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Autore: alessandroago_94    25/01/2016    5 recensioni
1837, Romagna. Giovanni è un pericoloso brigante, un fuorilegge che terrorizza tutti i nobili romagnoli. Compie furti, rapine e rapimenti, senza farsi molti scrupoli. Ha formato una sua banda di delinquenti, e pare inarrestabile. Non sa cosa sia la pace, lui combatte per sé stesso e per il bene della sua banda, in una terra martoriata dalla povertà, dalla criminalità e dalle continue insurrezioni del popolo, represse nel sangue.
Quando rapisce Teresa, la figlia di un ricco conte, pensa solo al riscatto che pagherà suo padre. Ma passerà un po’ di tempo prima che il riscatto venga pagato. Nel frattempo Giovanni resta invaghito della giovane e seducente contessina, e lei, dopo un iniziale reticenza, lo ricambia, affascinata dalla figura del forte e misterioso brigante. Il problema è che Teresa deve tornare dalla sua famiglia, e deve andare in sposa ad un giovane nobile romano. In un mondo difficile e pieno di pericoli, due persone così diverse, con destini così differenti, riusciranno ugualmente ad amarsi e ad affrontare il percorso pieno di ostacoli che la vita ha predisposto davanti a loro?
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza | Contesto: L'Ottocento
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Capitolo 60

CAPITOLO 60

 

 

 

 

 

Giovanni non capiva nulla di quel quartiere. Era pulito e dalla parvenza benestante, e si differenziava dal resto della città poiché era pieno di botteghe e di gente vestita bene, anche se a volte in modi inusuali. La curiosità che più lo colpì sul momento fu che alcuni degli uomini che aveva scorto portavano sulla testa una sorta di cappellino rotondo, che lui non aveva mai visto indossare da nessuno prima di quel giorno.

Non aveva intravisto neppure un gendarme o un nobile per le strade di Ferrara che aveva appena percorso, e questo dava un senso di incredibile stranezza al tutto. Però, in quella specie di quartiere racchiuso all’interno di grandi cancelli c’era gente ben vestita. Gente pulita e dalla parvenza benestante, e non gente cenciosa come nel resto della città.

Fino a poco prima non aveva ricevuto alcuno sguardo, mentre da quando aveva varcato quel cancello tutti gli occhi parevano puntati su di lui e sulla sua amata. Sguardi pieni di curiosità. Di certo, il loro arrivo era stato notato dagli abitanti di quel quartiere, che Teresa aveva chiamato ghetto.

Lui non aveva la benché minima idea di ciò che fosse un ghetto e del perché fosse racchiuso all’interno di possenti cancelli, ma in quel momento si vide costretto a smettere di riflettere e a cercare di dare forza alla sua amata, che pareva titubante dopo essersi soffermata di fronte a quello che doveva essere l’indirizzo che stavano disperatamente cercando.

La contessina suonò la campanella, mordendosi un labbro con indecisione crescente, e solo allora il brigante tornò la forza per avvicinarsi a lei e abbracciarla per un istante. Quel breve contatto parve avere gli effetti desiderati, poiché la ragazza sembrò riacquistare sicurezza fin da subito, lanciandogli un breve sorrisetto.

Poi, la porta dell’abitazione si spalancò di fronte a loro due, ed una vecchia serva li fissò con fare incuriosito.

‘’Chi siete?’’, si affrettò a dire la donna, mentre si sfregava le mani sul grembiule bianco candido tipico delle cuoche.

‘’Avremmo bisogno di parlare con signor Isacco Montignoni. È in casa?’’, chiese Teresa, evidentemente in imbarazzo.

Giovanni si limitò a tacere e a lasciar parlare la sua amata, visto che gli aveva espresso chiaramente il fatto che doveva lasciare fare a lei, quindi si limitò ad avvicinarsi e a prenderla a braccetto, in modo da farle sentire nuovamente la sua vicinanza.

‘’Non so chi siete. In questa casa, i forestieri sconosciuti non sono i benvenuti’’, disse frettolosamente la serva, preparando a ritirarsi e a chiudere la porta in faccia ai due.

La contessina, sbalordita dalla pronta e maleducata reazione dell’interlocutrice, non pareva aver voglia di demordere. Pure il brigante non voleva essere sbattuto fuori da quella casa da una misera domestica, poiché lì dentro c’era il loro unico appiglio rimasto e l’ultima possibilità di ricevere un aiuto concreto da qualcuno.

‘’Allora se non volete farci entrare, per favore date questo scritto al signor Montignoni’’, disse Teresa, porgendo alla serva quella lettera che era stata scritta da suo padre e che la ragazza aveva conservato avidamente per tutto il periodo della loro fuga.

‘’Va bene. Ma non datemi del voi, sono solo un’umile cuoca’’, disse la donna con fare sospettoso, afferrando il foglio scritto che le veniva allungato e chiudendo nuovamente la porta.

‘’Bene’’, mormorò Giovanni, avvilito e irritato. Per l’ennesima volta, una porta era stata loro chiusa sotto il naso, e questo era davvero umiliante.

La contessina lo gelò con uno sguardo truce.

