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Autore: Blue Eich    20/01/2016    19 recensioni
Immersa nell'acqua fino ai fianchi estremamente muliebri, c'era una ragazza girata di schiena. Il bambino non riusciva a distinguerla con chiarezza, sempre per via di quell'avvolgente cortina. Vedeva soltanto i suoi capelli, lisci alla radice, che scendevano in morbidi e lucenti boccoli sulle punte. Di un blu intenso, blu come i succosi mirtilli di cui i cespugli dei boschi erano carichi.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gary, Lucinda
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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🌙 The lady of the lake 🌙

Lucinda-dama-lago-finale

 

Gary era solo. Aveva pianto così tanto da esaurire le lacrime e sentiva un fastidioso bruciore agli occhi, sicché li sfregava di continuo, con il risultato di peggiorare la situazione, rendendoli ancora più lucidi e arrossati. Non si capacitava di ciò, infatti perseverava ostinatamente nel farlo. Sul suo viso dalla fisionomia ancora infantile c'erano tristezza, angoscia e smarrimento. Tutte emozioni che una creatura così piccola non avrebbe dovuto conoscere. Si trascinava stancamente sui ciottoli, senza neanche alzare i piedini avvolti in un paio di lise calzature di panno. Gli arti gli dolevano, un dolore lancinante, acuto, che ormai aveva imparato a sopportare. I suoi movimenti erano lenti, privi di vita, come se gli avessero strappato brutalmente via l'anima candida dal petto.

Giunse alla riva del lago e vi si arrestò dinnanzi, fissandone l'immagine che si rifletteva pallidamente in quello specchio torbido. Doveva bere, perché la sua gola era così arsa da impedirgli di parlare; sforzandosi e ignorando il bruciore riusciva a emettere solo poche sillabe, roche e soffocate. Avrebbe davvero voluto bere, ora che ci era così vicino, ma non aveva nemmeno la forza necessaria a chinarsi. Perciò stava immobile, come se lo avessero pietrificato in quella posizione, con quel vacuo sguardo. Ogni tanto si sentivano i versi distanti dei cigni, brevi e leggermente striduli, ma non v'era traccia dei loro corpi leggiadri, che avrebbero dovuto sfiorare con delicatezza l'acqua sorgiva. In lontananza, foglie di loto e gigli dai lunghi petali che parevano piume galleggiavano a pelo della superficie, turbandola appena.

D'improvviso, il fanciullo udì una voce che cantava. Alzò piano il capo, scrutando il poco che si riusciva a intravedere aldilà di quella lieve nebbia, che velava le spoglie figure degli alberi con le loro complesse e fittissime diramazioni.

Immersa nell'acqua fino ai fianchi muliebri, c'era una ragazza girata di schiena. Il bambino non riusciva a distinguerla con chiarezza, sempre per via di quell'avvolgente cortina. Vedeva soltanto i suoi capelli, lisci alla radice, che scendevano in morbidi e lucenti boccoli sulle punte. Di un blu intenso, blu come i succosi mirtilli di cui i cespugli dei boschi erano carichi. La bella dama interruppe il proprio canto, portandosi una mano a pugno in prossimità del cuore. Voltò la testa verso di lui, con apparente innocenza.

Gary, dalla sorpresa di essere stato scoperto, perse l'equilibrio e cadde all'indietro. Aveva l'istinto di sgusciare via con un agile scatto e nascondersi nel folto delle canne che si estendevano attorno al lago a perdita d'occhio, compattate l'una addosso all'altra. Tuttavia, la paura era tanta da bloccarlo.

«Hai smarrito la strada di casa?» domandò lei, voltandosi del tutto. I lineamenti del suo volto, così diafano da togliere il fiato, erano perfetti e armoniosi.

Gary stette immobile e non rispose, con il cuore che batteva all'impazzata. Se fosse stato più grande, si sarebbe chiesto se stesse avendo un'allucinazione dovuta alla troppa fame, oppure se quella figura così angelica era reale e si era davvero rivolta a lui.

