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Autore: Mistral    17/03/2009    6 recensioni
YULLEN SAGA - PART 1
Nel silenzio di una notte di luna piena, due anime a confronto: per una volta spoglie delle maschere che, benché in modo diverso, nascondono il loro vero Io agli occhi del mondo.
Perché se dietro al sorriso più luminoso può nascondersi il dolore, è anche vero che dietro all'espressione più indifferente può nascondersi la luce necessaria per sfuggire alle tenebre.
[Sort of missing moment, pre-flashback dalla Night 170]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Yu Kanda | Coppie: Kanda/Allen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Moonlit Midnight Dream

Moonlit Midnight Dream

 

- 11 -

Ora è il tuo turno

 

 

Quando l’ho visto muoversi tra le mie braccia e aggrapparsi a me, il primo impulso è stato quello di allontanarlo, ma non me la sono sentita. Non dopo quello che mi ha detto.

Non so come confortare una persona (non ricordo nessuno che l’abbia mai fatto con me quand’ero piccolo), ma d’istinto mi viene da posargli una mano sulla nuca e tenerlo vicino a me. In questo momento mi sembra incredibilmente vulnerabile…

 

“Non provocare troppo, teme moyashi”

 

Ride sommessamente e le sue spalle - così fragili, ma anche così forti - si scuotono appena. Si stacca da me, il suo sorriso tornato luminoso e sincero (stavolta davvero) come sempre.

 

“Te lo sei già dimenticato il mio nome, eh? Comunque adesso tocca a me farti una domanda…”

 

Mi guarda storto: gli occhi stretti rimangono nascosti sotto l’ombra della lunga frangia scura, ma lo sguardo omicida è inconfondibile.

Sorrido con aria innocente. Lo ammetto: lo sto apertamente provocando, ma per stanotte credo mi sia permesso - poi domani tornerà tutto come prima, ma per stanotte voglio godermi questi momenti unici…

 

“Avevamo fatto un patto, no?”

 

“Io non ho fatto nessun patto con te. Quindi, adesso che ti sei sfogato, vattene a dormire”

 

Cerco di tornare al mio solito tono brusco. Voglio chiudere al più presto questa parentesi, prima che succedano altre cose assurde (e non so perché, ma ho la sensazione che altrimenti potrei fare io qualcosa di assurdo…). Mi avvio verso la porta, con l’intento di andarmene davvero a letto, ma non ho il tempo di fare più di due passi che mi sento afferrare il polso.

 

“Ehi Kanda, aspetta! Io ho risposto alla tua domanda, ora è il tuo turno”

 

“Moyashi…”

 

Stai provocando, Walker? Beh, si vede che nessuno ti ha mai detto che non conviene giocare troppo con il fuoco, perché si rischia di scottarsi.

Mi fermo e mi giro completamente, tornando sui miei passi; lui lascia il mio braccio e continua a sorridere (ed è strano, ma ora vedere quel sorriso così sincero mi solleva anziché irritarmi…). D’accordo, se vuoi giocare giochiamo… tanto ormai questa notte è definitivamente senza senso.

Lo guardo fisso, aspettando la sua mossa. Lui solleva la mano, avvicinandola al mio petto, ma senza toccarmi.

 

“Questo tatuaggio… so che è maledetto. Perché te l’hanno fatto?”

 

Non so per quale motivo, ma mi viene da ridere. Forse è la dolcezza inaspettata nella sua voce, o l’ingenuità con cui mi ha domandato la cosa che un tempo io stesso desideravo sapere di più al mondo – per lo meno fino a prima che mi accorgessi di quanto fosse inutile.

Mi porto la destra sul cuore, stringendo forte la stoffa della maglietta e non riesco a fare a meno di ridere, ma di una risata amara, cattiva. Davanti al suo sguardo sorpreso mi ricompongo e curvo le labbra in una smorfia di scherno (non verso di lui, ma verso il destino che ci ha voluti nella stessa notte così vicini ma così agli antipodi).

 

“E tu sai perché il Quattordicesimo ha maledetto proprio te con i suoi ricordi?”

 

Lo vedo trasalire alle mie parole: lo so benissimo, sono stato crudele, ma non riesco a reagire diversamente quando si parla del tatuaggio. Anni fa forse sarei crollato, sopraffatto dalla consapevolezza di cosa significhi per la mia vita questa maledizione, ma ormai ho imparato a difendermi. E la mia difesa è l’attacco. Via qualsiasi sentimentalismo, l’imperativo è evitare di soffrire, con tutti i mezzi.

