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Autore: Maggie_Lullaby    15/03/2009    8 recensioni
Lexi è una sedicenne testarda e dalla lingua affilata che vive in un mondo tutto suo pieno di ideali e stili di vita.
Maggie è una ragazza timida a innocente, incapace di dire di no e di vivere tranquillamente la sua vita.
Maryl è una ventenne che aspira a una grande carriera, ma è bloccata da un padre testardo e da due sorelle che hanno bisogno di lei.
La vita di tre sorelle si mescola a quella dei Jonas Brothers
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Brothers&Sisters'
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Bene io morirò d'infarto e dalle risate, la mia fine è scritta nero su bianco, scriverò anche il mio testamento così siamo a posto. Comunque passiamo ai ringraziamenti:

Ice_Bubble: Figurati passare dalla tua FF per me è stato un piacere! E graaazie per i complimenti. Un bacio!

ada12: ma tesoro perchè non vuoi che Maggie (è così che si chiama la ragazza di cui non ti ricordavi il nome) non si metta con Nick? Comunque grazie per i complimenti. Un bacio!

EllieGoodman: sono contenta che tu stia guarendo e grazie per i complimenti, sono daccordo con te comunque Maggie è iper simpatica, ma io sono di parte, sono io due anni più vecchia! Un bacio!

DarkViolet92: si l'incontro fra Maggie e Nick è sicuramente quello andato meglio, comunque anche questo e il prossimo capitolo saranno una specie di presentazione dei personaggi, poi inizierà la storia vera e propria ma spero che tu leggerai anche questi due capitoli. Un bacio!

jeeeeee: ma grazie, grazie, grazie amor! E scoprirai come si rincontreranno i personaggi fra … no non in questo capitolo … non nel prossimo … ah si in quello dopo ancora. Dovrai pazientare un po' ma spero che leggerai e recensirai comunque, un bacio tesoro!

jollina la verde: si sono daccordo l'incontro fra Maggie e Nick è quello andato meglio e passando al fatto che Kevin non ha dato il passaggio a Maryl … beh prima di tutto quei due si detestano e Maryl non avrebbe mai accettato il passaggio di Kevin, lui le ha rotto le sue scarpe firmate! Tragedia! Un bacio!

Potterina Weasley: tu, tu sei la principale causa del mio futuro infarto e squilibrio mentale causato da risate! Giuro che ho letto la prima, e dico la prima, parola della tua recensione e sono scoppiata a ridere! Sarà che sono particolarmente allegra oggi, il motivo è ignoto anche a me dato che domani si va a scuola, ma mi sono realmente rotolata dalle risate! Un bacio!

sbrodolina: Beh mi fa piacere di averti sorpresa! E come vedi eccomi qua a recensire non appena ho potuto, poi aggiornerò … boh non lo so! Un bacio!

Capitolo 3. To be a Campbell


Lexi chiuse la porta di casa sbattendola con forza, imprecando ad alta voce e sporcando il pavimento di acqua e fango.

Con uno sbuffo sonoro ripulì il tutto ed entrò in cucina.

Se non fosse stata contraria a usare la macchina a causa del riscaldamento globale avrebbe giurato e spergiurato che non avrebbe più preso un autobus in vita sua neanche per la pace nel mondo.

Perchè dovevano esistere delle persone come quel certo “qualcuno” che aveva incontrato sul pullman? Non contribuivano assolutamente al bene dell'umanità.

Si passò distrattamente una mano fra i capelli ramati e si guardò per un istante nel grosso specchio del salotto.

Okay Lexi Campbell non aveva paura di niente e nessuno, men che meno di suo padre, ma dopo la terza sospensione incominciava davvero a temere la reazione del genitore.

- Papà, - iniziò Alexandra davanti allo specchio per allenarsi, - è successo che sono stata sospesa un'altra volta, per niente, il preside non ha apprezzato una mia campagna di protesta.

