My Gravity
– Jared and Kim
Cry
Baby
Non
ero mai stata un ragazza goffa: la mia corporatura esile mi aveva
sempre consentito una buona agilità nei movimenti ed anche
una discreta forza fisica, nonostante le apparenze. Alla scuola
elementare non mi feci mai male durante le lezioni di educazione
fisica: le maestre mi trattavano con particolare cura ed attenzione,
sempre attente che non mi ferissi, ed io ero sveglia abbastanza per
tenermi lontana da ogni possibile rischio. Perciò fin tanto
che frequentavo la scuola primaria la mia misera statura e
l’esilità non erano mai state un problema: lo
diventarono con l’inizio della scuola superiore, quando tutte
le mie amiche cominciarono a maturare fisicamente ed io invece rimasi
un cosino minuscolo ed invisibile.
Da
quel momento educazione fisica diventò una tortura:
cominciai ad astenermi dal basket e dalla pallavolo, dato che i miei
compagni finivano sempre con l’ investirmi durante la foga
della partita, ed a sfruttare la mia agilità per schivare
pallonate/botte/compagni-grossi-come-orsi.
Inoltre c’era un nuovo fattore da tenere in considerazione: Jared.
A causa del suo… particolare rapporto
con me Jared tende ad essere un pochino iperprotettivo. O per meglio
dire, cerca di tenermi ad almeno dieci metri da qualsiasi fonte di
dolore, che si tratti di un essere umano, un oggetto inanimato o un
animale. Perciò se qualcuno durante la lezione mi ferisse
– Dio non voglia - Jared andrebbe
sicuramente in panico e quel qualcuno probabilmente dovrebbe vedersela
con un licantropo super arrabbiato.
Quindi pensandoci bene proprio non mi spiego come sia potuto succedere:
agilità + super-attenzione+ scaltrezza = niente
guai. Questo è ciò di cui ero sicura.
Evidentemente mi sbagliavo.
Ero ad educazione fisica: come al solito mi stavo scaldando
tranquillamente correndo rasente il muro della palestra mentre i miei
compagni giocavano a basket. Naturalmente pensavo a Jared: non penso a
nient’altro che lui da quando è cominciata la
nostra storia. Occupava la mia mente anche prima, ma era un
po’ come un mito irraggiungibile, qualcuno che non mi avrebbe
mai guardato. Ora invece è il mio
Jared.
Ora che ci ripenso probabilmente fu la mia distrazione che
causò il disastro: è stata tutta colpa mia.
Perché, accidenti, non vidi proprio quel
dannato pallone da basket che ad una velocità supersonica si
dirigeva minaccioso verso di me. Non sentii le urla di avvertimento dei
compagni e del professore, tanto meno quelle di Alex, meglio detto colui-che-lanciò-la-palla.
Sentii solo una gran botta sul lato destro del viso. L’urto
mi fece sbattere la guancia sinistra sul muro. Poi, il nero.
~
C’è
qualcosa di sbagliato, ma non riesco a capire cosa.
Riconosco
innanzitutto l’aria gelida che mi solletica i piedi senza
scarpe; poi sento la luce del sole che mi scalda il viso e
nient’altro, dato che sono infagottata in qualcosa che credo
sia una coperta. Vorrei aprire gli occhi, ma non li trovo. Avverto
dolore alla testa: pulsa fastidiosamente e l’andatura
ondeggiante di chi mi tiene in braccio non aiut- Un attimo.
Ecco cosa è sbagliato. Le braccia che mi reggono non sono
calde. O meglio lo sono, ma non di quel calore.
Sono tiepide e deboli in confronto ad altre più forti che mi
reggerebbero senza farmi ondeggiare in questo modo. La consapevolezza
che non sia Jared a portarmi mi da il panico e mi spinge ad aprire gli
occhi: la luce mi acceca e peggiora il mal di testa, ma non mi importa.
Prendo coraggio ed alzo lo sguardo.
No
no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no
no no.
Alex
Harrison. Quello che Jared odia
più di tutti. Oddio, no: perché tutte a me?
“Alex?” chiedo in un sussurro, ma sono talmente
vicina a lui che mi sente ugualmente.
Subito abbassa la testa verso di me con un’espressione
così colpevole sul viso che mi pento immediatamente di aver
pensato brutte cose di lui in questi pochi secondi.
“Kim, Kim, scusami! Non volevo colpirti ma ero troppo preso
dalla partita! E non ho visto che correvi e tu non ti sei accorta di
niente e-“
“Alex, respira. Va tutto bene. Mi fa solo un po’
male la testa...” lo rassicuro, sebbene il mal di testa sia
più un martellare continuo e senta anche un doloroso prurito
alla guancia sinistra.
