Libri > Harry Potter
Segui la storia  |      
Autore: GumIa    19/01/2016    2 recensioni
“Inutile dire che non si fermerà qui la questione. Girano voci sull'estensione della riforma, ma non saprei dire nulla di certo a riguardo. Sono voci, appunto, e per niente piacevoli. Penso sia più importante verificare l'impatto di tutto questo ad Hogwarts”,
Se c'era una cosa che aveva capito, era che quando cominciavano a suddividere la popolazione in classi 'privilegiate' e 'inferiori' non poteva che finire in sangue.
Genere: Angst, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Rose/Scorpius
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione, Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


0. King's Cross


Doveva dire, il muro del binario nove e tre quarti si era rivelato più comodo del previsto. Se ne stava appoggiato lì, spalla e fianco sinistro a contatto con i suoi nuovi amici mattoni, la testa appena reclinata di lato, a braccia conserte e gambe appena incrociate. Sembrava osservare i compagni di scuola varcare la soglia del binario in posa da buttafuori e, diciamolo, gli occhiali da sole che oscuravano completamente i suoi occhi alla vista non incoraggiavano, tant'è che un gruppetto di undicenni vagamente spaesati si era trovato a sussultare e girare accuratamente al largo da quel metro e ottanta di biondo.

Albus ridacchiò osservando la scena, per poi avvicinarsi all'amico, “Malfoy, buongiorno”.

Nessuna risposta. Si premurò di sventolargli una mano davanti agli occhi prima di passare alle maniere forti.

“Cosa? Chi? Ehi!”, Scorpius si svegliò di soprassalto, scosso brutalmente per le spalle dal giovane Potter, che senza un minimo di maniere gli sfilò gli occhiali.

“Stavi dormendo?”

Lo guardò dall'alto in basso, profondamente contrariato. Era convinto che le sue occhiaie parlassero da sole, “lascia perdere, non ho dormito per due giorni e sono appena arrivato dalla Francia”, si stofinò appena gli occhi per poi darsi una sistemata ai capelli, non del tutto certo di essersi pettinato quella mattina, prima di recuperare gli occhiali e coprire lo scempio.

“Interessante, e cosa ti avrebbe tenuto sveglio? O chi?”, la faccetta ammiccante del Potter era esattamente il motivo per cui un giorno si sarebbe fatto malmenare da qualcuno. Scorpius avrebbe voluto intensamente essere il primo a farlo, ma prendersela con un esserino più piccolo di lui era più che sleale.

Abbassò appena gli occhiali sul naso per regalargli un'alzata di sopracciglia complice, con gomitatina e sorriso ammiccanti di conferma. Era un ottimo bluff. Tornò immediatamente serio.

“Ho scoperto una nuova invenzione babbana, sai? La 'friendzone'.”

“E l'hai trovata di tuo gradimento?”, esordì una voce femminile dietro di lui, “ciao, Al!”

Le parole gli scivolarono sulle labbra con un sapore familiare, “Ed ancora una volta la Weasley ci delizia con un suo commento non richiesto”

“Devi essere proprio stanco per non distinguere un commento da una domanda, Malfoy”, la risposta lo fece voltare quel tanto che bastava per godersi il sorrisino strafottente di Rose, spuntata dal nulla come suo solito.

Aveva un tempismo agghiacciante, soprattutto quando si trattava di infastidirlo o, più semplicemente, di ficcare il naso nei suoi discorsi nel momento più sbagliato. Quante volte era apparsa all'improvviso, neanche si fosse smaterializzata, per battibeccare. O prenderlo a pugni.

Non era una qualità che avesse riscontrato in molte ragazze in effetti, la puntualità, e a Rose non mancava. Se ne stava bighellonando con Albus per il cortile di pietra, in una delle brevi pause tra una lezione e l'altra del quarto anno, parlando di quanto liberatorio fosse prendere a calci il suo elfo personale, quando questa si era presentata appositamente per assestargli un pugno in faccia. E lui che pure si era preso la briga di voltarsi sentendola bussargli su una spalla.

Gli ululati di giubilo di James lo avevano perseguitato per giorni.

Certo, era stata un'esperienza formativa. Il suddetto elfo si era dimostrato una compagnia fin piacevole e molto più incline ad aiutarlo da quando aveva smesso di trattarlo da... beh, elfo. Riconosceva però che i metodi del nonno nel disciplinare i domestici fossero piuttosto barbari.