‘’Non provarci neppure a fare dell’ironia. Se tutto va bene, tra poco questa porta tornerà ad aprirsi’’, disse poco dopo Teresa, con la sua solita maschera piena di sicurezza ben posta sul volto. Il brigante dovette reprimere l’impulso di lasciarsi andare ad una risata amara.

‘’Piantala, Teresa. Andiamocene di qui! Come credi di poter conquistare la fiducia di quel tizio che se ne sta barricato in questa casa, sentiamo? Con un pezzo di carta scritto, forse?’’, tornò a dire Giovanni, lasciandosi andare e allargando le braccia, compiendo un gesto veemente.

Le sue parole andarono a segno, ma la contessina parve uscirne più ferita del previsto da quel dibattito.

‘’Hai un’idea migliore? Ora quell’uomo leggerà la lettera, e riconoscendo la scrittura e la firma di mio padre, ci farà poi entrare in casa. E se non sarà così, almeno ho provato a fare qualcosa, e non sono rimasto smorto con le mani in mano per tutto il tempo!’’, disse la ragazza, alzando lievemente la voce.

‘’Non ti permettere! Sei stata tu a dire che dovevo tacere, ed è quello che stavo facendo. Mi ritieni forse inferiore solo perché non so leggere e non so scrivere? Non me ne importa di quelle cose lì, e non credo che abbiano tanto potere sulla gente. Resteremo in strada anche questa volta’’, sbottò Giovanni, mentre la contessina scuoteva il capo e si appoggiava al muro dell’abitazione, mettendosi poi le mani sul volto.

Accorgendosi di aver esagerato e di aver ferito la sua amata, il brigante si affrettò ad abbracciarla e ad allungarle un bacio su una guancia.

‘’Mi dispiace. Non volevo discutere con te. Ho davvero esagerato, questa volta… perdonami, ti prego’’, le sussurrò all’orecchio, davvero dispiaciuto. La stanchezza che aveva accumulato lo stava rendendo sempre più intrattabile, ed invece di lodare la sua compagna di fuga per il coraggio e la fermezza che stava dimostrando, era finito per offenderla. E questo gli faceva molto male.

‘’Tranquillo. Siamo entrambi sfiniti…’’, disse Teresa dopo un attimo, accettando il suo bacio.

‘’Qui ci guardano tutti. E’ meglio andarcene, o attireremo di certo ogni inopportuna attenzione su di noi’’, tornò a dire Giovanni, notando che il tempo stava inesorabilmente scorrendo e che gli occhi puntati su di loro erano aumentati dopo la breve discussione ad alta voce in strada.

La contessina gettò un ultimo sguardo disperato alla porta chiusa alle sue spalle, e tirando su col naso si discostò dal muro, allontanandosi. Il brigante comprese che a quel punto anche lei si era arresa.

Eppure, proprio mentre iniziavano ad allontanarsi insieme, mano nella mano, la porta che racchiudeva le loro ultime speranze si spalancò.

‘’Signori, il padrone di casa vi attende’’, disse la matura serva di poco prima, invitandoli in casa e tenendo ben aperto l’uscio.

Teresa lanciò uno sguardo pieno di speranze al brigante, che in cuor suo non sapeva che pensare. Eppure, seguì la sua amata ed entrò dentro a quella casa, senza farsi altri problemi ed affidandosi totalmente a lei, che ormai era diventata il suo faro e l’unico motivo per cui continuava a vivere senza farla miseramente finita.

 

Teresa entrò in quella casa con grande sollievo, e la gioia dentro di lei era talmente tanta che neppure si guardò intorno, e rischiò di finire a sbattere contro un attaccapanni di legno posizionato poco distante.

Cercando di riprendere il controllo delle sue emozioni, che in quel momento era in subbuglio dentro di lei poiché le speranze parevano essersi avverate, la ragazza attese cortesemente che anche Giovanni entrasse e che la serva chiudesse la porta.

‘’Seguitemi’’, disse la donna, incamminandosi verso una porta laterale al grande corridoio iniziale, già socchiusa.

Teresa ebbe modo di notare che l’abitazione era davvero sfarzosa al suo interno, e che il signor Isacco doveva essere davvero molto benestante, ma non fece in tempo a far caso a molto altro, poiché Giovanni la prese per mano, ed insieme seguirono la serva, ritrovandosi però in un freddo ambiente laterale spoglio e privo di arredi.

La contessina guardò dietro di sé, gettando un’ultima occhiata all’ingresso ospitale e caldo della casa, mentre la serva chiudeva la porta dietro di lei, dando pure un giro di chiave e facendo scattare la serratura.

‘’Ma… dove ci stai portando?’’,chiese la ragazza, allibita.

Trovandosi chiusa in quell’ambiente spoglio e freddo a lei sconosciuto, Teresa iniziò a porsi domande scomode e le sue speranze parvero indebolirsi a tal punto da lasciarla sola in compagnia delle sue paure.

Dal canto suo, il brigante le strinse la mano con ancora più forza; anche lui pareva aver percepito che qualcosa non stava andando per il verso giusto.

