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Autore: Eles818    27/01/2016    1 recensioni
«Ora voglio una spiegazione. Com’è possibile che voi due vi siate sposati? E com’è possibile, papà, che tu fossi così arrogante?» Sputò poi, nervoso.
James, che si era sentito sprofondare sempre di più, aveva scambiato uno sguardo con la moglie, prima di parlare. «Senti, Harry, avevo solo quindici anni…»
«Io ho quindici anni! E non ho mai appeso la gente a testa in giù!»
«No, ma io ero un arrogante viziato. Non vado fiero di quello che ho fatto.»
«E come mai – si voltò verso la madre – dopo averlo odiato, vi siete sposati?»
«Perché tuo padre ha messo la testa a posto e mi sono innamorata di lui. Ti basta?»
Harry parve riflettere per quasi cinque minuti, poi alzò il capo per dire un secco «no».
Ambientato al quinto anno di Harry, con i suoi genitori presenti.
Come la storia di Lily e James andò...con un finale un po' diverso.
Genere: Comico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Mangiamorte | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
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Sesto Capitolo – Looking you has been like coming home.

 

 

Sono venuta da te con la speranza distrutta 
Mi ha dato più di una mano da stringere 
Mi hai sostenuta prima che toccassi il suolo 
Dimmi che sono al sicuro, tu mi hai ora

 

 

«Sei proprio cotto.»

Sirius pensava e ripensava alle parole di James. Agli altri erano sembrate tre parole dette giusto per ridere, ma Sirius sapeva che il suo era un avvertimento.

Da sempre si guardavano le spalle a vicenda e l’atteggiamento di James stava a significare una sola cosa: non voleva che si facesse male.

Sirius, dal canto suo, non aveva nessuna voglia di scendere a patti con i suoi sentimenti. Più parlava con Mary, più si sentiva bene con se stesso… e la cosa lo terrorizzava.

Aveva sempre faticato ad ammettere l’importanza di alcune persone nella sua vita e, ancora di più, a tenersele strette… a dimostrare il suo affetto.

Con James era stato facile. Dal primo momento si erano capiti e aveva fatto tutto lui per entrambi. Così come era stato lui a parlare per tutti e due, a fare amicizia con Remus e Peter, così lui aveva formato una specie di gruppetto in cui tutti e quattro potevano essere chi e come volevano, e lui si era trovato a mostrare se stesso con facilità, aiutato dalle piccole spinte che James aveva dato a lui… a tutti loro.

Con Mary, però, era diverso. Adesso doveva essere lui a farsi avanti, a lottare per quel rapporto, ed era l’ultima cosa che avrebbe voluto fare.

Ogni volta che le si avvicinava per fare qualcosa che andasse oltre le due battute messe in croce per farla ridere, le mani gli sudavano e tremava così tanto che presentarsi davanti a lei in quelle condizioni era impossibile e vergognoso. Oltretutto era sempre con Lily e Alice, e se la prima era discreta e non faceva commenti, la seconda era del tutto invadente e faceva riferimenti poco velati ad un qualche rapporto fra loro due.

Mary, puntualmente, le rivolgeva un’occhiataccia, e Sirius si allontanava subito con qualche scusa. Il malandrino, poi, era consapevole del fatto che James e Alice si ritrovassero a prenderli in giro come due comari. Non per niente li aveva scoperti pochi giorni prima.

James l’aveva guardato innocentemente, mentre teneva dei galeoni in mano e Alice aveva l’espressione trionfante, tipica di chi ha vinto dopo una partita succulenta. Non aveva voluto indagare per non uscirne con l’orgoglio ferito, ma di sicuro scommettevano per ogni sua mossa.

Così, da quando erano tornati dalle vacanze di Natale – potenzialmente mortali, per Sirius, come sempre quando si ritrovava con la famiglia Black al completo – lui aveva deciso di accantonare i suoi sentimenti e mettersi l’anima in pace. Seppur fosse sempre un impavido Grifondoro, non era particolarmente agile nelle questioni di cuore come Remus, che capiva tutti e tutto, o come James, che aveva imparato ad osservare le persone. Lui era solo Sirius, un incapace con i sentimenti che voleva solo stare tranquillo. Inoltre, aveva timore che se la sua famiglia avesse scoperto quello che provava per Mary, avrebbe agito di conseguenza… e non solo contro di lui.

