise di evitare tutto l'iter di ragionamento, almeno per una volta. 
Oltrepassò l'uomo, ignorando i suoi gesti, e giunse con passo deciso di fronte a Yuu-chan, anch'egli voltosi verso di lei. 
Il suo viso era disteso ed i suoi occhi placidi: non vi era alcun segno di turbamento in lui, e Mika se ne scoprì stranamente sollevata. Gli angoli della sua bocca si sollevarono repentinamente all'insù, senza che se ne rendesse propriamente conto. 
Fu una bella sensazione, la stessa che aveva provato quando, a poca distanza dalla prora -e dalla morte- aveva ascoltato quel ragazzo parlare, la stessa che le aveva scaldato l'animo mentre veniva stretta dolcemente tra le sue braccia. 
Anche in quel momento presente, quando Mika studiò gli occhi del bruno, scorse solo bontà. Bontà e tanta forza; talmente tanta energia da saltare nello spazio e prendere la luna, portarla sulla terra, ad illuminare quelle orribili tenebre. 
Le loro dita si intersecarono nel buio, solo per un secondo, un momento di stupidità, incoscienza e convinzione di poter ancora essere liberi. Un attimo che si esaurì subito, quando sopraggiunse il ridente Ferid. 
Mika ringraziò la sua fortuna: l'uomo non pareva aver visto nulla e quello era il massimo in cui aveva creduto di poter sperare.
"Dunque" iniziò il nobile, schiarendosi la voce, facendo drizzare tutti gli astanti,  neanche fossero state marionette "come ho anticipato già prima, per ringraziare il nostro baldo  messere, darò a questo garzone una ricompensa degna dei suoi servigi~" canticchiò, avvicinandosi ancora, in modo da porsi tra i due ragazzi e separarli.
 
Yuu non poteva negare di sentirsi parecchio in soggezione. Non solo aveva avuto un inaspettato momento di intimità -seppur latente, seppur effimero- con Mikaela, ma ora quello strano tipo del suo promesso sposo era di nuovo lì a studiarlo e il posto della mano che aveva sfiorato, fino a poco prima, era ora occupato dal vuoto. L'uomo si era praticamente interposto, scostando malamente la giovane bionda, e costei non era riuscita a trattenere una imprecazione ben poco signorile ma comunque scusabile.
Yuu scosse la testa, mentre il nobile aveva preso a parlare senza freni, come un principe del foro, su qualcosa come la sua ricchezza e la sua generosità, materializzando nel contempo in una delle mani qualche banconota da chissà dove. 
Il ragazzo si morse un labbro e sospirò.
Quella non era di certo la ricompensa che avrebbe desiderato.
Quello che avrebbe voluto era... Era... 
I suoi occhi vagarono sperduti per qualche attimo, eludendo la presenza ingombrante e troppo vicina del nobile, correndo fino ad un paio di scarpette color ciano che sbucavano da un vestito di merletto bianco, salendo lungo le gambe, fino a giungere ai fianchi, ben fasciati dall'abito, e poi al seno, alle spalle, sulle quali si strusciavano mossi capelli biondi ribelli. 
Mika...
Perché stava provando tutto quello per una pazza, sconosciuta, aspirante suicida? Perché, se solo pensava al gesto che stava per compiere, la testa gli girava  e gli occhi pungevano?  
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Mika aveva assistito alla scena con orrore crescente: le movenze di Ferid, la sua mano che materializzava come per magia un paio di venti dollari per poi porlo al ragazzo, occhieggiandolo con sufficienza, dall'alto in basso. 
"Ecco qua, mia dolce Mikaela. Adesso sei contenta?" 
Tutto quello era davvero vergognoso. Ferid era vergognoso; tutti quei nobili lo erano, e nulla di quello che facevano era frutto della bontà d'animo, come invece loro assicuravano. 
Il cuore di Mika si strinse. Yuu-chan non si muoveva ed i suoi occhi indugiavano sulle dita del nobile, come se non sapesse che fare. Probabilmente accettare quei soldi per lui era più penoso di quanto sembrasse, e Ferid sembrò capirlo, perché la sua espressione divenne compiaciuta. 
"Andiamo, sono sicuro che la tua famiglia ti festeggerà come un eroe, quando farai ritorno da loro"  incitò, stimolando risatine da ogni dove e facendo crucciare il giovane moro. 
Mikaela si dette della stupida: avrebbe dovuto aspettarsi un comportamento del genere da uno come Ferid; d'altronde, lo sbandierare in faccia i suoi soldi era il modo preferito di divertirsi, per lui. 
Strinse i pugni e si avvicinò, cercando di restare composta come le maestre di portamento le avevano insegnato, ma -al diavolo la leggiadria- calcando il passo come un ufficiale di brigata pronto ad assaltare un reggimento nemico. 
