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Autore: Quasar93    28/01/2016    3 recensioni
Durante le Guerre dei Cloni il Conte Dooku e Palpatine decidono di intraprendere un lungo esperimento per trascinare dalla loro parte un prezioso alleato, trascinandolo al lato oscuro per poi usarlo contro la Repubblica.
E' per questo che durante una missione prendono Obi-Wan come prigioniero, disposti a tutto per trasformarlo in uno spietato Signore dei Sith.
[warning: torture fisiche e psicologiche, violenza]
Genere: Angst, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ahsoka, Tano, Anakin, Skywalker/Darth, Vader, Conte, Dokuu, Obi-Wan, Kenobi, Palpatine/Darth, Sidious
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Da qualche parte nello spazio separatista – Nave ammiraglia di Dooku – Area di detenzione
 
Obi-Wan aprì piano gli occhi. La testa gli faceva malissimo, e la vista non collaborava più di tanto.
Si guardò intorno, provando ad alzarsi, ma si rese subito conto di essere legato al muro con le braccia sopra la testa.
Dov’era finito?
Cercò di nuovo di muoversi, per sedersi più comodo ma tutto il corpo gli faceva male. Probabilmente era in quella posizione da diverso tempo ormai, e i muscoli iniziavano a risentirne.
Chiuse gli occhi e i ricordi iniziarono a scorrergli davanti a stralci, c’erano lui e Anakin che combattevano contro un plotone di droidi, e sembrava andare tutto come al solito finchè non aveva fatto la sua comparsa in scena Darth Tyranus.
Poi tutto iniziava a diventare confuso, ricordava il suo caccia esplodere per mano del Sith e se stesso spingere Anakin con la Forza all’interno del proprio, per permettere almeno a lui di fuggire da quella che, realizzò solo ora, probabilmente era una trappola ideata apposta per catturarli.
Ricordava benissimo l’espressione tradita del suo ex padawan mentre lo spediva verso la salvezza, via dal campo di battaglia.
Il ricordo successivo era un forte dolore a un braccio e alla schiena, poi più nulla.
Si girò a guardarsi il braccio, effettivamente aveva una ferita medicata, probabilmente di un blaster.
Ma perché l’avevano curato se il loro intento era di prenderlo prigioniero?
I separatisti e i Sith non erano certo famosi per la loro ospitalità.
Riaprì gli occhi e finalmente capì anche perché si sentiva così confuso. Non poteva sentire la Forza né usarla.
Aveva già sperimentato in passato gli inibitori in mano ai nemici dei Jedi e non era affatto entusiasta di esservi sottoposto. Essere privato della Forza, per un Jedi, era come essere ciechi. Non sentiva nulla attorno a lui e non poteva sentire i suoi amici. Non poteva sentire Anakin, presenza costante nella sua vita.
Il legame tra un maestro e il suo padawan è così forte che possono sentirsi ad anni luce di distanza, e ora era scomparso.
Si sentì improvvisamente solo, e istintivamente si raggomitolò su se stesso, per quanto possibile dalle costrizioni di metallo che gli tenevano i polsi.
 
Coruscant – orbita sopra il tempio Jedi
 
-Obi-Wan!- urlò in preda alla rabbia Anakin Skywalker, non appena il suo caccia uscì all’iperspazio, sganciandosi dall’anello coi motori per l’iperguida e atterrando.
Era furioso col suo maestro, in un gesto l’aveva spinto via dal campo di battaglia riuscendo, non si sa come, a bloccare l’autopilota di emergenza che l’aveva riportato dritto a casa. Obi-Wan faceva tanto il modesto, ma Anakin sapeva benissimo che in realtà sapeva usare la Forza molto meglio di quasi tutti gli Jedi del tempio, e questa ne era la prova.
Ed era la prova anche di quanto fosse stupido.
Aveva perso tempo e abbassato la guardia per salvarlo, quando lui era benissimo in grado di badare a se stesso, ed era rimasto solo su quella nave senza possibilità di fuga.
Si incamminò verso i suoi appartamenti, deciso a meditare finchè non avesse localizzato il luogo in cui si trovava il suo maestro.
L’avrebbe riportato indietro e gli avrebbe urlato in faccia tutto questo.
Entrò nella sua stanza sbattendo la sua roba di qua e di là, era davvero nervoso, si sentiva tradito, come se con quel gesto Obi-Wan gli avesse mancato di rispetto, come se lo considerasse ancora un padawan incapace di affrontare una battaglia che lui giudicava troppo ardua.
La verità era che, dietro tutta quella rabbia, il giovane Jedi celava anche una grande preoccupazione.
Se al suo maestro fosse successo qualcosa mentre lui era li al sicuro non se lo sarebbe mai perdonato.
Stava per togliersi gli stivali ed entrare nella stanza per la meditazione quando improvvisamente gli girò la testa fortissimo, si appoggiò al muro per non cadere e in quel momento sentì una fitta di dolore al petto, sempre più forte, come se una parte di sé gli fosse strappata via dall’interno. Si ritrovò a tremare, le gambe gli cedettero e cadde in ginocchio.
Era una sensazione unica, che non aveva mai provato prima e che non avrebbe mai riprovato in futuro, ma era perfettamente a conoscenza del suo significato.
Si prese la testa tra le mani, raggomitolandosi in ginocchio su se stesso, grato di essere da solo nei suoi alloggi dove nessuno l’avrebbe visto piangere.
Il legame col suo maestro nella Forza si era spezzato, brutalmente e improvvisamente, e questo poteva dire una cosa sola.
Obi-Wan se ne era andato.
 
