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Autore: la luna nera    23/01/2016    10 recensioni
Un tempo esisteva un regno minuscolo e pacifico, affacciato sul gelido mare artico. Il Cuore di Ghiaccio, antico amuleto la cui origine si perde nella notte dei tempi, garantì pace e prosperità fino al giorno in cui il giovane erede al trono compì il gesto che avrebbe cancellato ogni cosa, compresa la sua memoria.
Una lunga avventura lo attende e lo fa vagare senza una meta ben precisa per le fredde lande gelate alla ricerca del suo sconosciuto passato. E il destino lo porta nel piccolo villaggio di Beflavik dove qualcosa sembra esserci veramente......
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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FREDDO E INSENSIBILE COME UN FIOCCO DI NEVE


 
 
 
Terminata la funzione, Burian attese che la folla lasciasse il luogo di culto tenendo lo sguardo fisso su Ranja; la ragazza aveva notato la sua presenza soltanto da poco ma non gli diede motivo di volergli rivolgere la parola. Continuò infatti a portare avanti i suoi compiti che consistevano  nel riordinare il Tempio e riporre al loro posto i libri usati dai genitori per celebrare il rito religioso.
Il ragazzo non si spostò di un solo millimetro dalla colonna alla quale si era appoggiato e che si stava inumidendo nel punto esatto in cui il suo corpo stava a contatto con la pietra.
“Hai bisogno di qualcosa, Burian?” Ranja gli rivolse la parola per mera educazione evitando di guardarlo in faccia.
“Avevo voglia di vederti.”
Al suono di quelle parole, la ragazza drizzò la testa voltandosi finalmente a guardarlo.
Quello sfoderò un sorriso da seduttore continuando a fissarla senza sosta.
Fu allora che il Sacro Fuoco aumentò di intensità in totale autonomia richiamando su di sé le attenzioni dei due giovani.
“Ecco che accade di nuovo.” Mormorò Ranja avvicinandosi lentamente al braciere seguita a poca distanza da Burian. “Da quando sei piombato nelle nostre vite questi fenomeni strani si verificano troppo spesso.” Si voltò verso di lui che, invece, teneva gli occhi fissi sulle fiamme.
Quello che videro nel Sacro Fuoco impressionò entrambi: si materializzò una figura estremamente oscura, dal lungo abito nero e dalle sembianze demoniache. Tale figuro veniva ad un tratto sopraffatto da un’altra ombra, questa volta decisamente più raccomandabile che, con un paio di semplici gesti, prevaleva su di esso. A conclusione di ciò, un guizzo di scintille formò un cuore e poi tutto si calmò.
Ranja era certa che quelle due figure non le fossero del tutto estranee, ma proprio non riusciva a ricordare in quale occasione le avesse incontrate. Abbassò per un attimo la testa tentando di riflettere e, osservano il pavimento, vide  che era bagnato: il corpo di Burian era completamente coperto di acqua che pareva sgorgare da ogni singolo poro della sua pelle. Questa scorreva su di lui al pari di una fontana zampillante, una cosa mai vista prima di allora. Lui presentava segni di sofferenza in volto, la sua bocca era piegata in una smorfia di dolore e la cosa peggiorò ulteriormente quando il ragazzo si portò le mani all’altezza del cuore stringendo forte la stoffa della sua casacca, si accasciò lentamente su se stesso cadendo sulle ginocchia e tenendo sempre le mani sul cuore. Iniziava pure ad emettere dei gemiti di dolore e i suoi muscoli tremavano prima quasi impercettibilmente, poi sempre più intensamente.
“Ehi, che ti succede?” La ragazza fu presa dal panico, non sapeva come comportarsi e per di più quello non rispondeva, ma restava sempre piegato su se stesso in preda alle fortissime fitte dolorose che lo avevano colto. E ancora il suo corpo trasudava acqua, dai suoi capelli zuppi cadevano piccole gocce che andavano ad ingrandire le pozze createsi sul pavimento proprio a causa di questo fenomeno strano ed impressionante.
“Riesci a sentirmi?!” Ranja poggiò la mano sulla schiena del ragazzo, lo sentiva respirare a fatica, però il suo corpo le pareva meno gelido di prima. Forse era solo suggestione?
“Sto…. Sto bene, non preoccuparti…”
Tirò un leggero sospiro di sollievo quando finalmente udì quelle poche parole. Burian alzò la testa, teneva sempre gli occhi chiusi ed una mano all’altezza del cuore, l’acqua gli scorreva addosso partendo dai capelli: era totalmente fradicio, sembrava appena uscito dal mare. Scostò la mano dal cuore ed entrambi notarono che il palmo era di un colore violaceo, come se fosse stato immerso per ore nella neve, c’erano pure dei minuscoli cristalli si ghiaccio, talmente piccoli che scomparvero nel giro di pochissimi secondi. Fu allora che dal Fuoco Sacro uscì una voce: Il destino sta per compiersi perché ciò che era torni ad essere di nuovo.
I ragazzi avevano lo sguardo fisso sul braciere nel quale le fiamme ardevano come di consueto. Pochi istanti dopo Dilia fece il suo ingresso nel tempio, la figlia infatti aveva tardato un po’ troppo e volle verificare di persona il motivo di questo ritardo. Vide allora il ragazzo completamente bagnato che si stava rimettendo in piedi con l’aiuto della figlia, attorno ad essi notò l’umidità fuori dal comune ed abbassò lo sguardo. Lei sapeva molte più cose di quanto i due giovani potessero immaginare, ma restò in silenzio riflettendo per alcuni istanti. Poi esordì. “Ranja, accompagnalo a casa. Mettigli addosso questo mantello per evitargli almeno un po’ di freddo. Tuo padre non si sente troppo bene, perciò vedi di rientrare a casa prima possibile. Penserò io a riordinare il tempio.”
La ragazza ascoltò la madre con buona sorpresa, tuttavia diede ascolto alle sue parole, prese il mantello, lo mise addosso a Burian e con lui si avviò fuori dall’edificio religioso.
 
