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Autore: _E r i s_    21/01/2016    3 recensioni
|| RanMasa||
Preferisco inserire l'avvertimento OOC, poiché, a mia detta, in questa fic Masaki cambia umore davvero troppo spesso e non sembra nemmeno lui. Poi, ditemi voi.
Secondo me fa molto schifo. E ci sono stata due settimane per scriverla...
Beh, dopo tutto 'sto tempo mi pareva male non pubblicarla, perciò...
Estratto: "-Masaki, se mi dici che succede, posso aiutarti...
-E come?- Quasi lo interruppe il più giovane, senza degnarlo d'uno sguardo. Mantenne gli occhi fissi sulle proprie mani ferite.
-Se ti dicessi cosa mi succede, mi prenderesti per pazzo.- "E mi lasceresti solo."
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kariya Masaki, Kirino Ranmaru
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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I dreamed I was missing
You were so scared
But no one would listen
'Cause no one else cared



-Ti va di venire a casa mia, dopo gli allenamenti?
Masaki voltò con esasperante lentezza il capo verso il senpai.
"Che cavolo ha detto?"
Socchiuse gli occhi, incontrando lo sguardo color cielo di Kirino. Il difensore maggiore si torceva le mani e aveva un sorriso stranamente nervoso sulle labbra.
-Se te lo stai chiedendo,- Continuò egli, grattandosi distrattamente un braccio e spostando improvvisamente lo sguardo dal suo. -Si, sto parlando con te, Kariya.
Il diretto interessato si concesse qualche attimo per assimilare le nuove informazioni appena ottenute.
Stava per giungere alla conclusione tanto ambita, se non fosse che le parole del senpai gli rimbombavano in mente, come se il rosato avesse continuato a pronunciarle come una cantilena, una nenia.
"Frena, fermi tutti!" Pensò il ragazzino dagli occhi d'oro, fissando un punto imprecisato del campo d'allenamento.
"Il senpai mi ha invitato a casa sua? Kirino-senpai? Quel Kirino-senpai?!"
Ripuntò gli occhi sul rosato e notò con evidente stupore che le guance del maggiore si erano imporporate.
Non riuscì a trattenere un ghigno. Si, adorava da morire quello stupido senpai, ma rimaneva comunque Kariya Masaki, e Kariya Masaki non si faceva mai sfuggire occasioni del genere!
-Tsk. Sembri una femminuccia.
Il rosato sussultò, alzando lo sguardo sul più giovane.


After my dreaming
I woke with this fear
What am I leaving
When I'm done here?


-Che hai detto?- Mormorò con finta calma. Masaki sapeva che sarebbe esploso da un momento all'altro: lo conosceva fin troppo bene.
E, poi, quella venetta che pulsava sulla fronte di Ranmaru era un pochino evidente e significativa...
-Che sembri una femminuccia.
Dannato il suo orgoglio che non gli permetteva di comportarsi bene nemmeno con la persona di cui era innamorato!
Il numero 3 l'osservò respirando quasi affannosamente -e Masaki era sicuro di aver visto del fumo uscire dalle sue orecchie-, dopodichè, un sospiro gli scivolò via dalle labbra e scosse violentemente la testa.
-Lascia stare.- Mormorò, fissando insistemente il terreno del campo. -Fa finta che non ti abbia chiesto nulla.
Fece per voltarsi e lasciare quel dannato nanetto blu da solo, ma proprio la voce di quest'ultimo lo bloccò improvvisamente.
-Ho detto che sembri una femminuccia, non ho mai detto che non voglio!
E Kariya ebbe la tentazione di tagliarsi da solo la lingua.
"Prima lo insulti e dopo pretendi di andare a casa sua? Sei un grande, Masaki. Davvero, complimenti." E la sua coscenza sporca di certo non lo aiutava.
Troppo preso a evitare di arrossire per il chiaro messaggio che aveva appena invitato, non notò minimamente il volto del maggiore illuminarsi e distendersi in un sorriso.
-Va bene. Puoi venire alle sette, se vuoi!- Esclamò il rosato, sorridendo a trentadue denti. -L'indirizzo, beh...- Arrossì lievemente, porgendo un foglietto preso chissà dove al turchese.
-Quindi... A dopo!- E scappò via.
Masaki osservò la sua figura sparire tra i numerosi compagni della Raimon, rigirandosi il pezzo di carta tra le mani. Ma che-? Kirino non poteva essere sicuro che avrebbe accettato. Si era forse preparato il biglietto? Kariya storse lievemente le labbra in una smorfia.
Un nuovo pensiero s'insinuò nella sua -incasinata- mente.
"E adesso che dico a Mido?"


