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Autore: matthewdaddarioitalia    26/01/2016    6 recensioni
Salve gente, vi presento la mia prima FF. Sarà interamente incentrata sulla coppia Jalec, ovvero Jace + Alec. Sarà scritta in prima persona, il primo capitolo sarà dal punto di vista di Alec mentre il secondo da quello di Jace. Si alterneranno ogni capitolo. La vicenda è ambientata circa un anno prima di City of Bones, quindi sarà una sorta di prequel. Vedremo come Alec accetta i suoi sentimenti per Jace e scopriremo se il suo parabatai provi lo stesso per lui. Detto questo vi auguro una buona lettura e spero che sia di vostro gradimento. Che l'angelo Raziel me la mandi buona!
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Aline Penhallow, Izzy Lightwood, Jace Lightwood
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Erano passati solo pochi giorni da quando Alec era stato colpito da quel demone, eppure io continuavo a ripensare a quella scena. Non avrei mai dovuto permettere che lui dimenticasse la sua battaglia per aiutarmi. Era il mio parabatai, anche io avrei dovuto agire per difenderlo.
Finalmente Alec poté alzarsi dal letto, ma gli era stato comunque proibito di allenarsi e venire in missione con me e Izzy. Ogni volta che mi allontanavo dalla sua stanza per andare ad addestrarmi vedevo il suo sguardo combattuto per non poterlo fare anche lui. Anche a me dispiaceva, non potermi allenare con lui come sempre non mi rincuorava affatto. Sentivo che mi mancava qualcosa; ogni volta che sferravo un colpo, facevo un’acrobazia o affondavo la mia lama, mi voltavo a cercare i suoi lucenti occhi azzurri.
Andai spesso a trovarlo in quei giorni in cui fu costretto a letto, passando con lui la maggior parte delle mie ore libere. Me ne andavo solo per allenarmi o perché mi cercavano, altrimenti non avrei mai lasciato quella sedia accanto al suo letto. E finché la sera non si addormentava, nemmeno io dormivo.
Però c’era qualcosa in lui che non mi convinceva. Sembrava più assente e pensieroso, come se mi stesse nascondendo qualcosa. Mai nella nostra vita ci siamo tenuti qualcosa per noi, ogni volta parlavamo insieme di qualsiasi argomento, sciocco o serio che fosse. Allora perché era così schivo? Sembrava persino facesse fatica a guardarmi negli occhi e, quando incrociavo il suo sguardo, Alec prontamente distoglieva subito il suo. Da quando si era ferito per salvarmi la pelle, Alec si comportava in questo modo strano. E non era solo il fatto che non riuscisse a guardarmi negli occhi, ma anche i suoi gesti sembravano forzati. Non capivo che stesse succedendo, magari quel demone l’aveva ferito più nel profondo. Ma era impossibile, no? Le ferite erano guarite, anche se non poteva sforzarsi fisicamente. L’unica soluzione a cui potessi pensare era Izzy, sicuramente lei sapeva tutto di Alec. Non siamo solo amici, non siamo solo fratelli. Noi tre siamo qualcosa di più, un qualcosa di inspiegabile, uniti oltre alle nostre stesse vite. Se Alec con me non ci parlava, perlomeno sapevo che avrebbe parlato con la sorella. Quindi pensai di andare da lei e chiederle qualcosa.
