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Autore: everything88    18/01/2016    4 recensioni
È giusto credere nel destino? Due anime gemelle sono sempre in tempo per superare ogni difficoltà e trovare il modo di stare insieme?
Questa storia è ambientata dopo la fine della sesta stagione.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nota dell'autrice: dopo il prologo, eccoci al primo vero capitolo di questa storia. Il sacrosanto allontanamento di Gaetano non passa inosservato ad una certa prof, che forse per una volta potrebbe fare qualcosa di sensato... se vi va, buona lettura!

 

Capitolo 1 - “La paura che ho di perderti”

 

“No, Francesca, non mi pare proprio il caso, dai. Livietta potrebbe avere delle difficoltà con la bambina e non mi va di lasciarla sola”, provò ad obiettare Camilla, per niente desiderosa di uscire e ritrovarsi in mezzo alla gente.

“Senti, Camilla, Livia è una madre e una moglie e non è sola, ha George ad aiutarla. Non voglio sentire ragioni: se proprio non ti va di andare a ballare, ci mangiamo una pizza e poi ci ascoltiamo un po'di musica dal vivo, almeno ci aggiorniamo un po'; mi rifiuto di pensare che tu debba di nuovo avere un attacco di panico per far sì che possiamo vederci!” si oppose Francesca, che in quel momento non sembrava proprio intenzionata a voler cedere.

“Ok dottoressa, mi ha convinta. Ci vediamo alle 20 qui sotto casa mia” , concluse la prof, prima di chiudere la comunicazione sospirando.

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“Cioè, fammi capire: in tutti questi mesi Renzo non si è mai dato per vinto, tu ti sei messa col poliziotto dal quale dovevi stare lontana e hai anche ritrovato il tuo primo amore, che non ti ha mai dimenticata? E meno male che non potevi essere la mia compagna di bagordi, al tuo confronto la mia vita sentimentale è interessante quanto un film polacco sottotitolato in bulgaro!” sentenziò Francesca, dopo il flusso di coscienza più lungo e liberatorio che le fosse mai capitato di sentire in tutta la sua vita, monologo che peraltro, accompagnato dalla musica folk del gruppo che suonava nel locale in cui si erano rifugiate, l'aveva fatta entrare per un attimo nel mood 'amica sfigata della protagonista di un teen drama'.
Se non altro, grazie a quel commento, per la prima volta da giorni, Camilla era riuscita a far comparire sulla propria bocca un sorriso sincero, benché non esente da una venatura amara.

“Sì, così interessante che mi ritrovo a 50 anni sola e senza sapere cosa fare della mia vita!” non potè evitare di replicare.

“Scusa, ma non sei stata tu a volerti prendere una pausa da tutti e dedicarti a tua nipote? E allora adesso cosa c'è che non va?” la incalzò l'amica, che la vedeva smarrita e bisognosa di confrontarsi con qualcuno che non la giudicasse e la cui vita non dipendesse dalle sue decisioni.

“Sì, lo so, ma adesso non so più se sia stata la scelta giusta. Penserai che io sia un'egoista, che non sappia cosa voglio, e probabilmente è vero, ma non credevo che la mia decisione sarebbe stata accettata così facilmente da tutti. Io-”

“Chi sono questi tutti, Camilla?” la interruppe Francesca.

“Tutti. Renzo, ovviamente, quando ha capito che la pratica Michele era stata archiviata, ha destinato tutte le sue attenzioni su Lorenzo, anzi 'Lorenzito' - impossibile non notare la punta di esilarante acidità con la quale aveva virgolettato mentalmente quel diminutivo - ma va benissimo così. Tu lo sai quanto l'ho amato, quante lacrime mi ha fatto versare e quanto mi abbia infastidita la notizia che un'altra donna gli avrebbe dato il figlio maschio che non avevamo mai avuto ma qualcosa tra noi aveva già iniziato da molto tempo a spezzarsi e più investivo per salvare il nostro rapporto, più mi sembrava di perdere inesorabilmente una parte di me, fino a rischiare di non riconoscermi più. Gli auguro ogni bene, che decida o meno di riprovarci con Carmen, perché è un uomo che, nonostante i tanti difetti, non mi ha mai fatto pentire di averlo scelto ma ho smesso di rimpiangere i bei tempi andati. Però Gaetano-”

“Ecco, è qui che ti volevo. Come ti fa sentire il fatto che se ne sia andato?” chiese a bruciapelo Francesca, che non appariva disposta a mollare la presa.