Ore: 18:36
Da: Masaki
A: Midokun

Ryuuji, stasera sono a cena fuori. Ok?


Ore: 18: 41
Da: Midokun
A: Masaki

Certo. Si tratta di Kirino, vero? Fai colpo, eh! Voglio che mi racconti tutti i particolari dopo! :)



So if you're asking me
I want you to know


Dannato.
Il turchese imprecò malamente contro il tutore. Midorikawa sapeva sempre
troppo di lui.  Strinse fra le mani il telefono e decise di non rispondere.
Ripose il cellulare nella tracolla e, dopo essersi cambiato, la mise in spalla.
Erano le 18:51 e non aveva la minima idea di quanto distasse casa del senpai da lì.
Prese dalla tasca l'ormai stropicciato foglietto. Lesse i caratteri e si sorprese notando quando la scrittura di Ranmaru sembrasse quasi la stampa di un libro.
"Oh, no." Pensò, rendendosi conto della reale distanza. "Non solo ho appena finito di allenarmi, adesso devo pure andare dall'altro lato della città!"
Prese a camminare, lasciandosi scappare sbuffi ogni tanto.
Il cielo, ormai, era scuro e i lampioni emavano una fioca luce che a mala pena illuminava la strada dinnanzi.
"Tsk, stupido, stupido, stupido senpai!"
Continuò la sua camminata, lanciandosi ogni tanto occhiate perplesse e preoccupate intorno. La città pareva essere deserta.
Non che avesse paura, nossignore. Ma...
Si fermò di colpo in mezzo al marciapiede. Un soffio improvviso di vento -simile ad un sussurro- lo costrinse a stringersi nel cappotto blu notte.
I suoi occhi dorati saettavano da un lato all'altro, mentre i piedi prendevano a muoversi da soli con estenuante velocità. Se la stava facendo addosso. Eccome, se se la stava facendo addosso.
"Questa me la paghi, senpai!"
Camminò il più velocemente possibile verso chissà dove, ma delle voci lo attirarono. Colto alla sprovvista, si appiattì contro una delle porte dei tanti bar chiusi all'angolo, osservando la scena che si presentava oltre quello stretto vicoletto in cui si era ritrovato.
-Ma guardati.- Fece una voce roca con cattiveria; Masaki quasi sussultò a sentirla.
-Sembri una femminuccia.- Asserì un'altra voce, anch'essa particolarmente vicina al turchese.
Si sporse oltre la parete, giusto per capire cosa diamine stesse succedendo.



When my time comes
Forget the wrong that I've done
Help me leave behind some
Reasons to be missed



Il fiato si mozzò di colpo, notando quei tipi che circondavano qualcuno. Quel qualcuno singhiozzava, e Masaki riconobbe immediatamente la voce che pregò quei quattro bastardi di smetterla.
Ringhiò sommessamente, strigendo convulsamente i pugni. Fece per muovere un passo in avanti, ma, come se avessero sentito quel mimino spostamento d'aria, gli aggressori si voltarono a guardarlo e Kariya sobbalzò istantaneamente incontrando i loro sguardi.
Un inaspettato tremolio accolse tutto il suo corpo, mentre gli occhi si strabuzzarono.
Uno dei quattro tipi che circondavano quel ragazzo sogghignò.
-Oh, è un tuo amichetto?- Pronunciò quelle parole con pura cattiveria.
Masaki, senza nemmeno rendersene conto, indietreggiò di qualche passo, mentre la sua mente gli urlava di fottersene di quei quattro tipi, cui sguardi sembravano volerlo uccidere, e di trascinarsi Ranmaru via da lì.
Ma Kariya non aveva mai prestato attenzione alla sua coscienza.
Si appiattì nuovamente contro il muro di fronte a quei ragazzi, portando le mani congiunte al petto, in un gesto di difesa. La vista divenne improvvisamente annebbiata.

