Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: claws    19/01/2016    5 recensioni
Raccolta di shots riguardo pairing vari ed eventuali.
I) Zoro/Robin: «Robin aveva imparato a sfruttare il proprio potere fin da bambina: prima per gesti quotidiani, come spazzare e ripulire in casa; poi per farsi strada nel mondo degli adulti, che aveva imparato essere un brulichio di mostri dagli occhi più o meno buoni.»
II) Robin/Nami: «Nami non aveva mai avuto nessun problema con la propria altezza, visto che era perfettamente nella media essere alta un metro e settanta.»
III) Bibi/Rebecca: «Mia figlia Bibi? Oggi non è in casa, era attesa alla fiera di fumetti e videogiochi che si tiene appena fuori dalla città.»
IV) Smoker/Hina: «Hina invece pensa che Smoker dovrebbe smettere di parlare in terza persona! È irritante!»
V) Smoker/Ace: «Ti sei tagliato i capelli?»
VI) Zoro/Tashigi: «Tu cominci da un punto avvantaggiato, e non credo nemmeno che tu te ne sia accorto, Roronoa: se io adesso sono debole, non lo sarò in futuro.»
[Storia partecipante alla challenge SCEGLI IL PAIRING, SCEGLI L’IMMAGINE indetta da Nami93 sul forum di EFP]
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Note: spiego alcune cose utili per la storia.
Xenia e Gabria sono ovviamente le controparti AU-esche (??) di Xena e Olympia (nell’originale Gabriella), lol. Comicon vuol dire comic convention – per farla breve, le fiere di fumetti/videogiochi/film/telefilm.
Connodi sarebbe Collodi, nel nostro universo. XD
Il manga che Bibi ha scritto... Credo che sia impossibile non cogliere il riferimento. C:
OTP sta per one true pairing. La coppia che piace di più, insomma. Che poi le persone abbiano tremila OTP è un altro discorso. ù__ù
Starroads sarebbe un omaggio a Star Trek.

Questa shot è ambientata in un AU. Siete avvisati! ;)

Buona lettura!

 

... Non prendete sul serio quello che state per leggere! Non scherzo quando dico che molto di tutto questo vi farà fare facepalm ogni due per tre!





De Saturis Lancibus



Tragicomico(n)




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Per convincere suo padre Kyros a lasciarla andare alla fiera del fumetto più grande del Paese, Rebecca aveva dovuto sfoderare tutti i propri assi nella manica: prima aveva sventolato davanti alla faccia di Kyros tutti i suoi dvd di Xenia la principessa gladiatrice, spiegandogli che aveva sempre desiderato sentirsi come Xenia almeno per un giorno; poi aveva deciso che basta, se suo padre non l’avrebbe accompagnata lei ci sarebbe andata facendo l’autostop; alla fine aveva dimostrato la propria passione per quella serie televisiva riproducendo il costume di Xenia con le proprie mani.

Ehi, alla fine quella cotta di maglia fatta con paillettes dorate non venuta neanche così male. Certo, a Kyros venne un colpo quando la vide, ma fu costretto ad ammettere che Rebecca aveva mostrato che cosa era in grado di fare pur di convincerlo ad accompagnarla.

Così, dopo una serie infinita di sospiri e raccomandazioni, Kyros fece salire Rebecca e Viola – l’unica che riuscisse a star dietro al suo piccolo vulcano – in macchina e partirono per Alubarna, in un pomeriggio di Giugno.

 

Alubarna era un inferno di fuoco. Rebecca non aveva mai visto l’aria tremolare per il caldo: per sua fortuna, il suo completo da Xenia era particolarmente adatto alle alte temperature, nonostante le paillettes.

Viola, che avrebbe accompagnato Rebecca dentro la fiera, aveva optato per un vestito di danza tradizionale di Dressrosa. Kyros non era convinto neanche del costume della cognata, figuriamoci di quello di sua figlia! D’accordo, Rebecca sapeva badare benissimo a se stessa, questo era fuor di dubbio, guardando alla vita della loro famiglia (e all'abilità di Rebecca a tirar di spada); ma sapete, un padre come Kyros non poteva non preoccuparsi della propria bambina, anche quando suddetta bambina aveva ormai sedici anni e una zia che le ripeteva che era diventata una donna bellissima, proprio come sua madre Scarlett.