 

“Proprio tu, che dovresti sapere cosa significa non ricordare nemmeno il volto della propria madre, cosa significa avere il dolore come unico ricordo della propria infanzia, cosa significa portarsi addosso fin da quando si era in fasce un peso di cui non puoi liberarti e che presto o tardi sai che ti schiaccerà, proprio tu mi chiedi perché?!”

 

In questo momento Kanda mi fa quasi paura. Ad ogni parola che ha detto - con una rabbia che gli ho visto tirar fuori solo in battaglia - si è avvicinato a me di un passo, mentre io indietreggiavo, ed ora sono stretto contro il muro, le sue labbra a pochi centimetri dal mio viso.

Si interrompe per qualche istante poi, quando riprende a parlare, nella sua voce non c’è più alcuna traccia d’ira, ma solo un tono basso, gelido e letale, da far accapponare la pelle.

 

“Non me ne frega niente del perché. Non mi aiuterà certo ad allungarmi la vita. Io voglio solo trovare il bastardo che mi ha fatto questo e ucciderlo: continuo a vivere unicamente per la mia vendetta… e quando l’avrò ottenuta, morire non avrà più la minima importanza”

 

Schiacciato contro la colonna della terrazza, volto un poco la testa per riuscire a fuggire almeno per un attimo il suo sguardo penetrante, che mi fissa come a sfidarmi a contraddire ciò che ha appena detto. Io effettivamente vorrei se non altro provare a dirgli qualcosa, ma non riesco a trovare la parole adatte: il suo non era uno sfogo come il mio, era più la rivendicazione orgogliosa di una scelta.

 

(Lui è troppo forte per aver bisogno di me.

E non so perché,

ma questa consapevolezza mi fa male)

 

Abbasso gli occhi, cercando di calmarmi, ma sembra quasi che Kanda non voglia darmi tregua, perché mi afferra il viso con la mano e mi costringe a voltarmi ancora verso di lui. Ha puntellato l’avambraccio al muro, sopra la mia testa, e si è chinato verso di me. I nostri volti sono talmente vicini che posso sentirlo respirare sulle mie labbra.

 

“Sai cosa si prova a dover lottare per salvarsi la vita, pur sapendo che ogni volta che impugni la tua arma non fai altro che accorciartela da solo, la vita?”

 

Soltanto adesso che l’onda di rabbia che mi era salita dentro si è calmata e sono di nuovo completamente padrone di me, mi rendo conto della situazione in cui siamo:

 

(Perché ho perso il controllo in questo modo?

Perché da lui non accetto che non capisca,

come non capisce il resto del mondo?

Perché vorrei che lui fosse diverso?

 

gli sono praticamente addosso, tanto vicino da poter sentire il suo respiro e il battito appena accelerato del suo cuore. Ma, ora che lo osservo meglio, mi rendo conto che non è spaventato, né da me né da quel che gli ho detto – non mi stupisce: in fondo, tra tutti è quello che può capirmi meglio. E allora, cos’è quest’emozione che sento in lui? (E forse… anche in me?)

 

“Tu da me non vuoi una risposta. Non vuoi neanche sentirmi dire «mi dispiace», né sentirti offrire un aiuto… cosa vuoi da me, Kanda?”

 


 

Grazie per le loro recensioni a:

Lety, lo so che questa parte della fic ti piace particolarmente. E tu lo sai che senza il tuo supporto non l'avrei mai scritta... quindi sono io a dover ringraziare te!

Makotochan, purtroppo questa fic è piena di spoiler a go-go, sì... XD Sono contenta che tu abbia capito cosa intendevo fare con questa struttura particolare della storia. E sono ancora più contenta di sapere che apprezzi. Grazie!

Bloodberry Jam, benvenuta tra i miei lettori! Ti giuro che quando ho letto che ha pensato di illustrare la mia fic sono rimasta shockata... mi piacerebbe tantissimo se lo facessi!

Anansy, benvenuta anche a te! Che altro dire, poi? Sono doppiamente felice che la mia fic abbia convinto una lettrice che non solo non ama le Kanda/Allen, ma nemmeno le yaoi... per me è un onore! Spero che il seguito della storia non ti deluda e grazie per i complimenti.

 

PREVIEW:

Cap. 12: Questa notte è speciale

Ma questa notte è speciale. Per questa notte, solo per questa notte, posso lasciarmi andare. So che lui capirà e non mi porterà rancore per questo mio capriccio egoista.

 

 

 

 

   
 
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