Capitolo
2
= svitati
ed infuriati =
«c’è
anche la sala cinema? Seriamente?»
Incuranti di guerre, problemi e
quant’altro, Jack Frost e
Harlequin Saturnali si erano imbucati di nascosto nel corridoio che
portava alla
sala cinema della locanda, con tutta l’intenzione di svagarsi
un
po’. Un comportamento tipico
per Harlequin, che sembrava prendere ben poche cose sul serio, ma che
Jack lo
seguisse faceva letteralmente cadere le braccia.
«oh sì. Con un
sacco di posti e altrettanti film
disponibili, anche in anteprima» disse Harlequin
«ora di apertura: dieci del
mattino. Ora di chiusura: due di notte. Giorno di chiusura:
giovedì».
Frost, incompreso dai suoi colleghi e
soprattutto dalla
propria compagna, aveva deciso semplicemente di evitare potenziali
nuove
discussioni con essi finché ne aveva
l’opportunità. Proprio perché erano in
un
brutto periodo, e gli attimi di pace in futuro minacciavano di essere
ben
pochi, intendeva godersi quelli che restavano con quanta più
leggerezza possibile,
e con i suoi colleghi ciò era impraticabile. Bastava pensare
a come si erano
comportati quattro giorni prima.
Tutti loro, più Nightlight
ed Aiko, erano
stati ricevuti da Manny in infermeria, appena questi era stato in
condizione di
farlo. Lui li aveva ringraziati per il sostegno che gli stavano dando,
e per la
loro lealtà, ed era stato a quel punto che Jack gli aveva
fatto la domanda.
“sentite,
ah…principe, già che siamo qui non è
che potreste
dirmi come mai mi avete lasciato gironzolare sulla Terra per tre secoli
senza
dirmi perché?”
Non gli pareva di aver chiesto
chissà cosa, o detto alcunché
di male, ma i suoi amici e colleghi l’avevano zittito in
primo luogo, e
Dentolina lo aveva rimproverato in seguito.
“Jack,
questo non è il
momento per fare certe domande! Ti pareva il caso? Manny è
ancora molto debole
e fragile, e c’è una guerra in corso, e
poi-”
“Dentolina,
se non
adesso quando avrei dovuto farlo?! Una volta che tutto questo
sarà finito, lui
se ne tornerà sulla Luna, sempre se sarà ancora
vivo e se lo saremo anche noi,
e addio ad ogni possibilità di ricevere uno straccio di
risposta”.
“lo
so, posso capire,
ma non è il momento di pensare a se stessi,
perché-”
“scusa
ma permetti
che, avendone l’opportunità, io voglia che mi dica
finalmente perché? Non mi
pare di aver chiesto chissà cosa, e non vedo il
problema…a meno che,
semplicemente, ‘quello nuovo’ non sia degno di fare
domande!”
L’aveva presa fin troppo
male, lo sapeva.
Aveva esagerato
come era successo quando gli altri avevano parlato di fargli conoscere
anche
Shu Yin, sapeva anche questo.
Ma quella faccenda, alimentata anche
dalla
“lieve” presa in giro da parte di Eve
Hallows il giorno precedente, lo aveva seccato oltremodo, e gli altri non sembravano dare
a ciò
la giusta importanza.
Indi, seppur con sommo dispiacere e
diversi sensi di colpa
-sentendosi anche un po’vigliacco, a dirla tutta,
nell’evitare Dentolina così
invece che cercare di parlarle- si era avvicinato agli altri spiriti,
Saturnali
maschio in particolare. Gli sembrava un tipo troppo giusto, che era un
peccato
non aver conosciuto prima, e voleva cercare di rimediare.
«Harlequin, non so come
dirtelo, ma oggi È giovedì!
Ehm…quelli che sorvegliano
l’ingresso della sala sono tre troll?!»
Proprio: tre grossi troll vestiti
come buttafuori moderni,
muniti di clave un po’meno moderne. Uno dei tre aveva
poggiato la propria sul
pavimento, e se ne stava seduto a terra mezzo addormentato con la
schiena
poggiata contro la parete, ma gli altri due sembravano piuttosto vigili.
L’uomo minimizzò
con un cenno della mano. «nulla di che.
Guarda come si fa».
A quelle parole, la mazza posata a
terra si sollevò da sola,
e colpì il troll sfaticato dritto in testa. Questi si
rizzò immediatamente in
piedi arrabbiatissimo e, convinto che il colpevole di
quell’affronto fosse
stato uno dei suoi due colleghi, assestò un colpo a
entrambi. Tempo due
secondi, e i tre troll iniziarono una rissa tale che, se fosse passato
vicino
loro un elefante dipinto di verde, non si sarebbero neppure accorti.
