Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Guilmon98    23/01/2016    2 recensioni
Nulla è solo bianco o solo nero (a parte Jeoffrey) ed esattamente come i lupi o i cervi, anche i leoni, benché cerchino di non mostrarlo, hanno un cuore.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jaime Lannister, Joanna Lannister, Tyrion Lannister, Tywin Lannister
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
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Jaime Lannister

Gli faceva male la gola da quanto aveva urlato.
Jaime Lannister era seduto su un pezzo di tronco a guardare la sommità del polso, mentre l’odore della mano mozzata legata attorno al suo collo lo nauseava oltre ogni misura.
Lo ignorò come ignorò le risate degli uomini di Bolton e gli sguardi truci di Brienne la Bella. Ma che cavolo aveva da guardare poi? Lui non era un gattino indifeso ma un leone; ferito, ma pur sempre un leone.
“Hai avuto un assaggio… Un assaggio del mondo reale…” gli aveva detto la guerriera di Tarth poco prima: “… Un mondo dove le persone vengono private cose importanti e ti lamenti e piangi e ti abbandoni… Come una stupida femminuccia”.
“Le persone perdono cose importanti” si ripeté Jaime nel ricordare l’esito che le sue azioni avevano avuto sul piccolo Brandon Stark, che aveva perso l’utilizzo delle gambe.
Jaime guardò Locke. L’uomo che gli aveva mozzato la mano stava dormendo e fino a quel momento non era mai saltato all’occhio allo Sterminatore di Re quanto non fosse tanto diverso da com’era lui all’epoca: un mostro.
“Io l’ho fatto per amore, l’ho fatto per Cercei” cercò di dirsi. “Vallo dire a Stark” urlò dentro di sé una seconda voce. Era la voce della colpa, del rammarico, del rimpianto più totale. La voglia di voler urlare e tornare indietro nel tempo: di spiegare a Ned Stark il perché dell’omicidio del Re Folle; di essersi imposto di più in famiglia per difendere Tyrion e sposare Cercei; di aver voluto uccidere Jeoffrey, vero artefice della guerra e di tutte quelle morti, appena nato; di non spingere il figlio di Ned dalla Torre Spezzata; di seguire Rhaegar, il principe di Casa Targaryen che aveva la stoffa di un vero re, in guerra aiutandolo così a uccidere Robert… E solo i Sette sapevano quanti altri rimpianti aveva.

Si era svegliato con quel ricordo: il dolore, la mano tagliata, Brienne di Tarth e il rimpianto.
Non poteva… Era sbagliato e lo sapeva ma cos’altro avrebbe dovuto fare?
“Non volterai mai più le spalle alla tua famiglia!” aveva ordinato il grande Lord Tywin Lannister. Ma Jaime non era più il falso leone di una volta, che abbassava la testa a un qualsivoglia desiderio (che diveniva subito ordine) del Lord suo padre per fare il grande guerriero con un Jon Snow ancora ragazzino o con un Ned Stark sprovvisto di guardie. Avrebbe fatto la cosa giusta, questa volta; avrebbe fatto la cosa giusta e se fosse stato scoperto avrebbe affrontato suo padre a testa alta, ancora una volta; ancora mille, se questo fosse stato il prezzo da pagare. E quando i suoi occhi incaontrarono quelli di Tyrion questa sua convinzione divenne certezza.

«E tu come vuoi morire?» aveva chiesto Bronn. «Tra le braccia di colei che amo» rispose Jaime pentendosi di averci pensato.

Se ne pentì, di averlo aiutato.
Era seduto su una sedia a guardare il mare che affacciava verso sud quando la porta si spalancò di colpo. «Cosa ci fai ancora qui?».
Jaime sospirò: «Sei di nuovo ubriaca, Cersei?». Un po’ lo era, questo era più che evidente. Jaime si alzò per poi girarsi e guardarla in faccia e Cersei, per tutta risposta, gli piantò in faccia due occhi fiammeggianti: «Nostra figlia è ancora nelle mani di quelle serpi! Cosa ci fai ancora qui!» «Te l’ho detto, partiremo domani all’alba» «Insieme al mercenario? Quello sta dalla parte di quel mostro». Mostro. Laddove altre volte questa parola lo avrebbe ferito questa volta Jaime non poté essere più d’accordo di come era allora: Tyrion era veramente un mostro e per tutta la vita Cersei aveva ragione. Le si avvicinò con l’intenzione di abbracciarla ma quando le sue intenzioni furono chiare sua sorella si scansò con un sonoro: «No! Valla a riprendere Jaime! Valla a riprendere subito!». Jaime cercò di rendere la sua voce più conciliante: «La salverò, vedrai. Myrcella tornerà a casa» «Parole, parole. PAROLE! Tu non fai altro che parlare ma l’unica cosa che sai fare è abbandonare la tua stessa faimiglia e poi ucciderla pezzo dopo pezzo».
In qualsiasi circostanza, Jaime Lannister avrebbe capito il getto di furore. Ma l’espressione di sua sorella era congelata in un disprezzo che lo fece rabbrividire e un se pur remoto pensiero prese pian piano possesso della sua mente: “Lei non ti ama più, ti odia”.
«Tu hai ucciso nostro padre». Sembrava avere intenzione di andarsene ma, veloce, la mano sinistra di Jaime si mosse decisa contro la guancia di Cersei che cadde a terra in parte per il colpo e in parte per il vino. Cersei lo guardò dal basso, si rialzò per sistemarsi le gonn ed infine lasciò la stanza con un silenzio degno di una regina; quella fu l’ultima volce che la rivide prima della partenza.

«E lei lo vuole?». Mai una volta che tenesse la bocca chiusa.
“No che non lo vuole, non dopo il modo in cui l’ho trattata”.
Arrivò la notte e Jaime rimase sveglio; e con occhi lucidi sospirò al vento e al cielo notturno.
Non ricordava nemmeno più come il tutto era cominciato, quando aveva iniziato a prendere coscienza delle proprie azioni. “Ti salverò Myrcella” pensò, mentre una lacrima solitaria scendeva lungo la guancia e la paura prendeva lo stomaco dello Sterminatore di Re e l’incertezza divorava una persone che di certezze ne aveva avute fin troppe.
“Tommen ormai è perduto, troppo debole per sottrarsi alla madre… Myrcella… Resisti…” cominciò a piangere da solo, perché solo sarebbe destinato a rimanere fino a che non avesse ritrovato sua figlia, la sua bambina che più che mai gli mancava: “… Mi rimani solo tu…”. Strinse il pugno sinistro: “Io ti salverò, devo salvarti”.
Ma lo Sterminatore di Re ne aveva commessi tanti di errori, troppi di peccati, e un Lannister deve sempre ripagare i propri debiti, sempre.


Ciao, lo so lo so… Non mi faccio sentire da un sacco e mi dispiace se questo capitolo non ha proprio il magnetismo che hanno gli altri (o almeno io penso sia così, mentre gli altri mi divertivo a scriverli questo è stato proprio pesante... Mille scuse). Jaime è stato un personaggio che ho odiato nella prima serie ed amato dalla terza in poi. La sua storia da inoltre, secondo me, un insegnamento profondo: non tutti siamo come appariamo e spesso uno stornzo o una persona che passa erroneamente per “solitaria” nasconde dietro alle proprie spalle un’angoscia incredibile. Un saluto alle mie recesitrici più “accanite” Arya Rossa e A_GleekOfHouseStark (che non penso leggerà mai questa fic sui Lannister ma fa niente). E qui vi lascio, noi ci vediamo (per modo di dire) al prossimo capitolo, quello di Cersei.
   
 
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