Da qualche parte nello spazio separatista – Nave ammiraglia di Dooku – Ponte inferiore
 
-Portatelo via. Gli abbiamo iniettato così tanti soppressori della Forza contemporaneamente da sfiorare un’overdose, non si risveglierà per parecchio tempo- disse freddo il conte, indirizzandosi a una squadra di droidi da battaglia che tenevano sollevato il corpo di Obi-Wan mentre un droide medico sfilava le ultime siringhe dal Jedi.
-Sfiorata per un pelo – commentò il dottore – ha rischiato di non farcela, signore, e spero superi la notte. Soprattutto perché ne aveva già una dose minima in circolo, per evitare che provasse a fuggire.-
-La supererà. Il dosaggio era necessario. Skywalker deve credere che il suo maestro sia morto, e questo era l’unico modo. Fidatevi, pezzi di ferraglia, non l’avreste voluto alle nostre calcagna più di quanto non lo voglia io. Arriverà il momento in cui il ragazzo ci tornerà utile, ma ora è troppo presto. I tempi non sono maturi-
Il discorso di Dooku fu interrotto dal gracchiare di uno dei droidi di servizio sul ponte, che lo avvisò di una chiamata imminente di Darth Sidious. Il conte fece un cenno e l’ologramma del suo maestro apparve al centro della consolle sul ponte.
-Dov’è Skywalker?-
-Maestro, c’è stato un problema. Skywalker è fuggito, ma in compenso abbiamo catturato Kenobi-
-Ne abbiamo già parlato, Tyranus. Kenobi non è adatto. E’ troppo vecchio, troppo indottrinato, il nostro esperimento non funzionerà su di lui-
-Maestro, lungi di me il mancarle di rispetto, ma mi lasci provare. Condizionare uno come Skywalker potrà anche essere più semplice, ma non ha la disciplina necessaria, non è disposto a seguire gli ordini dei Jedi ora, non seguirà i nostri poi. Kenobi invece è naturalmente portato a rispettare i suoi superiori.-
Palpatine sembrò pensarci su un po’, poi annuì.
-E va bene, mio irriverente allievo, ti lascerò provare. Ma fallisci, e ne risponderai personalmente-
-Certo, mio maestro-
Darth Sidious chiuse la comunicazione e Tyranus sorrise tra sé e sé, finalmente aveva Kenobi tra le sue mani, e aveva appena ricevuto il permesso di farne quello che voleva.
 