Cercando di contenere
l’ovvia sghignazzata, i due spiriti
corsero all’interno della sala, chiudendosi la porta alle
spalle. «ok, ormai
non ho più dubbi, la telecinesi è utile. Farebbe
comodo anche a me!» disse
Jack.
«sarebbe più
utile se funzionasse anche sugli esseri viventi, invece che soltanto
sugli oggetti,
e se fosse più forte, ma non mi lamento lo stesso»
Saturnali fece spallucce
«andiamo a scegliere il film, sono centinaia, tutti on
demand!»
«sì,
solo…posso farti una domanda?» gli chiese Jack,
seguendolo lungo la scalinata a lato delle poltroncine.
«spara».
«in questi giorni non ti ho
mai chiesto come e quando sei
diventato uno spirito, e anche tua sorella. Manny ha scelto anche
voi?»
Harlequin rispose con una breve
risata. «eppure c’eri quando
ho detto di essere un patrizio romano. Sono un
po’più vecchio del tuo Uomo
nella Luna. Tu fai conto che nel 42 d.C. avevo venticinque anni
precisi, che
poi come vedi è l’età a cui mi sono
fermato» si passò una mano tra i capelli
ricci e neri, tentando inutilmente di sistemarli un po’
«essere scelto da Manny
non è il solo modo, per chi non è nato tale, di
diventare immortale. Uh, ho
fatto la rima».
«e tu come ci sei
riuscito?» Jack si appollaiò su una poltroncina,
decisamente incuriosito.
«sai fin troppo bene che le
“divinità” greche sono vere, no?
Ebbene, vale la stessa cosa anche per diverse delle leggende che li
riguardano,
in particolare quella delle mele d’oro nel giardino delle
Esperidi, che fanno
diventare immortale chi ne mangia una. Vedi, io ero un esploratore
fatto e
finito, ero bravo, avevo sesterzi a sufficienza da potermelo permettere
e
vivevo solo già da un pezzo. Non andavo molto
d’accordo coi miei familiari».
«ah, mi spiace. Una
cosa…sesterzi?»
«soldi».
«ah».
«dicevo, ho passato in nave
molta della mia vita da mortale,
e in uno di questi viaggi…bam! Ho
trovato il giardino delle Esperidi. Inizialmente non credevo ai miei
occhi, per
ovvie ragioni, ma era tutto vero, e quelle mele d’oro erano
veramente lì! Non è
stato affatto semplice, ma alla fine sono riuscito a rubarne ben due
senza
farmi beccare. Una l’ho conservata, l’altra
l’ho mangiata, e…»
«“e”?»
lo incalzò Jack.
«niente. Inizialmente avevo
pensato che fosse tutta una
fregatura, non era cambiato nulla, o così mi sembrava. Poi
però, tornato nella
mia domus, ho iniziato a vederle.
Tutte quelle piccole e strane creature nel mio giardino. Il primo
pensiero è
stato “bene, Titus Quinctius Saturninus, sei diventato pazzo
sul serio”!
Ovviamente sbagliavo, come ho compreso in seguito».
«come hai capito che non
era così?»
«oh, è stato
proprio un fatto divertente» Harlequin si
guardò le unghie «mio padre si ammalò
gravemente circa un paio d’anni dopo e,
benché non andassimo d’accordissimo,
l’eredità e il titolo di paterfamilias
sarebbero andati a me.
Solo che al mio fratellastro, un figlio bastardo
nato da una concubina, non stava affatto bene.
Così una notte si è
infiltrato in casa mia, mi ha sorpreso nel sonno e mi ha
dato…uhm…una
decina di coltellate al ventre,
più o meno, e mi ha lasciato lì a
languire».
Jack lo sguardò con gli
occhi sbarrati, sia per quel che
aveva detto, sia per la noncuranza con cui l’aveva fatto.
«ma dici sul serio? È
una cosa orribile!»
«sì, abbastanza.
Comunque sia, con mio sommo sconcerto, le
ferite avevano iniziato a guarire fin da subito: nulla di miracoloso,
ma
abbastanza da mantenermi in vita e permettermi, in seguito, di
riprendermi»
disse. Senza una particolare motivazione, si tolse la maschera colorata
che gli
copriva metà volto, e iniziò a giocherellarci.
«venuto a conoscenza della cosa,
il mio fratellastro capì di essere un uomo finito, e per
evitare la pena cercò
di fuggire. Altri al suo posto avrebbero scelto di suicidarsi, sarebbe
stato
più onorevole, ma non lui».
«e quindi è
riuscito a scappare?»
Harlequin sorrise sottilmente.
«ahimè, no. Pare che
l’abbiano trovato morto in una latrina pubblica, con la testa
infilata in una
delle sellae pertusae.
