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Autore: f9v5    27/01/2016    1 recensioni
[Rosario To Vampire II; post capitolo 14]
Di ritorno dalla Terra delle Yuki-Onna, per Tsukune ed i suoi amici si prospettano tempi duri: Fairy Tale comincia a giocare le sue carte, nuovi nemici giungono dal nulla a minacciare la pace e due nuovi alleati che nascondono le trame di qualcosa di molto più grande.
Davvero è impossibile la speranza di una convivenza pacifica e rispettosa tra esseri umani e youkai?
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Mobius' War'
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Tsukune partì alla carica, cercando di colpire Maurice con una rapida serie di pugni, ma il ragazzo parò ogni singolo colpo con strema facilità e senza mostrare il minimo sforzo.
-Sei troppo lento. Non è da me essere cattivo con i giudizi, Tsukune, ma sono sempre stato un tipo sincero… e questa è la verità!- lo ammonì il ragazzo più grande, facendo drignare i denti al più giovane.
-Me ne rendo conto, è anche  per questo che ci stiamo allenando, giusto?-
In quel momento i due ragazzi si trovavano in quello che aveva tutta l’aria di essere una prateria sconfinata in prossimità di una foresta, sotto un cielo azzurro ma al cui centro svettava, quasi minaccioso, ma decisamente bizzarro, un solo di dimensioni abnormi, almeno considerando la distanza spaziale a cui avrebbero dovuto trovarsi da esso.
Uno spazio interdimensionale creato dal preside Mikogami, una speciale zona di allenamento dove avrebbero potuto sfogarsi nel pieno della loro forza senza correre il rischio di danneggiare niente.
-Divertitevi… in Paradiso.- aveva detto, chissà perché poi lo aveva chiamato in quel modo?
-Questo è vero. Ma il fatto che tu sia un umano non ti giustifica.-
-Aspetta! Il preside vi ha rivelato anche che…?!- Tsukune rimase comicamente scioccato dal sentirlo rivelare quel particolare, alla faccia del fatto che doveva fare in modo che fossero il meno possibile coloro che dovevano saperlo, ora ci si metteva anche il preside a dirlo in giro.
-Tranquillo, tecnicamente neanche io sono uno youkai, ma non me ne preoccupo,quindi dov’è il problema?-
-Lo so, ma, a differenza di voi, se un umano entrasse in questa scuola dovrebbe venire ucciso a vista. Non ti immagini quindi la fortuna che ho avuto. Con voi è diverso: nessuno qui ha la benché minima idea di cosa sia un mobiano.-
Mobiano, così Maurice e Miles avevano chiarito chiamarsi la loro specie, animali antropomorfi provenienti da Mobius, il pianeta gemello della Terra, almeno nella loro linea spazio-temporale… o così Tsukune credeva di aver capito, ad un certo punto della spiegazione non era sicuro di aver ancora la mente concentrata su ciò che stavano dicendo(o meglio, che Miles stava dicendo, anche Maurice sembrava essersi “perso”), troppo imbambolata dalle rivelazioni fatte.
Se aveva capito bene, i due fratelli erano finiti in una distorsione spazio-temporale (gli sembrava che Maurice l’avesse definito Chaos Control, o roba del genere) che li aveva di fatto teletrasportati nel mondo umano della sua linea del continuum, il preside Mikogami li aveva rintracciati e, usando la sua magia per entrare nelle loro menti e scoprire cosa celassero nelle loro menti, si era accordato con loro: loro li avrebbero aiutati nella lotta contro Fairy Tale e in cambio lui li avrebbe aiutati a tornare su loro pianeta.
Sembrava decisamente qualcosa di complicato, Tsukune preferì non fare domande, troppa era la paura che venisse effettuata una digressione che avrebbe reso ancor più complesso intendere la situazione generale.
I due ragazzi proseguirono nel loro allenamento per diversi minuti, finchè ad un certo punto Tsukune non decise di interrompere il silenzio discutendo un po’, a suo parere gli avrebbe permesso di sentire meno la fatica, anche se Maurice non sembrava esserlo neanche minimamente, ennesima dimostrazione di come non stesse facendo su serio e del fatto che come combattente avesse nettamente più esperienza di lui, che era decisamente un novizio.