Anche a lezione non si era mai lasciata sfuggire occasione per correggerlo, contraddirlo, o aggiungere postille al suo discorso. Ormai era routine, alcuni professori avevano iniziato a temerli, specialmente quando vedevano le mani di entrambi alzate e su di loro ricadeva la scelta su chi lasciar esordire. Al primo anno riconosceva fossero oltremodo ridicoli nelle loro gare a “chi alza la mano più in alto”, o più in fretta, o con più enfasi, o più qualsiasi cosa.

La sua rivincita se l'era presa con Difesa Contro le Arti Oscure, diventando il suo peggior incubo. Non se l'era lasciata sfuggire una volta, non una lezione che al “formate delle coppie” non si fosse presentato accanto a Rose, cingendole le spalle, per poter duellare con lei. Non importava la distanza, o quante persone dovesse scalciare nel percorso, le buone maniere non contavano. Non per lei.

Una volta aveva tentato di sfuggirgli, aveva provato ad appellarsi ad uno Scamandro -probabilmente Lorcan, ma non aveva perso molto prezioso tempo ad identificarlo-, sfruttando il fatto che Scorpius si trovasse esattamente all'altro capo della stanza. Era un centometrista allenato ormai.

Avevano preso a pareggiare quasi costantemente, o almeno nelle valutazioni; nei duelli vigeva una regola quasi implicita negli ultimi due anni, “una volta per uno”, ed al professore faceva più che comodo.

Sollevò gli occhi al cielo, ignorando il commento della rossa, per poi lanciare uno sguardo alle sue spalle notando l'esercito Potter-Weasley, o la mandria, avvicinarsi rumorosamente.

“Al, ti prego, trascinami in uno scompartimento”.


Il racconto del suo turbolento viaggio in Francia sarebbe stato molto breve, disse: non aveva voglia di parlare, non sentendosi biascicare così miseramente, ma soprattutto non gli andava di sottolineare ancora una volta il fatto che fosse stato rifiutato, brutalmente avrebbe aggiunto.

Siamo amici da troppi anni, Scorp”, aveva detto ridendo. Ridendo. Se non era brutale tutto questo, no, non voleva pensarci. Ed aveva anche aggiunto di sentirsi “da un po'” con un tale, “Jer-qualcosa. Da un po'. Cosa vuol dire? E io cosa sono? L'amichetto che le fa le foto.”

Albus lo guardava perplesso. Sapeva che l'amico soffrisse di una rara malattia, la teatralità, ma c'era anche da dire che era abituato, come tutti ad Hogwarts, a parlare con un'inespressiva maschera di cera per la maggior parte del tempo. Insomma, era ridicolo. Prima o poi si sarebbe spento, pensava, in fondo aveva sonno non avrebbe potuto straparlare per sempre.

Presto lasciò cadere il discorso, ignaro del fatto che Albus gli avrebbe rinfacciato la quantità di parole che era riuscito a dire in una manciata di minuti, ed accasciatosi sulla poltrona in pelle del treno, prese a guardare un punto indefinito fuori dal finestrino.




“Eccovi, finalmente!” Rose Weasley aveva fatto il suo trionfale ingresso nello scompartimento occupato da suo cugino, Albus, e dal biondo – e turbato, avrebbe osato aggiungere – amico del suddetto. Entrò, chiuse rapidamente la porta scorrevole alle sue spalle e si sedette accanto al cugino, senza far troppo caso a Malfoy, il quale aveva tutta l'aria di star contemplando la sua morte e non il tranquillo paesaggio inglese, laggiù, oltre il vetro del finestrino.

All'inizio aveva pensato di trascorrere il viaggio nello scompartimento di James, ma questo era stato invaso prima dagli Scamandro e poi da persone che non aveva idea di chi fossero. Sì, Jamie aveva un po' la tendemza a… circondarsi di persone? Peccato che, nel novanta percento de casi, fossero rumorose quanto lui e che questo impedisse la nascita di qualsivoglia tipo di conversazione logica e coerente. Quando la cosa era degenerata e lo scompartimento aveva raggiunto un numero di occupanti che superava di tre volte la sua normale capienza, la grifondoro aveva capito che fosse il caso di sfoggiare un minimo di istinto di autoconservazione.

Quindi, dopo aver rivolto un'occhiataccia al cugino – nonché estorto una tacita promessa - aveva deciso di raggiungere i due serpeverde. Ovviamente, se Jamie avesse trascurato i suoi doveri, l'avrebbe sentita. Eccome, se l'avrebbe sentita.

“Stavate facendo qualcosa di interessante?” Quella era una domanda retorica, ovviamente, perché qualsiasi cosa i due stessero facendo, avrebbero smesso, e subito.