“Non lo so, davvero non lo so, ma tanto con lui non ci ho mai capito niente. Ti ricordi quando ti ho detto che ero io ad essere l'ostacolo tra noi due? Forse è davvero così” , rispose Camilla con lo sguardo perso nel vuoto.

“Sai cosa penso io, invece? Penso che quest'uomo sia la perfezione scesa sulla terra, ma che il destino abbia sempre deciso di farvi sincronizzare al meglio nei frangenti meno opportuni. E se posso dirtelo, penso anche che tu abbia sbagliato clamorosamente ad andare oltre proprio in quel momento. E si, lo so, sono stata la prima a dirti di prenderlo senza aspettare che lo facesse qualcun'altra. Però, Camilla, lui ti ha amata per una vita, come potevi pensare che sarebbe riuscito a fare le cose con calma e che non ti avrebbe chiesto di definire il vostro rapporto? Mettiti nei suoi panni: il tuo ex marito sempre intorno, una figlia che vi lega indissolubilmente e che sta per rendervi nonni. Almeno hai mai cercato di rassicurarlo sul fatto che ci tenessi alla vostra coppia?” domandò ancora la dottoressa, che incarnava la perfetta sintesi tra il grillo parlante e una novella Freud in gonnella.

“Gli ho sempre detto che mi faceva stare bene, che non eravamo ancora una coppia ma che potevamo diventarl.. cosa c'è? Perché mi guardi così?”

“E tu ti stai ancora chiedendo perché abbia deciso di partire? Proprio tu, Camilla Baudino, professoressa di lettere, hai perso di vista il significato delle parole? Come fai a dire che non eravate una coppia, lo siete sempre stat-”

“... < Ti ho sentita più mia in quei momenti che nel corso della nostra relazione... >, è vero, Francesca, è tutto vero!” disse improvvisamente Camilla, il volto di nuovo ricco dell'espressività che l'aveva sempre contraddistinto, mentre quella riflessione, fatta per la seconda volta a voce alta, acquisiva nuovi significati da decifrare.

“Ora mi sono persa, cosa stai dicendo?” , chiese Francesca spiazzata.

“Non lo so ma... devo chiamare Gaetano! Scusami davvero, devo andare a casa.”

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Faceva fresco in quella notte di inizio estate, ma a lui non dispiaceva. Camminare sulla sabbia gli era sempre piaciuto e, prima di incontrare lei, il mare - oltre a Torre, è evidente - era stato tante volte il suo più grande alleato per rimettere in ordine le idee di fronte ad un'indagine complessa... e non solo. Camilla ci aveva messo tre settimane ad alzare il telefono, ventun giorni in cui lui aveva dormito a malapena e non era riuscito a trovare pace. Cosa aveva detto quel giorno a Tommy, quando giocavano a braccio di ferro in commissariato? “Ci sono delle volte, quando vuoi troppo bene a una persona, che capita di volersene allontanare” . Tutto legittimo, tutto vero. Peccato che spesso, mentre il corpo viene facilmente fatto salire su una macchina, affinché cambi città o regione, la testa e il cuore riescono a dissipare tutta la benzina e ad impedire alla loro macchina di percorrere anche solo mezzo metro. Si ricordò di quando, dopo il matrimonio di Livietta, Camilla l'aveva chiamato per passare un po'di tempo insieme e lui, in un inaspettato e brevissimo moto di orgoglio, aveva ascoltato il suo messaggio in segreteria decidendo di non risponderle, salvo poi pentirsi quasi istantaneamente e tentare di ricontattarla, senza però ottenere una replica. 'Tra di noi è sempre stato così: se le sfuggivo, marcava il territorio, se mi sentiva troppo vicino, scappava. Eppure, stavolta me ne sono andato senza nemmeno salutarla e lei per tre settimane non ha mosso un dito. Del resto, la meravigliosa new entry di casa l'avrà tenuta impegnata. Oppure si è riavvicinata a Renzo. O magari sta risentendo Michele. In quella scena da teatro dell'assurdo nel corridoio dell'ospedale, aveva detto che su Carpi non c'era niente da capire; ma è la stessa donna che prima mi ha giurato di avermi ritenuto sempre una sua preoccupazione e poi ha giocato con me e calpestato i miei sentimenti, quindi l'attendibilità è quella che è. E allora perché avrei dovuto rispondere a quelle telefonate?'
Pensieri sconnessi, densi di incertezza, risentimento e frustrazione. Ma, nonostante tutto, anche se ammetterlo gli provocava un dolore fisico, il dominio silenzioso per quel nome apparso sul display del cellulare era di un altro sentimento: l'amore.