-Senti, Maurice, se posso chiedertelo, com’è il vostro pianeta?- gli chiese, cercando di mandare a segno un destro che il blu deviò senza difficoltà prima di replicare con una serie di pugni sferrati decisamente con studiata lentezza per aiutare il ragazzo più giovane ad abituarsi progressivamente.
-Detto in breve è un posto stupendo… e posso garantirtelo visto che l’ho girato in lungo e in largo e ne conosco quasi tutte le zone. Ti posso dire che la parola che più si addice a Mobius è “varietà”, un’alternanza continua di paesaggi diversi, da pianure tranquille e sempre illuminate dal sole a montagne scoscese ed impervie ma che, personalmente, ritengo essere una bella sfida per chi vuole provare a scalarle. Non dico che sulla Terra non ci siano certi paesaggi, ci sono già stato ma in caso ti spiegherò un’altra volta, però su Mobius le città supertecnologiche scarseggiano.-
-Intendi che, tecnologicamente parlando, siete arretrati?- non c’era malizia o cattiveria nella domanda, semplice curiosità, cosa che Maurice non mancò di notare, allargando il suo sorriso e condendolo con una dose di sarcasmo.
-Lo sai che qualcuno potrebbe offendersi a sentirsi rivolgere domande del genere?-
Tsukune sembrò colto in contropiede.
-Cosa? No, non volevo dire…- non ebbe il tempo di finire che, con una rapida proiezione di lotta, si ritrovò con la schiena a terra e il sorrisone di Maurice a guardarlo dall’alto.
-Lo avevo capito. E comunque anche io spesso parlo senza pensare, forse è per questo che ormai lo capisco quando qualcuno non ci mette cattiveria nelle sue frasi improvvise. Sei una brava persona, lo si capisce ad occhio.- gli disse, porgendogli la mano, che Tsukune accettò con piacere.
Alla fine Maurice si stava davvero rivelando il ragazzo buono e amichevole che aveva sperato che fosse, era convinto che sarebbe andato d’accordo con lui.
-E per risponderti: non perché siamo tecnologicamente indietro, semplicemente abbiamo mantenuto saldo il nostro legame con la natura che ci ha dato origine. Una sorta di ringraziamento e segno di rispetto, possiamo dire, ecco perché le metropoli su Mobius sono poche.- concluse il ragazzo.
Tsukune si grattò la testa imbarazzato, era vero che non ne aveva nessuna intenzione e che Maurice l’aveva inteso, ma si sentiva un po’ in colpa per quella domanda, forse avrebbe dovuto riflettere un po’ di più prima di aprire bocca.
-Comunque, direi che posso concederti cinque minuti di pausa, hai il fiato corto.- aggiunse poi il blu, notando che il moro stava mostrando senza neanche accorgersene i primi segni di affaticamento, quest’ultimo gliene fu grato.
-Ti ringrazio.-
 
 
 
Un’altra montagnola di terra crollò, la sua consistenza geologica non fu capace di resistere alla potenza e alla furia del calcio di Ura-Moka.
-Tsk, “Ho affrontato avversari che picchiano più forte di te!”… ma chi si crede d’essere quel tizio? La prossima volta gli farò capire qual è il suo posto!- dichiarò la vampira albina, dirottando la sua furia su un tronco d’albero che il suo calcio ruppe letteralmente in due parti senza il minimo sforzo.
Non le era mai successo, nessuno l’aveva mai umiliata in quel modo… e la sensazione era a dir poco sgradevole.
Si allenava fin dalla più tenera età, o almeno fin da quando la sua memoria le permetteva di ricordare, perché lei era una vampira, la più fiera e nobile tra tutte le razze Youkai, non avrebbe permesso ad uno sgorbio (non era esattamente un insulto, nella sua forma originale quel Maurice era effettivamente basso) di infangare il suo onore.
E poi… come li avrebbe protetti, se non fosse stata abbastanza forte?
Gli occhi rossi della ragazza furono attraversati per un istante da un lampo di sconcerto, causato dall’ultimo pensiero passatole per la testa.