Perché?” La lieve sfumatura di panico nella voce di Al, le fece intendere che avesse capito. E meno male: sarebbe stato grave non cogliere, dopo una vita di conoscenza e frequentazioni. Sia chiaro, aveva notato che il suo amico non fosse proprio di buon umore, ma era dell'opinione che la cosa non la riguardasse. Avrebbe potuto usarla a suo vantaggio, certo – d'altra parte, quando parlavano, non facevano che punzecchiarsi a vicenda – ma non era nel suo stile. Da quel che aveva capito, non era un bel momento e Rose non era affatto il tipo di avversario che avrebbe mai colpito sotto la cintura. Beh, forse solo letteralmente. Cioè, fisicamente. Ma il punto era che reputasse troppo basso appigliarsi alle insicurezze emotive di qualcuno per ferirlo più di quanto il karma non avesse già fatto. La loro rivalità era diventata, con gli anni, una specie di gioco e non le andava di essere sleale.

“Perché ho qualcosa di più interessante del cuore infranto di Malfoy da discutere, ovviamente, per quanto questa questione di massima importanza mi abbia lesa nel profondo. Una certa cosa che ci eravamo ripromessi di tenere d'occhio, ricordate?”

Scorpius era rimasto immobile. Ancora guardava fisso fuori dal finestrino, possibile? Albus gli diede una gomitata leggera, ma non ottenne nessuna risposta.

“Morto?” Domandò Rose, esitante. “Dai, dopo tanti anni? Così? Senza nemmeno un duello piccino? MALFOY!”

“COSA?”, strillò sobbalzando, sbattendo la testa contro il finestrino, con estrema soddisfazione di Rose. “Sono sveglio!”

Vivo.” Commentò Rose, trattenendo una risata quando gli occhiali toccarono terra con un tonfo sordo. Peccato fosse voltato nella direzione opposta alla sua: vederglieli storti sul naso, sarebbe stato davvero poetico. Il perfetto, educato Malfoy che nemmeno al primo anno aveva mai avuto un capello fuori posto, tutto scompigliato e con gli occhiali storti. Ogni tanto pensava che la sua famiglia lo sottoponesse ad addestramento militare, qualcosa tipo: se poggi i gomiti sul tavolo, ti leviamo l'elfo domestico per una settimana; se dici una parolaccia, fai quattro giri del manor di corsa e bendato; se prendi meno della Weasley ai compiti, ti chiudiamo direttamente in cantina.

Tornò quindi a rivolgere la sua attenzione ad Albus.

Ho fatto delle ricerche in proposito.” Senza quasi rendersene conto, aveva abbassato sensibilmente la voce. Malfoy era proprio a terra quel giorno. All'occhiata interrogativa di Albus, il quale doveva non aver capito perché si fosse messa a sussurrare all'improvviso, rispose con una rapida alzata di spalle e un cenno del capo nella direzione di Scorpius, che era tornato immobile.

Allora, le cose sembrano essere peggiorate, nelle ultime settimane. Ti ricordi le varie proposte di legge? Ecco, pare che le approveranno. E che stiano anche riconsiderando l'elenco di Creature di intelligenza quasi-umana. E no, non nel senso positivo del termine, perché sembra che vogliano modificare i criteri di giudizio, un casino insomma. Sembra che alle persone non piaccia avere un cervello.”

Si era animata forse più del dovuto nel parlare, ma era inconcepibile, dal suo punto di vista, che si potesse tornare così tanto indietro, specialmente dopo la seconda guerra magica.

Per quanto a lei potesse sembrare barbaro, però, la sua sola opinione non poteva cambiare lo stato delle cose: tirava una brutta aria.

“Sembra che vogliano cominciare dai mannari, a limitare il numero degli aventi diritto a partecipare alla vita politica. Non so se non capiscano, o se non vogliano capire piuttosto, che l'unico risultato che otterranno sarà quello di farli incazzare. Tanto più che la Licantropia non interferisce con le capacità decisionali e l'Anti-lupo li rende innocui anche con la luna piena. E' come dichiarare idiota qualcuno senza un braccio. Stessa attinenza alla cosa. Stessa perspicacia.”

Ti correggo: la restrizione verso i mannari è stata già approvata, ma non ancora annunciata pubblicamente.” Rettificò la voce pacata di Malfoy, facendola sobbalzare. Era sveglio, il dannato.