‘’Seguitemi, prego’’, ripeté la serva, senza sorridere e riprendendo a muoversi verso un punto indeterminato.

‘’Non vi seguiamo oltre’’, disse la ragazza riprendendo a dare del voi alla serva sconosciuta, facendo poi due passi indietro e sbattendo contro la porta chiusa alle sue spalle. Le sembrò di essere in trappola.

Per un attimo, pensò al peggio.

‘’Quella maledetta ci ha chiuso qui dentro! Cosa vuole da noi? Cosa c’era scritto in quella lettera che hai consegnato al padrone di casa?’’, chiese Giovanni a bassa voce, lasciandosi andare ad una crescente agitazione.

‘’Nulla che potesse farlo arrabbiare o insospettire così tanto da chiuderci a chiave in un luogo come questo…’’, mormorò la ragazza, riflettendo sul da farsi.

‘’Seguitemi, vi ho detto. E non agitatevi inutilmente, non c’è nulla di cui sospettare! Se non la si chiude a chiave, quella porta si apre continuamente, visto che ha un problema con la serratura. Venite con me e tra poco sarete al sicuro’’, disse ad alta voce la serva, notando il momento concitato.

‘’Taci e apri…’’.

‘’Ti seguiamo’’, disse Teresa, afferrando saldamente il braccio di Giovanni ed impedendogli di concludere quella frase che stava per gridare.

Erano in casa di ebrei benestanti, e la serva appariva perplessa di fronte al loro comportamento, quindi molto probabilmente non avevano nulla da temere. Inoltre, la donna aveva utilizzato una scusa plausibile, e forse li stava portando dal proprietario di casa.

Fino a quel momento non c’era motivo per spaventarsi così tanto e cadere nel terrore.

Il brigante le lanciò un’occhiata perplessa, e lei si limitò a fargli cenno di fidarsi e di seguirla, incamminandosi nuovamente dietro la loro accompagnatrice, che sorrise compiaciuta.

Continuarono a camminare tutti e tre per qualche minuto, percorrendo un corridoio basso, grigio e spoglio, fintanto che non sbucarono in un grande capannone vuoto. Lì dentro almeno era più caldo, ed un grande camino era acceso poco distante, abbastanza vicino ad un tavolo scuro e ad alcune sedie. Si doveva trattare di un ambiente laterale al retro dell’abitazione.

‘’Accomodatevi lì, e abbiate la pazienza di attendere un attimo, per cortesia’’, disse la serva indicando le sedie, per poi allontanarsi rapidamente e chiudere l’ennesima porta dietro di sé, una porta che Teresa non aveva notato quando era entrata in quel capannone, che in realtà pareva essere un magazzino vuoto.

‘’Ecco, bene. Hai impedito che mi ribellassi, ed adesso ci troviamo chiusi dentro ad un capannone vuoto’’.

La voce forte e roca di Giovanni riscosse la ragazza, che nel frattempo stava continuando a riflettere.

‘’Una tua reazione così aggressiva era a dir poco immotivata. Non c’è motivo di agitarsi così tanto, d’altronde ci hanno fatto entrare nella loro dimora e nulla è poi così insensato o inquietante, per ora’’, disse la contessina, andando a sedersi su una sedia vicina al tavolo e al camino acceso.

‘’Anche tu prima mi parevi spaventata’’, tornò a dire il brigante, irritato.

‘’E’ stato solo un attimo di paura. E comunque, sono giorni che siamo in fuga, e devo essere sospettosa riguardo a tutto. Ma qui non mi sento in pericolo, in questo momento’’, disse la ragazza, sospirando ed incrociando le braccia sul tavolo.

Giovanni la raggiunse ma non si sedette.

‘’Come fai a dirlo? Questo sembra un posto sospetto, così spoglio e vuoto. E poi, per raggiungere questa casa siamo dovuti entrare da un cancello che lo separa dal resto della città. Tutto è in ordine, tutto è così strano. E questo fantomatico padrone di casa che ci ha chiusi in questo capannone non deve essere da meno’’, continuò a dire il brigante, stando in piedi e incrociando le braccia sul suo ampio petto.

‘’Questo non è un quartiere come gli altri, è un ghetto. I cancelli che hai visto servono per emarginare questa zona dal resto della città, e di notte vengono chiusi in modo che chi ci abita non possa uscire’’, disse la giovane, cercando di far chiarezza. Ma il brigante la guardò con perplessità crescente.

‘’Addirittura! Quindi ci troviamo in una sorta di carcere? Guarda un po’ te dove siamo finiti…’’, disse Giovanni, dando un pugno sul tavolo.

Teresa scosse la testa, comprendendo che il brigante non aveva la benché minima idea di cosa fosse un ghetto, e di certo non doveva essere neppure a conoscenza che esistessero. Notando la sua agitazione crescente, decise di fare un passo indietro e cercare di spiegargli meglio la vicenda, almeno per ammansirlo un po’.