Chissà com'è successo».
«ehm...erano tipo dei
water?» intuì Jack. Iniziò anche a
pensare che Harlequin potesse essere in qualche modo coinvolto
nell'omicidio del suo fratellastro ma, si disse, sicuramente si era
fatto un'idea sbagliata.
«più o meno. Ma
torniamo a noi: ho passato alcuni degli anni
seguenti a stringere amicizia con le creature magiche del mio giardino,
cosa
che mi è riuscita abbastanza bene, e in seguito con altri
esseri fatati ancora, altrove. Mangiare quella mela mi
aveva predisposto
alla magia, e grazie a quelle creature ho imparato qualche trucchetto
come
quello della telecinesi, che hai visto prima, o a rendermi invisibile
agli
umani…o a far volare una nave» aggiunse, con un
sorriso quasi sognante «fu
bellissimo, Jack. Vendetti molto di quel che avevo, ricavai quanto
più oro era
possibile, imbarcai tutto in una nave da carico e, nottetempo, partii!
Provai
una sensazione di libertà semplicemente indescrivibile. Su
quella nave volante
mi sentivo il padrone del mondo. I miei unici limiti ormai consistevano
solo
nei bisogni fisiologici, che purtroppo ho mantenuto, ma non sono mai
stati un
gran problema. Cambiai nome, divenni dapprima
“Saturninus”, poi “Saturnali”,
che era la mia festa preferita. Nel tempo ho continuato a cercare di
ampliare
le mie conoscenze sulla magia…poi ho incontrato April, e ho
finito per darle
l’altra mela. Altra lunga storia. Non ho combinato molto,
devo dirlo».
«ha alcune parti
drammatiche, ma è una bella storia» disse
Jack «la mia è più noiosa. Io e mia
sorella giocavamo su un lago col ghiaccio
troppo sottile, ho salvato lei, e sono annegato io. Manny mi ha
riportato in
vita senza dirmi altro che il mio nuovo nome, e sono andato a zonzo
congelando
cose per tre secoli. Fine».
«su con la vita, tu almeno
avevi consanguinei che valeva la
pena salvare» l’uomo fece nuovamente spallucce, e
da una tasca dei pantaloni
tirò fuori un cellulare, giusto per controllare
l’ora.
«devo procurarmene uno
anche io, prima o poi» disse Frost,
indicando il telefono «io e Nord abbiamo detto ai nostri
amici umani, quei
bambini che ci hanno aiutati ad aprile, che ci saremmo tenuti in
contatto, ma
in questi giorni non l’abbiamo fatto».
«che problema
c’è? Ti do il mio di riserva» dalla
stessa
tasca di prima, Saturnali tirò fuori un altro cellulare, e
lo diede a Jack «i
tuoi amici saranno preoccupati».
«grazie, grazie veramente
tanto!» esclamò il Guardiano.
Mentre toccava lo schermo tentando di raggiungere il proprio profilo
Facebook,
però, notò un particolare che lì per
lì gli era sfuggito. «quindi tu non
ritieni inutile che uno spirito faccia amicizia con degli umani? Alcuni
dei nostri
simili sì, da quel che ho sentito dire qui».
«non potrei mai ritenerlo
inutile, è così che ho conosciuto
April».
Jack avrebbe voluto chiedergli di
raccontare anche quella
storia, ma quel che lesse una volta entrato nella chat avviata con
Jamie tempo
prima lo fece impallidire ulteriormente, e irrigidire.
C’erano diversi nuovi
messaggi da parte del ragazzino, uno più disperato
dell’altro, e Jack avrebbe
tanto voluto non dover credere a una sola parola.
«cos’è
successo?»
Il giovane Guardiano non rispose, e
si fiondò verso
l’entrata della sala. Doveva avvisare gli altri il prima
possibile. Stentava
ancora a credere che i loro avversari potessero essere davvero arrivati
a fare
una cosa del genere, ma non sapeva proprio dire perché.
Perché?!
Una cosa però la sapeva:
molto probabilmente, quella era la
fine del breve periodo di calma vissuto.
*** Polo
Nord, circa
un’ora e mezza prima ***
«che dei corvi ci ronzino
intorno da più di cinque giorni
non è normale, perché i corvi non
vivono al
Polo Nord, e considerando questo, più il contesto in cui ci
troviamo, tantomeno
credo sia casuale. Sono convintissimo che siano le spie di qualcuno dei
nostri
avversari, il che significa che loro sanno dove siamo, ma noi non
sappiamo dove
si nascondono loro. La cosa mi piace più o meno quanto
starmene sdraiato su
questo letto».