“Il professore ha escluso un trauma cranico, quindi non
preoccuparti. Il problema è…” si
interrompe e la sua espressione si fa ancora più colpevole:
non capisco.
“Cosa Alex?”
“Niente, non preoccuparti… Siamo
arrivati.” risponde entrando in infermeria e chiamando la
Signorina Loren, l’infermiera. La reazione della donna mi
preoccupa: spalanca la bocca e corre subito verso di noi, aiutando Alex
ad entrare in una piccola stanzetta adiacente. Mi stendono
delicatamente su un lettino vicino alla finestra ed Alex mi aiuta a
sistemarmi meglio, sempre con quell’espressione dispiaciuta
sulla faccia. Poverino.
Sento l’infermiera armeggiare nell’armadietto delle
medicine mentre Alex, ancora accanto a me, mi sfiora la guancia
sinistra con la mano. Mi ritraggo subito, cercando di gettargli
un’occhiata torva: non credo di esserci riuscita
perché lui risponde con un sorriso dispiaciuto.
“Scusami, ti fa male?” chiede preoccupato.
“Non molto, perché?” in effetti non mi
sono scostata per il dolore.
Il sorriso svanisce dalle sue labbra “Mi dispiace
Kim.” ripete di nuovo. Ah, ho capito. Non
sono stupida, non lo sono mai stata: logicamente ricevere una pallonata
su una guancia e sbattere addosso ad un muro con l’altra
lascia un segno su una semplice faccia umana. Ora devo solo capire
quanto grande sia il danno.
“Quanto si vede, Alex?”
Lui capisce ed abbassa lo sguardo “Hai tutta la guancia
sinistra sbucciata, Kim. Mi dispiace così tanto!”
Perfetto:ora da ragazza poco carina sarò diventata inguardabile.
Grazie Alex.
“Jared sa che sono qui?” chiedo in un sussurro.
“Certo. Claire ha insistito per andarlo a chiamare. Diceva
che sarebbe stato peggio se l’avesse scoperto da
solo.” dice facendo una smorfia: forse ha capito di essere
nei guai, dato che sa benissimo quanto Jared sia protettivo nei miei
confronti.
“Allora è meglio che tu te ne vada,
Alex.”
Lui annuisce “Mi ucciderà, vero?”
Sorrido “Se riesco a parlagli prima che ti veda forse riesco
a salvarti la vita.”
Alex sospira, chinandosi a baciarmi la fronte. Trattengo il respiro,
arrabbiata, ma non dico niente: in fondo è stato gentile a
portarmi fin qui e comunque si stacca quasi subito, facendo qualche
passo verso l’uscita.
“Kim.”
Oddio.
È Jared: lo cerco subito con lo sguardo
finché non incontro i suoi occhi preoccupati. Lo vedo
trattenere il respiro e poi, un battito di ciglia dopo, mi trovo ad un
centimetro dal suo volto, contratto in un’ espressione
così addolorata che sembra stia per mettersi a piangere. Mi
sfiora anche lui la guancia con le dita, ma il suo tocco caldo ha il
potere di placare il dolore alla testa e la nausea.
“Jared…” sussurro felice avvicinandomi
al suo volto: sono quasi due ore che non lo vedo. Mi è
mancato.
“Ti fa male?” chiede crucciato senza smettere di
accarezzarmi con la punta delle dita.
“Assolutamente no.” rispondo chiudendo gli occhi:
con lui il dolore sembra non esistere.
Jared sospira fissandomi dispiaciuto negli occhi “Mi dispiace
così tanto, Kim!”
Apro di scatto gli occhi. Come
può scusarsi per qualcosa che non ha fatto?
“Non è colpa tua!” esclamo.
I suoi occhi si fanno arrabbiati in un attimo “Chi
è stato Kim? Claire non ha voluto dirmelo, quindi
è qualcuno che conosco.”
Con la coda dell’occhio cerco Alex, ma mi accorgo che
fortunatamente non è più nella stanza: non riesco
a mentire a Jared, per cui se fosse stato presente probabilmente ci
sarebbe stato uno spargimento di sangue.
“È stato un incidente. Ho perso
l’equilibrio.” sussurro abbassando gli occhi. Sento
le mie guancie andare a fuoco.
“Kim, lo sai che non sei capace di mentirmi. Chi è
stato?” chiede ancora.
Voglio mentire, lo voglio davvero. Ma non ci riesco: non è
nel mio carattere e soprattutto non con Jared.