‘’Un ghetto non è un carcere, anche se è pur sempre un luogo di contenimento. Qui dentro, ci vivono solo ebrei, e possono praticare il loro culto. Non sono persone cattive, ma molto spesso la gente non li vede di buon occhio, e molti pontefici in passato li hanno perseguitati senza mezzi termini. Per questo ora vivono reclusi in questo spazio riservato solo a loro’’, aggiunse la contessina, cercando di ricordare ciò che le aveva raccontato il padre a riguardo.

Lei stessa non aveva mai visitato un ghetto prima di allora, e da quel che le avevano detto non erano neppure visitabili. Era un luogo riservato solo agli ebrei, e loro due avevano violato la legge entrandoci. Ma d’altronde, per loro ormai la legge non contava più nulla.

Suo padre diceva sempre che aveva avuto modo di conoscere molti mercanti ebrei, dai quali aveva acquistato piccole mercanzie da giovane e con i quali era riuscito ad avere ottimi rapporti, a discapito di tutto quello che gli avevano detto su di loro.

‘’Non so… spero davvero che qualcuno ci faccia uscire di qui…’’, biascicò il brigante, lasciando da parte le sue perplessità, per poi raccogliere un pezzo di legno dall’apposito mucchio per gettarlo nel camino, che riprese piacevolmente a scoppiettare. E in quel momento la porta che avevano di fronte si aprì, ed entrò un uomo ormai anziano.

Notando che stringeva la lettera di suo padre tra le mani, Teresa comprese che doveva trattarsi del padrone di casa, e si alzò subito dalla sedia.

L’uomo si bloccò a poca distanza da lei, fissandola con attenzione.

‘’Siete identica a lui. Voi siete senz’altro sua figlia!’’, disse poi, avvicinandosi ulteriormente.

‘’Sì, sono la figlia del conte Luigi Scalindi’’, disse la contessina, imbarazzata da quello sguardo profondo ed attento. Poco distante, poté udire il sommesso grugnito emesso dal suo amato, sicuramente indispettito per qualcosa a lei ignoto.

‘’Bene, è un piacere per me fare la vostra conoscenza. Io sono colui che cercate, il signor Isacco citato in questo piccolo scritto. Piacere di conoscervi’’, disse poi l’uomo, sorridendo affabilmente.

Teresa rispose al suo sorriso, e in quell’attimo ogni dubbio sul padrone di casa svanì. Isacco era un uomo sulla sessantina, o forse l’aveva già lievemente passata, con una lunga barba grigio-bianca e i capelli corti e ingrigiti.

Non aveva nulla che potesse incutere un timore reverenziale, poiché era davvero molto basso ed esile, ed era inoltre dotato di un sorriso caldo e sincero, in grado di trasmettere tranquillità. Senza avere un motivo specifico, Teresa lo aveva già preso in simpatia e le venne da fidarsi in modo naturale e spontaneo.

I suoi abiti erano in ordine e tutto in lui aveva una parvenza tranquilla e curata.

Subito dopo i brevi convenevoli scambiati con la contessina, Isacco fissò Giovanni.

‘’Perdonatemi, ma costui chi è?’’, chiese l’uomo, perplesso.

‘’E’ una lunga storia…’’, disse Teresa, mentre il suo amato pareva di nuovo in procinto di agitarsi. Gli fece un piccolo cenno per tranquillizzarlo e per evitare che dicesse qualcosa o offendesse in qualche modo il padrone di casa.

‘’Beh, avremo tempo per parlare. Nel frattempo, mi scuso per l’accoglienza; la mia fedele cuoca non si fida mai di nessuno, ed ora che siamo praticamente senza servitù tutti i compiti di casa ricadono su di lei, per questo può apparire scortese a tratti. E vi chiedo scusa anche per non avervi accolto nella mia umile dimora, ma non lo ritenevo opportuno né per voi né per me.

‘’Di certo, gli altri abitanti del ghetto vi avranno notato mentre entravate e stazionavate sotto il mio portone, e qui gli sconosciuti che provengono dall’esterno portano solo guai. Cercherò di dire con i vicini e i negozianti che siete miei parenti, comunque, anche se non ci crederà nessuno. Ma qui ci supportiamo tutti a vicenda, comunque vada, e giustificheranno senz’altro la mia riservatezza’’, concluse Isacco, strizzando lievemente gli occhi.

La contessina capì solo in quel momento i dubbi dell’uomo, e non si sentì di dargli torto.

‘’Non è stato un problema’’, affermò la ragazza con cortesia, mentre Giovanni si lasciò sfuggire due colpi di tosse per segnalare la sua irritazione sull’accoglienza. Teresa si affrettò a lanciargli un’occhiataccia.

‘’E’ una grande vergogna per me lasciarvi in questo piccolo magazzino, ma vedete, qui siete al caldo, al coperto e al sicuro. Non posso ospitarvi nella mia abitazione, poiché mi pare di capire dalla lettera che se siete giunti fin qui è perché siete in gravi difficoltà, e noi non possiamo correre pericoli… insomma, comprendetemi; noi siamo mal visti in città, ed inoltre questo non è un posto per persone come voi, e se qualcuno vi scovasse nel mio soggiorno sarebbero guai per tutti quanti’’, aggiunse Isacco, lievemente imbarazzato, mentre cercava di spiegare la delicata situazione.