Era capitato molte volte che, all'orfanotrofio, i suoi "fratelli" lo picchiassero. Erano solo bambini, vero, ma faceva dannatamente male, soprattutto moralmente.
Anche dopo che quei due ragazzi particolarmente strani, che blateravano del calcio dalla mattina alla sera, lo adottarono, i compagni del Sun Garden continuarono con le loro cattiverie.
Gli ripetevano fino allo sfinimento che non meritava di vivere, che era uno scarto umano, che sarebbe sempre rimasto solo.
E questo perchè?
Perchè era stato abbandonato, ecco perchè. Era stato abbandonato, faceva orrore ai propri genitori, ai loro occhi era stomachevole: quindi non meritava di vivere. E, man mano che quelli continuavano a dargli calci nello stomaco, ignorando le sue acute urla, gridando quanto lui facesse schifo, finì per convircersene.



And don't resent me
And when you're feeling empty
Keep me in your memory


Aprì di scatto gli occhi. Era su un letto sfatto.
La stanza era buia e fredda.
Provò a mettersi seduto, ma fu costretto al materasso dal dolore che provò quando si sollevò sui gomiti.
Aveva il fiatone, come se avesse appena finito una lunga ed estenuante corsa.
Strizzò gli occhi, tentando inutilmente di mettere a fuoco il luogo spoglio dove si trovava.
Ad un tratto, però, udì un rumore.
Gli si mozzò il fiato e voltò lentamente lo sguardo verso la porta che, con un fastidioso cigolio, si spalancò piano.
Notò una chioma di un rosa spento sbucare dietro la soglia e socchiuse gli occhi per metterla a fuoco in quell'oscurità.
-Sei sveglio?- Udì quel mormorio molto distintamente dal rumore dei clacson là fuori, per strada.
-Kirino-senpai?
La luce si accese; Masaki dovette chiudere improvvisamente gli occhi, infastidito. Sentì passi ben piazzati sul pavimento avvicinarsi, per poi udire un tonfo alla sua destra. Aprì lentamente gli occhi dorati, abituandosi piano a quella luce, osservando il maggiore che stava seduto di fianco a lui.
Aveva i capelli completamente scompigliati, gli occhi rossi e gonfi.
Kariya lo guardò sbattendo più e più volte le palpebre. Non si sarebbe mai aspettato che il senpai piangesse. Non proprio di fronte a lui, almeno.
-Sei un idiota.- Sibilò quello, non degnandolo d'uno sguardo.
Masaki lo guardò torvo, facendo per alzarsi, ma fu colto nuovamente dalle fitte.
-Si può sapere che diamine è successo?- Borbottò con quel poco di voce che gli rimaneva.
La gola era secca, e ogni parola pronunciata gli provocava un forte bruciore, come se si fosse messo ad urlare per ore.