Coruscant – cripta del Tempio Jedi
 
Anakin allungò una mano verso la piccola lapide con inciso il nome del suo maestro, posta a fianco di quella del maestro Qui-Gon Jinn.
Strinse la mano libera a pugno fino a farsi male per impedire alle sue emozioni di mostrarsi in pubblico.
-Tempo di dire addio al tuo maestro, è- gli disse il maestro Yoda, avvicinandoglisi –Kenobi, uno con la Forza è diventato. Lasciarlo andare, tu devi-
Anakin aprì la bocca per rispondere a Yoda che non gli importava nulla della filosofia Jedi, in quel momento, o di un ipotetico al di là. Lui non era come loro, lui teneva alle persone, non a degli stupidi ideali. Era egoista, e c’era un solo posto dove avrebbe voluto il suo maestro, ed era li con lui. Non riusciva nemmeno ad immaginare una vita che non fosse a fianco del suo maestro, era sempre stato così, Kenobi e Skywalker, sempre insieme. Una squadra formidabile, inseparabile e invincibile. Cosa poteva importargliene che ora fosse uno con la Forza?
-Certo, maestro Yoda- rispose invece, sforzandosi di mostrare rispetto. Probabilmente il piccolo maestro aveva già sentito cosa il ragazzo provava veramente e gli toccò piano il braccio, prima di mettersi davanti alla lapide ed iniziare il suo discorso.
-Una grande perdita, il maestro Kenobi è…-
Anakin non riusciva nemmeno ad ascoltarlo, era li, ma era come se non ci fosse veramente. Tutto quello non stava accadendo davvero, non poteva. Ascoltò tutta la cerimonia come attraverso un filtro, l’unico contatto con il mondo esterno era Ahsoka, che a un certo punto gli aveva stretto la mano senza più lasciarla andare.
Quando tutto fu terminato la giovane padawan accompagnò Anakin ai suoi alloggi, senza dire una parola. Non ce n’era alcun bisogno, e il Jedi gliene fu grato. Prima di congedarsi però ruppe una regola non scritta e lo abbracciò forte.
Rimasero in quella posizione per un po’, poi si staccarono e Ahsoka fece per congedarsi.
-Mi dispiace così tanto, maestro Skywalker-
-Anche a me Snips, anche a me-
Rispose solo, sorridendole triste, per poi infilarsi nei suoi alloggi. Sentì la porta dell’anticamera scorrergli alle spalle e fece per raggiungere il suo appartamento privato quando lo sguardo gli scivolò sulla porta di Obi-Wan.
Normalmente non avrebbe mai osato farlo, ma si avvicinò al pad e premette il pulsante. La porta scivolò di lato, lasciando intravedere una stanza perfettamente in ordine e pulita, come l’aveva lasciata il suo maestro prima di partire per la missione.
Il paragone con la sua, sempre così incasinata nonostante le pochissime cose che possedeva lo fece sorridere.
Entrò piano, quasi con riverenza.
Passò vicino al letto, rifatto e con le lenzuola ben piegate, la veste da camera ripiegata sopra il cuscino. C’era un’unica finestra, da cui filtrava la luce di Coruscant, posta poco sopra una piccola scrivania.
Anakin ci passò sopra la mano, immaginandosi tutte le serate che il suo maestro doveva aver passato seduto li a compilare i rapporti delle missioni, anche i suoi, spesso e volentieri. Una lacrima gli scivolò sulla guancia e cadde sul metallo freddo del tavolo. Il ragazzo si affrettò a passarci sopra la manica della tunica, era tutto così perfetto, non voleva che cambiasse di una virgola.
Notò che sotto la scrivania c’era una cassettiera e iniziò ad aprire i cassetti di metallo.
Nel primo c’era solo un pad, un comunicatore e accessori di ricambio per la cintura multifunzione. Aprì anche il secondo, per trovarci solo la strumentazione necessaria per la manutenzione della spada laser.
-Che noiosone, maestro.- si lasciò sfuggire, sorridendo con gli occhi lucidi.
Poi aprì il terzo cassetto. Dentro c’era una scatola di metallo, consumata e piena di incisioni. Anakin la tirò fuori, e la aprì piano. Conteneva poche cose, le uniche personali di tutta la stanza. Eccolo, il piccolo tesoro di Obi-Wan.
Al giovane Jedi si strinse lo stomaco osservando quegli oggetti.
C’era la spada laser di Qui-Gon, il maestro di Obi-Wan. Era pulita e lucida come se fosse stata appena messa li, probabilmente la teneva con grande cura. Poco sotto la spada c’era la treccina da padawan, che gli era stata tagliata via il giorno che era diventato cavaliere. Infine, la terza e ultima cosa era un piccolo pupazzeto di tela fatto a mano, vecchio e sgualcito. Quando Anakin lo vide sussultò, era incredibile come Obi-Wan l’avesse conservato per tutto quel tempo.
Era diventato il suo padawan da pochissimo quando glielo aveva regalato, ormai più di dieci anni prima. L’aveva visto così triste e pensieroso che aveva cercato di tirarlo su facendogli un regalo. Li per lì Obi-Wan l’aveva guardato in modo strano, e fino a quel momento non aveva mai saputo quanto in realtà avesse apprezzato il suo gesto.
-Perché non mi dicevi mai niente, maestro?-
Richiuse la scatola e la rimise dove l’aveva trovata. Uscendo si fermò un attimo sulla soglia ad osservare l’insieme di quella piccola stanza. Sembrava come se Obi-Wan dovesse tornare da un momento all’altro e sgridarlo perché aveva osato mettere piede in camera sua.
Chiuse la porta per non indugiare oltre su quei pensieri, ma cambiò idea e non si diresse in camera sua.
Sgattaiolò invece negli alloggi di Padmè e fu solo a notte inoltrata e stretto nell’abbraccio di sua moglie, che riuscì finalmente ad addormentarsi.
  
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