Si voltò verso di lui, inarcando le sopracciglia con fare interrogativo mentre quello continuava, placido: “i miei non fanno che parlarne da giorni, hanno cominciato con questi discorsi ancor prima che partissi.”
“E…?” Avrebbe voluto tempestarlo di domande: cosa ne pensasse, se credeva che la situazione sarebbe degenerata, se sarebbero ricominciati i censimenti. Questi ultimi non li conosceva per esperienza diretta, ma sua madre aveva sempre una faccia tanto scura a ricordarli, che le sembravano un chiaro
segnale d'allarme. Se c'era una cosa che aveva capito, era che quando cominciavano a suddividere la popolazione in classi 'privilegiate' e 'inferiori' non poteva che finire in sangue. E, per quanto non fosse amica di Malfoy, doveva ammettere che, negli anni, non aveva potuto ignorare il fatto che fosse intelligente quanto lei.
E che i suoi fossero in una posizione migliore dei genitori di Rose, quando si trattava di scoprire questo genere di intrighi senza farsi beccare. Magari era questione di fiuto. Anche se non sapeva ben dire quanto bene fossero messi i furetti, in fatto di fiuto.


Scorpius aprì appena un occhio per verificare lo stesse guardando, sperando che le buone maniere l'avessero abbandonata per un attimo: era troppo stanco per anche solo pensare di mettersi a sedere e sostenere una conversazione che non fosse un suo egocentrico delirio insonne. Ovviamente il suo desiderio non era stato esaudito. Sollevò il capo mollemente, ridestandosi, e si mise composto sul sedile a gambe incrociate.

E… qualcosa mi dice che non riuscirò a dormire. Posso dirmi d'accordo. Non sarà che l'inizio di”, fece una breve pausa, inseguendo un termine che gli sfuggiva. L'unica definizione buona in quel momento era 'un grande casino', ma sarebbe stato riduttivo. “qualcosa. Ti basti sapere che si parla di 'mezze creature'. Questo è il termine che qualche mente geniale ha tirato fuori all'interno del consiglio. Non so chi, origliare è sgarbato, soprattutto quando vieni colto in flagrante, ma è diventato di uso comune nei salottini a quanto pare”.

Ancora la moda dei salottini aristocratici non era passata ed ovviamente Scorpius era costretto a parteciparvi ogniqualvolta vi fosse occasione. Aveva dimostrato grandi capacità nel presentarsi gentile, cortese e affabile di fronte a chicchessia, così il pargolo Malfoy aveva riportato quel po' di dignità che serviva alla sua famiglia per ricevere inviti continui a Yule, feste, balli, ricevimenti, tè e quant'altro.

Albus lo guardava sconcertato, condividendo in parte il dolore implicito provocato dalla fonte primaria delle sue informazioni -sapeva bene quanto noiosi fossero gli eventi a cui era costretto ad attendere l'amico. D'altra parte era anche ben felice che si trovassero d'accordo quei due. Non era la prima discussione civile a cui assisteva, ma di certo era la più promettente. Senza contare che scoprire Scorpius addormentato proprio quando la cugina aveva lanciato la sua frecciatina era stato un grande sollievo, in fondo quei due avrebbero potuto andare avanti per ore a punzecchiarsi.

Inutile dire che non si fermerà qui la questione. Girano voci sull'estensione della riforma, ma non saprei dire nulla di certo a riguardo. Sono voci, appunto, e per niente piacevoli. Penso sia più importante verificare l'impatto di tutto questo ad Hogwarts”, disse chinandosi appena in avanti, facendo guizzare lo sguardo da Rose ad Albus per un attimo, e poi di nuovo puntando gli occhi sulla ragazza, “i salottini saranno anche una grande riunione di damerini, ma quei damerini sono i nostri compagni di scuola. Stupidi, oltretutto. Se le voci sono vere, non può che degenerare”.

La sua ultima indagine sul campo era stata, in effetti, disastrosa. Ok, si disse, con Agatha non è che le cose andassero granché bene da prima, ma ritrovarsi da Madama Piediburro in un torrido pomeriggio d'estate a tentar di tenere una conversazione con lei e faticare per ottenere una risposta che non includesse un'alzata di spalle era stato troppo.

Aveva notato Agatha ad uno Yule, carina e annoiata quanto lui, avevano iniziato a parlare così, di quanto trovassero inutili quelle feste di facciata, tra persone che poi non si sarebbero nemmeno salutate nella vita di tutti i giorni. Tutti grandi amici ed estimatori delle reciproche imprese in quella grande mascherata di “sangue blu”, o portatori sani -e non- di soldi. Quello il primo argomento comune. Quello forse l'unico argomento comune nella loro relazione.

Quando poi, parlando delle riforme incombenti e del subbuglio che avevano creato questi discorsi nel Mondo Magico, la sua ragazza aveva liquidato il tutto con un “non saprei, non mi riguarda in fondo, come posso avere un'opinione finché l'argomento non mi tocca?”, Scorpius aveva capito che oltre al bel faccino c'era ben poco per cui valesse la pena soffrire così. Da Madama Piediburro.