Da quando le importava così tanto di quelli che l’altra lei, la Moka ingenua e sentimentale, chiamava amici? Sì, aveva combattuto al loro fianco in passato già in varie battaglie, ma erano contro avversari che sarebbe stata in grado di sconfiggere perfettamente anche da sola, anzi, a volte le erano pure stati d’intralcio.
Eppure sentiva quasi un groppo allo stomaco al pensiero che a qualcuno di loro potesse accadere qualcosa, come se dentro di lei ci fosse qualcosa che le dicesse che, se malauguratamente qualcuno di loro fosse venuto a mancare, o fosse sparito dalla sua vita, anche lei ci avrebbe rimesso.
Era forse quella l’amicizia?
Ma fu solo una questione di pochi secondi, prima che negli occhi di Ura-Moka tornasse a brillare il solito cipiglio fiero e battagliero.
-Tsk, non intendo soffermarmi su certe cose. Non mi riguardano.- e spiccando un balzo riprese la elegante, quanto letale, danza di distruzione.
Quello che contava in quel momento era solo divenire più forte.
 
 
 
-Beh, è vero che solitamente ripudio la vostra compagnia, tuttavia ho riconosciuto il fatto che siate tutte delle combattenti decenti, quindi, se siete d’accordo, vi degnerò della mia collaborazione come…-
-Ehy, stalker, andiamo ad allenarci, dobbiamo perfezionare alcune delle nostre tecniche.- Kurumu e Mizore si allontanarono in una direzione.
-Ruby, è passato un po’ di tempo dall’ultima volta che ci siamo esercitate insieme, desu. Meglio ricominciare o la nostra intesa potrebbe arrugginirsi.- Yukari e Ruby ne presero un’altra.
La minore delle sorelle Shouzen era stata comicamente snobbata, rimanendo immobile e con gli occhi buffamente assottigliati; non l’avevano minimamente considerata, quelle idiote e non mancò di manifestare il proprio disappunto con un sonoro sbuffo presto seguito da improperi continui e dal piede destro che sbatteva furiosamente sull’erba fresca, calpestandola.
“Maledette befane, pagherete anche questa. Potrei sempre andare ad allenarmi con la sorellona.” E quel pensiero la fece decisamente infervorare.
-Ti hanno lasciata sola?- chiese gentilmente una voce alle sue spalle.
Gli occhi verdi di Kokoa puntarono, con comica e falsa sfacciataggine e arroganza, la figura di Miles Prower, il ragazzo teneva una katana legata alla schiena; un invito a farsi avanti con falsa modestia?
-Tsk, sapevano che ero un’avversaria troppo forte, anche solo per un allenamento, e hanno preferito battere in ritirata adducendo che dovevano fare pratica tra loro.- si giustificò prontamente la giovane vampira, non ci credeva neanche lei a quanto aveva appena proferito, conscia della scarsa considerazione di cu godesse, in quanto ultima arrivata del gruppo.
-Se vuoi…- il ragazzino si sfilò la spada, poggiandola a terra, e assunse una posa di combattimento che non si confaceva ad un principiante. -…ti posso fornire un valido supporto?-
C’erano disponibilità e gentilezza nella sua voce, Kokoa non potè accusarlo di volersi burlare di lei, era troppo sincero e non sembrava stesse fingendo; beh, non era la sorellona Moka, ma piuttosto che tentare di infilarsi in una lotta a senso unico in cui avrebbe perso nell’arco di qualche secondo (Moka era troppo forte rispetto a lei; dura da ammettere, il suo orgoglio ne avrebbe risentito pesantemente, ma era la verità)era meglio confrontarsi con un partner che fosse al suo stesso livello, cosa che le avrebbe permesso di affinare le sue abilità… o almeno era questo ciò che stava ipotizzando: quel Miles quanto poteva essere forte? Non avrebbe dovuto essere alla pari di suo fratello (e poi come potevano essere fratelli? Erano di due specie diverse, certo, era pur vero che non sapevano nulla riguardo i mobiani, non erano da escludere accoppiamenti tra razze diverse) giusto?