Non voleva mettere in pericolo nessuno, tantomeno una persona che non aveva nessun ruolo in quella storia.

Perciò per i primi due mesi dell’anno Sirius non aveva fatto altro che evitare Mary, se non per salutarla cordialmente, e faceva di tutto per allontanare la vocina nella sua testa che lo tormentava. I suoi amici avevano provato a dissuaderlo con milioni di motivi, ma ogni volta non poteva fare a meno d’infuriarsi e allontanarsi repentinamente da loro.

Quella era proprio una di quelle volte. Era il 18 febbraio, la mattina di una domenica particolarmente fredda e aveva deciso di rintanarsi nella Guferia come faceva spesso. Quel posto non veniva frequentato quasi mai da nessuno e per uno come Sirius, che non sarebbe riuscito a stare mai e poi mai in silenzio, era un toccasana per i nervi tutto quel frullare di ali e tutte quelle piume che gli svolazzavano attorno come fiocchi di neve.

Quel giorno, probabilmente, avrebbe dovuto controllare la Mappa del Malandrino, perché incontrò l’ultima persona che avrebbe voluto vedere in quel momento.

«Ciao Sir.»

Sirius strinse le labbra, ancora arrabbiato per la discussione di poco prima e già pronto per quella che sarebbe venuta.

«Che ci fai qui?»

«Sei sempre felice di vedermi, come posso notare.» Rispose l’intruso, con voce risentita.

«Potrei esserlo davvero, se solo ci vedessi mio fratello qui davanti e non la copia sbiadita di papà.»

Regulus sbuffò, fissandolo torvo. «Il mio destino è uno.»

Sirius alzò gli occhi al cielo, stanco ormai della solita solfa. «Non ti ripeterò tutte le cose che penso un’altra volta, anche perché vedo che sei troppo stupido per capire evidentemente.»

«Non fare l’uomo vissuto Sirius. Sai solo dare aria alla bocca. Ci odi così tanto eppure sei ancora a parlare qui con me e durante le vacanze torni sempre a casa.»

A Regulus probabilmente sembrò di aver vinto, ma Sirius stirò il suo viso in un sorriso triste e gli voltò le spalle. «Forse perché prima tu eri l’unica ragione per restare.»

Non aspettò una sua risposta. Riprese le scale e si allontanò il più possibile dalla Guferia. Avrebbe voluto parlare con James e stava quasi per prendere lo specchietto nelle sue tasche quando sentì una voce familiare. Si nascose immediatamente dietro un arazzo spazioso lì accanto e rimase in ascolto.

«… sei davvero gentile, Francis, ma non devi disturbarti ad accompagnarmi alla Torre.» stava dicendo Mary ad un tipo magrolino e allampanato.

«Ma no… nessun disturbo.» rispose lui, grattandosi la nuca, imbarazzato.

«Senti, dimmi cosa c’è. So che vuoi dirmi qualcosa, l’ho notato per tutto il pomeriggio.» Lei scoppiò a ridere, notando il rossore del ragazzo.

«Sono un po’ imbarazzato a dire il vero… comunque – prese un respiro profondo – mi piaci molto Mary, e mi piacerebbe uscire con te ad Hogsmeade, se ti va.»

Lei sorrise, un po’ triste. «Scusami Fran, ma per ora non voglio uscire con nessuno. Ho qualcun altro per la testa.»

Sirius drizzò le orecchie e sciolse i pugni che fino a quel momento aveva tenuto stretti. I nervi gli si tesero ancora, però, quando sentì le parole sussurrate del ragazzo a due centimetri dal viso della ragazza: «se cambi idea sarò a tua disposizione».

Per un solo attimo, pensò di uscire fuori e prendere a pugni Francis, ma la risposta gentile e decisa di lei e dei passi lontani riuscirono a farlo tornare con i piedi per terra.

«Puoi uscire, sai?»

Sirius ghiacciò sul posto. Come aveva fatto a notarlo?

«Non ti mangio mica.» Continuò lei, con un’intonazione forte.

Il malandrino tentennò per un attimo, prima di rendersi conto che rimanere lì sarebbe stato un comportamento da completo idiota.