Giunsero presso la casetta in cui abitava provvisoriamente il ragazzo, aprirono la porta ed entrarono: il locale era relativamente piccolo, c’era una sorta di giaciglio realizzato con della paglia e delle coperte di fortuna, una cassa di legno grande ed una piccola che svolgevano le funzioni rispettivamente di tavolo e sedia, una piccola stufa con accanto dei pezzi di legno. C’era freddo in quella stanzetta, perciò Ranja aiutò Burian a distendersi, poi si preoccupò di accendere il fuoco ed una piccola lanterna per illuminare al meglio quella specie di casetta, visto che la luce esterna si affievoliva attimo dopo attimo.
“Stai meglio? Hai ancora molto freddo?”
“Un po’.” Il ragazzo si mise seduto continuando ad osservarla mentre si occupava di ravvivare il fuoco. Quella era un’occasione servitagli su un piatto d’argento, non voleva assolutamente farsela sfuggire. “E’ solo che questi abiti bagnati potrebbero farmi prendere un malanno, forse dovrei toglierli.”
Un brivido percorse la schiena di Ranja che quasi cadde a terra non appena si rese conto che lui si era sfilato la maglia e l’aveva gettata sul pavimento non molto lontano da lei. “Che… Che stai facendo?”
“Sto tentando di evitarmi un’infreddatura, te l’ho detto, cos’altro dovrei fare?”
Si mise in piedi. “Allora…. Direi che è meglio se ti lascio tranquillo.” Con la coda dell’occhio e in preda ad un imbarazzo pazzesco, Ranja lanciò un fugace sguardo su di lui ed avvampò all’istante nel vedere come fosse terribilmente sensuale la vista del suo torace nudo, prestante ed aitante.
Lui se ne accorse e le sorrise in modo palesemente malizioso, si avvicinò a lei afferrandola per un braccio e trascinandola su di sé. In un attimo furono di nuovo distesi l’una sull’altro, occhi negli occhi, respiro nel respiro.
“Che significa?”
Sfoderò l’ennesimo sorriso mozzafiato. “Resti a farmi un po’ di compagnia?”
“Veramente dovrei….”
Le sue labbra furono serrate da un bacio colmo di dolcezza che spiazzò di colpo la ragazza. Burian l’attirò a sé catturandola fra le sue braccia ed accarezzandole su e giù la schiena, voleva sedurla con l’unico scopo di scoprire qualcosa sul misterioso volume scomparso dall’archivio e in un angolo remoto del suo cuore avvertì una leggerissima nota di colpa per quello che voleva fare nei confronti della ragazza che più di ogni altra persona era una presenza fissa nei suoi pensieri.
Si staccò. “Quanto sono lunghi i tuoi capelli?” Prima che potesse rispondere, le sciolse la treccia che imprigionava la sua capigliatura che scivolò attorno al suo corpo. “E’ un vero peccato che tu li tenga legati in modo così castigato, così sei bellissima.”
Ranja era viola dall’imbarazzo. “Devo andare…”
“No.” La bloccò fra le sue braccia. “Resta ancora un po’ per favore.”Di nuovo il sorriso mozzafiato illuminò le sue labbra. “Lo sai che io sono un principe?” Sussurrò queste parole con un filo di voce delicatissimo.
“Cosa?”
“Non so di quale paese, ma sono un principe, una di quelle persone comunemente dette teste coronate. Mi credi?”
“Me ne parli un’altra volta, ok?” Era totalmente rapita dai suoi occhi, ma voleva liberarsi da quella situazione pericolante.
“Oh, non credo proprio.” Le rubò un altro bacio. “Posso farti tornare a casa tua solo ad una condizione.”
“E sarebbe?”
Assottigliò gli occhi pronto a sferrare l’attacco finale. “Dimmi dov’è il libro che manca dall’archivio e ti lascio andare.”
“Cosa?” Di colpo scomparve ogni briciolo di emozione.
“Il libro, Ranja, dimmi dov’è il libro.”
Provò ad allontanarsi da lui. “Io non lo so, l’ha preso sicuramente mio padre e non ho idea di dove lo abbia nascosto!”