Leave out all the rest


-"Che diamine è successo", dici?- Quello di Ranmaru era un sibilo.
-E' successo ti sei fatto pestare da quei bastardi! Ecco cosa è successo!- Detto questo, si alzò di scatto, facendo sobbalzare Masaki, e voltandosi verso di lui.
-Hai la minima idea di quanto tu mi abbia fatto preoccupare?! Sei apparso dal nulla, sembravi spaventato a morte e poi li hai sfidati senza motivo! Possibile che tu non riesca a combinarne una giusta?!
-Ho avuto le mie ragioni per andargli contro.- Ribattè il turchese, trovando chissà dove la forza per reggere lo sguardo del difensore più grande.
-E, sentiamo, quali sarebbero?- Il rosato prese diversi respiri per cercare di calmarsi, ma non ottenne risultati positivi.
Masaki, d'altro canto, non sembrava voler accennare parola. Sapeva fin troppo bene perchè aveva deciso di proteggere Ranmaru.
Preso dallo sconforto, Kirino si risedette di fianco al compagno, non osando fronteggiare il suo sguardo dorato e indagatore.
-E' colpa mia se ti sei ridotto così.- Asserì. -Sono rimasto fermo mentre quelli ti picchiavano. Non sapevo che fare.
-N-non importa.- Riuscì a mormorare con un eccessivo sforzo Kariya. -A casa tua ci sarei dovuto venire comunque.
Un lieve e malinconico sorriso increspò le labbra rosee del maggiore, che, però, si rabbugliò nuovamente.
-Sai, notando che non arrivavi, avevo deciso di andare a cercarti.-  Kirino posò lo sguardo sulle mani del turchese, congiunte sul petto -come quando uno di quelli gli aveva quasi spezzato la mascella con un calcio-.
-Se fossimo andati insieme, dopo gli allenamenti, magari nemmeno si sarebbero avvicinati, vedendo che eravamo in due.
Masaki l'osservò per qualche attimo, prima di ritentare di mettersi seduto.
Ciò causò, di nuovo, altro dolore.
-Idiota!- Lo ammonì Ranmaru, spingedolo per le spalle sul letto. -Non ti muovere.
Kariya trattenne uno sbuffo. Il senpai riusciva ad essere irritante anche in quelle situazioni.
-Piuttosto...- Esalò dopo qualche secondo di silenzio il ragazzo dalla chioma celeste. -Perchè volevi che venissi a casa tua?
-Non... Non posso nemmeno invitare un amico?- Mormorò fintamente stizzito il rosato; l'espressione colpevole ancora dipinta in volto.
Quelle parole gli fecero più male di tutte le botte che aveva ricevuto.
-Noi siamo amici?

Don't be afraid
I've taking my beating
I've shared what I've been


-C-certo che si...- Sussurrò vagamente imbarazzato Kirino, torturandosi le mani nivee.
Masaki assunse un'espressione stupita.
-Davvero?
Non gli sembrava proprio il momento per intraprendere un discorso del genere, ma il difensore più giovane sapeva che, se avesse perso quell'occasione, sarebbero tornati punto e a capo. Tanto valeva approfittare.
-Beh... Non so se per te è lo stesso, ma...
-No, per me non è lo stesso.- Esclamò con enfasi -forse troppa- il minore, che si pentì all'istante.
Ranmaru lo guardò accigliato.
-E come sarebbe per te, se posso chiedere?
-Ti odio troppo.- E Masaki si auto-proclamò il deficiente dell'anno. Non era un buon momento, lo sapeva -Ranmaru aveva pure pianto. Ma ovviamente per le ferite che aveva subito lui stesso, non quelle di Kariya- e il suo orgoglio ancora scalpitava per aver la meglio.
L'espressione del suo interlocutore divenne stupita, prima di dipingersi di un sorriso malinconico.
-Se la pensi così, va bene.
"No, idiota! Tu mi piaci, dannazione!"
Masaki deglutì rumorosamente, vergognandosi di sè stesso. Ma non fece in tempo a voltarsi per dar le spalle a Ranmaru, che proprio quest'ultimo lo riscosse dai suoi pensieri.
-E, se mi odi così tanto, perchè mi hai difeso?
-Passavo di lì per caso.
-Avevi anche più paura di me, Masaki.
-Non chiamarmi per nome. E non avevo paura. In fondo, mi hanno solo picchiato.
Calò qualche attimo di pesante silenzio, in cui Masaki credette di essersi salvato, ma, ovviamente, si sbagliava.
-Solo picchiato?- E il maggiore si alzò di scatto per la seconda volta. Gli occhi erano divenuti improvvisamente colmi di una rabbia che non gli apparteneva, che rovinava quel così bello azzurro cielo.
-Dio, Masaki, quei quattro ti stavano massacrando!
Il kohai alzò svogliatamente lo sguardo sul rosato, che, di nuovo, aveva preso a respirare molto profondamente.
-E, anche fosse, a te che importa?- E quella domanda fu posta con così tanta freddezza che Kirino si sentì quasi mancare, ma non avrebbe lasciato l'ultima parola all'altro.
-Siamo amici, maledizione! Ovvio che m'importa!
Con uno slancio agile, ignorando del tutto il dolore pungente che sentiva ovunque, Kariya si mise di scatto a sedere, stringendo con forza le lenzuola bianche che, ormai, giacevano sulle sue gambe.
-Smettila!- Quasi strillò, ritrovandosi poco dopo a tossire per l'eccessivo sforzo; Kirino provò ad avvicinarsi a lui, ma in risposta ottenne solo uno schiaffo sul braccio che lo costrinse ad allontanarsi.
-Smettila di chiamarmi "amico"!
-E cosa diamine dovresti essere per me, allora?!
Masaki si zittì improvvisamente. I suoi occhi, stranamente strabuzzati, si posarono sulle proprie mani graffiate. Dalle sue labbra non scivolò parola alcuna; la tensione era quasi tangibile e il silenzio era spezzato dai sottili ansimi per la sfuriata.
Kirino teneva i pugni stretti, di fronte a Kariya, che, seduto scompostamente sul letto, era intento ancora a prestare la sua attenzione sui propri arti.