Non riusciva a credere che una persona potesse ignorare completamente una cosa del genere. Ora, non avrebbe tirato fuori la Seconda Guerra Magica, anzi, sperava di aver preso una cantonata con il suo discorso disfattista, ma come aveva detto Rose, si trattava di una menomazione bella e buona dei diritti di chi sostanzialmente non aveva alcuna colpa. Esistevano solo due possibili risposte ad una cosa del genere, “approvo” o “non approvo”, positivo o negativo.

Questa, in effetti, era una cosa che gli piaceva della Weasley: aveva sempre qualcosa da dire, di certo con lei non si incappava nel rischio di ricevere un'alzata di spalle o un “non lo so, non ci ho pensato”, soprattutto un “non mi riguarda”, a meno che davvero non si trattasse di una vicenda totalmente aliena a lei. Se lo sentiva dentro, il giorno in cui la Weasley avesse detto “non lo so”, in qualsivoglia situazione, sarebbe stata la fine del mondo.

Dovette trattenersi dal ridacchiare, abbozzò appena un sorriso forse, per poi scacciare quel fiume di pensieri. Non era il momento.


“Aspettate che lo sappia James”, commentò Albus, un tono a metà tra l'esasperato e il preoccupato, costringendo Rose a volgere lo sguardo su di lui.

La grifondoro sapeva benissimo che tra i due Potter non corresse esattamente buon sangue. Non che non si volessero bene, ma era comunque meglio non lasciarli da soli nella stessa stanza per più di cinque minuti, se si voleva evitare che finisse in tragedia. Secondo lei, era semplicemente che rifiutavano di capire l'uno i mezzi dell'altro: il maggiore tendeva ad essere invadente; il minore, invece, eccessivamente scorbutico. Lo sapeva perché si era trovata più volte a doverli separare, anche a costo di frapporsi tra i due. Ma non era quello il punto, non in una situazione del genere.

Jamie sentiva già aria di disastro imminente, ora è solo evidente che avesse ragione. Ed è ovvio che non possiamo tenercene fuori. E non per colpa di tuo fratello.”

Già, non potevano tenersene fuori. Bene o male, in quello scompartimento tutti sentivano sulle spalle il peso del cognome che portavano, o almeno così credeva lei.

Bene o male, ognuno di loro aveva dovuto combattere per ritagliarsi il proprio spazio, qualcosa che non lo rendesse soltanto l'appendice dei propri genitori; ognuno aveva cercato qualcosa cui aggrapparsi per cercare quel 'sé' oltre le aspettative della gente.

L'unico che sembrava trovarsi bene nei panni del figlio del 'prescelto', sembrava essere James. Era sempre così sfacciatamente disinvolto, che le capitava di chiedersi come fosse possibile. Era sempre il primo a buttarsi, a proporre, ad agire. E non solo, nel frattempo riusciva a spronare anche tutti gli altri a fare lo stesso. Negli anni era giunta ad una sola conclusione: per certe cose, si era tagliati e basta. E James aveva la stoffa del leader e si comportava come tale, cosa che portava Al a storcere il naso. Casa Potter era un costante campo minato perché Jamie tentava di spronare il fratello a diventare un lupo alfa, mentre questo rifiutava categoricamente anche solo l'idea di piegarsi ai suoi metodi, dato che era convinto di esserlo già, a modo suo. Alla fine, per dirla con una metafora colorita, i due Potter non erano altro che due cervi che continuavano a scornarsi per dimostrare di avere il palco di corna più grande e bello. Maschi.

Per una volta non si tratta di un suo delirio di onnipotenza”, le concesse Albus, atono.

“Bene. Noi ci siamo dentro fino alla punta dei capelli.” Distolse lo sguardo dal cugino per fissare Malfoy. “Tu che vuoi fare?”


“Tu. Hai fatto irruzione nel nostro scompartimento, mi hai svegliato, mi sono anche preso la briga di rinunciare a queste preziose ore di sonno per ascoltare e contribuire al discorso… e ora tu mi chiedi cosa voglia fare?”

Poteva dirsi sveglio sul serio, stavolta, e con una voglia matta di divertirsi. Sentì lo sguardo ammonitore di Albus piombargli addosso come una delle sue gomitate ben assestate, mentre tratteneva il respiro. Vide poi Rose aprir bocca, e gongolò appena dentro di sé, visto il successo ottenuto. Alzò appena una mano prima di continuare, “Non ho finito. Questa vostra mancanza di fiducia nei confronti del sottoscritto è… dilettevole. Delizioso, davvero, grazie”

Poi, ridacchiando come se niente fosse, si decise finalmente a rinunciare alla condanna a morte che sicuramente i due gli stavano lanciando.