Poco importava che la stanza fosse
calda e accogliente, o
che il letto fosse grande e pieno di cuscini morbidi: Atticus Del Sol
non
vedeva l’ora di alzarsi, e studiare qualcosa per porre fine a
quella situazione
stagnante che si era venuta a creare coi loro avversari. Peccato che
Cecilia
non intendesse permettergli di muoversi fino a quando lei stessa e
Galaxia avessero stabilito che si era completamente ripreso da
un colpo che,
andava
detto, non era stato mortale per pura fortuna.
«si è detto de
aspettare fino a domani, per sicurezza, y
tu aspetterai. Claro? Sfrutta al
meglio esto momento de
calma e non metterti a stressarmi
anche tu, por favor».
Se ad Atticus l’idea di
essere spiati non piaceva, a Cecilia
piaceva ancora meno. I grifoni sembravano essere all’altezza
del proprio
compito, ossia distruggere qualunque cosa, persona o animale si
avvicinasse e
non fosse dalla loro parte, ma era una delle poche buone notizie.
Diversi dei loro alleati, stanziati
in ogni locale
disponibile all’interno della Fabbrica -che per fortuna era
un edificio bello
grande- stavano diventando sempre più irrequieti, impazienti
di fare qualcosa
di più che frequentare pagine Facebook altamente trash, e
tenerli a bada lì,
fuori da Conca De El Sol, avrebbe presto iniziato a diventare
complicato;
Sandelle era ancora ben lontana dal riprendersi, e il colpevole di
quella
crudele mutilazione non aveva ancora nome e volto; nome e numero degli
spiriti
“estranei” unitisi a Nightlight era sconosciuto e,
come se il resto non fosse
bastato, c’era anche Calmoniglio coi suoi dubbi e le sue
domande.
Quello però era il
problema minore, perché le due persone
-Galaxia e Sandelle- che avrebbero potuto fargli accidentalmente capire
qualcosa non sapevano nulla, e il Guardiano aveva il suo bel daffare a
cercare
di non irritare circa duecento immortali dai quali aveva ricevuto
un’accoglienza piuttosto freddina.
Avevano
specificato a tutti che il Pooka aveva scelto di stare dalla loro parte
perché
avevano un obiettivo in comune, ossia la morte dell’Uomo
Nero, ma i
“concasoliani” non avevano dimenticato il
-presunto, anzi, inesistente-
tradimento di Jack Frost, che loro sapevano aver approfittato
dell’ingenuità di
Sandelle per arrivare a Conca De El Sol e distruggerla.
Oltre a ciò,
c’era anche un ulteriore motivo per cui Calmoniglio
aveva altro a cui pensare. Inizialmente gli yeti erano in uno stato
confusionale post-possessione, e comunque non ci sarebbe stato nessuno
in grado
di capire quel che dicevano ma, qualche tempo dopo il suo arrivo, a
Ljuba non
c’era voluto molto tempo per ricavare da loro
un’informazione molto
interessante: Sandman aveva soccorso l’Uomo Nero, e lo aveva
portato via con
sé.
Aveva intralciato ulteriormente quella che secondo
Calmoniglio era “la
giusta condanna”, e il Pooka non era stato felice di saperlo.
Per niente.
«è proprio per
questo che dico quel che dico, voglio alzarmi
e aiutarti. Questo momento di stasi è terribilmente
snervante, noi qui, loro
chissà dove!»
«il fatto que
ci
spiino da cinque giorni y non
abbiano
fatto ancora nada può
significare que ora non si sentano
in grado de affrontarci in un
attacco diretto, y esto
es positivo».
«lo so, ma non
può rimanere tutto fermo per sempre. Voglio
Manny e l’Innominato morti il prima possibile. Oh, e
naturalmente dovremo
pensare anche alla nostra cara “sorella”»
aggiunse, con rabbia «l’ho aiutata, le ho dato un
nome, l’abbiamo aiutata
ancora, le avevamo offerto un posto tra noi, e Shu Yin cos’ha
fatto?!»
«va’ tranquillo que quando
arriverà el momento a
lei ci penserò yo. Ora
calmati» gli si sedette accanto
e gli baciò delicatamente la fronte «una cosa per
volta».
«sì. Giusto.
Comunque qui urge che qualcuno si muova, ed è
bene che quel “qualcuno” siamo noi. Meglio giocare
secondo i nostri tempi e le
nostre regole, piuttosto che aspettare ancora un assalto nemico. Quindi
la
domanda è: come staniamo i nostri topolini?»
«c’è
Calmoniglio aqui,
potremmo siempre usarlo como ostaggio» propose Cecilia
«o ci
danno l’Innominato y
Manny, o lui
muore».
