Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Neflehim    28/01/2016    4 recensioni
“Cosa vuol dire essere liberi,Rivaille?”
Un sospiro.
Un altro bacio a fior di labbra.
“ Non so risponderti moccioso, non mi ci sono mai sentito.”
****
“ Non ho mai detto che sarebbe stato facile.”
“Non ho bisogno che sia facile, Capitano... Ho bisogno che ne valga la pena.”

Levi lo baciò.
Non aveva risposte.
Lo sapeva lui e lo sapeva Eren.
*****
Sono passati cinque anni dalla liberazione di Eren dal Castello di Utgard.
Nel frattempo il ragazzo è cresciuto e la sua mente é maturata.
Una persona in particolare prenderà atto di quei cambiamenti, ma troppo tardi si accorgerà di sentimenti che da sempre si era rifiutato di provare.
Un terribile segreto avvolge la vita del ragazzo-titano che solo con la sua dipartita, verrà a galla.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Armin, Arlart, Eren, Jaeger, Jean, Kirshtein, Mikasa, Ackerman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angolo dell'autrice: So di essere in immenso ritardo ma il tempo é pochissimo! Spero che vi piacerà!



A volte ci si separa solo per ritrovarsi interi.






[Un Anno prima del giudizio]







La mattina passò tranquilla.
Nai stava sonnecchiando nella sua stanza e sia Reiner che Bertolt erano in giro in riva al lago a fare una passeggiata in solitario.
Avevano la casa avvolta nel silenzio ma nessuno dei due aveva voglia di fare nulla che aveva bisogno di troppa energia.
Quel giorno era l'anniversario della morte di Petra e della squadra di Levi e anche se erano dannatamente lontani da casa, l'atmosfera rimaneva comunque opprimente.
Una scia di fumo bianco si alzava volteggiando per il salone ed infestando l'aria.
Eren fissò male l'esalazione e storse il naso quando l'odore intossicante gli invase le narici; sbuffò sventolando una mano davanti al viso mentre toglieva la tegliera dal fuoco e versava il contenuto bollente in due tazze da tè.
La prima la porse al Capitano, mentre quello soffiava fuori dalla bocca il fumo restante.
Nel momento in cui si sporse per poggiare la tazza si ritrovò a mormorare “ Fumare sigarette... non é da lei.”
Levi alzò un sopracciglio perplesso “ Che stai dicendo? Vi sono abbastanza affezionato.”
Il ragazzo sospirò e gli tolse la cicca dalle dita spegnendola nel posacenere.
Il Capitano provò a protestare ma Eren decise di chiudergli la bocca con la propria ed inalare lui tutto il fumo tossico che ancora regnava nel suo sapore.
Si ritrovò a tossire convulsamente nel momento stesso in cui si staccò da lui,sentendo i polmoni bruciare e faticando a respirare normalmente.
Stava continuando sputare fuori con tutte le sue forze quello che restava di quella droga immonda, quando si sentì richiamato.
Eren...”
Si voltò verso di lui e si ritrovò il volto intrappolato tra le mani dell'uomo a poche spanne di distanza.
Se vuoi davvero farmi smettere di fumare, fallo seriamente.”
Dire che la sua espressione era inquietante, era poco.
Si ritrovò in pochi secondi le labbra di nuovo intrappolate senza possibilità di scampo – non che volesse scappare veramente- e senza ancora che potesse respirare normalmente.
Infatti, le gambe gli cedettero dopo pochi minuti del bacio: si era ridicolmente dimenticato che il naso poteva ancora inalare aria.
Così si ritrovò seduto per terra con lo sguardo del Capitano divertito ancora sulla sua sedia,
Moccioso” lo prese in giro l'uomo ed Eren lo fissò male prima di stendersi completamente sul pavimento e restare in silenzio per un po'.
Capitano... le sigarette non sono usate per compensare i lutti?”
L'uomo lo fissò con la coda dell'occhio per poi voltargli le spalle accendendosi un'altra sigaretta e mormorare “Chi lo sa...”
Di nuovo il silenzio scese tra loro, ma come sempre non era pesante.
Eren sentì ancora quella morsa ai polmoni e la voglia di piangere tornò prepotente ma non lo mostrò,portandosi solamente una mano davanti al volto per proteggere gli occhi da sguardi indiscreti, mentre la prima lacrima gli solcava il viso.
Danne una anche a me per favore...”
Levi non si voltò per non mostrare all'amante la sorpresa per quella richiesta.
Alla fine si ritrovò a sospirare “Non dire stronzate... per te, non sono di certo necessarie.”
Un 'altra lacrima si aggiunse alla prima e si ritrovò a riflettere.
Il Capitano non aveva il permesso di piangere la loro morte e ancora una volta si era fatto avvolgere da una nuvola di fumo.
Andava bene se lui lo facesse per entrambi?