«Ehi.» disse piano e a testa bassa, come se temesse una strigliata.

Mary gli sorrise. «Mi ero dimenticata la tua voce.» Una nota triste nel suo tono gli fece alzare di scatto la testa. Vide le spalle voltate della ragazza, mentre si allontanava, e si avvicinò subito a lei trattenendola per un polso.

«Non te ne andare.» Non era una domanda, ma non sembrava nemmeno un’affermazione. Era una supplica.

«Sono degna di attenzione adesso?» Replicò gelida, in un modo che non era per niente da lei, mentre si girava per scrutarlo.

Sirius non riusciva a guardarla… non con quel cipiglio fiero e orgoglioso che di solito aveva anche lui. Il problema era che con Mary non riusciva a mentire. Ogni sua barriera crollava senza tentennamenti e si ritrovava sempre nella situazione di partenza… quella in cui era completamente pazzo di lei.

«Lo sei sempre Mac.» Disse con tono scherzoso, cercando di alleggerire la tensione.

Lei alzò gli occhi al cielo, avendo capito l’antifona. «Pensavo dovessi farmi di nuovo un giretto in infermeria per parlarti.»

«Non dirlo nemmeno per scherzo.» s’infuriò Sirius. «Non è stato bello vederti in quelle condizioni.»

Mary sospirò. «Lo so benissimo, visto che da dentro non ero messa meglio.»

Sirius la osservò un attimo e poi la tirò dietro l’arazzo con lui. «Parliamo un po’. Raccontami del tuo stato di shock o di quello che era.»

«Non c’è nulla da dire.» Mary si sedette sul pavimento e alzò la testa verso Sirius. Solo il viso era in luce e i suoi occhi azzurrini sembravano color dell’oro.

Per un attimo Sirius perse le parole, zittito da una bellezza così semplice e così disarmante. «C’è invece. Non ne hai parlato con nessuno, vero? Nemmeno con Alice e Lily?»

Mary storse la bocca nervosamente. «Non mi sembrava il caso di farle preoccupare più di quanto già non fossero. Mulciber voleva mutilarmi. Tagliarmi il braccio con cui tenevo la bacchetta… per questo ero piena di graffi e tagli.»

Sirius strinse i pugni furioso. «CHE COSA?» urlò, facendola sussultare.

«Calmati, non possiamo fare nulla.»

«Calmarmi? Calmarmi? Come faccio, di grazia? Perché tu sei tanto tranquilla?!» La vista di Sirius si annebbiò un attimo.

«Io mi sono svegliata che ero accanto a te Sirius. È stata la tua voce a farmi rendere conto di quello che era successo… i tuoi occhi…» La voce le si era fatta roca e aveva chiuso gli occhi per non guardarlo. Un lieve rossore le aveva intaccato le guance.

«…io?»

«Non so perché – aggiunse subito Mary – ma guardarti è stato come tornare a casa.»

Sirius rimase in silenzio, non sapendo cosa rispondere. Per lui passare del tempo con lei era qualcosa di così spontaneo e semplice che spesso si chiedeva se non fosse nel corpo di un altro.

E in un attimo capì tutto quello che aveva cercato d’ignorare… fin dal primo anno Mary era stata gentile con lui. Avevano condiviso l’amicizia di James, si erano fatti i dispetti e avevano sempre scherzato su qualsiasi cosa. Lei era sempre stata l’unica a non vederlo come l’amico di James Potter, il fratello di Regulus Black, il diseredato, il Serpeverde mancato, il combinaguai… quando parlavano lui era per lei solo Sirius… e lui sapeva che senza Mary non sarebbe stata la stessa cosa. In ogni momento lui cercava lei, come se fossero due calamite destinate ad attrarsi. Era entrata in punta di piedi nella sua vita e non ci si era scollata più. Ora che l’aveva capito non avrebbe avuto più la forza di mandarla via, di allontanarsi, di evitarla. Non avrebbe potuto, perché semplicemente non voleva. Non voleva perdere qualcosa di così prezioso a causa della sua famiglia, del suo maledetto sangue puro, o del suo stupidissimo orgoglio.