“Siamo in ballo, balliamo. Ci sono in mezzo quanto voi, viste le frequentazioni, anzi, direi sia più che positivo per raccogliere informazioni in realtà”

“Hai intenzione di raccoglierle… danzando? E' la tua tattica per confondere il nemico?”

“Vuoi un assaggio?”

“Ti prego. Sarebbe delizioso.”

Vedendo l'amico alzarsi improvvisamente, inchinandosi ed offrendo la mano a Rose, Albus si sentì mancare. Un verso indefinito gli uscì dalle labbra, mentre nella sua mente si delineavano scenari apocalittici in cui James piombava nello scompartimento per addentare il suo amico.

Prendetevi una stanza”, fu automatico alla vista della mano di Rose, poggiata su quella di Scorpius.

Non vorrei dirlo, ma in teoria questa è una stanza, Al.”

Scorpius sogghignò, voltandosi quel poco che bastava per vedere l'orrore negli occhi di Albus.

“Ok, ho capito, vi lascio soli.”

“Oh, ma non serve, puoi guardare!”

“Ma non voglio!”, forse sarebbe riuscito a lanciarsi dal finestrino, e l'idea era più che allettante dopo il coretto che aveva ricevuto in risposta. Quei due si odiavano, dovevano odiarsi. Non potevano essere loro. Non così all'improvviso, almeno. Insomma lui e la sua comare preferita ci avevano scherzato su per un po', su questa rivalità di facciata e la passione segreta che prima o poi avrebbero scoperto, ma non voleva che accadesse in sua presenza. In treno.

Rose si era pure alzata! Qui la faccenda scottava, sentiva la mancanza di Lorcan. Lui doveva sapere.

C'era una persona che non avrebbe dovuto sapere.


“Cosa. State. Facendo. Malfoy?”

Non avrebbe voluto entrare, ora lo sapeva, ma era suo specifico dovere. Stava semplicemente cercando il carrello dei dolci, quella era la sua missione originaria. Poi Rose. Malfoy. Albus che guardava, senza fare nulla. Perché non faceva mai nulla?

Era stato di fondamentale importanza scandire bene quelle quattro parole. Non credeva che la sua voce potesse diventare tanto profonda, però riusciva sempre a sorprendersi, specialmente nelle situazioni d'emergenza. Quella era più che un'emergenza.

“Spiega.”

“Ciao Jamie”, disse sua cugina senza fare una piega, sorridendo addirittura, “Stavamo conversando”

Era troppo occupato a incenerire Malfoy con lo sguardo per rispondere al saluto, “conversando. Toccandovi.”

“Esatto, la situazione lo richiedeva”

Come poteva dirgli una cosa simile. Non aveva fatto una piega, di nuovo, mentre Malfoy era rimasto in silenzio, ma quello stupido sorriso che aveva notato entrando non se n'era andato. Cosa non gli era chiaro in “levale le mani di dosso o sei morto?”

Forse non era stato abbastanza esplicito, per questo gli parve un'ottima idea avvicinarsi, per- per avvicinarsi. Avrebbe voluto prendere la mano di Rose, spostarla e sostituirla con la sua, giusto per rendere l'idea, ma non poteva spostare Rose o lei avrebbe spostato lui, più tardi, in sala comune.

Non prendeva molto bene questo genere di cose.

Si schiarì la voce, abbassando appena lo sguardo per incombere meglio sul biondino. Ed il biondino lo guardò di rimando, risultando simile a uno di quei pupazzetti con gli occhi giganti e supplichevoli, solo… per niente supplichevole.


Se c'era una cosa che Jamie non aveva mai imparato, quella era la discrezione. In genere, quando il Potter si faceva largo, era sgomitando, e se apriva una porta, era probabile che la ventata arrivasse fino al piano di sotto. Quando la chiudeva, lo sapevano tutti… insomma, gli piaceva piombare come un fulmine a ciel sereno, con tanto di tuono di accompagnamento.

L'essenziale, però, era sempre mantenere la calma. Suo cugino era esattamente come gli animali selvatici molto arrabbiati: se capiva che avevi paura, passava allo stadio di staccarti la testa. A morsi. Senza troppi complimenti.

Malfoy non sembrava aver colto quest'ultima parte, visto che cominciava a non sentirsi più le dita. E, sempre per lo stesso motivo, poteva anche supporre che Jamie fosse riuscito nel suo intento.

Era il momento di agire. O avrebbe perso sia un valido collaboratore che la mano destra, e non poteva permetterlo. Dopotutto, un collaboratore poteva ancora sperare di trovarlo, ma una mano…

“Jamie, posso avere la tua attenzione?”