La luna sorge in continuo cambiamento...
Non riesce a vedere altro.
Sotto le dita sente l'erba morbida ed umida di rugiada.
Improvvisamente dei passi attuti si avvicinano a lui.
Si chiede se non si sia addormentato.
Come ci era arrivato lì?
Non lo ricorda.
Un odore dolce e familiare gli arriva alle narici.
Capitano?
Il suo profumo...
Sono contento, vuol dire che é qui vicino.
Lo sente inginocchiarsi al suo fianco ed un calore gli scende nel petto.
Vuoi restare un po' più a lungo?
Il sibilo del metallo gli perfora le orecchie.
Capitano...
Sente qualcosa venire sfilato da un fodero.
Vuoi ascoltarmi ?
Un pugnale forse.
Volevo dirti una cosa....
La lama si sta avvicinando al suo collo..
Ho sempre voluto stringere la tua mano.
La sua spalla viene afferrata. Non pensa voglia fargli del male.
Morire per amor dell'umanità é soddisfacente, ma...
Lo stemma della Legione viene tagliato via dalla divisa.
Non ho mai avuto la possibilità di esprimere i miei veri desideri.
La sensazione che si stia allontanando.
E... questo mi rincresce...
Un fruscio, qualcosa che viene sollevato da terra.
Non essere stato in grado di dire nulla... non ero abbastanza fiducioso.
Di nuovo il rumore attutito dei passi.
Capitano... per me questo mondo é buio e solitudine.
Si stava avvicinando di nuovo.
Comunque... pare che la mia esistenza sia stata inutile.
Qualcosa di caldo fu sistemato sul suo corpo.
Capitano... puoi ascoltare la mia voce?
Sente un peso leggero sulla schiena, come una mano poggiata appena.
Capitano?
Good Night,Eren.”
Capitano, non ti ho detto una cosa importante...
Passi che si allontanano.
Dove stai andando?
Il vento soffia, scompigliandogli i capelli.
Perché non mi porti con te?
Quella fragranza così buona sta pian piano svanendo.
Non hai più bisogno di me al tuo fianco?
I passi ormai non li sente più.
E' questo il motivo per cui ho esitato e non ho detto nulla...
Il cuore inizia a pompare più sangue, tanto che sente i battiti nelle orecchie.
Non ho potuto rimanerti vicino...
Riesce ad aprire leggermente le labbra.
Capitano... la morte non vuole aspettarmi...