Ad ogni modo, Kyros aveva trascorso la maggior parte del viaggio in auto a ripetere che cosa dovevano e non dovevano fare. Viola aveva liquidato la questione con un «Kyros, siamo in grado di sopravvivere a una fiera di fumetti, non c’è bisogno di agitarsi», mentre Rebecca guardava fuori dal finestrino e, con diversi «Sì, Kyros, ho capito», aveva cominciato a fantasticare su quello che l’avrebbe aspettata nei padiglioni della fiera.

Alubarna era una città piuttosto vivace: simile a Dressrosa, per certi aspetti, ma fin da quando avevano messo piede nella prima città dopo il confine regionale si erano trovati immersi nel profumo delle spezie. A Dressrosa diversi piatti tradizionali richiedevano l’aggiunta di pepe o di zafferano, però a Nanohana l’odore era stato così intenso che Kyros scoprì di essere allergico alla paprika (l’auto smise di ondeggiare a destra e a sinistra soltanto quando Viola comprò una confezione di antistaminico per il povero malcapitato alla guida!).

«Alubarna!» Esclamò Viola, con una mano fuori dal finestrino. «Mi piacerebbe molto visitare la torre dell’orologio e il vecchio palazzo reale!»

«Non provare a lasciare Rebecca da sola.»

«Lo so, Kyros, non ho intenzione di separarmi da lei. Ma di sera potremmo fare un giro per la città, no? Domani sera, prima di ripartire!»

A Rebecca Viola piaceva. Era una di quelle zie vivaci e volitive che tengono testa agli zucconi peggiori (come Kyros): sapeva che con lei si sarebbe divertita in fiera.

 

Come previsto, Viola aveva sfoggiato il suo vestito da ballo che, seppur lungo, era abbastanza leggero, adatto al caldo cocente di Alubarna. Kyros aveva ripetuto le proprie raccomandazioni un’ultima volta, aveva abbracciato forte Rebecca e fatto un cenno a Viola; infine le aveva salutate fino a quando non erano scomparse nella folla che attendeva l’apertura dei padiglioni.

Riku aveva parlato bene di un suo vecchio amico ad Alubarna, un certo Nefertari Cobra: Kyros aveva deciso di andare a trovare quest’uomo di cui suo suocero aveva parlato così bene. E poi, visto che sembrava che anche Cobra avesse una figlia, forse sarebbe riuscito a parlare di Rebecca con qualcuno che potesse condividere le sue preoccupazioni di padre!

 

«Mia figlia Bibi? Oggi non è in casa, era attesa alla fiera di fumetti e videogiochi che si tiene appena fuori dalla città.»

 

Viola aveva mantenuto fede alla parola data, questo Rebecca l’avrebbe riferito a Kyros senza alcun indugio: il problema era che Rebecca assomigliava così tanto a Xenia che una quantità infinita di persone le avevano chiesto di fare una foto con loro, per ricordo. Rebecca non aveva mai partecipato a una fiera così grande, per cui aveva pensato che non molti l’avrebbero notata, che per la maggior parte della giornata sarebbe rimasta tranquilla, per conto proprio, insomma. Aveva pensato che avrebbe avuto il tempo di partecipare a qualche conferenza riguardo l’high fantasy che le piaceva un mondo, e invece – invece aveva messo un piede dentro il primo padiglione ed ecco, subito, lei e Viola erano state accerchiate da un gruppo nutrito di fan della serie tv che la pregarono di farsi fotografare.

All’inizio Viola le aveva dato una piccola spinta e Rebecca si era messa in posa per qualche scatto: poi ragazzini e ragazzine si erano complimentati con lei e se n’erano andati, per essere immediatamente sostituiti da altri fanatici con macchine fotografiche. Insomma, Viola e Rebecca si erano cambiate nei bagni alle otto e mezza del mattino, alle nove erano entrate in fiera e alle undici non si erano mosse più di tanto dall’ingresso dell’edificio. Se non altro in quel momento capirono come si può sentire una modella sotto i riflettori, anche se quello non era una grande consolazione.

A un certo punto un giovane uomo aveva scavalcato il gruppetto di fan di Xenia e si era inginocchiato davanti a Viola, lodando la sua bellezza e la sua compostezza – per poi invitarla a bere un caffè. Sua zia aveva guardato Rebecca e lei aveva annuito: dopotutto il bancone del bar era poco distante, e dalle seggioline alte Viola avrebbe potuto tenere d’occhio la nipotina. Un caffè non avrebbe fatto del male a nessuno, tutt’altro, e il ragazzo che glielo aveva offerto sembrava beneducato. Insomma, che cosa sarebbe andato storto sotto gli occhi vigili di Viola? Rebecca sapeva che non ci sarebbero stati problemi, per cui Viola si allontanò con il cuore leggero.