«Per me vale la stessa cosa – cominciò con voce tremante – anche se io non so bene cosa sia una casa. L’ho capito solo qui, con James e gli altri. Ma anche tu… anche tu mi fai sentire sempre nel posto giusto… e non come un soprammobile.»

«Parli della tua famiglia?» Chiese Mary con la fronte corrugata.

Sirius sospirò e strinse i denti. «Già. Siamo agli sgoccioli ormai.»

Lei si alzò e mise le sue mani sulle sue spalle, con solennità. Sarebbe stato divertente, se l’argomento non fosse stato così mortalmente serio. «Vorrà dire che in qualsiasi brutto momento io ti riporterò a casa, sempre… e tu lo farai con me.»

Sirius sorrise. «Promesso.»

Lui si era innamorato della sua risata, della sua allegria e della sua fragilità, e per questo sapeva che avrebbe passato ogni secondo a proteggerla. Adesso non ci sarebbe più stato solo James a cui guardare le spalle… adesso anche Mary entrava nella lista di quelle persone di cui non avrebbe mai fatto a meno, di quelle che rendevano la sua vita una grande avventura.

 

 

…credo sia stata quella la consapevolezza che mi ha portato a riuscire in ciò che tentavamo da mesi…

 

 

Erano ore e ore che tutti e tre sedevano al limitare della Foresta Proibita, riscaldati solo da una lieve fiamma accesa da James. Eppure nessuno mostrava segni di cedimento…

Sirius pensava e ripensava a ciò che era successo il giorno prima.

Aveva capito finalmente quali fossero i suoi sentimenti e li aveva accettati, seppur fosse terrorizzato a morte. Ne avrebbe dovuto parlare con James, appena se la sarebbe sentita di ammetterlo ad alta voce.

Concentrandosi su quella roccia, pian piano cominciò a tremare. Dietro l’attenzione che aveva per quel compito, vorticavano distrattamente tutti i pensieri riguardanti il suo amore per Mary e il suo odio per la sua famiglia.

Pensò ai suoi migliori amici… alle sue lotte nei corridoi… alla voglia di combattere per difendere le persone che amava… ai suoi scherzi idioti… pensò a tutto ciò che in un modo o nell’altro lo rendeva Sirius… e una scossa gli percorse tutte le membra.

Sirius boccheggiò, senza respiro. Una fitta allo stomaco lo fece contorcere come una cartaccia in un fuoco. Sentiva tutte le ossa cambiare e rimanere allo stesso tempo le sue. Sentiva il suo viso allungarsi e i denti diventare come lame.

E per un attimo, quando riuscì di nuovo a respirare, si sentì più che mai se stesso. In quel momento aveva davanti alle sue palpebre ogni cosa che aveva fatto per arrivare a quel momento, ogni sbaglio, ogni certezza, ogni paura, e riuscì a sentirsi libero.

Aprì gli occhi, piano, sentendo dolore in ogni pelo.

Pelo

Si girò di scatto. Ogni cosa era in bianco e in nero… anche i suoi migliori amici che lo osservavano da vicino, intimoriti e felici assieme.

Sirius capì che ce l’aveva fatta e, quando decise di urlare per la gioia, abbaiò.

James e Peter scoppiarono a ridere fragorosamente, mentre lui si rendeva conto di essersi realmente trasformato in un cane, l’unica forma che avrebbe potuto collegare la sua famiglia al suo modo di essere.

«Non ci posso credere che tu sia stato il primo!» strillava James nel panico più totale. «Ritrasformati! Dobbiamo parlare.»

Ma Sirius non aveva la minima intenzione di lasciare così presto quella pace interiore che aveva appena trovato... così prese a scodinzolare lì attorno, annusando un po’ tutto e cercando di dare una forma a tutti gli odori che sentiva.

Non si era mai sentito così bene con se stesso prima di allora, forse solo in alcuni momenti da femminucce con James, ma allora doveva essere consolato dal suo migliore amico.

In quell’istante, invece, aveva raggiunto la piena consapevolezza e accettazione di sé. Si sentiva fuori da se stesso e al contempo era lui stesso.

Era una sensazione così difficile da spiegare che adesso capiva perché non c’erano istruzioni dettagliate su come trasformarsi.

