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Autore: Mue    27/01/2016    5 recensioni
Drusilla, sesto anno, Corvonero, odia due cose: il proprio nome e David Steeval, il tracotante, biondo e terribile migliore amico di James Potter. E ama due cose: il Quidditch e Tristan Vidal, il capitano della sua squadra.
Allora perché decide di mettersi con il suo migliore amico, scommette di far innamorare di sé il saccente Steeval e stringe un improbabile legame con il bizzarro Lorcan Scamandro?
Un'antica leggenda, vecchie storie di Folletti ribelli a Hogsmeade e un ballo a Hogwarts per una ricorrenza potrebbero ingarbugliare ancora di più questa situazione o darle finalmente la chiave della porta per il paradiso.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Lorcan Scamandro, Nuovo personaggio, Rose Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie 'I Figli della Pace'
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Chiedo umilmente perdono per avervi fatto aspettare a lungo questo capitolo, è stato un periodo un po' critico ma per fortuna è quasi alla fine. Non mi dilungo oltre e vi lascio al capitolo, buona lettura!



XXI.
Vendetta indiretta

 

 

“Una moneta…?” disse Drilla ad alta voce, senza riflettere.
Poi fu la luce.
Era come se nella sua mente tante cose avessero galleggiato e sussurrato per mesi dietro a un velo, e ora quello stesso velo fosse stato strappato via.
Il Medaglione; la sottile catenina d’oro che da sempre David portava al collo; il ciondolo che la donna del ritratto aveva nascosto alla sua vista.
“Quello è…” balbettò stordita.
Van Duyne fece un sorriso distorto. “Vedo che sei a conoscenza di certe vecchie leggende di Hogwarts, Cook.”
Drilla cercò di dire qualcosa, ma la sua mente pareva una trottola impazzita.
Fu David a parlare al suo posto.
“Basta!” sbottò con un ringhio rabbioso.
Drilla sobbalzò, si girò verso di lui e rimase a bocca aperta: il viso del ragazzo era congestionato, distorto in un’espressione di furore così intenso da terrorizzare.
Non aveva mai visto David Steeval tanto inferocito. Mai.
Van Duyne non si lasciò impressionare. Anzi, il suo sorriso maligno si allargò in una smorfia compiaciuta.
“Che c’è, mostriciattolo? Hai paura che dica alla tua ragazza la verità su di te?”
David sembrò dimenticare per un attimo che era ferito, disarmato ed esausto. Si slanciò in avanti, verso Van Duyne.
Fu questione di istanti.
Un lampo accecante.
Drilla strillò.
David fu respinto indietro e sbatté con violenza contro la parete di roccia. Uno scricchiolio terribile, e il ragazzo si afflosciò su se stesso, senza fiato.
“Steeval!” strillò Drilla.
Il ragazzo non si mosse, ma Drilla riuscì a vedere il suo corpo alzarsi e abbassarsi al ritmo del respiro affannato. Senza pensarci, gli accorse di fianco e allungò una mano per scuoterlo, ma appena lo sfiorò, lui mandò un gemito di protesta.
“Quel rumore era di qualche osso che si spezzava” costatò freddamente Van Duyne, la bacchetta levata, stretta in mano.
Drilla sbarrò gli occhi. “Lei… Tu…” Guardò David, e le lacrime le salirono agli occhi. “Perché... perché lo hai fatto?”
Van Duyne le rivolse un sorriso cordiale che le mise i brividi. “La domanda giusta è cosa ci faccio qui, Cook” osservò tranquillo.
Drilla soffocò il tremito crescente che le attraversava le mani. “Che cosa c’entri con tutto questo? Perché... perché...”
Van Duyne fece un sogghigno. “Che cosa c’entro, dici?” Allargò le braccia, indicando la caverna che li circondavano. “La vedi questa grotta? E’ buia, fredda, morta. Come pensi che avrebbero potuto viverci i Folletti dopo essersi riuniti negli ultimi anni e facendone il proprio quartier generale senza che qualcuno dall’esterno mandasse loro rifornimenti?”
Drilla boccheggiò. No, non era possibile, non era...
“Li ho riforniti di cibo, di acqua…” ammise Van Duyne candidamente. “Li ho riforniti di notizie. E di rancore.” I suoi occhi brillarono.