‘’Certo, avete senz’altro ragione’’, annuì Teresa, comprendendo ciò che intendeva il suo interlocutore.

In passato, suo padre le aveva raccontato che gli ebrei erano stati duramente perseguitati, soprattutto sotto certi pontefici, che giunsero addirittura a far supervisionare i loro momenti di culto, dopo averli chiusi nei ghetti.

Ultimamente, Gregorio XVI pareva più impegnato a combattere i vari moti e ogni idea di libertà del suo popolo, e fortunatamente sembrava non far troppo caso alla presenza ebraica sul suo territorio.

Ma se qualcuno avesse scoperto che nel ghetto di Ferrara venivano nascosti dei fuorilegge fuggitivi, sarebbero sorti problemi per l’intera comunità, e non solo per quella ferrarese. La ragazza si trovò quindi a comprendere i rischi che stava comunque correndo il padrone di casa, già solo per averli lasciati entrare. D’altronde, lui si era fidato solo di una lettera scritta da un vecchio conoscente, e non aveva idea di chi fossero loro.

‘’Ma voi… perché cercate così disperatamente un mio aiuto? Che vi è successo di preciso?’’, tornò a chiedere Isacco, sempre fissando Teresa. Pareva veramente colpito da lei, e la contessina si sentì arrossire lievemente quando iniziò a spiegare la loro vicenda. Sembrava che la stesse studiando con attenzione.

La ragazza si fidò ciecamente dell’uomo e raccontò tutto ciò che era accaduto a lei, al suo brigante e a suo padre, partendo dall’inizio della vicenda e senza omettere nulla. Sapeva che doveva essere assolutamente sincera, a quel punto.

Isacco annuì grevemente di tanto in tanto, lasciandola parlare senza mai interromperla, ascoltandola con attenzione mentre Giovanni pareva lasciarsi andare al sonno, stando seduto in modo scomposto ed appoggiando la testa sul tavolo. Il padrone di casa non parve particolarmente scosso neppure quando gli raccontò i particolari più macabri della vicenda.

L’unica presente in quel magazzino oltre a loro tre fu la serva che li aveva accompagnati fin lì, che rattizzò il fuoco del grande camino e fece avanti e indietro parecchie volte, indaffarata come non mai.

Non appena ebbe finito di raccontare tutta la storia, la ragazza diede una sonora scossa al suo amato, che sobbalzò.

‘’No, no! Vi prego Teresa, lasciatelo riposare. Immagino che sarete stanchi dopo un’avventura così lunga e spiacevole! Ebbene, la mia fedele ed unica serva vi avrà già preparato una stanzetta tutta per voi, con comodi giacigli per la notte. Deve essere chiaro che siete miei ospiti, chiedendovi però scusa se non potrò ospitarvi tra le mura domestiche’’, si affrettò a dire Isacco, mentre Giovanni grugniva e si rialzava dalla sua sedia.

‘’Vi ringraziamo per l’aiuto’’, disse gentilmente Teresa, osservando il suo amato.

Giovanni pareva non rendersi conto di nulla, e non aveva una benché minima idea di cosa fosse l’educazione. Si comportava ancora come quando era tra i suoi monti, senza badare agli atteggiamenti più scomodi o irritanti, e senza osservare alcuna buona maniera. Era semplicemente Zvàn, il brigante ricercato e senza più una banda.

Pensando a tutto ciò, la contessina non riuscì a rimproverare il brigante per il suo comportamento brusco, ma provò una grande tenerezza per quell’uomo sradicato dalle sue origini, e che per salvarsi era stato costretto a gettarsi in un mondo a lui totalmente sconosciuto.

Sperò che anche Isacco comprendesse il motivo di quella mancanza assoluta del rispetto delle norme basilari di un comportamento educato, e fu così, poiché il loro saggio interlocutore doveva già aver compreso tutto dal racconto che aveva appena udito e non fece caso a nulla.

‘’Ci scusiamo anche per il comportamento non proprio eccezionalmente educato’’, mormorò comunque la ragazza, mentre Isacco faceva un piccolo cenno con la mano.

‘’E’ tutto a posto, neppure io sono stato particolarmente educato nei vostri confronti’’, rispose l’uomo, tranquillamente.

‘’E’ ormai notte’’, fece notare il brigante, guardando in alto attraverso i vetri piccoli di quell’ampio spazio. Teresa evitò di guardarlo male mentre Isacco annuiva grevemente.

‘’Esatto, e sarebbe meglio per tutti noi se andassimo a dormire. Domani cercherò di pensare qualcosa per aiutarvi in modo concreto. Dopo aver udito ciò che vi è accaduto, credo comunque che siate brave persone, e voglio fidarmi di voi e darvi una mano, in un qualche modo’’, disse poi il padrone di casa, alzandosi dalla sua sedia. Era molto rilassato e la ragazza comprese di essere riuscita a conquistare la sua fiducia.

‘’Vi ringraziamo…’’.

