You look so perfect
Tutti i miei sorrisi più belli
dipendono da te
Harry guardava spesso Louis.dipendono da te
Non sapeva perché, gli piaceva guardarlo.
Lo guardava durante i concerti, quando la sua gioia e la sua adrenalina esplodevano sul palco, e lo guardava, perdendosi nel suo sorriso, così vero e sinceramente felice, amando come le sue mani grandi e belle si stringessero al microfono, e come salutasse le fan con la dolcezza di un bambino, lasciandolo sempre senza fiato.
Lo guardava spesso, quando, sul tour bus stavano tutti lì, tutti insieme a guardare un film. La maggior parte delle volte erano sullo stesso divano, e spesso con le mani intrecciate, ed Harry aveva preso l'abitudine di guardare Louis, seduto accanto a lui, invece di guardare alla televisione, ammirando il suo profilo poco illuminato dalla luce proveniente dallo schermo grande davanti a loro, lasciandosi andare in pensieri carichi di qualcosa, qualcosa che non sapeva spiegare ma che lo faceva stare bene.
Si girava a guardarlo, poi, durante le prove, quando smetteva di cantare per dire la sua sull'intonazione dell'ultima canzone, per esprimere la sua opinione sul pezzo appena cantato, e si fermava a guardargli le labbra che, qualche volta più insicure, altre volte più convinte, formulavano frasi, lasciando le parole scivolare gentili e leggere tra di essere, dando ad ognuna di esse la stessa importanza. Sembrava come se fosse il suo segreto per rendere i suoi discorsi così affascinanti, così giusti, come se, pronunciare tutte le parole con il giusto tono di voce, come se fossero tutte essenziali per esprimere i suoi pensieri, fosse il motivo per cui Harry sarebbe rimasto ad ascoltare i suoi discorsi sempre, per ore, beandosi del suono della sua voce, osservando le sue labbra e i suoi occhi, sorridendo per il buffo, ma adorabile modo in cui alzava le sopracciglia, per sottolineare frasi o concetti appena espressi.
Harry lo guardava quando mangiavano tutti insieme, e ogni tanto stavano a casa di qualcuno, ogni tanto andavano fuori, non aveva importanza. Lo guardava mangiare, e aveva ormai imparato cosa gli piacesse, e cosa invece no. Guardava il suo modo di tenere le posate, e come, silenziosamente, si puliva la bocca prima di prendere il bicchiere e bere. Guardava come girava il cibo nel piatto quando non gli piaceva proprio tanto, e ne mangiava solo poco un po' per volta. Guardava come condiva la pasta, e come arrotolava gli spaghetti sulla forchetta, che aveva un'aria infantile e guardarlo lo faceva felice.
Gli piaceva guardarlo, e gli piaceva scoprire tutti i suoi modi di fare. Gli piaceva guardarlo, ma non sapeva perché. Però lo guardava, e lo guardava tanto, mentre cercava di passare inosservato.
Guardava solo lui.