Antefatto.
Mi
chiamo Grace Biel. Sono nata nel 1921 e rinata nel 1939. Sono una
vampira. Per molti decenni
ho vissuto nutrendomi solo di sangue umano, ma da circa qualche mese ho
conosciuto una famiglia della mia specie un pò, come dire? Bizzarra : i Cullen. Ora il dottore,
Carlisle, insieme al resto
della sua famiglia mi sta aiutando a diventare come loro, vegetariana…..
Primo
capitolo.
<<
Sbrigati Grace. È tardi. Dobbiamo
andare a scuola. >> mi fece notare Alice svolazzando qua
e là nella stanza
raccogliendo i libri per le lezioni di quella mattina.
In casa
Cullen erano tutti pronti e perfetti per andare chi a scuola, chi a
lavoro.
Mancavo solo io all’appello. Come al solito ero rimasta tutta
la notte al
computer a scrivere le mie storie dell’orrore prese dalla mia
esperienza
personale, e avevo perso totalmente la cognizione del tempo. Agli umani
piaceva
molto leggerle, ma ovviamente non gli davano molta importanza
perché non
credevano alle fantastiche storie sui vampiri.
Sciocchi
ingenui.
Chiuso
il computer, già pronta come ogni volta, andai direttamente
da Renesmee che era
tenuta in braccio da Esme. Le baciai la fronte e mi lanciai dalla
portafinestra
per raggiungere gli altri, che erano già partiti. Era un
rituale che si
ripeteva quasi tutte le mattine. Anche questa mattina mi avevano
lasciata a
piedi. Grazie fratellini.
Strada
facendo incrociai Jacob e Seth che continuavano a rimanere nella zona
di casa
nostra. Non avevano ancora risolto il problema dell’alfa con
Sam. Leah
probabilmente dormiva ancora. Doveva aver fatto la nottata, mentre
scrivevo
quella notte, infatti, ogni tanto la sentivo ululare.
Mi
fermai di scatto e li salutai con una carezza sulla nuca. Entrambi
scodinzolarono come risposta al mio saluto. Dopo avergli sorriso
affettuosamente come una sorella mi rituffai nella mia corsa contro il
tempo.
In meno
di due minuti mi ero già avvicinata alla macchina
così tanto che riuscivo a
vedere la Volvo grigio metallizzata di Edward che correva
sull’asfalto a tutta
velocità.
Si
accorsero di me, ma proseguirono lo stesso senza aspettarmi. Da una
parte mi
piaceva questo ‘gioco’, da vampira modello quale
ero, adoravo letteralmente le
sfide. E questa era un’evidente sfida che mi lanciavano i
miei fratelli. Come
potevo rifiutarla?
Correvamo
di pari passo: io a piedi e loro in macchina. Mi rivolsi ad Emmett come
se
fosse proprio accanto a me. Sapevo che mi avrebbe sentita. Mi piaceva
stuzzicarlo, lui era senza dubbio il più competitivo della
famiglia e non
sopportava essere superato nella forza o nella velocità
– per questo ce l’aveva
spesso con Edward, perché era il più veloce in
assoluto di tutti noi.
<<
Scommettiamo che arrivo prima
io? >> gli strizzai l’occhio e accelerai
improvvisamente, lasciandomi alle
spalle l’espressione divertita ed eccitata di mio fratello,
che uscì dalla
macchina con un movimento così veloce che, se anche ci
fossero stati umani da
quelle parti, sicuramente non avrebbero potuto vederlo. Come immaginavo
aveva
accolto in pieno la mia provocazione ed ora sfrecciava concentrato al
mio
fianco.
Stavamo
quasi arrivando a scuola e io ero ancora leggermente in vantaggio. Poco
prima
del negozio dei Newton, però, avremmo dovuto fermarci per
salire in macchina:
ovviamente non potevano vederci arrivare a piedi, né tanto
meno a quella
velocità.
Così
appena prima del traguardo, gli concessi di vincere. Tanto valeva farlo
felice,
se no chi avrebbe sopportato il suo musone per chissà quanto
tempo?
<<
Campione del mondo! Indovinate chi
ha vinto? >> domandò altezzoso al resto dei
fratelli mentre entravamo in
macchina. Con mio enorme piacere, tutti quanti reggevano il mio gioco:
Alice
aveva previsto tutto ed Edward mi aveva letto nel pensiero ed entrambi
avevano
avvertito gli altri dell’accaduto. Per tutto il resto del
viaggio tutti,
compresa Rosalie, lasciammo Emmett convinto di essere il vero
vincitore. Lui
essendo un vero bambinone se la bevve alla grande. Arrivati a scuola
incontrammo Jessica e Mike che parlavano delle previsioni
metereologiche della
settimana: inutilmente visto che si sapeva che come al solito ci
sarebbe stata
pioggia, pioggia e ancora pioggia. Poco male, almeno io, Alice, Rose ed
Esme
saremmo potute andare tranquillamente a fare shopping. Ma per loro il
problema
era ben diverso dal nostro: loro stavano organizzando una gita vicino a
La Push
e il bel tempo era necessario affinché la loro escursione
potesse essere
confermata.