Non avrebbe funzionato e lei lo sapeva meglio di qualunque altro che non aveva chance.

- Papà, - riprovò, - sono stata sospesa che ti piaccia o no per una causa in cui credo e di cui sono fermamente convinta.

Veloce, dritto al punto, di certo non sarebbe stato indolore come togliersi un cerotto, ma non si può di certo avere tutto dalla vita.

Lexi si sedette sul grosso divano e si mise un cuscino sulla faccia, tutto per isolarsi dal mondo esterno.

Con una mano cercò l'i-pod che era sicura di aver lasciato sul tavolino davanti al divano il giorno prima.

Quando lo trovò si infilò le cuffie nelle orecchie e mise una canzone dei Police al massimo volume.

Si mise a cantare ad alta voce la canzone, stonata come sempre, d'altronde la cantante della famiglia era Maggie non Lexi ma a quest'ultima non poteva interessare di meno.

Lei e Maggie avevano due modi completamente diversi di esprimersi anche nel mondo del volontariato: Alexandra era quella rivoluzionaria, ribelle, dalla lingua affilata sempre pronta ad aprirsi, mentre Maggie era quella timida, introversa e innocente che preferiva lavorare in biblioteca, fare volontariato alla mensa dei poveri e cantare nel coro della chiesa piuttosto che gridare nell'atrio della scuola i diritti dell'infanzia.

Lexi si passò una mano sulla maglietta bagnata e fece scorrere un dito fino alla manica, anche il suo gusto nel vestire non era esattamente “fashion” come continuava a ripeterle Maryl, sua sorella maggiore.

Infatti quest'ultima non solo, a parere di Lexi e Maggie, era la più bella delle tre con quei suoi capelli e occhi perfetti, ma era anche la figlia che deteneva il primato di aver speso più soldi in shopping in una settimana. Duemila dollari.

Sarà stato che Maryl era la preferita di papà, sarà stato che era una shopping-dipendente, ma il signor Campbell non si era arrabbiato più di tanto, l'aveva definito: “una sciocchezza che le ventenni erano solite fare”.

Lexi e Maggie non avevano mai realmente perdonato il padre per una cosa del genere.

Il motivo per cui Maryl era la preferita era molto semplice: da brava figlia modello aveva deciso di seguire le orme del padre e si era iscritta a legge.

La sedicenne si stiracchiò sul divano e cambiò canzone per metterne una dei Beatles, lei era una ragazza così, ascoltava solo musica “antica” o perlomeno che le adolescenti di solito non ascoltavano, al contrario di ciò che supponeva la gente vedendo il suo carattere tutto pepe che lasciava intendere che ascoltasse musica rock, havey-metal o cose del genere.

No, Alexandra era una ragazza tuttavia buona e gentile, se per gentile si intendeva che era disposta a salvare la foresta amazzonica ma non ad aiutare il padre ad appendere un chiodo.

Insomma Lexi era una tipa strana, certo, ma con un grande cuore.


Mi alzo e fuori è ancora la luna piena

esco per toccare la mia terra

è un'altra notte da scordare

niente ti fa capire

questa vita poi che senso ha

(E' la mia vita, Albano)


Maggie entrò in casa con i capelli bagnati e i vestiti completamente zuppi.

Lasciò cadere la borsa a tracolla accanto all'ingresso e si tolse le scarpe per non bagnare il pavimento.

- Help! I need somebody

Help! Not just anybody

Help! You know I need someone – gridò cantando Lexi.

- Ciao Lexi! - la salutò Maggie.

- Help! I need somebody! - ripeté la ragazza cantando a squarciagola.

- Lexi! Lexi! - gridò Maggie entrando in salotto e sbracciandosi nel tentativo di farsi vedere dalla sorelle.

Quando finalmente la sorella la vide accennò a un saluto con una mano.

- Ciao Maggie! - gridò.

La ragazza si avvicinò alla sorella e gli tolse le cuffie con una mano.