‘’Basta ringraziarmi. Non ho ancora fatto nulla per voi, ma vi prometto che vi aiuterò ad uscire da questa brutta situazione e a salvarvi la pelle’’, aggiunse Isacco, interrompendo i ringraziamenti della contessina, che sorrise nuovamente, mentre le speranze tornavano a riprendere possesso del suo cuore e della sua mente. Per fortuna, qualcuno pareva disposto ad aiutarli.

‘’Mi scuso se vi ho fissato con così grande insistenza, Teresa. È solo che… mi ricordate lui. Vostro padre, intendo’’, tornò a dire il padrone di casa proprio quando pareva in procinto di congedarsi.

‘’Capisco’’, si limitò a dire la contessina, sorridendo. Molti le dicevano che si assomigliava tantissimo al padre, sia nei tratti del volto sia nel modo di comportarsi.  

‘’Avete il suo stesso volto. Quando lo conobbi, avrà avuto più o meno la vostra età, ed eravamo entrambi poco più che ragazzi. Certo, ragazzi con vite ed idee estremamente differenti, ma entrambi avevamo un punto fisso; guadagnare denaro con il commercio’’, disse Isacco, sorridendo anch’esso.

Teresa rimase allibita di fronte a quell’affermazione, e per un attimo si chiese se quell’uomo avesse per davvero conosciuto suo padre. Il conte Luigi era un nobile, e di certo non aveva alcun interesse nel commercio.

Il padrone di casa dovette riconoscere lo stupore sul suo volto, e ridacchiò.

‘’Non lo sapevate, eh? Ebbene sì, il conte Luigi Scalindi aveva grandi doti da mercante. Una follia! Quando suo padre scoprì i suoi intenti, gli combinò subito un matrimonio e lo costrinse a sposarsi con vostra madre, in modo da fargli mettere la testa a posto ed impedirgli di investire su qualcosa che secondo lui non aveva senso’’.

‘’Mio padre… mercante?’’, disse la contessina, dopo un attimo di esitazione. Le pareva una cosa impossibile. Suo padre si era sempre dedicato al controllo delle sue terre e dei suoi beni, e da quel che lei sapeva, non aveva mai commerciato con nulla che non fosse il grano o il foraggio prodotti nei suoi campi.

‘’Sì, certo. Fu così che ci conoscemmo. Aveva intenzione di investire su un carico di lana grezza proveniente dall’est dell’impero austroungarico, diceva che una volta lavorata sarebbe valsa una fortuna e che gli avrebbe reso molto di più del raccolto delle sue misere terre, tirate avanti da una masnada di scheletrici contadini senza forza né futuro.

‘’Per questo venne da me; ero ancora giovane ma i miei viaggi parevano senza limiti e i miei commerci senza confini. Io gli promisi la lana, ma suo padre, ovvero tuo nonno, lo scoprì mentre sottraeva del denaro dal tesoro di famiglia. E lì, tra i due fu la fine, e finirono anche i suoi sogni da mercante. Ma forse questo non ve lo dovevo raccontare, perdonatemi’’, disse infine Isacco, che accorgendosi di essersi spinto un po’ troppo oltre smise di parlare e si scusò.

Teresa assimilò il tutto con stupore. Sapeva che suo padre e suo nonno avevano litigato pesantemente qualche anno prima che lei nascesse, ma nessuno le aveva mai spiegato il motivo di quella discussione.

Per lei non era mai contata nulla, poiché poi non aveva avuto modo di conoscere bene il nonno, un uomo molto rigido che era venuto a mancare quando lei aveva appena due anni di vita. Però, il conte Luigi non parlava mai volentieri del padre, e spesso si era lasciato sfuggire frasi piene d’astio nei suoi confronti, che lei aveva prontamente ignorato, credendo che fosse giusto non doversi impicciare troppo nel passato del genitore.

Effettivamente, il conte suo padre era pur stato un uomo dalla mente aperta ed ingegnosa, sempre lievemente in contrasto con la totale inattività della nobiltà più radicale e antica, ma mai si sarebbe aspettata che anni addietro fosse giunto ad inseguire un sogno ed entrare in disaccordo con la sua famiglia e, molto probabilmente, anche con il resto della società aristocratica e perbene.

A quel punto, la contessina si accorse che sia lei che suo padre avevano inseguito un sogno, ma quello paterno era finito male. La giovane deglutì.

‘’No… non avete parlato troppo. È solo che non ero a conoscenza di tutte queste cose… in ogni caso, comunque sia andata a finire la vicenda, mio padre non vi ha mai dimenticato; spesso mi ha parlato di voi, e prima di morire mi ha scritto questa lettera, dove mi consigliava di raggiungervi in caso di necessità’’, disse Teresa, tornando a parlare dopo aver riflettuto per un attimo. Non voleva sapere altro su quella vicenda passata, d’altronde non le riguardava. Suo padre era sempre stato un pilastro per lei, e qualunque cosa avesse fatto da giovane non le importava.

‘’Questo mi fa piacere. Inoltre, neppure io mi sono mai dimenticato di lui, e gli devo tanto, tantissimo… mi dispiace che sia venuto a mancare così presto’’, disse il padrone di casa, sinceramente dispiaciuto e tornando a sedersi a fianco della ragazza.