«da quando un alfiere vale
quanto il re? Il Guardiano della
Speranza è prezioso, sì, ma insostituibile? Non
credo. I Guardiani magari non
ragionerebbero in modo così cinico, ma dobbiamo ricordarci
che non sono soli, e che tra gli altri con loro ci sono Nightlight e
Manny stesso.
Calmoniglio non potrebbe essere sacrificato senza controversie, ma
credo che i
dissidenti potrebbero essere forzati a farsene una ragione, e poi
desumo che
lui sia considerato una specie di traditore, al momento. No, non
è abbastanza,
serve dell’altro, io…» Atticus si
fermò a metà frase, con l’aria di chi
aveva
appena ricevuto un’illuminazione «forse ho avuto
un’idea».
Prima che Cecilia chiedesse
delucidazioni, però, la porta
della stanza si aprì. «sono stata da
Sandelle» esordì Ljuba «averle
“ricostruito” le mani con
l’oscurità ha migliorato le cose a livello fisico,
ma
a livello mentale…d’yavol,
piange
ogni volta che le guarda, e come darle torto?»
Cecilia sospirò.
«già. Ha detto nada
su chi è stato?»
«njet.
O piange o
sta lì seduta, in silenzio, come sempre. Non ha avuto
reazioni diverse neppure
con Spring, che è con lei adesso, e sai che lei e Samuel si
piacciono. Di che
parlavate, comunque?»
«si parlava de
far
uscire allo scoperto i nostri nemici, in qualche modo».
«fate un mini consiglio di
guerra senza avvisarmi? Vergognatevi!»
li riproverò Ljuba, sedendosi in fondo al letto
«se magari pensavate di
utilizzare Calmoniglio in qualche modo, vi direi di lasciar perdere.
È-»
«prezioso ma non
insostituibile, l’abbiamo già concluso»
la
interruppe Atticus «ed è per questo motivo che
qualcuno di noi deve recarsi a
Burgess il prima possibile».
«Burgess? Pochemu?
Perché?»
Ljuba diede un’occhiata perplessa sia a lui che a Cecilia
«pensavo fosse stato
colpito alla schiena, non in testa. Perché dovremmo andare a
Burgess? Dubito seriamente
che possano essersi nascosti lì, anche perché se
non erro a Burgess abita quel
gruppo di bambini che…»
Ammutolì.
Forse aveva iniziato ad intuire
vagamente quel che aveva in
mente Atticus, ma sperava di sbagliarsi.
«parli veramente de coinvolgere
dei niños en una
guerra?» Cecilia
sollevò un sopracciglio, per nulla convinta
dell’idea.
«njet!
Non se ne
parla proprio, toglitelo dalla testa!» sbottò
Ljuba «c’è un limite a tutto, e
coinvolgere dei bambini va decisamente oltre».
«tu dici? Mi sembra che ad
aprile dell’anno scorso i
Guardiani l’abbiano fatto eccome, quando l'Innominato li ha
attaccati» le ricordò
Atticus «statemi almeno a sentire, prima
di dire no. Poniamo di prendere in ostaggio uno qualsiasi di quel
gruppo di
bambini, farlo sapere ai nostri avversari e proporre lo scambio
“bambino/a per
Manny e l’Innominato”. Se lo facessimo, ogni mossa
che potrebbero mettere in
atto gli altri sarebbe sbagliata: se ci dessero retta e ci
consegnassero i due
che vogliamo, perderebbero la guerra. Anzi, praticamente eviterebbero
di farla
iniziare sul serio. Fin qui mi seguite?»
«da»
disse piano
Ljuba.
«se invece non ci dessero
retta, per loro si metterebbe
comunque male: l’Uomo nella Luna si erge a grande protettore
dei bambini, “ci
sta apposta”, detta in breve, ed è lo stesso
motivo per cui ha "scelto" i
Guardiani. Se Manny si dimostrasse pronto a lasciar morire un bambino
per
salvarsi la
pelle, e i Guardiani lo appoggiassero, o fossero costretti ad
appoggiarlo,
vanificherebbe il solo e unico motivo per cui valga la pena difenderlo,
che poi è la ragione principale del conflitto.
L’idea di un bambino che muore non piace a nessuno, e
“la morte di uno per
salvarne tanti” è un ragionamento che lui e i
Guardiani non possono permettersi
senza passare da viscidi ipocriti, non dopo tutto il buonismo
esasperante
mostrato. Perché tutto l’esercito che hanno
radunato dovrebbe aiutarli, a quel
punto?»
«eto
khorosho, va
bene, loro perderebbero credibilità, ma uccidere un bambino
potrebbe spingere
gli altri a darci addosso lo stesso, perché non saremmo
mostri migliori
dell’Innominato» ribatté Ljuba.