I'm strong on the surface
Not all the way through
I've never been perfect
But neither have you



Era così preso dall'osservare le escoriazioni che nemmeno si era reso conto di avere, che non si accorse dello sguardo di Ranmaru puntato addosso.
Egli stava per pronunciar parola, ma fu interrotto da Masaki, che voltò lentamente il capo verso di lui.
-Non lo so.- Mentì spudoratamente. Avrebbe tanto voluto dirgli che voleva che fossero più che amici.
"Ma tanto non gli importa nulla di me. Fa finta di preoccuparsi per non sentirsi in colpa."
-Allora accontentati.
La freddezza di quella voce e il successivo frastuono della porta che si chiuse con un gesto secco, fecero quasi scatenare l'ilarità di Masaki.
Sembrava quasi tutto un gioco, ai suoi occhi.
Una delle solite litigate sul "Kariya, perchè mi tratti male?" di Kirino. Niente di nuovo.
E, in fin dei conti, quella di venir picchiato, per lui, non era nemmeno una novità.
Svuotò istantaneamente la testa, accoccolandosi nel letto e lasciando che il calore della coperta lo facesse assopire in quella fredda giornata d'inverno.

-Fai schifo.
-Non è vero, andatevene via.
-Non meriti di vivere.
-State zitti.
-Ogni persona con cui parli ti odia.
-Non è colpa mia.
-Rimarrai per sempre da solo.
-Sono solo.
-Tutti ti abbandonderanno.
-Tutti mi abbandoneranno.
 