Perciò, sospirando, dico la verità.
“Alex, con una pallonata.
Come al solito da cretina quale sono non mi sono accorta di nulla. Mi
hanno chiamata ed hanno cercato di avvisarmi, ma ero
sovrappensiero…”
“…”
“…”
“…”
“Jared?”
“…”
“Jared? Stai bene?”
“Certo.” dice in un sussurro. Poi comincia a
tremare: proprio quello che volevo evitare.
Avvolgo le sue mani con le mie, fissandolo negli occhi
“Calmati, Jared.” ordino.
“Scusami Kim” dice mentre il tremore già
si attenua “Ora però devo lasciarti. Vado ad
uccidere Harrison.”
“NO!” esclamo disperata, spalancando gli occhi e
stringendo di più le sue mani.
“Ti ha ferita.” ringhia, in una voce talmente bassa
e arrabbiata che mette i brividi anche a me. No, non voglio che Jared
sia arrabbiato con Alex, perché è tutta colpa
mia. Se deve arrabbiarsi con qualcuno, quel qualcuno sono io.
“È successo solo perché durante una
partita di basket una cretina come me è distratta e non
guarda dove mette i piedi…” mormoro mentre sento i
miei occhi diventare lucidi. Mi odio per essere così
dannatamente emotiva, ma non riesco a farci nulla. Dannata,
lamentosa ed insopportabile Kim…
Un secondo dopo sono premuta contro un petto caldo e solido, mentre le
braccia di Jared mi avvolgono la schiena ed il suo respiro mi solletica
il collo. Singhiozzo contro la sua maglietta bagnandola con le mie
lacrime, sfogando lo spavento, il sollievo per la sua vicinanza ed
anche l’irritazione verso me stessa.
Piagnucolo un po’, dimostrando ancora una volta tutta la mia
infantilità, mentre lui invece è come al solito
paziente nel cullarmi dolcemente. Come posso meritarmi tutto questo
amore? Come può amare una ragazzina infantile come me? Non
riesco a capire perché abbia avuto l’imprinting
con me: cosa ho più di Allison, la ragazza che gli piaceva
più? Perché io? Glielo ho chiesto tante volte e
Jared non ha saputo darmi una risposta. Sam ritiene che i lupi abbiamo
l’imprinting per generare licantropi più forti,
rifletto arrossendo, ma io non credo sia per questo. Penso
semplicemente che serva loro una persona che possa amarli, comprenderli
e aiutarli nella loro missione, ma questo non spiega perché
proprio io, la ragazzina più infantile e sfigata di La Push,
debba avere questa fortuna.
Cerco di staccarmi per asciugarmi gli occhi e smettere di fare la
bambina, ma lui me lo impedisce stringendomi più forte.
Completamente sconfitta mi abbandono tra le sue braccia avvolgendogli
il collo con le mani, ancora singhiozzante. Jared mi accarezza piano la
schiena con le mani calde, baciandomi di tanto in tanto i capelli. Odiosamente
adorabile.
“Eh-ehm…”sento la Signorina Loren
tossicchiare nervosa e cerco nuovamente di staccarmi da Jared: stavolta
mi lascia fare, seppur continuando a tenermi stretta a lui, e rivolge
all’infermiera uno sguardo indecifrabile.
“Dovrei disinfettarle la guancia, Signorina Najera, ed anche
applicarle un cerotto.” chiarisce dispiaciuta di
interromperci. Io le sorrido timidamente per poi spingere con decisione
sul petto di Jared. Lui si allontana subito, incrociando le braccia e
rimanendo vicino al lettino.
L’infermiera si avvicina con un batuffolo di cotone imbevuto
di disinfettante: deglutisco terrorizzata, afferrando la mano di Jared,
e gemo di dolore quando poggia lo poggia sulla mia guancia. Brucia da
morire e gli occhi mi diventano di nuovo lucidi, mentre gli stringo
forte per non piangere di nuovo: non credo che potrei sopportarmi
se lo facessi.
Sento Jared sobbalzare a fianco a me, ma gli stringo più
forte la mano e lui si calma: resta immobile per tutta la medicazione,
senza togliere il suo sguardo dalle mani della Signorina Loren,
protettivo come al solito. Non mi stupisco della velocità
con cui l’infermiera mi applica il cerotto, né di
come scappi via –letteralmente- borbottando
qualcosa su delle pratiche, chiaramente in soggezione dallo sguardo di
Jared.