«ma se andrà todo como
dice Atticus non ci sarà bisogno de
uccidere per davvero l’ostaggio: persi credibilità
y alleati que
potrebbero
fare contro de noi? Li sistemeremmo facilmente y,
una volta finito, el niño
tornerebbe a casa illeso».
«“se ci dessero
retta”, “se non ci dessero retta”,
“se
facessero”, “se non
facessero”…se, se, se!
Un conto è procedere con i “se” quando
siamo coinvolti solamente noi, ma
mettere in mezzo un innocente in una faccenda piena di
“se” non mi piace. Avete
tenuto in considerazione l’idea che possano attaccarci per
provare a liberare
il bambino, o non credere che siamo davvero disposti a ucciderlo? E con
Calmoniglio come la mettiamo?»
«provare ad attaccarci
mettendo a rischio la vita
dell’ostaggio? Noi ci siamo presi
l’oscurità, ricordi? Per loro adesso siamo
tutti svitati ed infuriati. Magari potrebbero provare a fare qualcosa
in
sordina, ma ci troverebbero preparati anche in quel caso. Quanto al
resto,
Calmoniglio verrà a saperlo solo a cose fatte, e vedremo di
non farlo
avvicinare al bambino. Nel frattempo gli spiegheremo che è
l’unico modo che ci
è venuto in mente perché l’Innominato
-diremo solo l’Innominato, badate bene:
per quel che ne sa lui, noi siamo convinti che Manny sia morto!- ci
venga
consegnato. Se i suoi colleghi, e Nightlight, sono davvero le persone
che si
vantano di essere, ci daranno chi vogliamo senza se e senza ma, e
l’ostaggio
non avrà problemi. In caso
contrario…beh…questa faccenda chiarirà
ben bene le
idee a Calmoniglio sulle persone con cui e per cui ha lavorato, giusto?
Ovviamente non approverà, ma se provasse a fare qualcosa di
strano potremmo
fermarlo agevolmente».
«esta
faccenda
rovinerà ulteriormente el
rapporto que ha coi suoi colleghi,
i quali se domanderanno como abbia potuto Calmoniglio permettere y approvare una cosa del
genere» aggiunse Cecilia «altro punto a
favore».
Cecilia era sempre più
convinta di quel piano, Ljuba
riusciva a vederlo bene. Lei non lo era altrettanto, continuava a
pensare che
fosse sbagliato, più o meno come l’essersi quasi
trovata a dover uccidere Nord
cinque giorni prima. «volete proprio farlo, eh?»
«ascolta, l’idea
di mettere in mezzo chi non c’entra nulla
non piace neppure a me, e bada che sono sincero» disse
Atticus «ma cos’altro
fare, se no? Se hai delle idee migliori dille, qui siamo
tutt’orecchi».
Tuttavia, per Ljuba, anche quella era
una situazione
analoga: più rifletteva su quale altra strategia poter
adottare, meno idee le
venivano in mente, e iniziava a pensare che quella potesse essere la
sola e
unica via percorribile. Forse Atticus aveva ragione, forse avrebbero
ceduto e
sarebbe finita così, senza bagni di sangue. «non
ne ho. Eto khorosho, allora parto
immediatamente».
«que?!
Tu? Pensavo
de andare yo,
dal momento que tu
non sembravi molto felice» disse Cecilia.
«che ne sia felice o meno
non importa, se una cosa
dev’essere fatta bisogna abbassare la testa e
farla».
«portati dietro Galaxia
però. Dopo quel che è successo a
Sandelle, che giri da sola non mi va» si
raccomandò Atticus «se non foste così
paranoiche sarei venuto con te io stesso…»
«njet!
Tu rimani a
letto fino a domani, dovessimo incatenartici sopra. Ci vediamo
dopo».
Se ne andò e si chiuse la
porta alle spalle, senza aspettare
una risposta dai due. Intendeva sbrigare quella brutta faccenda il
prima
possibile. Lei, Ljuba St.North, rapire bambini! Meglio non stare a
pensarci
troppo.
Allora, dove poteva essere andata a finire Galaxia?...ah,
eccola lì,
bella raggomitolata davanti al camino.
Con
Calmoniglio.
Il fatto che Aster avesse appoggiato
l’idea di uccidere
Pitch, che Calmoniglio fosse spesso senza compagnia alcuna, e
soprattutto quel
che era accaduto a Sandelle -che loro due avevano soccorso assieme-
aveva fatto
sì che si trovassero a stare insieme abbastanza spesso. Da
quel che diceva Galaxia,
comunque, a parte questo non era cambiato nulla tra loro due: sei
giorni nello
stesso edificio non potevano cancellare quattrocento anni di lontananza.
Appena la vide farle un cenno
silenzioso, Galaxia si congedò
dall’ex compagno senza tante spiegazioni, e senza che questi
facesse in tempo a
vedere Ljuba.