- Che c'è? - chiese Alexandra.

Maggie la guardò negli occhi con aria severa.

- Papà ti ucciderà, lo sai vero? - domandò retorica.

Lexi sbuffò.

- Si, lo so Maggie, infatti mi sto godendo le mie ultime ore di vita – ribatté.

La sorella scosse la testa, contrariata.

- Non c'è nulla da scherzare, Lexi – spiegò, - è la terza volta che ti sospendono.

L'altra ragazza fece come per ignorarla e tornò ad ascoltare la sua canzone ma Maggie continuò a parlarne.

- Perchè hai dovuto fare quella campagna a scuola? Perchè non hai seguito il mio consiglio e non hai fatto come ti ho detto io? - chiese.

A guardare Lexi e Maggie di primo impatto nessuno avrebbe mai potuto immaginare che le due fossero sorelle, men che meno gemelle.

Alexandra aveva i capelli ramati, Maggie era mora.

Lexi era estroversa fino quasi all'esagerazione, Maggie era introversa come pochi.

L'unica cosa che le accomunava erano gli occhi che entrambe avevano verde muschio.

- Perchè mi sembrava giusto – disse la ribelle.

Maggie alzò gli occhi al cielo.

- A proposito, non è che potresti stare con me mentre lo dico a papà? - chiese Alexandra innocente.

Maggie si morse il labbro inferiore.

No sorellina, puoi scordartelo, pensò ma era completamente e assolutamente negata a dire di no a chicchessia.

Forse quello era uno dei suoi principali difetti e spesso qualcuno se ne approfittava, come Lexi per esempio, chiedendole cose alla quale avrebbe tanto voluto dire di no.

La sorella la guardava supplicante.

- Oh, va bene – mormorò Maggie, - d'accordo.

- Grazie mille, sei un tesoro – disse Alexandra, poi tornò al suo i-pod.

I litigi delle due sorelle si potevano tranquillamente contare sulle dita di una mano nonostante i caratteri completamente diversi. Se c'era una cosa che caratterialmente le accomunava era la capacità di entrambe di ascoltare e di dare consigli.

Ma la cosa che Maggie detestava di più del suo rapporto con la gemella era la loro scarsa comunicazione; loro comunicavano, per carità, parlavano come possono parlare due persone che abitano nella stessa casa e che si vogliono bene. Il problema era che, al contrario di numerose coppie di gemelle, loro non parlavano della loro vita privata, dei loro problemi e delle loro paure.

La loro comunicazione spesso si incentrava sui disastri di Lexi e delle conoscenze di Maggie. Punto.

- Lexi – disse Maggie.

La gemella si voltò verso di lei mentre dalla cuffie risuonava una canzone dei Rolling Stones che arrivava fino alle orecchie dell'altra.

- Forse è meglio che ci sia anche Maryl, ci potrebbe servire.

Ma nonostante questo le voleva un bene dell'anima.


Ti porterò soprattutto

il silenzio e la pazienza.

Percorreremo insieme le vie

che portano all'essenza

(La cura, Franco Battiato)


Maryl sbatte con forza la porta dietro di sé per chiuderla, sporcò il pavimento di acqua e fango, andò a sbattere come suo solito contro il portaombrelli affianco alla porta e quasi inciampò nello zerbino.

Probabilmente c'era qualche Dio lassù che l'aveva presa in antipatia.

La ragazza lasciò cadere a terra la sua borsa firmata e si tolse con delicatezza le scarpe di Prada che Kevin Jonas le aveva rotto.

Sono da buttare, pensò la ragazza guardandole da tutte le angolazioni.

Almeno quel Kevin era servito a qualcosa, ora suo padre le avrebbe sborsato una piccola fortuna per permetterle di comprarne di nuove e da spendere per qualche abito che sarebbe rimasto a prendere polvere nel suo armadio.

Quella era stata una giornata no con la “enne” maiuscola.