-Masaki! Masaki, maledizione, svegliati!
I loro sguardi, d'un tratto, s'incatenarono l'uno all'altro.
-Ti stavi agitando nel sonno.- Spiegò qualche attimo dopo il numero 3 della Raimon, scostandosi dalla visuale del kohai.
Egli rimase fermo a seguire con lo sguardo la silenziosa figura del ragazzo più grande, che si dirigeva verso l'uscita della camera.
-Quanto ho dormito?
-Più o meno un'ora. Avevo anche pensato di portarti in ospedale, prima. Per le ferite, dico.
-Sono superficiali.
-Se lo dici tu.
Fece per aprir la porta, mentre Masaki l'osservava come in uno stato di trance.
-Hai intenzione di fissarmi ancora per molto?
-Perchè sei venuto a controllarmi?- Cambiò di fretta discorso il più giovane dei due ragazzi, sviando lo sguardo dorato. -Volevi per caso controllare se sono carino mentre dormo?
-Riesci ad essere sarcastico anche in queste situazioni.- Osservò scocciato Ranmaru, aggrottando le sopracciglia. Si lasciò sfuggire un sospiro tra le labbra.
-Volevo chiederti scusa.
-Per cosa?
-Sono stato brusco, prima.- Asserì a capo chino il rosa. -Mi dispiace, se non vuoi essere mio amico non ti posso costringere...
Masaki lo guardò con tanto di occhi, sorridendo impercettibilmente, tanto che il senpai non lo notò. Gli faceva quasi tenerezza... No!
Scosse lievemente il capo, per poi voltare lo sguardo oltre la finestra alla sua sinistra.
Non ricevendo risposta, Kirino alzò gli occhi e si lasciò sfuggire un lieve sorriso nel notare il compagno con la sua solita aria menefreghista.
Si sedette sul bordo del letto, godendosi i lievi borbottii di disapprovazione lanciati dal minore.
-Ti senti bene?- Gli chiese cordialmente, sporgendosi di poco verso il turchese. Egli annuì lentamente.
-Se mi muovo tanto, mi fa male tutto, però.- Mormorò poco dopo, voltando piano il capo verso il maggiore. -E mi fa male l'occhio.
-Già, è tutto nero.- Il rosato andò a carezzare piano la spalla del turchese, che sobbalzò e si ritrasse immediatamente al contato, imporporando visibilmente.
-Ma che fai? Sei scemo?
-Masaki, ti ho solo sfiorato la spalla...
-E non chiamarmi Masaki!
-Non dirmi che t'imbarazzi per così poco!- Esclamò Ranmaru, lasciandosi sfuggire le risa che aveva trattenuto sin dal primo momento in cui Masaki era arrossito; risate che non convolsero affatto il minore, che, invece, indossò un finto broncio.
Poco dopo, Kirino riuscì a placare le risa, anche a causa delle occhiatacce continue che il piccolo gli mandava, e si bloccò a guardarlo intensamente.
Kariya non era mai stato un tipo emotivo, ma quando sentì gli occhi azzurri del senpai su di lui, si sentì avvampare, di nuovo.
Notò con finto disgusto che un sorriso tenero increspava le labbra del maggiore. Socchiuse gli occhi, borbottando.
-Che vorrebbe dire quella faccia?
-Niente, è che non ti ho mai visto arrossire.
-E sarebbe un buon motivo per sorridere come un ebete?
-Si.- Kirino accennò nuovamente un sorriso dolce, per poi alzarsi dal letto. -Credo che tu debba avvisare i tuoi genitori.