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“Mamma, cosa ti sta succedendo?” chiese all'improvviso Livia, che ormai - buon sangue non mente - aveva imparato da tempo a capire quando c'era qualcosa di cui preoccuparsi e che, approfittando del fatto che George fosse fuori per lavoro e che la piccola dormisse beatamente, voleva provare a restituire alla madre almeno un briciolo del sostegno che aveva sempre ricevuto da lei.

“Niente, amore, perché me lo chiedi?” rispose Camilla, continuando a preparare la tavola e fingendo un'apparente serenità.

“Senti, sai bene quanto mi abbiano infastidito in passato i tuoi interrogatori e quelli di papà, quindi, se non ti va di parlare, non insisterò; però per favore non mentirmi. È da quando io e Cami siamo tornate a casa che ti vedo strana: mangi appena, ti alzi durante la notte, spesso sei assente e soprattutto non vedo Gaetano dal giorno in cui sono nati i bambini. Allora, vuoi dirmi cos'è successo?”

“È successo che Gaetano se n'è andato!” si limitò a replicare Camilla, la voce spezzata sull'ultima parola.

“Che vuol dire se n'è andato?”, chiese ancora la figlia.

“Vuol dire che sono una cretina. Vuol dire che, prima della nascita di Cami, ho detto a tuo padre e a Gaetano che volevo rimanere sola e pensare esclusivamente a fare la nonna perché ero esasperata e non sapevo più dove sbattere la testa. Vuol dire che gli ultimi 10 anni della mia vita sono stati un casino perché, anche se è difficile da credere, ho vissuto due sentimenti diversi ma entrambi forti e mentre uno cresceva, malgrado avesse tutto e tutti contro, l'altro lottava con le unghie e con i denti per non perdere terreno ma alla fine si è schiantato comunque al suolo. Vuol dire che quando ho finito tutte le scuse e ho provato ad essere me stessa, ad essere felice, la paura mi ha paralizzata, rendendomi una persona che non pensavo nemmeno potesse esistere. E vuol dire che un uomo che ha avuto la disgrazia di innamorarsi di me, ora ha scelto di smettere di rovinarsi la vita. E sai qual è la cosa peggiore? Io l'ho dato per scontato. Il destino l'ha sempre riportato da me, e ogni volta bastava una parola per riprendere per mano una conversazione mai interrotta e farle fare cento passi in più. Perché ho tirato così tanto la corda? Perché l'ho spinto ad abbandonarmi?”

Non se ne era nemmeno resa conto ma mentre pronunciava quelle parole, il suo volto si era cosparso di lacrime amare e il tono era divenuto sempre più convulso.

“Mamma, ti prego, calmati, non ti ho mai vista così. Ascoltami, Gaetano è pazzo di te, lo è sempre stato. Anche se meno chiaramente di adesso, lo capivo già a 8 anni e l'ho visto fino a tre settimane fa. Non so come tu sia arrivata alla decisione di allontanarlo, ma un sentimento del genere non passa dall'oggi al domani. Se la sua assenza ti fa stare così male, perché non lo cerchi?”

“Ieri ho provato a chiamarlo venti volte da quando sono tornata a casa ma non mi ha mai risposto. Non so dove sia, non so cosa gli stia passando per la testa e se mi trovo in questa assurda situazione è solo colpa mia!”

Ancora lacrime ed un tono che adesso toccava note di amarezza e rassegnazione.