Dopo esserci allenati duramente, invece che tornare da Alec andai da lei. Izzy era uscita subito dopo l’allenamento, ma non ci avrei rinunciato tanto facilmente. Stava percorrendo un corridoio dell’Istituto, diretta, probabilmente, nella sua stanza. Mi misi a seguirla con passo deciso, sapendo che lei sentiva i miei passi. La chiamai. ‹‹Izzy?››
La vidi fermarsi di colpo, con le spalle in tensione. Voltò la testa verso di me, facendo volteggiare i suoi lucenti capelli neri. ‹‹Jace. Dimmi!›› La raggiunsi in pochi passi, accostandomi a lei e guardandola dritto nei suoi occhi, due profondi pozzi scuri. ‹‹Cosa mi state nascondendo? È chiaro che Alec è strano, l’ho notato. Tu ne sai qualcosa?›› La vidi sussultare leggermente, assottigliando le labbra quasi in una smorfia. “Allora lei sa qualcosa”, pensai. Fece passare qualche secondo prima di rispondermi ‹‹Lo sai anche tu, è frustrato per il fatto di non potersi muovere. Vorrei vedere te nei suoi panni, se non saresti così schivo, a parte il fatto che già un po’ lo sei.›› Isabelle aveva ragione, Alec non aveva provato a nascondere il suo fastidio per dover restare fermo, per non poter aiutare. Ma non era solo quello che lo turbava e lei lo sapeva benissimo. Stava cercando di confondermi, di tenermi buono, ma io sono Jace Wayland e non cado in certi trucchetti. ‹‹Avanti, Izzy! Sappiamo entrambi che non è solo questo. Cosa passa in quella testolina? Alec è scostante, non mi guarda nemmeno più negli occhi.›› una paura mi balenò nella mente, improvvisa e tagliente ‹‹Mi odia?›› Lei mi guardò e allargò gli occhi, portando le sue mani sulle mie spalle e guardandomi con uno sguardo colmo di apprensione ‹‹Jace, ma che dici? Alec non potrà mai odiarti, non pensarlo nemmeno. È solo ancora un po’ sconvolto, ok? Non pensarci, dagli ancora qualche giorno e vedrai che tornerà ad essere il solito.›› Annuii poco convinto, incrociando le braccia al petto e facendo un passo indietro. Non so perché pensai che Alec potesse odiarmi, il suo sguardo diceva l’esatto contrario. Sapevo che mi voleva bene e che non me ne faceva una colpa per quel demone, eppure io in colpa mi ci sentivo lo stesso. Decisi che avrei dovuto affrontarlo e chiederlo direttamente a lui. Forse avrei fatto meglio a seguire il consiglio di Izzy, lasciar passare qualche giorno e vedere che succedeva. Ma sapevo che non ce l’avrei mai fatta. Stavo ancora per andare da lui e, se avesse evitato nuovamente il mio sguardo, con alta probabilità avrei sputato il rospo. Prima di presentarmi dal mio parabatai, comunque, avevo bisogno di darmi una rinfrescata. L’allenamento era stato duro e Izzy non si era risparmiata, come del resto nemmeno io ero stato troppo elegante con lei. Ma la vita di uno Shadowhunter è dura, ogni giorno corre un rischio nuovo e diverso, e Izzy era una guerriera fantastica, non avrei mai dovuto abbassare la guardia con lei.
Arrivai nella mia stanza e mi tolsi subito la maglietta completamente sudata, attraversando la camera per raggiungere il bagno. Aprii l’acqua e subito misi le mani sotto il getto freddo, provando un’immediata sensazione di piacere. Mi sciacquai il volto e poi tornai nel mio spazio privato, aprendo l’armadio e prendendo a casaccio un’altra maglietta. La infilai subito, passandomi le dita tra i capelli per ravvivarli appena. L’allenamento era durato ore ed ero stravolto, ma nulla mia avrebbe impedito di raggiungere subito il mio parabatai, il mio Alec. Uscii immediatamente, percorrendo il breve tratto di corridoio che separava le nostre camere da letto, quando vidi Izzy corrermi incontro a perdifiato ‹‹Jace! C’è una chiamata per noi. Ci sono dei demoni abbastanza rumorosi da far fuori!›› Annuii e sospirai. Stavo per risponderle, quando Alec uscì dalla sua stanza e si affacciò sul corridoio, uno sguardo preoccupato dipinto sul volto. ‹‹Che succede? Vengo anche io!›› Indurii lo sguardo e posi il palmo della mano aperto davanti a lui, negando con il capo ‹‹Tu stai qui, ok? Non puoi allentarti e pensi di venire con noi in missione? Te lo scordi!›› stava per ribattere, ma lo zittii l’istante dopo ‹‹Alec, hai già rischiato una volta per salvarmi e non ti farò correre nuovamente questo rischio, intesi? Aspettaci qui, appena torno sarò subito da te.›› Non gli lasciai nemmeno il tempo per dire qualcosa che me ne andai, diretto verso l’armeria. Lasciai Isabelle con il fratello, mentre io a passo spedito percorrevo i corridoi. Avrei voluto parlare con lui, ma il dovere mi stava chiamando. Alec non sarebbe scappato e io in poco tempo sarei tornato all’Istituto, quindi potevo tranquillamente rimandare il nostro incontro. Quando arrivai in armeria, sentii Izzy entrare una manciata di secondi dopo di me; prendemmo tutto quello che ci serviva, spade e pugnali, nel completo silenzio. Sapevo che avrebbe voluto dirmi qualcosa riguardo alla scenetta di qualche minuto prima, ma la tensione si era fatta molto più alta e i nervi erano a fiori di pelle. Quando ci fummo armati fino al collo, senza esitazione uscimmo dall’Istituto diretti verso qualche demone da ammazzare.