A quel punto la folla di fotografi in erba defluì verso altri cosplayer e Rebecca poté finalmente respirare e guardare il padiglione – davvero, prima non aveva avuto né tempo né visuale per dare un’occhiata alle bancarelle. Si trattava di un edificio enorme: il soffitto era piuttosto alto, i tavoli erano pieni di gadget e manga interessanti che Rebecca non aveva mai trovato nella fumetteria della sua città – Dressrosa, per quanto fosse importante, aveva solo da poco un negozio di fumetti che potesse definirsi tale. Gli organizzatori avevano poi completato l’opera con tocchi originali, tipici della calorosa (in tutti i sensi) capitale della regione di Alabasta: c’erano tappeti ovunque, ghirlande di fiori (fiori veri!) profumatissimi e tante altre meraviglie che per il momento, senza Viola, sarebbero rimaste sconosciute a Rebecca. Diede un’altra occhiata al bancone del bar e vide sua zia chiacchierare con il principe sconosciuto, perciò tornò a spulciare tra i volumetti della bancarella poco distante.

Un manga in particolare l’aveva colpita: in copertina c’erano dei ragazzi che avevano tutta l’aria di essere pirati, visto il jolly roger che sventolava sulla barca sullo sfondo. Sembrava una lettura affascinante—

«Ti piace? L’ho disegnato io. In realtà è un volume unico, ma ho intenzione di fare una raccolta di storie a tema piratesco.»

A parlare era stata una ragazza più o meno dell’età di Rebecca. Era comparsa di fianco a lei d’improvviso – Rebecca, perlomeno, non se n’era accorta – e le aveva sorriso, in attesa di una risposta.

Un momento... Rebecca conosceva benissimo il vestito che quella ragazza indossava!

«Xenia e Gabria! Xenia e Gabria!» Gridò qualcuno.

La massacrante sfilata sarebbe cominciata di nuovo. Rebecca se lo sentiva.

Quando Rebecca provò a indietreggiare, la voce di una fan assatanata la bloccò sul posto. «Voi due siete la mia OTP e io non mi lascerò sfuggire l’occasione!»

«OTP?»

La ragazza che indossava il vestito di Gabria sorrise di nuovo, ma stavolta era più un’espressione di circostanza che di pura curiosità. «Spero nulla di pericoloso.»

«Vi conoscete?»

Rebecca e la cosplayer di Gabria dissero di no.

«Va bene uguale! Baciatevi!»

Una schiera di—fan, maniaci, curiosi, non era ben chiaro cosa accerchiò le due povere malcapitate come se fossero state una cittadella su una rocca, l’ultimo baluardo di ragione contro degli assedianti fuori di testa.

«Ehi, Bibi!» Uno strano personaggio, uscito forse da un libro di Connodi, si fece largo tra la folla e raggiunse Gabria—cioè, Bibi, a quanto sembrava Bibi era il suo nome. «Nami ti stava cercando!»

«Un attimo solo, Usop,» rispose la ragazza, dando un’occhiata a Rebecca. «Ci stai?»

Cos— «A baciarti?»

«Propongo un accordo: noi ci facciamo fare una singola foto, in cambio loro se ne vanno e noi andiamo a cambiarci e a mettere abiti civili – non pensavo che ci fossero ancora persone che diventassero matti davanti a una cosplayer di una serie così vecchia.»

«Forse è come Starroads,» pensò Rebecca ad alta voce, «i fan non dimenticano mai.»

«È probabile.» Poi l’altra sorrise di nuovo, in maniera più convinta. «Mi chiamo Bibi. Tu?»

«Rebecca.»

«Allora, Rebecca, proviamo a proporre questo accordo?»

In confidenza, la nostra eroina non era del tutto convinta di questa messinscena: insomma, non che Bibi non fosse carina – lo era parecchio, sempre in confidenza, eh! –, ma baciare una ragazza per soddisfare i viaggi mentali di chissà chi non le andava giù particolarmente. Non era per una questione di orgoglio, ma di—forse di integrità morale. Non le piaceva abbracciare le persone, figuriamoci baciarle! E poi era imbarazzante, davanti a tutta quella gente. D’accordo, nessuno l’avrebbe mai riconosciuta arrivava da Dressrosa, dopotutto , però rimaneva imbarazzante per lei stessa. Gli altri non avevano importanza: le critiche degli sconosciuti non avevano mai avuto importanza.

«Se non ti ispira l’idea, possiamo pensare a qualcos’altro.»