Con piacere, Teresa notò che anche Giovanni stava ascoltando la loro discussione, questa volta con educazione, mentre di tanto in tanto lanciava qualche occhiata al fuoco che ardeva nel camino e che gettava grandi e oscure ombre tutt’attorno a loro.

‘’Anche a me dispiace tanto’’, disse la giovane rivolgendosi al suo interlocutore, sperando di cambiare discorso. Ripensare alla fine di suo padre la faceva stare malissimo.

‘’Sapete, io ho un debito con lui. Quando i miei affari iniziarono ad andare a rotoli, non sapevo a chi rivolgermi; per il resto della mia comunità ero un’irresponsabile, e forse era vero, e decisero di punirmi.

‘’Sta di fatto che nessuno mi diede un aiuto concreto, ma quando scrissi a vostro padre e spiegai i miei problemi, mi prestò una buona somma, che mi permise di riprendermi e di mettere su parte di ciò che ho ora. Era davvero un uomo di buon cuore, il migliore di tutti’’, riprese a dire Isacco, ormai incurante del fatto che fosse notte già da un po’.

‘’Lo so, aveva davvero un cuore grande. E, per favore, d’ora in poi datemi del tu’’, disse la contessina, mentre annuiva.

Sentiva che si poteva fidare di quell’uomo, e non voleva che lui la trattasse con troppo riguardo. Un riguardo che non meritava, perché lei sulla carta non era più una contessina ma solo un’ombra assassina, una ragazza che aveva ucciso e rubato.

‘’Come preferisci. Sappi che però ho intenzione di ripagare il mio grosso debito, che ora è nei tuoi confronti, Teresa, visto che il tuo buon padre è venuto a mancare. Non ho mai avuto modo di risarcirlo, negli ultimi quindici anni, poiché i miei affari non sono mai andati troppo bene, come puoi notare dal magazzino praticamente vuoto. Però, quell’aiuto mi ha permesso di restare a galla e di non rischiare di perdere nulla per tutto questo tempo. Ed io non esiterò ad aiutarti; questa notte rifletterò, cercando di provare ad offrirti un aiuto concreto’’, disse Isacco, con grande sincerità.

‘’Voi non avete alcun debito nei miei confronti, davvero. Comunque, da parte ho un po’ di denaro’’, disse la contessina, approfittandone per mostrare la saccoccia piena di soldi, i risparmi di Alfonso che aveva rubato alcuni giorni fa.

L’uomo la afferrò, la aprì e rimase sorpreso.

‘’E’ una fortuna. Con questi soldi e con qualche dritta, son certo che potrete rifarvi una vita. Ho già qualche blanda idea su come impiegare questo denaro, ma preferirei riparlarne domani, dopo averci riflettuto sopra durante questa nottata. Quindi, ne approfitto per augurare ad entrambi una buona notte e rassicurarvi; qui dentro siete al sicuro, e il mio magazzino vuoto è un nascondiglio perfetto. Non preoccupatevi di nulla e riposate, domattina vi spiegherò i piani che ho appena cominciato ad ideare per voi’’, concluse Isacco, alzandosi dalla sedia e preparandosi a congedarsi. Continuava ad apparire sorpreso da quando aveva visto tutto quel denaro.

‘’Sì, certo. Ormai è buio già da tempo…’’, disse Teresa, alzandosi anch’essa, mentre anche il brigante abbandonava la sua sedia. La ragazza lasciò che il padrone di casa tenesse i soldi di Alfonso, visto che lei non li aveva mai neppure contati, sapendo ormai di potersi fidare dell’uomo che aveva di fronte, che le pareva davvero molto sincero e perbene. Inoltre, rifiutò il cibo che le fu portato dalla serva, così come anche il suo Giovanni; erano entrambi troppo stanchi e scossi per potei ingurgitare qualcosa.

‘’Vedete? Quella è la vostra stanzetta. Chiudevi al suo interno, e lì sarete entrambi al caldo e al sicuro. A domani, e serena nottata’’, concluse il padrone di casa, indicando una piccola porticina laterale e salutando cortesemente.

‘’Serena nottata anche a voi, e grazie di tutto’’, mormorò Teresa, mentre l’uomo già se ne andava.

Seguita a ruota dal brigante, si diresse verso la porticina che le era stata indicata e la aprì, trovandosi di fronte ad un piccolo ambiente che conteneva due bei giacigli dall’apparenza molto comoda, il tutto illuminato dalla tenue luce di una candela.

Senza indugiare oltre, si gettò a capofitto su uno dei due, sdraiandosi e chiudendo gli occhi, mentre il suo amato richiudeva la porta dietro di sé.

‘’E’ stata la serata più noiosa di tutta la mia vita’’, disse Giovanni, sdraiandosi anch’esso a suo fianco.

‘’Non lamentarti’’, mormorò Teresa, sfinita e stanca. Capiva il brigante, che era stato tenuto ai margini della discussione per tutta la serata, ma in quel momento non aveva voglia di ascoltare le sue inutili lamentele e desiderava solo dormire.