“E allora pensaci un po’ su.” Si avvicinò alle sue labbra per poi imprimere una scia di baci colmi di gelida passione sulla guancia e sul collo.
“Burian, ti prego, smettila!” Iniziava ad avere paura delle sue intenzioni.
“Certo che smetto.” E ancora baci. “Dimmi dov’è quel libro, potresti giovarne anche tu, sai?” Baci e carezze a non finire. “Quando ritroverò il mio regno, ti dimostrerò tutta la mia gratitudine.”
Lei invece era solo disgustata da tutta quella assurda situazione. “Smettila!!” Tentava di divincolarsi mentre lui, insensibile, proseguiva con la sua sporca azione seduttiva.
“Dai, non fare la preziosa….” Con la mano cercò e trovò l’allacciatura dell’abito della ragazza che restò quasi impietrita quando sentì saltare il bottone.
“Che… che vuoi fare?” Tremava come una foglia.
“Sto solo cercando di convincerti a rivelarmi dov’è quel maledetto libro. Visto che fai troppo la preziosa, passerò dalle buone alle cattive maniere.” Le sue dita gelide non si fermavano, continuavano a slacciarle l’abito passo dopo passo e su di lei avevano un effetto simile a quello generato da un goccia di acqua gelata che scorre giù per la schiena.
“Ti prego…..” Aveva le lacrime agli occhi.
Ma quello si mostrava gelidamente insensibile.
“Per favore….” La voce della ragazza era un flebile sussurro.
E lui niente. Con l’altra mano iniziò a liberarle completamente il collo per poi passare alle spalle. Fu in quella circostanza che Burian si bloccò di colpo: Ranja portava una collana particolarissima che non gli era del tutto estranea. Anche se i ricordi relativi alla sua infanzia erano pressoché inesistenti, quel ciondolo gli faceva tornare alla mente qualche cosa di concreto appartenente proprio al suo passato.
“Dove hai preso quest’oggetto che porti al collo?” Aveva gli occhi fissi sul pendente, non gli importava altro.
Ranja era finalmente riuscita a liberarsi dalla sua presa viscida e sgradevole, si riallacciò il vestito e si precipitò verso la porta senza dire una sola parola.
“Ranja, ti prego! Chi te lo ha dato?!”
Si voltò con gli occhi gonfi di lacrime e di rabbia. “Non sono affari tuoi, brutto porco schifoso!”
“Dimmelo per favore!!”
Ma quella si era già dileguata nella notte artica scesa su Beflavik.
Restò immobile sulla porta della sua casupola per alcuni secondi, poi rientrò e si mise seduto vicino alla stufa. Frugò nella sacca che si portava sempre appresso ed estrasse il medaglione su cui stava inciso il suo nome e che recava lo stemma che, probabilmente, apparteneva alla sua famiglia: lo osservò con molta attenzione ed ebbe la conferma: era praticamente uguale a quello che Ranja portava al collo.
 
Perché?
 
 
 



 
Chiedo umilmente scusa per aver mancato il consueto aggiornamento del venerdì, spero non me ne vogliate. Nella settimana che si sta concludendo me ne sono accadute di tutti i colori e questo mi ha tenuta lontana sia dalla mia storia che da quelle che sto leggendo. Ad ogni modo mi sono messa d’impegno e sono riuscita a tirar fuori qualcosa che, spero, incontri il vostro favore.
Qua succede qualcosa di particolare: Burian ha un nuovo forte malore ed approfittando dell’occasione tenta di sedurre Ranja al solo ed unico scopo di farsi rivelare qualcosa sul libro che sta cercando. Lei in un primo momento crede che il ragazzo provi qualcosa di profondo, ma quando si accorge che non è così inizia a sentirsi un’emerita stupida. Ma alla vista del ciondolo che porta al collo, Burian si blocca all’istante.
Qualcuno ha un’idea?
Fatevi avanti, vi aspetto!
 
Non garantisco l’aggiornamento nuovamente al venerdì, perciò vi saluto e vi do appuntamento al prossimo capitolo! Grazie a tutti!
 
Un abbraccio
La Luna Nera

 
  
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