Sul serio, ne aveva abbastanza. 
"Davvero?" proruppe, sollevando più di un gemito stupito da parte degli astanti, tutti signorotti fermamente legati all'etichetta silenziosa che avrebbe dovuto ostentare una buona dama di corte.
Mikaela si godette appieno l'espressione contrariata di Ferid e quella piacevolmente sorpresa di Yuu, marciando tra i due, volgendo le spalle al nobile e porgendo tutta la propria attenzione al ragazzo bruno. 
"Ascolta, Yuu-chan" iniziò, con fare complice, concedendogli un tenero sorriso "perché non ti unisci a noi, domani a cena?" un lampo furbo le illuminò lo sguardo azzurro "tanto sono certa che il mio promesso sposo concordi con me, dato che sei stato così gentile nei miei confronti"
La ragazza non si volse nemmeno per cercare consenso. Non era da lei, ed inoltre, era più che certa del fatto che Ferid non avrebbe trovato il coraggio di opporsi a quella apparentemente futile richiesta. Non quando tutti quei nobili esponenti della classe borghese erano intenti ad osservare tutte le mosse che sarebbero state compiute, non quando l'opinione pubblica sarebbe stata pronta a giudicarlo. 
Come previsto, l'uomo agitò con nochalance una mano e sorrise falsamente, come a decretare la banalità dell'argomento. 
"Al contrario, ritengo che questa sia una splendida idea!" esclamò, stridulo, accostandosi a Yuu ed annuendo con davvero troppa enfasi, portando il ragazzo a scostarsi di un po'. 
Fu in quel preciso istante che Mikaela gli prese un polso, come a richiamare la sua attenzione, attendendo che gli occhi di lui la raggiungessero. 
Quando ciò accadde, la ragazza vide adagio l'espressione del giovane mutare, da stupita divenire dolce e poi assorta, mentre le labbra si distendevano a formare un bel sorriso. 
"Va bene, ci sarò senz'altro"  
 
Quando Yuu fece ritorno nella sua cabina, poco più tardi, quasi rischiò di finire con l'urtare un'altro passeggero nel corridoio. 
Era tutta colpa di Mika e dei suoi occhi azzurri, che non volevano proprio saperne, di lasciarlo in pace. 
Aprì velocemente la porta, entrò nella camera deserta, e si gettò esausto nella sua cuccetta, premendo il viso nel cuscino fino a farsi mancare l'aria. 
Quella era stata sul serio la giornata più incredibile della sua vita, ed il sorriso non voleva andare via. La mascella doleva e lui non poteva far altro che pensare a lei
Le sue mani corsero a stringere la coperta ed i suoi occhi si chiusero, solo per dare la possibilità al suo cervello di visualizzare di nuovo il viso della giovane. 
Mikaela...
Anche il suo nome era angelico. 
Yuu si chiese come sarebbe stato affondare le dita in quei fili mossi e dorati. Parevano morbidissimi ed erano assai profumati. Yuu aveva avuto l'occasione di appurare quest'ultima caratteristica quando aveva agganciato i loro corpi insieme. Le guance divennero impossibilmente bollenti e lui imprecò, cambiando posizione e stendendosi sulla schiena. 
"Per la miseria, devi calmarti, se vuoi arrivare a domani" si disse, con le mani tra i capelli scuri e gli occhi fissi da qualche parte sul soffitto, di nuovo aperti, di nuovo vigili. 
I pensieri vorticavano così velocemente che a malapena riuscì a trattenersi dal saltare in piedi per l'eccitazione.
"Mika, non vedo l'ora che sia domani" disse alla stanza vuota, in un attimo di esaltazione ancor più prorompente. 
Dio, il cuore batteva all'impazzata.
Si morse le labbra e si impose di essere ragionevole: in fondo, non c'era motivo di agitarsi tanto.
Che scemo, che era. 
Quella alla quale era stato invitato sarebbe stata nient'altro che una cena di cortesia, eppure l'emozione che provava non gli permetteva neppure di restare un minuto di più nella posizione supina in cui si era trovato fino ad allora. 
Con un lamento strozzato, si tirò in piedi e gettò un'occhiata veloce al piccolo specchio attaccato alla parete asettica della stanza, uno dei suoi pochi ornamenti. 
Con un sospiro, si dette una ravviata ai capelli, e poi uscì di nuovo, con una strana sensazione nel petto. 
Si cercò nelle tasche, ma l'unica cosa che riuscì a recuperare furono pochi spiccioli. Dannazione. 
Alzò lo sguardo verde al soffitto, poggiando le spalle al muro, sentendosi tutto d'un tratto troppo stanco, tanto esausto da non accorgersi nemmeno di una mano alquanto invadente che lo afferrò per il colletto della camicia. 