‘’Non mi lamento, infatti. Finalmente qualcuno ci ha promesso un aiuto! Inoltre siamo al caldo, abbiamo un tetto sopra la testa ed è tutto comodo e pulito’’, disse  il suo amato, con un tono di voce abbastanza sollevato, mentre analizzava tutto ciò che lo circondava.

Con lentezza, la contessina aprì gli occhi e gettò uno sguardo verso Giovanni, guardandolo mentre si distendeva meglio sul suo giaciglio. Era molto provato dagli scorsi giorni, e i suoi movimenti lenti e impacciati confermavano la sua stanchezza.

Teresa sorrise, mentre si chiedeva se conosceva davvero a fondo il suo amato. Alla fine, aveva scoperto di non conoscere bene neppure suo padre.

Scrollò la testa, capendo che ogni uomo doveva avere un qualche suo segreto, altrimenti avrebbe perso il suo fascino.

Suo padre alla fine era riuscito ad indirizzarla con scaltrezza verso il punto giusto, e verso l’abitazione giusta. Isacco era vincolato a lui da qualche vecchio debito a lei ignoto e da un’amichevole fiducia, e ciò prometteva già qualcosa di per sé. In quel modo il genitore era stato disposto anche a farle conoscere indirettamente una parte scomoda della sua vita, di cui non le aveva mai parlato.

In fin dei conti, si trovò davvero a sentire la mancanza di suo padre e a riconoscerne il suo grande ingegno e il suo spirito di sacrificio. Avrebbe dato di tutto pur di poterlo abbracciare, in quel momento.

A quel punto, mentre rifletteva, Teresa scoprì di essersi quasi addormentata, e si allungò per spegnere la candela. Ma una fitta alla pancia la travolse.

La contessina si sfiorò il ventre lievemente arcuato con delicatezza, sperando che il dolore si calmasse, mentre in realtà aumentava. Era un dolore strano, non una lievissima sensazione come al solito, che fino a quel momento si era limitata a provocarle solo alcuni attacchi di nausea improvvisi.

Comunque, riuscì a spegnere la candela e a non fare notare il suo dolore a Giovanni, che ormai pareva già nel mondo dei sogni. Lui ancora non sapeva nulla della sua gravidanza, ancora agli stadi iniziali e ben nascosta sotto ai vestiti, e lei non aveva idea di quando gli avrebbe rivelato tutto, ma capiva che era meglio attendere di essere al sicuro, in modo che non si montasse la testa e che non si facesse troppi scrupoli che avrebbero solo rischiato di rallentare i loro scopi, sperando che il bambino stesse bene.

Sapeva che si stava eccessivamente trascurando, ma non poteva fare altrimenti, purtroppo.

Con una certa incertezza, la ragazza si sdraiò e riuscì ad addormentarsi subito, complice la stanchezza accumulata in quei lunghissimi giorni di fuga incessante.

 

 

Teresa stava sognando di essere al sicuro, in quella grande casa disabitata dove aveva soggiornato durante il periodo del suo rapimento e dove era nato il suo unico e grande amore.

Giovanni la stava abbracciando, cingendole il ventre con delicatezza, mentre pronunciava parole d’amore.

Era un bellissimo sogno. Ma, tutto ad un tratto, la stretta del suo amato divenne una morsa dolorosa.

Lei avrebbe voluto dirgli di smetterla, poiché attendeva un figlio da lui, e quel bimbo era proprio all’interno del suo ventre appena accennato, ma non ci riuscì.

Ben presto, il dolore divenne lancinante.

La contessina si risvegliò nel cuore della notte, sudata e singhiozzante, mentre si cingeva il ventre con le mani e il dolore diventava reale ed infernale.

‘’Giovanni!’’, gridò, mentre due lacrime calde le scorrevano lungo il viso. Non capiva cosa le stava succedendo, e la sua mente era ancora annebbiata dal sonno recente, mentre si accorse che il brigante era già a suo fianco e le stava chiedendo qualcosa, avvolto nel buio.

Quando comprese ciò che stava accadendo, la ragazza tornò a rivivere quei momenti orrendi di qualche mese prima, in cui aveva perso il suo primo figlio durante la fuga da suo marito, e gridò ancora più forte, lasciandosi andare al panico.

La tenue luce prodotta dalla candela appena accesa dal brigante rischiarò per un attimo la stanzetta offerta loro da Isacco, ma lei ben presto tornò ad essere avvolta dal buio, perdendo i sensi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTA DELL’AUTORE

 

 

 

Ciao a tutti, e grazie per aver letto anche questo capitolo.

Siamo giunti ad un punto chiave del racconto; vedremo se Isacco offrirà per davvero un aiuto concreto ai nostri due protagonisti.

Spero di essere riuscito a fare un buon lavoro anche in questo capitolo, e che tutto vi sia risultato gradevole e curioso da leggere.

Nel prossimo capitolo scopriremo cosa sta accadendo a Teresa, e se ciò avrà nuove ripercussioni sulla sua vita.

Grazie infinite a tutti coloro che mi sostengono ogni volta con i loro graditissimi e gentilissimi pareri J

Grazie di cuore, e buon inizio settimana J a lunedì prossimo J

   
 
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