I suoi due amici si erano seduti di nuovo per terra, in contemplazione, ormai stanchi di aspettarlo evidentemente… così decise di ritornare umano e si concentrò.

Adesso era tutto più facile, come respirare…

 

…la sensazione più bella del mondo Harry. Doverla spiegare fu davvero difficile…

 

 

Aveva risposto alle domande dei suoi amici più volte, ma aveva omesso il dettaglio più importante, quello destinato in primis a James.

C’era una specie di patto tra loro due dove ogni cosa passava prima da una loro conversazione prima di diventare reale e, in un certo senso, stavolta non l’aveva del tutto mantenuto.

Perciò, quando si ritrovarono tutti e quattro in dormitorio, Sirius trovò un pretesto per allontanarsi con il suo migliore amico. «James andiamo a prendere qualcosa dalle cucine? Così festeggiamo la mia trasformazione!» Usò un tono così falso che solo un sordo non se ne sarebbe accorto, ma Remus e Peter, conoscendoli, si mostrarono felici e li lasciarono andare.

Camminarono un po’, cercando in silenzio un posto che andasse bene per parlare, lontano da orecchie indiscrete. Perciò dopo due rampe di scale si appostarono in uno dei passaggi segreti da loro scoperti da poco.

«Bene, cosa devi dirmi che ancora non mi hai detto?» Esordì James non appena ebbero varcato l’arazzo.

Sirius sospirò in imbarazzo. «C’è una cosa che non ho avuto il coraggio di dirti. Ecco… io…»

«Ti sei innamorato di Mary.» Concluse James per lui.

Avrebbe dovuto aspettarselo che il suo migliore amico l’aveva già capito, forse anche prima di lui stesso.

Non disse nulla, non c’era nulla da dire in effetti, e aspettò soltanto che James facesse la sua mossa.

«Me l’aspettavo. Oltre noi, ti mostri solo con lei.» Poi sorrise felice e lo abbracciò.

Ecco, quello era proprio uno di quei momenti da femminuccia che sarebbe rimasto nella loro bolla privata e che non avrebbero mai condiviso con nessuno. In quell’abbraccio Sirius capì che niente sarebbe cambiato, che lui e James sarebbero rimasti sempre loro due, vicini in ogni piccolo cambiamento.

Con quell’abbraccio James non gli dava solo la sua approvazione, ma era la tacita promessa che lui ci sarebbe sempre stato e che, Sirius, comunque fosse andata a finire, non doveva avere paura… perché c’era chi gli copriva le spalle.

 

 

 

Prenderesti il comando 
Se perdessi il controllo? 
Se mi distendessi qui 
Mi porteresti a casa?

 

{ Jess Glynne – Take me home }

 

 

 

NdA:

Ciao ragazzi! 

Sono ancora qui... con qualche giorno di ritardo, ma ci sono!

Purtroppo adesso devo concentrarmi sull'università, quindi aggiornerò quando posso. :)

Parlando del capitolo, ho deciso di concentrarmi maggiormente su Sirius stavolta.

Ritengo che sia uno dei personaggi più complessi della Rowling e che quindi meritasse dell'attenzione in più.

La canzone collega i vari avvenimenti del capitolo:

- l'incontro con Regulus sancisce l'addio con la sua famiglia;

- l'incontro con Mary sancisce l'inizio di... bè lo sapete!; 

- il dialogo con James, invece, sancisce la continuazione di qualcosa che rimarrà per sempre.

Sirius capisce quale sia davvero casa sua, per questo riesce a trasformarsi. 

Il cane, a mio parere, accomuna tutti i vari aspetti di Sirius. Il suo nome rappresenta la stella più luminosa della costellazione del Cane Maggiore, ed è la sua famiglia a chiamarlo così, mentre il cane non solo è istintivo e giocoso, ma anche protettivo verso chi ama e all'occorrenza pericoloso. Almeno questa è l'interpretazione che ho dato io.

Detto questo, ringrazio umaroth per aver recensito lo scorso capitolo in primis, ma anche tutti cloro che semplicemente leggono la storia, preferiscono, ricordano, seguono! 

Grazie mille a tutti voi. Sono cose come questa che mi spingono a continuare a scrivere.

Ci risentiamo al prossimo capitolo,

Baci

Eles 

  
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