 
Tornai un paio d’ore dopo, completamente esausto, nonché sporco e sudato. Combattere in tre era sempre più facile, soprattutto con il mio parabatai. Non avevamo mai bisogno di dirci nulla e tra noi c’era sempre un equilibrio perfetto. Almeno, però, non ero solo, con me c’era Izzy. La vidi entrare subito nella sua camera da letto, probabilmente intenzionata a farsi un lungo bagno caldo per togliersi da dosso tutto quel tanfo e fetore. Anche io avrei dovuto farlo, ma avevo promesso al mio parabatai che l’avrei raggiunto immediatamente dopo. ‹‹Alec!›› chiamai a qualche passo dalla sua porta, in modo che potesse sentirmi arrivare e il suo cuore non stesse più in pensiero per me e la sorella minore. Non ricevetti alcuna risposta, così mi accostai alla porta e abbassai piano la maniglia, entrando. La stanza era in penombra e riuscii a scorgere il corpo di Alec steso sul letto, il suo petto si alzava e abbassava lentamente, seguendo il respiro. Stava dormendo, probabilmente si era addormentato nell’attesa di vederci arrivare. Mi avvicinai e fissai il suo volto rilassato, gli occhi chiusi e la bocca leggermente aperta. Non l’avrei mai svegliato per dirgli che era tutto andato bene ed eravamo tornati a casa integri, anche se non senza qualche livido che prontamente un iratze aveva curato. Presi posto sulla sedia accanto al suo letto e poggiai la guancia sul suo petto, ascoltando il suo respiro e osservando i lineamenti del suo viso. Erano così famigliari, ogni cosa di lui mi diceva sempre “casa”. Il respiro era regolare e tranquillo, sempre dello stesso ritmo. Lui era lì disteso a dormire ed era tutta colpa mia; non era potuto venire a combattere con noi, con me, perché io non riesco mai ad evitare i guai. Forse me li cerco, forse voglio solo rendere la mia vita un po’ più interessante, ma nel momento in cui Alec rischia per me io… Mi sentivo tremendamente in colpa e pensai che il suo rancore e distacco verso di me fosse giustificato. Mi alzai in piedi, stando attento a non fare rumore. Istintivamente mi chinai con le labbra sulla sua fronte, premendole leggermente. Poi uscii dalla stanza, con tutta l’intenzione di farmi una doccia e darmi una bella ripulita. Ovviamente dopo sarei tornato in camera con lui, avrei preso posto al suo fianco e mi sarei addormentato, come tutte le sere da quando si era ferito. Però prima avevo davvero bisogno di lavare via quell’odore e quel sudore, altrimenti con il mio tanfo avrei rischiato di svegliarlo.
 
‹‹Jace!›› mi sentii chiamare, ma non era la calda e famigliare voce di Alec. Era più lieve e dolce, quasi un suono melodico. Mi voltai e vidi una ragazza che stava camminando verso di me, ondeggiando leggermente i fianchi fasciati da una divisa nera da Shadowhunters. I suoi lunghi e setosi capelli neri volteggiavano alle sue spalle, le sue braccia erano incrociate al petto e il suo sorriso la faceva sembrare una creatura fin troppo bella per esistere davvero. Non la vedevo da qualche mese, da quando quell’estate i suoi profondi occhi marroni mi avevano completamente intrappolato. Avevamo passato diversi mesi insieme, ad allentarci, a combattere, a scambiarci qualche tenero e impacciato bacio. Il mio cuore aumentò di ritmo e inconsciamente le sorrisi, avvicinandomi a lei. ‹‹Aline!››
   
 
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