Drilla era sconvolta. “Ma perché fai questo? Che cosa c’entri tu con i folletti?” Ripensò alle parole di Lorcan su di lui, nel dormitorio di Corvonero. “Sei davvero un Changeling?”
Van Duyne scoppiò a ridere. Fu una risata irrefrenabile, vittoriosa; Drilla sentì brividi di paura percorrerle la pelle mentre il suono di quella risata le penetrava nelle vene, agghiacciandola.
“Un Changeling?” ripeté scuotendo la testa, senza smettere di sorridere. “Io? Ma non te ne sei ancora accorta? C’è un solo Changeling in tutta questa faccenda, ed è l’impostore accanto a te.”
Steeval si agitò, ma sembrava troppo sofferente anche solo per parlare. Quanto a Drilla, era totalmente sbigottita.
“Stai mentendo” lo accusò.
Van Duyne indicò Steeval, impassibile. “E allora cos’è che ha sul corpo questa creatura?”
Drilla deglutì. “Non…”
“Te lo dico io” la interruppe. “I segni della sua natura. La malformazione per cui i Folletti non l'hanno voluto, per cui l'hanno scambiato. E’ facile nasconderla quando sono ancora piccoli, mentre, crescendo con la razza a loro destinata, ne acquisiscono i tratti... ma quando sono adulti... no, c’è sempre qualche modo per rivelarne la natura.”
“Non è vero” balbettò Drilla. “Lui… lui è David Steeval. Se lo avessero scambiato, i suoi genitori l’avrebbero saputo… tutti l’avrebbero saputo…”
Van Duyne smise di sorridere, e il suo volto si trasformò in una maschera di risentimento. “No, invece. Nessuno l’ha scoperto. Perché quella donna ha deciso di proteggerlo!”
Drilla batté gli occhi. “Che cosa?”
David si mosse in quel momento; cercò di tirarsi su a sedere con scarso successo. “Lascia mia madre fuori da questa storia, Van Duyne.”
L’altro puntò la bacchetta contro David: non sorrideva più, e sembrava preda di una rabbia violenta.
Tua madre? Quella donna ha un solo figlio, mostro. E sono io.”
Drilla fissò Van Duyne, senza parole.
“Sei sorpresa, vero?” le chiese Van Duyne con un sorriso che non aveva nessuna allegria. “I Folletti scoprirono che gli Eddison si erano portati via la parte del loro tesoro che era rimasta dopo la rivolta. Manufatti magici, diverse decine di medaglioni antichi… e questo.” Sollevò il ciondolo dorato che teneva ancora stretto tra le dita.
“Ma erano custoditi alla Gringott, protetti dalle magie dei Folletti che avevano tradito gli ideali della loro razza. Che si erano abbassati a lavorare con i Maghi. Così fecero l’unica cosa che rimaneva loro come consolazione: vendicarsi.”
Steeval tossì: forse voleva parlare, ma il dolore glielo impedì. Drilla avrebbe voluto aiutarlo, ma il suo corpo si rifiutava di collaborare: era paralizzata, avvinta dalla gabbia di rivelzioni di Van Duyne.
Lui fece un sorriso amaro. “Ci vollero secoli: gli Eddison sapevano che tra le vendette più probabili dei Folletti c'era lo scambio dei loro figli. Li protessero e li circondarono di incantesimi fin dalla nascita. Ma il tempo è nemico della vigilanza e dopo un'attesa di centinaia di anni finalmente la guardia fu allentata tanto che i Folletti ci riuscirono. Chissà che faccia fece la signora Steeval quando si accorse che il bambino era un Changeling.”
Drilla strinse i pugni. Non poteva lasciarlo parlare: quello che diceva era… non poteva essere la verità. Non doveva essere la verità. Perché se lo era…
“Lorc… un mio amico mi ha detto che si riconoscevano i Changeling solo quando crescevano” dichiarò cercando di ostentare una sicurezza che non sentiva. “Quindi la madre di Steeval non avrebbe mai potuto…”
“E invece sì” ribatté Van Duyne, sicuro di sé. “Se non avesse capito che era un Changeling, perché lo avrebbe costretto a indossare sempre questa?” alzò una mano, mostrando il medaglione che teneva ancora stretto in una mano.
