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Autore: eatyourself    19/01/2016    0 recensioni
Yuri è un ragazzo come tanti altri; ha due fratelli, una madre malinconica, un padre disinteressato e distante. Un giorno, la madre decide di andarsene e abbandonarli, e tutto diventa più difficile. All'improvvisa responsabilità di badare a quello che resta della sua famiglia, si aggiungono i sentimenti confusi e tormentati che il protagonista inizia a provare per il suo migliore amico..
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ora ascolto la casa che ticchetta. sono passati nemmeno due mesi. è facile sentirsi soli. papà non c'è di nuovo. Nico e Ari dormono. io me ne sto qui. mi piace, di notte. silenzio. pensieri che oscillano tra il cercare di dare meno fastidio possibile e irrompere nella stanza sbattendo i piatti e cantando 'tanti auguri a te'. non pensavo che sarebbe stato così. mi ero immaginato, non so, una cosa da film. papà che si rende conto di tutti i suoi errori. che un giorno ci prende, ci fa sedere sul divano. con gli occhi lucidi di lacrime e la voce rotta. "mi dispiace di tutto quello che non ho fatto per voi. di non essere stato un padre come si deve. ma ora, ora che mamma se n'è andata, chissà con chi e chissà perché, cercherò di essere una persona migliore. affronteremo insieme la situazione. andrà tutto bene". io ovviamente non sarei corso ad abbracciarlo, come Nico e Ari. non sarei stato così bisognoso di scuse e certezze. me ne sarei stato per gli affari miei. avrei annuito, va bene papà, in qualche modo ce la caveremo, ti aiuterò anch'io. si sarebbe creato una sorta di patto, tra di noi. una roba fica. padre e figlio uniti contro il mondo. un po' come Will e Jaden Smith ne "La ricerca della felicità", "After Earth".
no ma veramente.
non so che cosa avevo in testa. dovrei cominciare a bere, e poter dire che mi viene da pensare certe cose solo da ubriaco. e anche tutto quello che ho detto o fatto in passato, tutto, tutto si annacqua in un bicchiere di qualcosa di forte. parole, idee stupide, canzoni stonate. tutto insieme in un miscuglio senza senso. poter dire, non sono mai stato davvero responsabile delle mie azioni. ho agito a occhi chiusi per la maggior parte del tempo. sperando di non essere investito, sperando di non finire a pezzettini in seguito a un attacco terroristico su un autobus sfigato.
e invece no.
purtroppo sono sempre io. sempre la ragazzina isterica. che bello, sapere di non cambiare mai. è confortevole. la mia zona di comfort. una puttanata dietro l'altra. la questione è stata molto più semplice e scontata.
papà è sparito, letteralmente sparito, per tre giorni. non una chiamata, un messaggio. io, Ari e Nico ce ne stavamo inquieti a girellare per la casa. contenti di quella scusa per non andare a scuola. fiumi di appunti persi, manciate di interrogazioni e verifiche perdute. mi sarei ripresentato con un sorriso di circostanza, una giustificazione fasulla, un "ho avuto dei problemi a casa, mia madre...mia madre se n'è andata", senza specificare dove. senza dire niente di mio padre, ovviamente, altrimenti ci avrebbero mandato i servizi sociali e addio a tutti. le prof mi avrebbero guardato con aria materna, rimangiandosi tutti i rimproveri che avevano in gola, tutti i rimproveri per aver saltato un'intera settimana. mi avrebbero dato una pacca sulla spalla, qualcuna si sarebbe azzardata ad abbracciarmi. non ti preoccupare, tesoro caro. prenditi il tuo tempo. dev'essere difficile. sarebbe sicuramente andata così. la scuola non mi preoccupava più. mi preoccupava molto di più la possibilità di essere rimasti orfani. avevo già immagini di papà morto in un fosso, con i pantaloni calati e la merda spalmata sulla schiena. oppure con un buco in fronte, ricevuto da chissà quale nemico, chissà per quale debito, o questione d'onore. magari stroncato da un infarto mentre si stava scopando una delle sue donne inutili. non lo escluderei a priori. nella sua famiglia, hanno avuto praticamente tutti problemi di cuore. lo zio Mario e il nonno Arturo ci sono anche rimasti. non ho conosciuto nessuno dei due. non voglio essere cattivo, davvero. ma è una possibilità. forse anche io ho ereditato qualcosa che non va nel cuore. a volte lo sento, che batte troppo forte. a volte non batte proprio. forse soffro di una qualche aritmia. magari morirò nel sonno, senza dolore. o magari sarà una cosa piena di sofferenza, in centro città, in una strada trafficata. tutti intorno assiepati, chiamate un dottore, lasciatelo respirare, non c'è più nulla da fare. ma forse sto andando fuori tema. ero rimasto a me, Ari e Nico in casa, da soli. erano stati giorni strani ma anche belli. dormivano e stavamo svegli a tutte le ore. poteva capitare che dormissimo tutta la mattina, o tutto il pomeriggio. e che poi ci mettessimo a guardare Toy Story alle quattro di notte, mangiando patatine e bevendo aranciata. siamo diventati dei piccoli selvaggi. che si nutrivano solamente di schifezze. un giorno avevo trovato in casa venti euro, e avevo portato tutti in spedizione al supermercato. obiettivo: sopravvivere. tornammo a casa con pizze surgelate, Nutella, biscotti, merendine, sofficini, altre patatine, cioccolato, crocchette di pollo, pop-corn, caramelle. nemmeno una cosa salutare. non una. anzi no, una. una banana. finita nel nostro carrello chissà come. un po' marroncina. inutile dire che Nico passò un intero pomeriggio a vomitare, che Ari era diventata esagitata e correva per la casa senza fermarsi un attimo, che io non mi muovevo più dal divano o dal letto, sprofondato in un terribile senso di nausea. avevo pensato che ero un terribile coordinatore di famiglie allo sbando, e sarei stato un terribile genitore.
al quarto giorno, papà si palesa.
   
 
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