So if you're asking me
I want you to know


A quelle parole, però, lo sguardo del ragazzino si fece improvvisamente vitreo.
-Ehi, che succede?
-Nulla.- Asserì meccanicamente Kariya. Sembrava se la fosse preparata, quella risposta. Diede qualche occhiata intorno, prima di rivolgersi a Kirino -che non riuscì a non notare l'insistente vuoto all'interno di quegli occhi dorati.
-Dov'è il mio giubbotto?
-Ah... E' in salotto... Vado a prenderlo...- Detto questo, Ranmaru scomparì velocemente dietro la porta, con l'immagine di quegli occhi che sapeva di amare così piatti e colmi di un'infinta tristezza.
Tornò poco dopo, notando tristemente che l'espressione di Masaki era rimasta invariata. Gli porse con lentezza il cappotto, da cui il turchese estrasse il telefono.
Lo vide digitare qualcosa per qualche decina di secondi, prima di premere il tasto di spegnimento e poggiarlo sul comodino di fianco al letto.
-E' camera tua, questa?
Il rosato sobbalzò, sperando che il ragazzino avesse qualche scherzo da fargli o qualche battuta... Ma niente. Il suo sguardo vacuo sembrava quasi passargli attraverso.
-Si.
Non scambiarono più parola, almeno fin quando il turchese non alzò lo sguardo vagamente lucido -ma sulle prime non ci fece molto caso- su di lui.
-Non mi hai ancora risposto.
-Eh?
-Perchè volevi che venissi? Non credo che tu l'abbia veramente fatto perchè mi consideri tuo amico.- La voce del minore era piatta, totalmente diversa da quella vivace e scherzosa che lo caratterizzava, e il particolare scosse ulteriormente Kirino, che deglutì, tirando su un sorriso forzato.
-Beh... In realtà, volevo parlarti.
Non ebbe il tempo di continuare, che Kariya lo interruppe, quasi con fretta crescente. -Riguardo a cosa?
Il difensore più grande abbassò lievemente lo sguardo, improvvisamente messo a disagio dal tono freddo e dagli occhi vuoti del ragazzino.
-Penso che tu...- Cominciò titubante, cercando di sviare lo sguardo del compagno che, però, era costantemente su di lui. -Intendo, tu... Insomma, credo che ci sia qualcosa che ti turba.
Credeva -sperava- di generare qualche reazione nel più giovane, ma egli rimase totalmente impassibile alla sua affermazione. Non rispose.
-Voglio dire... Anche se, si, sei vivace... Mi sembra che tu ti senta, delle volte, messo sotto pressione... E a volte ti comporti in maniera distaccata, così, all'improvviso. Come ora.- Affermò con decisione Ranmaru, intento a capirci qualcosa sullo strano comportamento dell'amico'.
-Se mi odi così tanto, perchè mi hai protetto?
Ancora, nessuna risposta.
-Kariya, santo cielo, rispondimi...- Dalla sua voce si poteva benissimo comprendere che era quasi sull'orlo del pianto.
-Perchè ti comporti così? Quasi come se volessi essere escluso...
Non provenne alcun suono dal minore, ma Kirino, accumulando un coraggio che credeva di non avere, alzò il capo, incontrando gli occhi ambrati.
Essi non erano vacui, no. Erano colmi di rancora, tristezza e una rabbia che nemmeno lontanamente si avvicinava a quella che gli aveva sempre visto indosso.
-Non puoi dire nulla. Non sai niente di me.- Ringhiò gelido Masaki. Ranmaru trasalì ascoltando quella voce che nemmeno sembrava appartenere al kohai, quello sempre energico e scherzoso, quello che piaceva a lui.
Kirino sentì chiaramente le lacrime premere per uscire.
-Allora dimmi ciò che non so.- Con il tremore che gli scuoteva il corpo, il maggiore fece per sfiorare con le dita gelide la guancia del più giovane, che pareva quasi avere il fiatone.
Masaki gli lanciò uno sguardo colmo di rabbia, che portò il numero 3 a trasalire e a ritirare di scatto la mano.
-Da me non saprai proprio niente.- Sibilò solamente il difensore numero 15, voltando le spalle al compagno, che si lasciò andare all'ennesimo sospiro.
-Masaki, se mi dici che succede, posso aiutarti...
-E come?- Quasi lo interruppe il più giovane, senza degnarlo d'uno sguardo. Mantenne gli occhi fissi sulle proprie mani ferite.
-Se ti dicessi cosa mi succede, mi prenderesti per pazzo.- "E mi lasceresti solo."



When my time comes
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Reasons to be missed