Oramai
non ci invitavano neanche più, non perché non
gradissero la nostra compagnia,
ma perché sapevano già che la nostra risposta
sarebbe stata comunque ‘no’, come
ogni volta, d’altronde. Per i Cullen il motivo della risposta
negativa era
evidente: il compromesso raggiunto con la tribù dei Quileute
quando il capo era
il nonno di Jake; per Bella la motivazione vera e propria era
l’assenza di
Jacob all’interno di quel branco, che non gli dava
più nessun motivo per andare
da loro. Io. Beh, io non sono neanche da prendere in considerazione
dopo quella
volta che stava finendo male con Jared e Quil. Fortuna che
c’erano Emmett e
Jasper nei paragi, che sono venuti a separarci. Jasper, ovviamente, ci
mise
anche del suo placando i nostri animi.
Edward e
Bella continuavano a parlare della loro piccola creatura. Mentre Alice
mi
continuava a ripetere che aveva forse intravisto una sorpresa per me.
Ma mi
ripeteva anche di non esserne completamente sicura a causa della
vicinanza di
Jake e Nessie che le offuscavano la vista.
Una
volta che poteva esserci una bella sorpresa per me, alla fine si rivela
non
essere neanche sicura.
Fantastico.
Quel
giorno a scuola tirava un’aria diversa, di novità.
Tutti dicevano che in quei
giorni sarebbe arrivato un nuovo studente nella nostra scuola. Non
posso
nascondere che ero veramente curiosa. Sarebbe stata una ragazza? O un
ragazzo?
Saremmo diventati amici, o no? Le mie domande banali furono cancellate
subito
da Edward che mi aveva letto nel pensiero.
<<
Non ti preoccupare Grace. Chi mai
potrebbe trovarti
antipatica? >> mi
disse. Gli sorrisi fraternamente e lo baciai sulla guancia
abbracciandolo
all’altezza della vita. Conoscevo la famiglia Cullen da soli
pochi mesi, ma
erano già tutti molto affettuosi con me.
La
giornata scolastica fu come al solito monotona e stancante, anche se io
non
potevo definirmi propriamente stanca. A casa tornammo tutti insieme con
la macchina
di mio fratello Edward e appena arrivati trovammo Esme e Nessie pronte
ad
aspettarci. Ci avevano sicuramente sentite arrivare già da
prima che la nostra
macchina entrasse nel vialetto. La piccola si dimenava tra le braccia
della
nonna per venirci incontro. Bella corse subito a prenderla, e la bimba
passò
dalle mani di una a quelle dell’altra in un trentesimo di
secondo. In quel
periodo non c’era molto da fare, a parte i compiti per il
giorno dopo. Io e
Bella eravamo comunque le uniche a doverli fare di volta in volta. I
miei
fratelli infatti oramai non ne facevano più: dopo
più di dieci volte che
ripetevano il liceo conoscevano a memoria le cose. Inoltre Edward ed
Alice
erano avvantaggiati, come sempre. Uffa. Però devo ammettere
che ci aiutavano
sempre.
Quando
finimmo di fare i compiti, Bella si dedicò totalmente a suo
marito e a sua
figlia, mentre io mi concentrai sulle mie storie da scrivere per i miei
fan.
Poco
prima di sera arrivarono Jacob e Seth, che si fiondarono subito in
cucina per
svuotare il frigorifero. Arrivavano quasi sempre morti di fame. Almeno
avevamo
una scusa per usare il frigo, anche se i loro pasti ci costavano un
occhio
della testa; non mangiavano come persone normali
: con il pasto di uno dei due in una casa normale avrebbero
mangiato almeno
cinque persone. Ad Esme, ovviamente la cosa faceva molto piacere, e
anzi non
perdeva occasione per offrirgli altro cibo.
Quella
notte non la trascorsi come la precedente. Io e la mia famiglia
guardammo la
televisione tutto il tempo, alternando i canali di Sky con qualche
vecchio film
messo su DVD, come ad esempio Colazione
da Tiffany o Via col vento. Inoltre sembrava che la
piccola Renesmee non
volesse proprio addormentarsi: fummo costretti a fare a turno per tutta
la
nottata per cercare di farla dormire. Rimasero con noi anche Seth e
Leah, ma
loro riuscirono a riposare indisturbati. Certe volte avrei voluto
dormire, come
se ne avessi avuto veramente bisogno, anche se naturalmente non era
così. Io
non potevo essere stanca, non più. Forse era una delle poche
cose che
rimpiangevo della mia vita da umana: mi piaceva molto sognare infatti,
e quando
Renesmee mi mostrava i suoi pensieri a
modo suo ero ben felice di stare a guardarli. Per me era come
un tuffo nel
passato che mi permetteva di tornare a sognare.