-Sarà bene che tu non commetta l’errore di sottovalutarmi.-
-Non mi permetterei mai.- le assicurò lui.
Fatto cenno a Ko-chan di restare buono sulla sua testa, la ragazza assunse la sua posa da battaglia e sorrise battagliera, facendo bella mostra dei suoi canini superiori lucenti; visto che lui aveva deciso di aprire le danze a mani nude, anche lei avrebbe aspettato prima di ricorrere alle armi.
E si prese anche il lusso di sferrare il primo attacco, “prima le signore” si soleva dire, no?
La ragazza andò letteralmente addosso all’avversario sferrando un diretto al suo volto, Miles incrociò le braccia parando l’attacco, non immaginando che la forza dell’impatto lo avrebbe letteralmente lanciato indietro di parecchi metri, facendolo ritrovare a terra.
-Accidenti.-
Kokoa si permise il suo primo ghigno soddisfatto, mentre il ragazzo si stava rialzando lei portò il dito indice ad indicare il piccolo pipistrello costantemente poggiato sulla sua testa.
-Ko-chan, pipistrello trasformista da combattimento, a vederlo così non sembrerebbe, ma pesa cento chili. È il mio fedele alleato da quando ero una bambina e già all’epoca non avevo nessun problema a sopportare il suo peso. Tanto per farti comprendere quanto io prenda sul serio il mio allenamento.-
Miles ingoiò la saliva con preoccupazione; meno male che si trattava solo di un’esercitazione, se fosse stato un combattimento serio sarebbe stata capace di frantumargli qualche osso con un pugno.
Non era un’avversaria che poteva sconfiggere sul piano fisico, doveva affidarsi all’ingegno, fortuna per lui che era proprio quello il suo stile preferito e più congeniale; era necessario giocarsela bene, o quell’allenamento sarebbe durato poco e nessuno ci avrebbe ricavato giovamento.
-D’accordo possiamo ricominciare.-
Quando la vampira tornò alla carica fu pronto a riceverla, schivò il suo gancio e con un’abile proiezione di lotta, consistente in un rapido sgambetto e nell’afferrarla per il braccio che aveva sferrato il colpo, le restituì il favore precedente.
Con un colpo di reni, la rossa si rialzò e si gettò nuovamente alla carica, sferrando attacchi rapidi e potenti che il suo avversario si limitò a schivare sena mai provare a rispondere o difendersi, conscio che, considerata la sostanziale differenza di forza fisica tra loro due, parare quei colpi avrebbe sortito un effetto deleterio per il suo corpo.
“Sono attacchi molto potenti, tuttavia non seguono uno schema prestabilito, sembra che stia attaccando affidandosi al caso. Se da un lato son imprevedibili, dall’altro lasciano ampie possibilità che si scopra lasciando dei punti vitali facilmente vittime di contrattacchi.” notò il biondo, gli erano bastati quei pochi secondi per analizzare il modo di lottare di Kokoa e capire in che maniera fosse più opportuno comportarsi… forse sarebbe stato anche il caso di farglielo notare successivamente.
Schivò un calcio laterale abbassando la testa, in quel momento la vampira aveva la schiena totalmente esposta e rapida fu la ginocchiata che la colpì mettendola in ginocchio.
-Sei troppo impulsiva, fai affidamento esclusivamente sulla forza bruta trascurando la tecnica. Non voglio sembrare arrogante, ma ho avuto almeno una decina di occasioni per colpirti in punti scoperti, se non fosse stato un allenamento in questo frangente saresti già stata portata allo stremo.-
Ancora in ginocchio, Kokoa ringhiò furiosa; chi si credeva d’essere quel moccioso? Solo perché era un “genio” si sentiva in diritto di farle la lezione?
-Ko-chan! Facciamo sul serio!- il pipistrello rispose istantaneamente all’ordine della padrona e assunse in un attimo la forma di mazza chiodata gigante che la vampira puntò verso il suo avversario, curiosa di vedere come si sarebbe comportato in uno scontro all’arma bianca.
“Vediamo se dopo questa avrai ancora voglia di fare il gradasso.” pensò nell’osservarlo recuperare la sua katana e sfilarla dal fodero assumendo una posa da combattimento tenendola con entrambe le mani.