La sento chiudere la porta e restiamo soli nella stanza. Io osservo
imbarazzata i miei pantaloni da
ginnastica e sento i suoi occhi fissarmi con insistenza. Mi accorgo di
stringere ancora la sua mano e lo mollo di scatto, ma lui subito mi
avvolge la mano con la sua, molto più grande, e se la porta
alle labbra. Finalmente alzo lo sguardo e rimango senza parole.
Gli occhi lucidi di Jared sono così addolorati da lasciarmi
senza fiato per la sorpresa. Fissa la mia guancia con espressione
torturata e poggia le labbra tremanti sulle mie dita, baciandomele una
per una, centimetro per centimetro.
Di riflesso, il suo dolore è il mio: non riesco a sopportare
che lui soffra così per me. Non è giusto che
l’imprinting lo costringa ad amarmi in questo modo assoluto,
non è giusto che sia costretto a preoccuparsi per me, a
coccolarmi, a viziarmi. Jared fa tutto quello che voglio e pensa in
continuazione a rendermi felice ed il brutto è che io sono
talmente egoista da essere al settimo cielo per questa situazione: ogni
volta che incontro il suo sguardo adorante, preoccupato o amorevole il
mio cuore galoppa di gioia ed io non posso evitarlo. E mi sento in
colpa ogni volta e non glielo dico, perché poi si sentirebbe
male perché io sto male e non finirebbe più.
Siamo così io e Jared: soffro quando soffre, soffre quando
soffro. Lui però è costretto, mentre io lo amo
per scelta.
Sospirando stringo la sua mano e la tiro con decisione verso di me,
allungandomi verso di Jared. Lui si piega subito ed io poggio le mie
labbra sulle sue; Jared mi avvolge con le braccia, sollevandomi dal
letto senza sforzo, ed io lo stringo di più a me senza
smettere di baciarlo. Sento le sue mani alzare un po’ la mia
maglietta e accarezzarmi la pelle nuda e tiepida, per poi avvolgermi
completamente il busto e prendermi quasi in braccio, tanta è
la foga che ci mette. Naturalmente io non mi lamento ed anzi lo aiuto a
sollevarmi, scaldata dal suo calore e finalmente tranquilla:
l’agitazione, il dolore, la preoccupazione… Tutto
scivola via.
Quando ci stacchiamo, entrambi senza fiato, la sua espressione
è più serena. Sorrido, felice di averlo
tranquillizzato, e lui trattiene rumorosamente il respiro, fissandomi
abbagliato: per un attimo sono felice per la sua adorazione, poi mi
invade il senso di colpa.
“Devi smetterla di preoccuparti per me.” affermo
ansimante e sconvolta.
Lui sorride dolcemente “Lo sai che non posso farlo. Non sai
quanto mi fa male vederti ferita… ”
“Mi dispiace, la prossima volta starò
più attenta.” dico arrossendo.
“Ti prego, cerca di farlo. Non riesco nemmeno a guardarti,
Kim.” sussurra distrutto.
“Ci proverò, ma non ti assicuro niente.”
Lui corruga le sopraciglia “E comunque dovrò dire
due paroline ai tuoi compagni di classe.”
“No Jared, ti prego non farlo! Sarebbe tremendamente
imbarazzante…”
Lui mi fissa negli occhi con un’espressione seria e ardente
“Insisto.” dice ed io riesco semplicemente ad
annuire. Lo odio quando fa così. Maledetto lupo
super-protettivo e super-affascinante.
“Niente spargimenti di sangue, però...”
sussurro disperata abbassando la testa. Spero che Alex riesca a non
farsi mai trovare da lui.
“Ti farebbe stare meglio?” chiede Jared, alzandomi
il mento con la mano, delicatamente.
“No, anzi.” sussurro rapita. I suoi occhi sono del
più bel marrone che abbia mai visto.
“Allora niente sangue.” assicura sorridendo
“Chiederò semplicemente di fare più
attenzione a non colpire quella piccola ragazzina piagnucolona che
corre intorno alla palestra!”
Io arrossisco e lui mi da un buffetto sul naso “Scusami, ma
non riesco a non prenderti in giro quando piangi. Mi serve per
sdrammatizzare” dice sorridendo colpevole “Comunque
pensi di riuscire ad alzarti, cry baby?” mi
chiede prendendomi in giro. Io scuoto la testa e allungo le braccia
verso di lui, ammiccando con un sorriso. Jared sorride di rimando e mi
prende in braccio senza sforzo, mentre io appoggio la testa
nell’incavo della sua spalla.
D’accordo,
non me lo merito; d’accordo, è troppo per me;
d’accordo, mi rende assurdamente felice.