Il medaglione della Bellezza; il medaglione che nascondeva i difetti, le imperfezioni... poteva nascondere anche quelle dovuto a una natura non umana? Drilla non lo sapeva. Ma se fosse stato così, perché lei aveva visto com'era il corpo di David anche se ce l'aveva addosso? Non riusciva a trovare una logica in tutto quello. Non voleva trovarla.
“Perché la signora Steeval avrebbe dovuto nascondere che le avevano rubato il figlio?” disse alla fine, dubbiosa. “Poteva denunciarli…”
Van Duyne ringhiò e scagliò con violenza improvvisa il medaglione per terra. Drilla sobbalzò e si ritrasse, impaurita da quello scoppio di collera.
“GIA’, AVREBBE POTUTO!” gridò Van Duyne. “Avrebbe dovuto! Ma gli esseri umani sono tutti degli sciocchi dal cuore troppo debole!”
Guardò David, rannicchiato al fianco di Drilla, con uno sguardo che esprimeva il disprezzo nella sua forma più pura.
“Ma che cosa sarebbe successo in quel caso? Le avrebbero sottratto questo mostro sotto forma di bambino, confinandolo in un istituto. Ma lei non poteva rinunciare all’erede degli Eddison! La vergogna sarebbe caduta su tutta la sua famiglia, se avesse ammesso di essersi lasciata rubare il figlio vero. Così lo tenne con sé. Abbandonando me!”
C’era un tale senso di amarezza nelle sue ultime parole che Drilla, per un breve attimo, ebbe pietà di lui.
Era la verità? O solo un mucchio di menzogne? Ma allora come si sarebbe spiegato tutto?
Drilla chinò il capo, soffocata. Non voleva credere a quello che raccontava Van Duyne. Non poteva. Eppure i risvolti più sottili di quella vicenda, le parti più infime, i dettagli più minuscoli, tutto combaciava così perfettamente con le spiegazioni di quell’individuo... Che cosa doveva pensare? In che cosa doveva credere? In chi?
“Ma perché servi i Folletti?” domandò in un sussurro, incerta. “Furono loro a rapirti.”
Van Duyne fece un verso di disprezzo. “Per molte ragioni, alcune più ovvie di altre.” La scrutò negli occhi. “Ma principalmente per una sola: vendicarmi.”
Drilla lo fissò negli occhi, incredula.
Lui sorrise con quel suo sorriso amaro. “E’ tutta la vita che non aspetto altro. Sono cresciuto i primi anni tra i Folletti, di cui sarei stato la spia nel mondo umano, l’asso nella manica. Poi, con il loro aiuto, mi creai un falso passato all’estero, tornai ad assumere il mio aspetto umano e mi conquistai un posto al teatro più rinomato di Londra.” Fece un sorriso che pareva più una smorfia di disgusto. “Quale posto migliore di un teatro, dove i Maghi più potenti o importanti amano andare a pavoneggiarsi? Era la posizione perfetta: potevo ottenere informazioni utili, inviare rifornimenti e rapporti ai Folletti, scoprire occasioni come la festa dell’Armistizio, elaborare un piano per venirne coinvolto.” Di colpo, come se si fosse ricordato qualcosa di sgradevole, il suo viso si oscurò. “E un giorno, ad uno spettacolo, arrivò lei.”
“La signora Steeval?” domandò Drilla, intuitiva.
L’altro annuì. “Quella sera Hivish era dietro le quinte con me. Mi disse chi era. E che chi avrei dovuto essere io per lei.”
Drilla scattò in piedi. “Ma perché stai dalla parte dei Folletti? Sono stati loro a sottrarti a tua madre.”
Van Duyne la fissò con i suoi occhi di ghiaccio. “Ho passato tanti anni con loro, e ho conosciuto il loro affetto. Un affetto che invece mia madre mi ha negato.” Si accigliò. “Ho sempre covato rancore per lei, ma non mi ero mai chiesto chi fosse e cosa facesse la creatura che mi aveva sostituito. Poi venni in questa scuola, e la vidi.”
Guardò Steeval, sprezzante.
“Aveva tutto quello che io non avevo mai avuto. Ma era viziato, odioso, irascibile. Ho cambiato i miei piani, parlando di lui ai Folletti. E loro mi ordinarono di rapirlo.”
Drilla ricordò quel giorno, in corridoio, quando Van Duyne era piombato tra lei e David così malamente.
“Obbedii, pensando che poi l’avrebbero lasciato a me. Avevo diritto alla mia vendetta.” Si zittì un momento e la sua espressione si fece truce. “Ma loro avevano altri piani: decisero di tenerlo vivo per poter ricattare sua madre. E io rimasi a mani asciutte.”