Kirino schiuse le labbra in segno di sorpresa. Non pensava affatto che Masaki gli avrebbe detto cosa gli passasse per la testa, ma non credeva di sentire quella frase da lui, quel ragazzino così menefreghista, egoista e petulante, che non faceva altro che ferire continuamente sè stesso a sua insaputa.
-Che intendi dire?
-Hai capito benissimo, non farmelo ripetere.- Mormorò il giovane dai capelli turchini, trattenendo a stento un ringhio. Strinse con eccessiva forza il lenzuolo sulle proprie gambe, non osando alzare lo sguardo sul maggiore.
Anche Ranmaru l'avrebbe abbandonato, etichettandolo come strano, diverso e anormale. Chi non l'avrebbe fatto?
In fondo, Ranmaru era uno come tanti altri.
E apparire debole proprio di fronte a lui, accendeva in Masaki un'ira che nemmeno credeva di possedere, sopita da chissà quanti anni nel suo cuore.
Non avrebbe mai ammesso il motivo per cui gli faceva continuamente scherzi, per cui lo prendeva in giro e lo umiliava. Solamente, non voleva più essere quello strano.
La sua spirale di pensieri fu interrotta bruscamente da un pesante sospiro proprio proveniente da Ranmaru.
Con la coda dell'occhio, il turchese sbirciò i movimenti del proprio Senpai, che teneva lo sguardo puntato sulle lenzuola bianche come il latte.
-Perchè dici così? Non c'è niente di male nel sentirsi soli.
E quelle parole fecero così tanto male a Masaki, che si voltò con furore verso il rosato, osservandolo con pura rabbia negli occhi color dell'oro.
-Io non mi sento solo.- Ribattè, tentando di auto-convincersi. In fin dei conti, sapeva benissimo di soffire di amara solitudine, ma mai si sarebbe sognato di dirlo ad alta voce, e, poi, non proprio di fronte a Kirino.
-E, comunque- Continuò il turchese, non badando allo sguardo mesto che il compagno gli lanciò, come a dire che era evidente quanto si sentisse solo. -Non hai la minima idea di cosa significhi essere abbandonati da tutti e sempre lasciato in disparte, perciò non hai diritto di parlare.
-Lo so.- Quasi lo interruppe il più grande, lasciando ciondolare le mani di lato ai fianchi. -Non so cosa è successo quando eri piccolo, nè cosa hai provato. Ma posso solo dirti che...
E s'interruppe bruscamente, probabilmente a corto di parole.
Se c'era una cosa che Kariya Masaki odiava, questa era essere lasciati sulle spine. Così, si annotò mentalmente che, dopo quella strana conversazione che li vedeva protagonisti -che, poi, sarebbe anche potuta essere una situazione "dolce", se, al posto loro, ci fosse stato qualcun'altro-, l'avrebbe fatta pagare a Kirino.
Si morse piano il labbro inferiore, come per scaricare la tensione o per far passare il tempo, non lo sapeva nemmeno lui.
Notò il senpai sorridere mesto e alzare piano lo sguardo su di lui, fino a mescolarlo con il suo.
-Io ci sono.- E sorrise di nuovo, stavolta più dolcemente, come a volerlo consolare.


Don't resent me
And when you're feeling empty
Keep me in your
memory


Masaki l'osservò in silenzio, come se fosse rimasto veramente a corto di parole, dinnanzi a quello sguardo.
E si ritrovò ad annuire, quasi senza volerlo, contro la sua volontà.
-Quindi, se hai bisogno di parlare o, che so, sfogarti...- Mormorò il rosa, continuando a indossare quel sorriso. Quel sorriso così pieno di dolcezza e comprensione che Kariya si sentiva davvero di troppo. -Io ci sono. Sempre.



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[I can't be who you are]









Angolo di quella rincogli... ehm, ehm Naru-chan:
Yahoo! Già, vi mollo così. Chi vuole pensare ad un finale romantico, lo faccia.
In realtà è che non avevo idee.
Perciò...
Passiamo alla fic, ecco.
Breeevissima spiegazione di questa fic senza senso...
Io penso fortemente che Masaki si comporti in questo modo così distaccato (?) perchè non vuole affezzionarsi alle persone, poichè ha paura di essere abbandonato di nuovo.
Ma, ormai, tutto il fandom ha praticamente questa concezione di lui.
In pratica, qui Kirino si accorge del masochismo di quel povero cristo (?) e quindi vuole aiutarlo, ma, come avete notato, tutto s'incasina (?). Ma poi finisce bene. Più o meno.
E ora...
Au revoir (?)!
Naru-chan
PS. La canzone, in sè, non c'entra molto con la fic -Molto? Non c'entra un cavolo-.
Ma l'associo molto spesso a Masaki, poichè il ritornello dice di "lasciar stare tutto il resto".
Io con questo intendo le sue manie di inferiorità (MidorikawaMod: on), che lo tormentano sempre -che dolce, awn :3-
PPS. E con "I can't be who you are", intendo l'incapacità di Masaki di essere forte come Kirino, che a mio parere non è nemmeno tanto forte psicologicamente ma boh. (?).
PPPS. -Mo' basta.- Scusate eventuali errori, ma io in genere non scrivo shot così lunghe.


















  
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