“I vampiri sono tremendamente orgogliosi. Spero che non abbia preso le mie parole come un segno di derisione.” pensò dispiaciuto, perché mancarle di rispetto era l’ultima cosa che voleva, pur dovendo riconoscere che, effettivamente, i vampiri sembravano avere il pessimo vizio di prendere le cose troppo sul personale, o almeno questo gli aveva suggerito il tono di voce della ragazza, decisamente più duro e iroso rispetto a prima, quando aveva ordinato al suo pipistrello di trasformarsi.
Ciò nonostante non si sarebbe fatto mettere in difficoltà senza sfoderare le sue abilità e senza fare del suo meglio.
“Per il momento limitiamoci alla forma sigillata, vedremo se sarà il caso di ricorrere al rilascio parziale… spero sinceramente che non si verifichi tale incombenza, ci sono troppi rischi.”
 
 
 
-Dunque… quello sarebbe il Chaos Emerald che di fatto vi ha portato qui? Credevo che gli smeraldi fossero solo verdi- commentò Tsukune nell’osservare il gioiello che Maurice stringeva tra le mani, seduto a gambe incrociate di fianco a lui.
-Io non mi ci sono mai soffermato sulla storia del colore, comunque sì, è questo.-
-E allora, cosa intendi fare?-
-…Chaos Control!- urlò Maurice ad un certo punto, prima di sparire in un lampo luminoso, lasciando Tsukune brevemente spaesato e confuso, prima di sentire la voce del ragazzo dai capelli chiamarlo dal ramo di un albero della foresta vicina a dove si stavano allenando.
-Ma come… quando?-
Maurice rise leggermente prima di spiccare un balzo e ritrovarsi nuovamente al fianco dell’altro ragazzo.
-Sì, all’inizio restano tutti un po’ sorpresi. È questo che consentono di fare i Chaos Emerald: piegare il tempo e lo spazio al tuo volere, a patto ovviamente che tu sappia gestire il loro immenso potere. Prova.- e gli passò il gioiello.
Tsukune si sentì di colpo in forte soggezione: cos’era quel potere immenso che sentiva? Non lo tenne neanche per un secondo prima di lasciarlo cadere, quasi terrorizzato; aveva percepito qualcosa di spaventoso, un potere che sembrava illimitato che sembrava potergli scavare fin nelle viscere e contagiarlo.
-Come accidenti riesci a sopportarlo, l’ho tenuto per mezzo secondo e sembrava che volesse opprimermi.-
Maurice rise di nuovo.
-Anche io la prima volta che ne ho tenuto in mano uno non ci credevo, ma progressivamente ho imparato a gestire il loro immenso potere. Detto in breve… Chaos Control!-
“Chaos Control” pensò Tsukune come stupefatto.
Davvero esisteva qualcosa di così stupefacente? La capacità di piegare tempo e spazio al proprio comando e usarli come un’arma effettiva, terrificante.
-Ma scusa, se tu sai usarlo, perché allora tu e Miles non tornate nel vostro universo da soli?-
Lo sguardo di Maurice si rabbuiò per un istante.
-Fosse così semplice. Tsukune, piegare tempo e spazio è una faticaccia, non sono ancora abbastanza forte da usare un Chaos Control che mi permetta addirittura di viaggiare attraverso il continuum spazio-temporale… almeno, non con uno smeraldo soltanto, se avessi avuto anche gli altri sei non ci sarebbero stati problemi. Anche per questo mi sto esercitando… e per affrontare ciò che mi aspetterà quando tornerò su Mobius.-
Maurice che voleva diventare ancora più potente per ciò che lo attendeva? Ma, per quel poco che aveva visto, era un combattente formidabile, insomma, aveva messo in ginocchio tutti loro senza neanche sforzarsi.
-Maurice… questo… Nazo, si chiama così, giusto?... Questo Nazo… è davvero così potente?- Tsukune deglutì nel chiederlo, aveva quasi paura di sentire la risposta;ricordava ancora quando Maurice e Miles avevano raccontato loro del responsabile del loro “viaggio non programmato”, lo avevano descritto come un essere malvagio e squilibrato mentalmente, imprevedibile e dal quale aspettarsi ogni sorta di pazzia.