Benché incredulo di quello che stava accadendo, Yuu si preparò mentalmente a tirare qualche pugno: sarebbe passato senz'altro all'azione, se solo non avesse notato il viso famigliare del tipo che lo aveva aggredito.
Non poté fare altro che buttar fuori uno sbuffo infastidito, allontanando assai poco gentilmente la mano del suo mentore, che ancora non lasciava la presa.
"Ma sei idiota? Che ti salta in mente, certe volte?" esclamò, urtato, mentre l'uomo -un giovane di più o meno venticinque anni- gli lanciava una smorfia orribile, per poi cominciare a sbraitargli contro a sua volta. 
Che scemo. Neanche fosse suo padre. 
"Ti ho aspettato insieme a quegli altri mocciosi dei tuoi amici per un'intera giornata, sul ponte superiore. E tu dove diavolo eri? Il tuo cervello è peggiorato così tanto da non segnalarti più neanche gli avvenimenti del giorno?" 
Il ragazzo più giovane si prese il viso con entrambe le mani, dipingendosi sulla faccia un'espressione tediata.
"Quanto rompi, stupido Guren" si lamentò, ritornando alla realtà in poco meno di due secondi netti, scendendo dalla sua nuvola di contentezza e preparandosi a fronteggiarlo nuovamente. 
Guren aveva avuto un passato non facile: era stato un lavoratore nella fattoria di suo padre e si era molto legato a lui, presenziando ad ogni evento importante della sua famiglia. Per quel giovane, all'apparenza tutto rimproveri ed anaffettività, il padre di Yuu era stato un genitore, una spalla a cui appoggiarsi quando nessun'altro lo aveva accolto nei momenti di bisogno.
Yuu sorrise al pensiero di quanto lui e Guren si somigliassero. 
Ricordava bene il momento in cui l'uomo lo aveva preso con sé, dopo l'uccisione dei suoi familiari, e di come lo avesse spinto ad andare avanti.
In effetti, era proprio grazie a Guren che Yuu era uscito da quella storia più forte e saldo. Lui lo aveva incoraggiato e sostenuto sempre, nonostante, in un primo tempo, Yuu non avesse avuto altro scopo che la rivalsa. 
'Anche se vendicare i tuoi familiari è l'unica ragione per respirare ancora, tieni duro e continua a vivere: prima o poi troverai qualcuno che avrà nuovamente bisogno di te' gli aveva detto, in un giorno lontano, quando aveva appena dodici anni, e, in quel momento, Yuu si rese conto di quanto le sue parole fossero state fondate. Alla fine, aveva trovato davvero una persona che necessitasse la sua presenza ed era una sensazione paradisiaca. 
Yuu deglutì rumorosamente, con testa e cuore permei di emozioni fortissime. Finalmente aveva uno scopo, qualcuno da aiutare, qualcuno a cui dedicare ogni primo pensiero la mattina e ogni ultimo la sera, qualcuno da stringere tra le braccia ed amare incondizionatamente. Qualcuno da cui essere amato...
Qualcuno da cui cancellare la disperazione... 
Una manata in faccia lo fece riavere velocemente, e la prima cosa che vide dopo l'impatto furono gli urtati occhi viola di Guren, che lo squadrava dall'alto. 
"Uh. Dannato te. Hai la forza di un gorilla!" si lamentò Yuu, alzando una mano ed iniziando a massaggiare il punto leso, già arrossatosi, strizzando infastidito le palpebre, ma cercando comunque una spiegazione plausibile all'assenza di quel giorno.
"Ho avuto un..." com'era che lo aveva chiamato Mika? Ah. Sì. "... Un problema"
Guren inarcò un sopracciglio e Yuu comprese che quell'accenno non sarebbe stato sufficiente: a quanto pareva l'idiota lì presente pretendeva che gli raccontasse tutta la storia. 
"Oggi, ho salvato la vita ad una persona, quindi..."
"Chi, tu? Ma non farmi ridere. Tu non sapresti sopravvivere nemmeno da solo una settimana, scemo" 
Yuu non poté evitare di imbronciarsi teatralmente e Guren non poté non scoppiare a ridere. 
"Non sto scherzando, buffone!"
"A me pare proprio di sì"
"Comunque, fa come ti pare. Potevi semplicemente evitare di chiedermelo e saremmo rimasti tutti contenti, senza le tue scenate. Ad ogni modo" continuò, sorpassandolo e volgendogli le spalle. 
"...Dove sono gli altri?"
"A cena, credo. Se siamo fortunati la prima classe avrà avanzato qualcosa"
Yuu tentò di tenere il cuore a freno, mentre le parole di Guren lo colpivano più di quanto si fosse aspettato. 
La prima classe, Uh? Con i suoi pavimenti splendidi ed i grandi lampadari cristallini, le tavole imbandite ed oro dappertutto... E poi Mika. Di nuovo Mika, sempre Mika, ovunque nei suoi pensieri.