Sentì lo sguardo del cugino spostarsi su di lei. Quindi fece scivolare il sorriso via dalla faccia, assunse il miglior cipiglo Granger del suo arsenale e, con la voce più pedante che conosceva, domandò: “Se stai bighellonando in giro per il treno, è perché hai già parlato di quella cosa con i gemelli, giusto?”

Ehm… potrei averlo, diciamo, accennato.” Non si era scomposto più di tanto, ma la pausa era servita a far capire alla Weasley che, con tutta probabilità, lo scompartimento che aveva lasciato per chissà quale ragione a quel punto, era ancora pullulante di ragazzini adoranti. Egomane.

Si sarebbe arrabbiata con lui, se solo fosse accaduto in un altro momento. O meglio: l'avrebbe sicuramente strigliato più tardi, e per bene, ma quella non era la questione più importante del momento. C'erano diverse vite in ballo. E doveva sfruttare quel, seppur minimo, tentennamento.

Strano che stesse applicando a James il tipo di pensiero che in genere riservava a Malfoy durante i duelli. Strano anche che stesse tenendo la mano di Malfoy, in effetti, ma era meglio non pensarci.

“Potresti 'averlo diciamo accennato'?” Soffiò, alzandosi lievemente sulle punte, per fronteggiarlo meglio. “Vuoi che ti diciamo accenni uno Schiantesimo in fronte?”


Poteva dire che la sua tattica “finché stringi la mano a Rose, sei al sicuro” stesse funzionando meglio del previsto. Aveva saggiato sulla sua pelle la furia della Weasley e per una volta era grazie a questa se poteva dirsi ancora vivo.

Anche la furia di James era riconosciuta, ma grazie all'amicizia con Albus, che l'aveva portato a frequentare casa Potter assiduamente, aveva scoperto quanto potere avesse la ragazza su quell'armadio.

Il tutto continuava a divertirlo, mortalmente. Avrebbe fatto un passo falso, magari gli sarebbe scivolata la mano, o si sarebbe auto-amputata all'improvviso per il troppo contatto con la Weasley, e James avrebbe avuto la libertà di sferrargli un pugno e farlo volare giù dal treno. I vetri rotti conficcati nella carne erano omaggio, in quello scenario.

Ad ogni modo James parve scattare, sfoggiò una delle sue più studiate risate, si mise sull'attenti e fece un paio di passi indietro.

“No, signora! Stavo appunto pensando come porre l'argomento, vado subito!”

Per un attimo Scorpius temette avrebbe sfondato la porta dello scompartimento, invece dimostrò un'agilità mai vista prima nell'aprirla senza voltarsi e sgusciare via come un'anguilla.

Richiusa la porta si sentì un “merda” ringhiato tra i denti, e James si voltò per spiccicare il naso contro il vetro per osservarlo.

“Se ne andrà?”

“Posso uscire”

In quel momento Albus non riuscì più a trattenere le risate, aveva sofferto troppo a lungo, stava piangendo ed era quasi sicuro che sarebbe soffocato se non vi avesse dato sfogo.

“Albus si è appena offerto come tributo, vedo”, commentò Scorpius, non meno divertito in realtà.

Era una situazione surreale, non c'era un dettaglio che risultasse a posto, normale, probabile, in tutto quello che era successo. Lui stesso poteva dirsi l'artefice del misfatto.

Probabilmente quello era stato il viaggio in treno migliore della sua carriera scolastica. Aveva rischiato la vita, ma perché negarsi un po' di sano brivido ogni tanto?

Dunque, questa tua tattica?”

Tornò a guardarla, mentre una vocetta nella sua testa esultava. Non che gli piacesse fare l'idiota, mettersi in ridicolo, ma…

Mano sul fianco, abbastanza in alto per non trovarsela tranciata da un qualche Diffindo casuale sfuggito dalla bacchetta del guardone, colpetto di gomito per farle posare la mano libera sulla sua spalla mentre quelle congiunte assumevano una posizione umana -condurre con la mano contorta su sé stessa non era poetico.

“Un, due, tre, e: Oh, quanto tempo signorina Rosier, ha sentito di quelle mezze-creature? Oh, incredibile davvero, dovrebbero proprio imporre loro delle restrizi-oh! L'hanno fatto? Incredibile il progresso!”

Albus piantò un acuto per poi rotolare a terra, in preda alle convulsioni. Rose tossicchiò, al che si rese conto di aver fatto una curiosa quanto ovvia associazione di nomi.

“Oh, pardon, signorina Avery! Il vestito deve avermi tratto in inganno! Delizioso, comunque, dicevamo… suo padre, al Ministero, mi stava dicendo di quanto sia amico di tale...”