-Di certo posso dirti che non mi era mai capitato davanti un nemico come lui! Non saprei neanche come definirlo, ma d’altronde non credo che esista un termine adatto per definire il Chaos meglio di “Chaos” stesso. Questo è Nazo!-
Tsukune si sentì quasi in colpa: Maurice e Miles erano stati separati dai loro amici ed ora si ritrovavano invischiati anche nella loro battaglia contro Fairy Tale, con la consapevolezza che, nel mentre, i loro cari si ritrovavano ad affrontare una minaccia senza precedenti dove non avevano garanzia di sopravvivere.
-Mi dispiace.-
-Per cosa?- fu il turno di Maurice di stupirsi.
-Voi avete già i vostri problemi e vi siete trovati coinvolti anche nei nostri. Il preside Mikogami vi sta pure ricattando, in un certo senso, cioè, ha detto che vi farà tornare su Mobius solo se voi ci aiuterete a sgominare Fairy Tale… non è giusto.- concluse affranto.
Era un’ingiustizia; certo, anche loro si trovavano in una situazione complicata ma ciò non li autorizzava a coinvolgere chi con tale problematica non avesse nulla a che fare, solo perché era potente.
Tsukune sentì la mano di Maurice poggiarsi sulla sua spalla.
-Hey, sarò sincero: noi potremmo andarcene in qualunque momento… ma abbiamo scelto di restare!-
-Non… non mi stai prendendo in giro, vero?-
Sorriso a trentadue denti da parte del mobiano.
-Il preside aveva detto che potevamo andarcene, non ci ha spiegato come, ma presumo fosse un’assurda magia delle sue, ma abbiamo rifiutato. Vedi, io e Miles ci siamo resi conto di non essere ancora pronti. Nazo è diverso da qualunque avversario abbiamo mai fronteggiato, vogliamo essere pronti ad affrontarlo. Quest’esperienza con voi aiuterà entrambe le parti: noi aiutiamo voi e nel mentre miglioriamo le nostre abilità. Sapevamo che stavamo facendo un azzardo, perché resteremo all’oscuro di ciò che accade sul nostro pianeta, ma sappiamo che dobbiamo correre il rischio. E poi chi lascerebbe un amico in difficoltà?- chiese retoricamente rivolgendogli l’occhiolino.
Bastarono quelle parole perché a Tsukune si scaldasse il cuore: Maurice era davvero una persona straordinaria!
Bastò un fruscio alle loro spalle ad interrompere quel momento a suo modo idilliaco, entrambi si voltarono in direzione della foresta; il fruscio divenne più forte, si trasformò progressivamente, aumentando d’intensità, divenendo poi rumore di alberi sradicati o sferzati.
-Ma che sta…- Maurice non ebbe il tempo di finire che una creatura gigantesca uscì dalla selva ergendosi dinanzi ai due in tutta la sua statura.
Tsukune la fissava ad occhi comicamente sgranati, Maurice si limitò a toccarlo col gomito.
-Tanto per sapere… ma qui alle lucertole che gli date da mangiare, steroidi?-
 
 
 
Tenmei Mikogami poggiò la sua tazza di tè, ancora piena a metà, sulla sua scrivania.
-Mi sa che ho dimenticato di dir loro qualcosa… ma a questo punto se ne saranno resi conto da soli.- disse, mentre i suoi occhi brillarono sinistramente sotto il saio.
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
Questi capitoli d’introduzione sono i più difficili a mio parere (questo qui, tra l'altro, non mi convince neanche), non vedo l’ora di finirli per dedicarmi alla prima vera saga dove cominceranno le botte serie con i cattivi veri e propri, da quel momento in poi le cose diverranno più semplici a mio parere.
Non ho neanche voglia di dire granchè stavolta, non so, oggi mi sento decisamente annoiato… proprio non mi gira di parlare, quindi direi di chiudere qui.
Alla prossima ragazzi… stupida noia.
 
  
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