Yuu si chiese cosa avrebbe indossato l'indomani: le sue braccia sarebbero state ugualmente scoperte? I suoi capelli avrebbero brillato in eugual maniera? 
"Beh, sei diventato anche sordo, adesso?"
La voce lontana di Guren lo fece ripiombare nuovamente nel mondo reale, e solo in quel momento si rese conto che l'altro doveva averlo agguantato nuovamente per il collo della camicia ed iniziato a trascinare fino alla sala pasti, blaterando qualcosa sul fatto che, a quanto sembrava, era talmente stupido da non rammentare nemmeno la direzione della mensa. 
 
A Mika era sempre piaciuto guardare l'oceano. Le infondeva quel senso magnifico di rilassatezza che le ricordava la sua infanzia passata insieme ai genitori naturali, prima che si sbarazzassero di lei.
Si tirò a sedere, nel letto morbido e allungò una mano ad accendere la luce. Sbirciò in direzione della porta della cabina e sospirò sollevata quando si accorse che non c'era nessuno ad attendere il suo risveglio, accanto allo stipite. 
Quindi Ferid aveva deciso di darle tregua, almeno quella volta... giusto?
Rimase immobile per lunghi attimi, che parvero ore, con gli occhi persi al di là della finestra che dava sull'oceano. 
Le onde erano illuminate di argento e le stelle punteggiavano il cielo come mille piccoli diamanti. 
Si alzò lentamente e prese la vestaglia, adagiata ai piedi del letto, per poi gettarsela sulle spalle. 
La suite era quieta ed il fuoco ardeva ancora nel camino di marmo, poco più in là. Passandovi davanti nella via per il bagno, Mika non poté far altro che incontrare il suo riflesso sul grande specchio che lo sovrastava. 
Si arrestò bruscamente e rimase ad osservare il suo viso, come se non si vedesse da secoli. 
Allungò un paio di dita solo per attorcigliarle lungo uno dei corti boccoli biondi. 
I suoi capelli erano stati sempre un disastro impossibile da sistemare, che aveva indotto anche le domestiche a dare forfait.
Mika sorrise. Fissò intensamente le fiamme, e, senza pensare, si strinse le braccia addosso, ricalcando la stretta con cui Yuu-chan le aveva impedito di gettarsi dal ponte. 
Non poté non rimanere crucciata e delusa quando si accorse di non riuscire a suscitare in se stessa le identiche sensazioni che le avevano fatto vibrare l'animo, appena qualche ora prima. Il rossore colorò le sue guance e lei si sentì incredibilmente in imbarazzo.
Stupida... 
Come aveva potuto anche solo credere che la sua presa attorno alla vita avrebbe potuto donarle le medesime percezioni provate sulla prora, quando era stato Yuu-chan a stringerla? 
Adagio, con una smorfia infastidita, abbandonò le braccia lungo i fianchi e sospirò, grattandosi distrattamente la nuca, scapigliandosi ancora di più.
Si sedette dinnanzi al fuoco, a terra, con le gambe incrociate, dimenticandosi della ragione per cui era sgusciata fuori dal letto. 
Protese le mani verso le fiamme e chiuse di nuovo le palpebre, tentando di rilassare le spalle. Passò una mano sul viso e portò le ginocchia a contatto con il petto. 
Cercò di non pensare al tempo che passava, al tragitto che diminuiva, alle catene del suo fato che si stringevano sempre di più, avviluppandosi attorno alla sua coscienza, soffocandola. 
Scosse la testa, nascose il viso, perché non era semplicemente un fatto da poter ignorare, almeno non per lei. 
Mano a mano che la nave avanzava, tagliando l'acqua, infrangendo le onde, la meta si faceva più vicina ed i vincoli più dolorosi da sopportare; che le piacesse o meno, quando fosse scesa da lì, quando avesse messo piede su quel pezzo di mondo ignoto che per lei era l'America, sarebbe definitivamente stata schiava, prigioniera di un torturatore.  
A meno che... 
Due occhi verdi affiorarono dal buio della sua mente assonnata, dissipando il grigiore della sua esistenza. 
Il petto divenne piacevolmente caldo e il battito accelerò. 
Sorrise. 
L'indomani lo avrebbe rivisto; avrebbe potuto rincontrare Yuu-chan... 
Sperò che il sole sorgesse presto, sperò che Yuu-chan non tardasse ad arrivare... 
Si sdraiò sul morbido tappeto di pelle di cervo su cui era seduta -un regalo di Ferid- e, senza che nemmeno vi badasse, mentre ancora il viso del ragazzo le sommergeva i pensieri, si addormentò.
 
Yuu-chan... Vieni da me... 
 
  
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