Cosa? La Rosier e io abbiamo il vestito uguale?! Non ci posso credere, madama McClan mi aveva assicurato che il mio fosse un modello unico! Oh, parbleu!”

Aveva tirato fuori il Francese, eh? Ottima arma, ma non sarebbe bastato.

Oh, mademoiselle, mais cette robe vous sied à merveille, bien mieux qu'à lui!”

Vous pensez? In effetti, lungi da me il voler essere scortese, sono dell'opinione che… non possa esattamente permetterselo. Con queste strisce orizzontali...”

Albus stava ululando, James… beh, non gli interessava al momento. La loro singolar tenzone aveva preso una piega inaspettata per Scorpius, che si ritrovò in ginocchio, in adorazione del suo accento.

Signorina, vuole sposarmi?”

Così... lei, lei mi spiazza.”

Rose si era portata una mano al petto, all'altezza del cuore, e intanto si sventolava con l'altra, come reggesse un ventaglio immaginario.

Ma… quell'anello| E' così bello, lo conserva da tanto?” E, tanto per rincarare la dose, accompagnò il tutto con uno sfarfallio di ciglia.

Lui l'aveva sempre pensato, avrebbe dovuto darsi al teatro.

Oh mia dolce”, si fermò per un attimo a riflettere sul nome da usare, in effetti Avery era il cognome, non sapeva come- da quando la Weasley aveva gli occhi azzurri? Non era tanto il colore a turbarlo in quel momento, ma in effetti non li aveva mai guardati. Aveva guardato lei con aria di sfida, per anni, ma non si era mai soffermato su- oh, andiamo! “QUALCOSA i brillanti di questo anello non potranno mai risplendere quanto la vostra bellezza!”

“Basta, vi prego”, fu il gemito che giunse dal pavimento, dall'Albus accasciato ormai, accanto alle loro gambe.

“Come osi interrompere una performance di tale livello?! Ok, non avrò ottenuto grandi informazioni, ma stavo per sposarmi!”

“Con mia cugina”

“Un legame proibito, tra famiglie rivali. Romeo aveva finalmente trovato la sua Giulietta. Scorpeo e Rosetta, una tragica storia. Niente veleno, però, James non sembra il tipo.”

“E nemmeno lo zio”, ansimò.

“Tecnicamente, il veleno lo beve Romeo. Scorpeo, cioè”

“Ti pugnaleresti per me?”, chiese, slanciandosi in avanti a braccia tese, per poi lasciarsi cadere indietro, addosso ad un povero Albus, portandosi una mano sulla fronte.

“Certo, ma dovresti prima avvelenarti per me. Perché pensi che io sia morta, per essere precisi.”

“Mi fa piacere che stiate tornando in voi. Scorpius, puoi levarti?” squittì Al, la cui cassa toracica doveva essere stata compressa dal peso dell'amico. Non doveva restargli molto da vivere, a giudicare dal livello di afflizione nella sua voce.

“E' una storia tragica! TRAGICA! Insensibile!” Ribatté il biondo, col miglior tono da diva incompresa del suo repertorio.

“La tua morte vera sarà più tragica, se mi costringi a farti volare fuori dal finestrino del treno in corsa, Scorpucci.

Ah, e così Albus aveva deciso di passare all'artiglieria pesante! Beh… non gli restava che… che spostarsi.


“Bene, ragazzi. Teniamoci aggiornati.” Aveva concluso la rossa, prima di alzarsi. In realtà, dopo quella scenetta, non avevano parlato poi molto. Malfoy si era addormentato alla fine, Al pure – ridere troppo aveva evidentemente un effetto destabilizzante sulla sua persona – e Rose aveva passato l'ultima parte del viaggio a leggere.

Tutto era tornato alla normalità.

Era praticamente certa che lei e Malfoy sarebbero tornati a detestarsi amabilmente, come al solito, che Al e James si sarebbero pestati una volta al mese , che Lorcan avrebbe offerto a tutti il suo tè lavico in segno di pace… Ah, ma quella del tè era un'altra storia, in realtà, che meritava la giusta attenzione e che sarebbe, quindi, stata narrata un'altra volta.

Stava di fatto che era tutto, di nuovo, normale.

“Vi conviene indossare le vostre divise, manca poco all'arrivo!”*
Fece un mezzo sorriso in direzione del cugino, poi si avvicinò alla porta scorrevole.

Non era il caso di voltarsi a guardare, li avrebbe rivisti a breve, però… quel viaggio le aveva come aperto uno squarcio in una sorta di dimensione parallela. Che se lo sarebbe ricordato per un bel po', era cosa certa.




   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: GumIa