Volse lo sguardo su Drilla. “Poi pensai a te. Eri la sua ragazza; una via alternativa per far soffrire lui.”
Drilla sentì un brivido di paura artigliarle la spina dorsale. Cercò di indietreggiare da Van Duyne, ma improvvisamente una mano le artigliò un braccio.
Drilla si voltò, e vide David che si tirava su aggrappandosi a lei.
“Stee...”
Lui non la ascoltò. Cercò di raddrizzarsi come meglio poteva: un braccio gli pendeva inerte, e ogni movimento sembrava costagli un’agonia terribile. Guardò Van Duyne dritto in faccia.
“Bastardo.”
Lui scoppiò a ridere. “Non m’importa se m’insulti, Changeling. Sono io ad avere il coltello dalla parte del manico.” Si rivolse a Drilla. “Non ti sei chiesta perché all’ultimo momento ti ho scambiato di coppia? Sapevo che sarebbe stato Hivish a dover agire e rapire la sua compagna di ballo. Un ottimo modo per farti cadere qui, nelle mie mani.”
Drilla si morse un labbro. Van Duyne era determinato a portare a termine la sua vendetta, glielo leggeva negli occhi. Sentì la mano di David stringerle più forte il braccio, ma non capì se stesse tentando di comunicarle qualcosa o solo cercando di tenersi in piedi.
“Ma… perché ce l’hai con Steeval?” disse con voce acuta. “Lui non ha deciso di sostituirti!”
“No, non l’ha deciso” ammise Van Duyne. “Se è per questo, il tuo caro amico non sapeva nemmeno di essere diverso, prima che gli strappassi il Medaglione” aggiunse sorridendo. “Ma ciò non cambia la sua natura. Nè il fatto che, più sofferenza infliggerò a lui, più ne infliggerò a lei.
David fece un passo in avanti, e Drilla dovette sostenerlo per impedirgli di piombare a terra.
“Te l’ho già detto” sbottò, rauco il ragazzo. “Non me ne frega niente di te, dei Folletti o di quello stupido Medaglione. E nemmeno di mia madre.”
“E’ troppo tardi. Ci sei dentro fino al collo” ribatté Van Duyne facendo un passo avanti. “Scansati, ora. Non posso ammazzarti, perché avremo bisogno di tua madre ancora per molto, ma con Cook è diverso. I Folletti non vogliono lasciarla viva perché sa dove si nascondono; e perché può essere sostituita da qualsiasi altra ragazza.”
David si eresse davanti a Drilla. “Non provare a toccarla!” sibilò.
Van Duyne sorrise, e alzò la bacchetta. “Temo che dovrai stare a vedere quel che le farò, mostricciattolo, volente o nolente.”
Non riuscì ad aggiungere altro.
Ci fu uno scalpiccio in lontananza, poi un’esplosione e grida da oltre l’ingresso della grotta.
Van Duyne abbassò la bacchetta e si voltò a vedere cosa stesse succedendo.
David non aspettava altro. Con un balzo e un gemito di dolore saltò addosso a Van Duyne, facendogli cadere la bacchetta. Drilla si lanciò a prenderla.
Sollevata, sentì le dita stringerla saldamente; si rialzò di scatto, voltandosi affrontare Van Duyne.
Lui e David erano avvinghiati in una lotta su cui il primo stava decisamente prendendo vantaggio. Drilla esitò a lanciare un incantesimo, timorosa di colpire anche David. Poi vide balenare un lampo d’acciaio nella mano di Van Duyne. Un pugnale.
Urlò.
Un lampo blu, e di colpo tutto finì.
Van Duyne si accasciò, incosciente. David emise un lamento quando lui gli crollò sul braccio rotto.
Drilla cadde in ginocchio, le lacrime agli occhi, il corpo ancora scosso da un tremito convulso.
Ma non guardava né David né Van Duyne.
Guardava due figure erette sulla soglia della grotta, uno dei due con la bacchetta stretta in mano e gli occhi scuri come pozzi senza fine.
“Stuart.”


 

Note:
E dopo una lunga attesa ecco il nuovo capitolo!
Spero che sia valsa la pena di aspettare, nonostante tutto. Per farmi perdonare cercherò di postare prima il prossimo. Cosa ne pensate? Spero vi soddisfi, almeno per il momento.
Alla prossima!
   
 
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