Laxie la raggiunse nel corridoio,
guardandola con aria
interrogativa. Avanzarono senza parlare fino a quando non raggiunsero
una porta
che conduceva all’esterno dell’edificio,
sorvegliata da una dozzina di grifoni.
«andiamo a
Burgess» fattasi strada tra i grifoni, Ljuba
spalancò la porta, ed entrambe vennero investite da una
folata di vento gelido.
«rapiremo uno di quei bambini amici dei Guardiani».
«che?!!
Stai
scherzando, vero?!» allibì Galaxia «non
puoi parlare seriamente!»
Invece no, era tutto vero, e per
capirlo bastava guardarla
in faccia, ma era semplicemente assurdo. Cosa stava passando per la
testa dei
suoi “fratelli”? Di certo Ljuba non aveva preso da
sola quella decisione, e
dovevano esserci delle motivazioni valide.
«ti spiegherò
mentre voliamo lì. Speriamo di trovarne almeno
uno in tempo decente, l’unica cosa che sappiamo è
che non possono abitare
troppo lontani dalla radura».
Il volo procedette spedito nei limiti
del possibile, e
all’imbrunire le due arrivarono oltre la radura di Burgess,
nel punto dove
iniziavano ad esserci le abitazioni, senza intoppi. Dopo le dovute
spiegazioni,
benché Galaxia non approvasse ancora del tutto, se non altro
aveva iniziato a
capire le ragioni dietro a quell’apparente follia.
«se non fosse che questa
potrebbe rivelarsi un’idea decente, direi che non conviene
lasciare ad Atticus
Bla Bla troppo tempo per pensare».
«da,
su questo
concordo. Il nostro Atticus è sempre stato quello con le
idee pericolose, e non
vorrei che l’oscurità finisse con
l’acuire questo suo aspetto» Ljuba si
sfregò
le mani, con aria pensosa «tu controlla le case della via a
destra, io
quelle della via a
sinistra».
«ok».
Galaxia corse via, a spiare dalle
finestre della prima casa che
si trovò davanti. Ljuba non era la sola a sperare di
concludere in fretta quel
lavoro, e sperava anche che quella mossa portasse a una conclusione
veloce
della guerra.
Non riuscì a evitare di
pensare che Aster non avrebbe affatto
apprezzato quel che volevano fare. Dicendo a Ljuba che tra loro due non
era
cambiato nulla non aveva mentito, ma ciò non toglieva che le
dispiaceva
deluderlo ulteriormente. Lui stava cercando di fare ammenda nei suoi
confronti,
dopotutto…e lei si metteva a rapire bambini!
«…avuto notizie
dai Guardiani?»
“Guardiani?”
Le sue sensibili orecchie avevano
captato qualcosa
d’interessante, specie perché le parole che aveva
sentito sembravano essere
state pronunciate da qualcuno con una voce femminile e molto giovane.
Si mosse
dunque in quella direzione, spostandosi rapidamente da un cespuglio
dall’altro,
da uno steccato all’altro, e così via.
«no. Non mi hanno fatto
sapere niente, e questo mi
preoccupa. Se non pensassi che è inutile, perché
non sono sicuro che Jack abbia
ancora un cellulare, proverei a scrivergli su
Facebook. Abbiamo quel globo di neve, è vero, ma usarlo per
andare da loro senza sapere dove sono e come stanno sarebbe
assurdo».
Erano due ragazzini, un maschio e una
femmina, entrambi coi
capelli scuri. A vederli così, dovevano avere circa undici o
dodici anni.
«lo sai Jamie, mi sembra
ancora strano pensare che Jack sia
su Facebook».
Jamie? Bene, ora Galaxia aveva capito
chi aveva davanti. Il
primo ragazzino che aveva visto Jack, quello di cui Sandelle aveva
soccorso la
sorella minore.
«non dirlo a me.
L’unica cosa buona è che almeno i loro
nemici non si sono fatti vedere».
“e avrei preferito
continuare a non farmi vedere, credimi”
pensò Galaxia, continuando a star loro dietro
silenziosamente.
Chi prendere?
Jamie? La ragazzina?
«già…beh,
se vieni a sapere qualcosa dimmelo subito,
ok? Non mi piace questo silenzio».
«lo farò di
sicuro, tranquilla. Ci vediamo, Pippa».
Sembrava dirigersi verso la porta
della casa davanti a lui.
Ottimo, ora sapeva dove abitava.
“lui o lei?”
Chi avrebbe potuto risultare meno
problematico come
ostaggio? Chi dei due avrebbe fatto meno tentativi di liberarsi?