Ma io amo Jared, lo amo di
quell’amore con la A maiuscola, più di Allison e
di tutte le oche che lo vogliono solo per il suo bel viso, e gli
darò tutto ciò che posso dargli in cambio del suo
amore: me stessa. Perché sarò anche una
piagnucolona, ma sono la sua piagnucolona ed
è tutto quello che conta.
La
sua cry baby.
***
Personalmente credo che Kim assomigli sempre di più ad una Mary Sue: se sembra così anche a voi vi prego di dirmelo, perché è proprio quello che voglio evitare. Vorrei caratterizzare Kim come una ragazza timida ed alle prese con un amore troppo grande per un semplice essere umano. È il centro della vita di un’altra persona che dipende in tutto e per tutto da lei e non penso sia così facile da sopportare! Spero di averlo reso bene e di farvela stare simpatica. In fondo è una semplice adolescente.
In uno dei prossimi capitoli riprenderò il fatto che Kim senta l’amore di Jared verso di lei come qualcosa a cui lui è stato obbligato: ci tengo particolarmente e sto già scrivendo quel capitolo.
Sono contenta da morire: da quattro recensioni sono passata ad otto! Non so davvero come ringraziarvi. Grazie alle quattro fedelissime recensitrici ma anche alle nuove persone che hanno trovato il tempo di lasciarmi un commento. Grazie di cuore a tutte voi.
MartinaCullen: *inchino* Sembro la Meyer? Oddio, grazie di cuore. È un super complimento, dato che sono una sua grandissima fan! Grazie grazie grazie.
Jo Hale: *doppio inchino* sono felice che il capitolo ti sia piaciuto. Il fatto di Kat-Kim era per sottolineare che Jared non l’avesse proprio mai considerata e poi, di colpo, cambia tutto. Grazie di cuore per tutti i tuoi complimenti, anche perché è stato un capitolo difficile da scrivere: l’imprinting è una cosa seria cavoli!
Maka Envy: cara, sono contenta di farti innamorare di questa coppia! Veramente, farla amare anche ad altre persone è fantastico, anche perché le persone che si concentrano anche su altri personaggi oltre ai Cullen sono davvero poche e tu, recensendo la mia piccola raccolta, dimostri di saper amare anche i poveri esclusi. Quindi grazie di cuore e spero che Kim ti sia piaciuta in questo capitolo come nell’altro!
Virgi_lycanthrope: grazie grazie grazie. Kim, poverina, vorrei piacesse a tutti. Quindi se tu la apprezzi sono felice, così come sono felice di aver reso bene l’imprinting. E sarò felice se recensirai anche questo capitolo, cara!
Princess of vegeta6: *inchino con ola* Tesoro, leggendo la tua recensione mi sono commossa, uccisa dal ridere ed emozionata, nell’ordine. Sapere che mi apprezzi così tanto come scrittrice è… WOW! Cioè mi riempie di una gioia assurda, quindi GRAZIE, con tutto il cuore. Per quanto riguarda il trattato sull’acciaio giuro che ho riso per un quarto d’ora. Poi sono andata a rileggere quella parte ed ho pensato: cavoli, ha ragione! Quindi sono felice che tu abbia apprezzato il “mio” imprinting, perché ci ho messo l’anima: volevo proprio far vedere il cambiamento di Jared, costretto da una forza più grande di lui ad amare in modo assoluto una persona. E comunque, essere l’imprinting di un lupo è il mio sogno proibito! Non capisco come tante ragazze possano sognare che un vampiro di innamori di loro: cavoli, i lupi sono super alti, super muscolosi e super caldi! Cosa si può volere di più? Va beh, vaneggi a parte grazie di cuore per aver recensito e per avermi fatto tutti quei complimenti, sono contenta che la mia fanfiction ti abbia aiutata in una giornata nera: non potrei desiderare di meglio. Spero davvero che questo capitolo ti sia piaciuto come l’altro.
Pazzerella_92: grazie mille!
FlyDreamer: grazie anche a te! Sono felice che Jared ti piaccia.
Niky_95: non sono una licantropa anche se ammetto che mi piacerebbe! Sono d’accordo con te, la Meyer ama troppo gli amori complicati ed impossibili per potersi soffermare su una storia semplice come quella di Jared e Kim. Proprio per questo scrivo di loro: hanno bisogno che qualcuno dedichi loro un po’ di spazio, poverini! Se continuerai a seguirmi mi farai super felice, davvero! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto e grazie per aver letto e recensito.
Grazie anche a tutti coloro che hanno messo nei preferiti!
Baci,
Giuka.