La ragazza cominciò ad avvicinarsi, molto lentamente. L'unico rumore che si sentiva era il suono piacevole dello scrosciare dell'acqua all'elegante passaggio dei suoi delicati piedi nudi, sul fondo coperto di limo.

Il bambino continuava a guardarla con la bocca di poco aperta, incantato dalla sua vista.

«Non avere timore» sussurrò la dama, increspando le graziose labbra in un sorriso. «Non ti farò del male.»

Era sempre più vicina, tanto che Gary ebbe l'istinto di sporgere in avanti il capo per osservarla. Solo pochi centimetri li separavano, ormai. Era uscita quasi del tutto dall'acqua, mostrando così il suo lungo abito di sciamito bianco, imperlato di goccioline, che le lasciava scoperte le braccia esili. Una collana d'argento e una catena d'oro brunito, unite a coppie da una serie di anelli argentei, le ornavano il collo. Si chinò, in modo da essere all'altezza del fanciullo. La prima cosa che notò fu la sua tunica di lino, logora, squarciata in più punti, di sicuro dalle punte affilate come lame dei rami della foresta. Un tempo doveva essere stata davvero una bella tunica, di un color avorio senz'altro più chiaro e acceso di quello attuale. «Sei solo, piccolo?» gli domandò, semplicemente.

L'orfano abbassò di colpo lo sguardo, perché quei bellissimi occhi color dell'oceano fissi su di lui lo mettevano a disagio. Lei posò le mani sulle sue spalle, così magre che davano l'idea di potersi spezzare come fuscelli, con un tocco troppo violento. «Io sono Lucinda, una fata dell'acqua… Vuoi venire con me?» propose, con una voce persuasiva e soave al punto ch'era impossibile resisterle. «Saremo felici insieme.»

Gary non capiva tutte le parole che lei stava dicendo, ma in qualche modo gli suonavano allettanti, tanto lontane dalla sua realtà misera. Si alzò in piedi, rivolgendo uno sguardo alla fata. Uno sguardo che valeva più di mille parole.

Il sorriso sulle labbra fini di quest'ultima s'ingrandì. Prese a cantare sottovoce e ad accarezzare i suoi arruffati capelli castani, con estrema calma e dolcezza. Il bambino, che all'inizio tremava, pian pian si rilassò e chiuse gli occhi, che avvertiva appesantiti da un profondo senso di stanchezza. Lucinda appoggiò una mano fresca sulla sua guancia, scarna e segnata da numerosi tagli, per poi posargli un bacio amorevole sulla fronte. Gary si beò di quel contatto surreale; gli sembrava di essere in paradiso. Dalla bocca della dama non aveva ancora smesso di uscire quel canto celestiale, dolce come il miele. Quelle mani, che parevano di velluto e continuavano a carezzarlo con premura, gli davano l'illusione di essere sereno, al sicuro. Avrebbe voluto che non smettesse mai, così sarebbe stato al sicuro per sempre. Fu quello il suo ultimo pensiero, prima che il mondo dei sogni lo accogliesse, mentre le note soffuse della melodia si affievolivano, perdendosi nell'aria nebbiosa del lago.

 


 

Angolo Autrice
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Salve! Pubblico proprio oggi perché una mia carissima amica, amante del Medioevo, compie 18 anni: tanti auguri!
È ispirata alla leggenda secondo cui Lancillotto fu allevato dalla dama del lago Avalon, che lo rapì da piccolo alla morte del padre e si prese cura di lui, portandolo nella sua isola.
Gary piccolo con Lucinda grande mi fa molto senso, ma sorvoliamo su questa cosa che anche a me sembra assurda, ahahah.
Fatemi sapere che ne pensate, se volete. Alla prossima!
-H.H.-
 
   
 
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