Bibi sembrava una ragazza estremamente gentile e premurosa. Non voleva mettere Rebecca in una situazione di disagio.

«A te non dà fastidio?»

Bibi sorrise. «Non mi era mai capitato di incontrare una Xenia con il tuo portamento. Si vede che segui un corso di spada, anche se non saprei dire bene quale.»

Ehi, quella non era una risposta come si deve, quindi forse anche Bibi era in imbarazzo. Doveva trovare qualche altra idea da proporre alla banda di fan in attesa!

«Ti ricordi la puntata in cui Xenia mu—»

Niente. Niente da fare. L’idea di Rebecca di recitare un pezzettino di un episodio venne bocciata ancora prima che potesse essere esposta integralmente, perché qualche stupido privo di senno aveva cominciato a gridare e a sbraitare contro qualcun altro (probabilmente altrettanto stupido): la piccola baruffa verbale divenne una zuffa vera e propria nel giro di due secondi netti. I due contendenti passarono alle mani meglio: ai calci e ai tiri di spada di legno  e il litigio cominciò a mangiare spazio al resto dei partecipanti alla fiera.

Bibi poi scoprì che, come al solito, Sanji e Zoro avevano cominciato a litigare per la solita stupidaggine e, nella zuffa, erano finiti addosso ad alcuni dei fan di Xenia e Gabria, che a loro volta erano finiti addosso a Bibi, che a sua volta era finita addosso a Rebecca.

Alla fine, i fan più fortunati ebbero comunque una foto ricordo in cui Gabria prendeva coraggio e baciava la principessa guerriera Xenia, ma a che prezzo! La confusione fu tale che arrivò uno della sicurezza – uno dalla faccia poco raccomandabile, almeno di primo acchito – a dover mettere a posto il macello combinato dalle due teste calde.

 

Bibi e Rebecca si erano allontanate come due poli della stessa carica in due diversi magneti: in quel momento uno della folla aveva gridato: «Ora guardate nell’obiettivo, dai!» ed entrambe, ormai convinte che tanto peggio di così non sarebbe andato, si misero in posa.

Mentre Rebecca era assolutamente non convinta di tutta quella storia, Bibi rise amabilmente (davvero, se Nami l’avesse scoperto Zoro e Sanji sarebbero finiti all’inferno!) e prese le mani della sua Xenia. Nonostante i guanti, Bibi avvertì il calore mostruoso delle mani di Rebecca: doveva essere davvero in difficoltà, ma stava resistendo bene, come una vera principessa forgiata nel fuoco di estenuanti battaglie. Poi Bibi sfoderò la migliore espressione che aveva nel repertorio dei sorrisi di circostanza e sussurrò: «Questa è l’ultima, te lo giuro.»

Rebecca annuì, ma rimase davvero poco convinta lo stesso.

 

«Io vi ammazzo!»

Ecco, come previsto, Nami avrebbe inseguito quei due idioti per tutti i primi tre padiglioni della mostra. Questa era la punizione per la loro sfuriata in pubblico: per un motivo davvero indecente, per di più! Per una volta che Sanji aveva dimostrato di essere un vero cavaliere – perché sì, lo era sul serio, ma il più delle volte non era proprio chiaro che codice cavalleresco seguisse – e aveva invitato a bere un caffè una donna, senza strani volteggi e vocine fuori dal mondo...!

«Rebecca! Per fortuna che ti ho ritrovato!»

«Zia?» Esclamò Rebecca.

«Zia?!» Ripeté Sanji, sconvolto. Con l’ultimo canto del cigno cercò di diventare un tutt’uno con il pavimento. Troppe emozioni diverse in troppo poco tempo.

Viola si preoccupò prima della figlia di sua sorella, e poi dell’uomo biondo del caffè – che sì, era proprio Sanji. Rufy, che era arrivato sul luogo dell’incidente con un piatto pieno di spiedini cotti alla griglia e di cotolette, si guardò in giro, ingoiò uno spiedino (ricordandosi di sputare il pezzetto di legno che teneva insieme le varie carni) e scoppiò a ridere a crepapelle.

«Credo che Rufy abbia reagito nella maniera migliore a tutta questa storia,» disse Bibi, passandosi un fazzoletto sulla fronte.

«Stai bene, Rebecca?»

«Sì, Viola, grazie.»

Nami e Bibi cominciarono a discutere sul da farsi: con la coda dell’occhio Rebecca vide Bibi annuire e sorridere. Infine, quando i due litiganti furono costretti a chiedere scusa all’agente di sicurezza, Bibi fece un cenno alla nostra Xenia.