Una bambina bionda decisamente
piccola uscì dalla casa, e
andò allegramente incontro al ragazzino. «Jamie,
Jamie!»
«Sophie! Non puoi uscire di
casa senza cappotto, se no poi
chi la sente mamma?» la rimproverò lui,
preoccupato anche per se stesso «dai,
rientriamo» borbottò, precedendola di qualche
passo.
Sophie, obbediente, fece per
seguirlo, quando…
«pssst!
Ehi!»
La bambina si voltò a
guardare indietro, un po’perplessa, ma
quando vide chi l’aveva interpellata sgranò i
grandi occhioni verdi in
un’espressione stupefatta: era una grande coniglia dal pelo
bianco e nero, che
le stava facendo cenno di avvicinarsi. Sophie non l’aveva mai
vista prima, ma
sicuramente doveva essere un’amica del Coniglietto di Pasqua,
o la sua
fidanzatina, perché erano della stessa razza.
Trotterellò rapidamente verso di
lei, curiosa di vederla più da vicino.
«ciao».
«ciao, Sophie».
«tu sei la fida…fidanzatina»
sillabò con un po’di fatica «del
Coniglietto di Pasqua?»
«ehm. No. Ma siamo amici. E
anche la Donnina del Sonno è mia
amica, te la ricordi? Quella tutta d’oro».
«sì!»
esclamò la
bambina «bella e buona!
Mi ha
aiutata!»
«anche lei si ricorda di
te. Ti piacerebbe rivederla? Posso
portarti da lei per un pochino, e farti conoscere anche altri
amici» le
propose, sentendosi uno schifo. Quella bambina aveva un fratello e una
madre
che si sarebbero preoccupati e avrebbero sofferto moltissimo per la sua
sparizione, anche se fosse durata solo pochi giorni. Non perse tempo a
chiedersi se la loro causa giustificasse una cosa del genere: la
risposta era
“no”, e lo sapeva benissimo, ma al momento non
poteva lasciare che le importasse.
«sì! Portami
dalla Donnina del Sonno!»
Galaxia la prese in braccio senza
indugiare oltre. Jamie non
aveva torto a dire che avrebbe dovuto indossare un cappotto, ma quello
era
qualcosa cui, grazie ai poteri rubati, sia lei che Ljuba potevano
facilmente ovviare, scaldandola durante il volo.
«Sophie!!!»
Il ragazzino era tornato fuori.
Meglio filare via.
«ci dispiace, credimi, ci
dispiace!» esclamò, prima di dare
le spalle a Jamie e correre via come una forsennata, stringendo
saldamente
Sophie. Doveva trovare Ljuba, dovevano andare via da quel posto.
«Ljuba!»
gridò, correndo verso il punto
dove presumeva fosse la sua amica «ce
l’ho!»
«otlichno!
Ottimo!
Andiamocene!»
Si sollevarono in volo il
più velocemente possibile, Galaxia
per una volta dimentica del suo poco amore per le altezze elevate, col
pensiero
rivolto soltanto alla bambina che stava tra le sue braccia e alle grida
del fratello, che le
sue orecchie -purtroppo- riuscivano a captare in lontananza.
«chi
è?»
«la sorella di Jamie. La
bambina che Sandelle aveva aiutato,
per capirci» specificò «è
venuta con me spontaneamente, non avrà nemmeno cinque
anni, è così ingenua…»
«meglio così. Se
le cose andranno come devono andare le
sembrerà tutto uno strano sogno».
“e se invece dovessero
andare male?” pensò Galaxia.
Ma era una domanda che, almeno per il momento, non aveva il coraggio di formulare ad alta voce.
Salve!
Sappiate che il rapimento di Sophie era qualcosa che avevo in mente
all'incirca dal ventesimo capitolo della storia precedente, solo che
non avevo trovato una scusa che fosse più o meno valida.
Adesso invece è venuta fuori, per cui...ecco. Presumo che
ciò farà scemare ulteriormente la vostra stima
(?) verso tutta questa gente :'D
Ad ogni modo, benché fosse qualcosa di previsto, inizialmente non era mia intenzione metterlo in questo capitolo. Fate conto che l'avevo strutturato -nonché iniziato- in tutt'altro modo, e che la parte con Jack e Saturnali, prima, stava alla fine :'D spero che il rimescolamento non abbia generato qualcosa di troppo confusionario (oltre che corto) O_o
Comunque sia, ringrazio Enivelsa, che ha inserito la storia tra le seguite e le preferite (hai parecchia fiducia xD), Ialeya, per aver recensito ed inserito la storia tra le seguite, vermissen_stern e KunoichiBeastKnightress per la recensione, e _Kuro_Neko_ per averla inserita tra le storie seguite :)
Alla prossima,
_Dracarys_