Come aveva spessi ripetuto sua madre: “c'è chi nasce con la fortuna, c'è chi nasce senza”.

Maryl sorrise suo malgrado, quella era stata una delle ultime parole di sua madre prima di scappare di casa.

Erano sette anni che Maryl non la vedeva; si ricordava ancora quello che aveva provato quando suo padre gliela aveva detto, credeva di non riuscire a ricordarla.

Scacciò i brutti pensieri dalla testa ed entrò nel salotto già affollato dalle altre sue due sorelle.

Lexi se ne stava distesa sul divano e si tamburellava la pancia seguendo il ritmo della canzone che stava ascoltando, mentre Maggie, come sempre, leggeva un libro.

- Ciao! - le salutò con scarso entusiasmo dopo la sua giornata.

Maggie alzò gli occhi dal suo libro e li sgranò alla vista della sorella.

- Maryl sei … - iniziò incerta mentre anche Lexi si voltava per osservarla.

- Orribile – commentò quest'ultima con sgomento.

Maryl si guardò nello specchio e rabbrividì: aveva i capelli scompigliati e incrostati di fango, la camicetta era sgualcita e sporca mentre la gonna si era addirittura scolorita.

- Ho bisogno di un'estetista – disse la maggiore con fermezza, - sembro un mostro.

- Non stai così male – mentì Maggie, ma si zittì di fronte all'occhiata di Maryl.

La ragazza cercò di aggiustare la camicetta ma peggiorò soltanto la situazione.

- Era una camicetta di Armani – si lamentò, - ora è da buttare.

- Non è da buttare, basta lavarla e stirarla – notò Lexi, - a mano, - precisò.

La maggiore la ignorò deliberatamente.

- E la gonna – disse con uno sbuffo, - era nuova e ora devo buttare anche questa.

- Basta mettere del colorante in lavatrice – disse Maggie, - e tornerà come prima.

Maryl ignorò pure lei e continuò ad osservare i suoi vestiti.

- Mi piaceva tanto questa gonna – continuò. - Ora devo buttare la gonna, la camicetta e le scarpe.

Lexi e Maggie si scambiarono un'occhiata.

- Cos'è che hanno le scarpe? - chiese la prima.

- Si è rotto un tacco – disse Maryl, - erano scarpe di Prada.

Come se questo cambiasse il mondo intero.

- Beh si le scarpe sono da buttare – disse Maggie, - ma il resto no.

Maryl scosse la testa, quelle due non capivano, la moda, i vestiti firmati non erano come i vestiti comuni, erano la sua vita.

All'università venivi giudicato dai vestiti che si indossavano, del livello sociale dei genitori e dai voti che si prendevano.

In poche parole l'aspetto era tutto.

Sarà stato per questo motivo che Maryl era diventata così superficiale negli ultimi due anni.

- Tutta colpa di quella feccia! - esclamò la ventenne guardando ancora una volta il tacco penzolante di quello che restava della scarpa.

- Cioè? - chiese Lexi distratta.

- Kevin Jonas – ringhiò la maggiore, - alias Rompi Scarpe Firmate.

Maggie che fino a quel momento aveva seguito la conversazione con scarso interesse si rianimò subito.

- Jonas hai detto? - chiese.

- Si – sbuffò Maryl, - perchè?

- Oggi ho conosciuto un Jonas -disse lei sovrappensiero.

Lexi guardò la gemella con un'occhiataccia.

- Maggie e io che ti credevo intelligente, hai idea di quanti Jonas esistono al mondo? Io ne ho uno nella mia classe di biologia – disse incredula.

- Si, lo so, probabilmente non lo vedrò più, mi ha dato il suo numero ma non credo che lo chiamerò, forse voleva solo rimorchiare – disse Maggie.

- Sarà così – annuì Maryl sfiorando con attenzione le scarpe manco fossero fatte di cristallo.

Nessuna di loro tre poteva anche lontanamente immaginare quanto si sbagliavano.


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