“Sai che ti dico? Che questo allontanamento è la cosa migliore che potesse capitarvi! Se lui fosse rimasto qui, avresti finito col rimandare, col prendere tempo, senza arrivare mai a fare chiarezza in te stessa. Ti chiederò solo una cosa: tu cosa vuoi?” , domandò Livia dopo essersi assicurata che la madre si fosse tranquillizzata almeno un minimo.

“Voglio chiudere gli occhi e sentirmi allo stesso tempo libera e a casa, voglio che il passato non influenzi più il presente, voglio smetterla di avere paura. Gaetano... voglio Gaetano!”

“E allora vai a riprendertelo!”

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“Professorè, voi così mi mettete in difficoltà!” disse Torre, incerto sul da farsi in quella situazione.

“Torre, per favore, so quanto lei tenga a Gaetano e so che in questi anni gli ho fatto del male ma ho assolutamente bisogno di parlargli e lei è l'unico a cui posso rivolgermi per sapere dove si trovi” , supplicò Camilla, sicura di poter convincere ancora una volta l'ispettore a darle l'informazione che stava disperatamente cercando.

“Io ve lo dico, però non fatemi pentire. Il dottore è in Toscana, vicino a Pisa, in una casa di famiglia in cui andava in vacanza da ragazzino. Questo è l'indirizzo; mi raccomando a voi, riportatecelo” pregò l'uomo, con la speranza che potesse essere la volta buona per quella coppia per la quale aveva sempre tifato e che Camilla riuscisse a fargli ritrovare l'amico di cui già sentiva la mancanza.

“Tranquillo, ha fatto la cosa giusta” , concluse la donna, prima di precipitarsi fuori dal commissariato.

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Quattro ore a bordo del suo maggiolino bianco che, ancora non riusciva a crederci, era riuscito a portarla fino a lì, sostituendo al meglio delle proprie possibilità la macchina nuova temporaneamente dal meccanico. Duecentoquaranta minuti per pensare a cosa dirgli. Come se le precedenti tre settimane non fossero state già di per sé sufficienti. Eppure, ancora seduta al volante dell'auto parcheggiata a debita distanza, continuava da un'eternità a fissare quel portone senza riuscire a muoversi. Improvvisamente, gli ultimi 10 anni della sua vita le erano passati davanti come un fulmineo slideshow: da un lato, il fortissimo amore provato per Renzo, nonostante i tradimenti, e ancor prima le differenze che li dividevano, l'avessero portata ad esprimere al di fuori delle mura domestiche una parte importante di sé; dall'altro lui, Gaetano, un mix esplosivo di adrenalina e infinita devozione. Livietta indubbiamente non sbagliava nel ritenere che la fuga del commissario avesse impedito l'ennesimo stallo, ma il punto è che non necessariamente ad essa era connesso il desiderio di avere una reazione. La verità era che, per la prima volta, lui era sparito da un giorno all'altro senza avvertirla e con uno stato d'animo molto diverso da quello col quale era partito per Praga, il che l'aveva irrimediabilmente destabilizzata perché si era resa conto del rischio concreto di perderlo per sempre. Ma se anche questo era servito ad aprirle definitivamente gli occhi, cosa si sarebbe ritrovata davanti una volta superata quella soglia?
Le lancette dell'orologio stavano quasi per baciarsi al rintocco della mezzanotte e tutto ciò che desiderava era azzerare la distanza che la separava da quella casa, trovare riparo tra le sue braccia e non pensare a ciò che li avrebbe attesi l'indomani ma, allo stesso tempo, un'orribile voce interiore le urlava di tornare immediatamente indietro. Stava per accendere il motore quando il battito di due dita sul finestrino la fece voltare e trasalire. Il tempo di eliminare quella fastidiosa barriera di vetro e poi solo cinque parole: “Professoressa, che ci fai qui?”

 

 

Nota dell'autrice: vi lascio con un piccolo cliffhanger, annunciandovi di avere in mente come affrontare ciò che seguirà ma di non essere certa di riuscire a farlo nel modo giusto. Comunque, se quello che avete letto finora non vi ha annoiato a morte, l'appuntamento è con il prossimo capitolo!

   
 
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