«Volevo scusarmi,» disse Bibi, «quello che è successo non—»

«Non importa.» Rebecca aveva recuperato lo sguardo determinato che l’aveva sempre contraddistinta sul campo d’allenamento, a Dressrosa. «Ma se vuoi, potete sempre offrire a me e Viola un gelato.»

«Gelato?»

«Rufy, non sarebbe per te a prescindere!» Gridò Nami.

 

«Allora, vi siete divertite, oggi?» Chiese Kyros, quando vide figlia e cognata rientrare nella camera d’albergo.

La giovane si buttò sul proprio lettino e lasciò parlare Viola: d’accordo, Bibi era stata carina e quant’altro, ma anche dover sopportare il quarto grado di un padre curioso...!

E poi sentire la faccia bruciare perché forse—forse!—s’era presa una cotta per Bibi. O per Gabria. Non le era chiaro. Una cotta seria, non quelle che Kyros chiamava scherzosamente “cotte di maglia”.

 

«Usop, volevo chiederti,» disse Bibi, quella stessa sera, «non è che tu hai scattato una foto a Rebecca e me?»

«Ho vinto!» E Nami ricevette ben dieci berry da Usop, che si lamentò del proprio futuro e della propria misera vita come un bravo attore.

«Che scommessa avete fatto, stavolta?»

«Abbiamo puntato qualche berry su quando ci avresti chiesto della fotografia. Io pensavo che te ne saresti ricordata domani, ma comunque—» Usop prese la macchina fotografica e ci armeggio un po’, scorrendo le varie foto fino a che non trovò quella in cui Xenia e Gabria si tenevano per mano, una perplessa, l’altra con un’aria estremamente diplomatica.

«In fondo non è venuta male.» Osservò Zoro, comparso da non si bene dove, non si sa bene quando. «Siete anche molto simili alle originali.»

«Ehi, io sono un ottimo fotografo!»

«Lo so, Usop!»

«Ah, vedere, vedere!» Gridò Sanji. Poi, quando poté ammirare le sue eroine dell’infanzia in versione meravigliosa (non che le attrici originali fossero brutte, ma per Sanji Bibi e Nami erano due dee, e Rebecca era adorabile in quel vestito), cadde a terra, forse svenuto, forse in preda a un attacco di cuore.











Note Autrice:

... Now KISS! XD

Qualcuno ha notato gli occhi vigili di Viola? E il principe? (Mi sento molto triste quando metto queste piccole cose nelle storie, lol).

All’inizio volevo davvero scrivere qualcosa di tragicomico, ma alla fine sono ripiegata su una sottospecie di... demenziale? Lol, non lo so, avevo voglia di riderci su un po’. L’immagine mi piace tanto, ma davvero non sapevo come caspita svilupparla. Fortunatamente esiste tumblr ed esistono infiinite masterlist di prompt, dove ho trovato il seguente: We meet on a convention and you are dressed as the other half of my OTP and now we are kissing for a picture and I think I am in heaven AU. Diciamo che non ho seguito il prompt per filo e per segno, ma pazienza, mi ci sono divertita comunque, è stato solo l’ispirazione giusta!

Alcune cose scritte qui ricalcano avventure vissute direttamente o indirettamente dalla sottoscritta nelle varie fiere del fumetto sparse per l’Italia. Forse è per questo motivo che la shot è diventata più comica che tragica. Ops.

Comunque sì, ho visto gente che è rimasta ore a farsi fotografare. Poverini...! Ecco perché io vado sempre in incognito (???).

Ora, come dire, ho paura che i personaggi non siano proprio IC. Però mi fanno ridere (soprattutto Zoro e Sanji, lol), mentre Viola è epica e quindi ho deciso di aggiungerla alla storia – anche perché far andare in giro una sedicenne con un vestito del genere in un mondo quasi normale... non è normale. Il mondo di One Piece non conta. Quindi una sorta di “custode” ci voleva, ecco. -w- A dire il vero, pensavo che sarei riuscita a terminare prima la Smoker/Law, ma mi sono messa di buona lena e ho scritto tutta questa shot tutto in una volta.

Scusate il titolo but some like them stupid, no pun intended

Spero vi sia piaciuta, vi abbia fatto almeno sorridere, ecco.

Grazie soprattutto a zenzero e Nami93_Calypso per le loro parole. Un ringraziamento anche per aver letto! C:

claws_Jo





Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Eiichiro Oda; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

  
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