Spalancò gli occhi.
Non si era accorto di aver proteso la mano verso l'alto.
Probabilmente aveva cercato di afferrare la schiena immaginaria dell'uomo che si allontanava.
Sentiva il sudore percorrergli la fronte e con una mossa irritata cercò di portarne via il più possibile.
Si voltò di scatto ritrovando gli occhi del Capitano che lo fissavano impassibili.
Uh... vi ho svegliato di nuovo vero?”
L'uomo non disse nulla.
Forse sarebbe il caso che dormissi in un altra stanza.”
Lo sguardo di Levi gli fece capire cosa ne pensasse di quella possibilità.
Potrebbe essere che … abbia detto qualcosa durante il sonno?”
Rivaille parve esitare, ma poi rispose con sicurezza “No.”
Il ragazzo si mise a sedere, fissandosi le mani senza vederle.
Ricordava bene il sogno che aveva fatto.
Poteva vedere le dita tremare.
Capitano... sebbene … arriverà il momento in cui dovrai uccidermi... prima che accada ...”
L'uomo alzò un sopracciglio chiedendo spiegazioni, mentre quelle parole lo ferivano più di quanto pensasse.
Anche se sarà fastidioso... potrebbe ascoltare quello che avrò da dirvi?”
Rivaille rimase in silenzio per un po',semplicemente fissandolo.
Non gli piaceva tutto quello.
Annuì, perché allo stesso tempo voleva sapere, ma Eren non fece ne disse nulla.
Solo dopo alcuni minuti si spostò più vicino a lui,arrivando a pochi centimetri dal suo volto a di nuovo non disse nulla.
Pareva indeciso su cosa dire e questo innervosì ancora di più il Capitano che proruppe fissandolo male “ Che scocciatura...”
Lo vide trasalire ma non gli importò. Lo vide abbassare lo sguardo e rimase comunque impassibile.
Lo vide rialzarlo esitante e di nuovo in cerca delle parole più adatte.
Alla fine si stancò di quel tran tran inutile.
Lo afferrò dietro il collo spingendolo verso di sé, sdraiandolo con la faccia sul suo petto.
Gratitudine? Rimpianti? Ultima richiesta? Non scherzare....”
Lo sentì irrigidirsi sotto di sé e per l'ennesima volta nella sua dannata vita maledetta il suo modo di parlare che spesso veniva frainteso.
Non dovresti pensare a come morirai... é inutile.”
A quelle parole di uovo Eren parve sciogliersi, cercando una posizione più comoda ma rimanendo comunque tra le sue braccia.
Non sappiamo quando la morte ci verrà a prendere... ma se non provi a scappare quando stai per morire, non potrai mai vincere contro di essa” dicendo quelle parole lo strinse un po' di più, perché pensava di averlo rivisto.. quell'alone scuro attorno all'amante, mentre si dimenava nel sonno e non poteva negare di essersi almeno un po' spaventato.
Perché lo aveva sentito quando, tra gli incubi aveva mormorato il suo nome, implorando di non abbandonarlo.
Perché odiava non potergli dare certezze.
Perché odiava quanto parlava in modo così facile della sua immolazione per la salvezza dell'umanità.
Non abbandonare la tua vita così facilmente...”
Fece finta di non accorgersi che la sua maglia si stava bagnando, perché Eren era cambiato.
Aveva smesso di piangere per ogni cosa come un moccioso.
Era cresciuto, nel modo sbagliato ma era cresciuto.
Ma lo sa bene anche lei... che mi lasciano vivere solo per la salvezza dell'umanità... dopotutto sono ...”
Lo sentì esitare ma sapeva perfettamente cosa stava per dire e la rabbia gli montò sovente perché in parte era stato anche lui a convincerlo di quei pensieri malati.

Dopotutto io sono un mostro.”
Lasciò che l'ira uscisse da lui sotto forma di forti pugni con cui tempestò la testa del ragazzo che gemette di dolore implorando di smetterla.
Se puoi ancora permetterti di parlare... non dovresti lasciare che il tuo cervello pensi alla morte... non vuoi avere incubi, giusto?”
Prese un bel respiro perché non era abituato a consolare qualcuno ed una piccola parte di lui lo stava incitando a chiudere la bocca.

Eppure non lo fece, perché aveva il tremendo bisogno che Eren la smettesse con quei pensieri autodistruttivi.
Se vuoi dirmi qualcosa... prima vivi la tua vita al massimo e quando sarai abbastanza grande ascolterò tutto quello che avrai da dire...”
Il ragazzo gli si strinse addosso.
Quindi sopravvivi... fino a quando lo farò io non ti permetterò di morire inutilmente.”
Sentì Eren ridacchiare sulla sua maglia e la cosa lo avrebbe fatto imbestialire se non si fosse bloccato dalle parole successive “ Questo dovrei essere io a dirlo.”

Sbuffò scocciato dall'insana convinzione che il moccioso aveva di doverlo proteggere.
Dormi idiota.”

Si era svegliato con il fiato mancante.
La morte degli zii era tornato a fargli visita in sogno, dopo tanto tempo.
L'ultima volta era successo la notte prima dell'arrivo del Capitano Levi alla casa sulla scogliera.
Poi non ne aveva più avuti, nonostante l'assenza di Eren al suo fianco di notte.
Non gli aveva dato fastidio che il suo protettore, passasse molta parte del suo tempo con il Capitano. Non lo aveva mai visto così sereno e se lo era Eren allora lo era anche lui.
Inoltre il ragazzo passava sempre molto tempo con lui: leggendo un libro o assistendo ai suoi allenamenti per complimentarsi con lui quando Levi non riusciva a farlo.
Eren era diventato per lui, un mix tra un fratello maggiore e un padre .
Levi invece era il padre severo ma buono, in tutto e per tutto.
Reiner e Bertolt erano gli strani e a volte inquietanti zii.
Non si poteva dire più contento, avendo di nuovo una sua famiglia. Non gli importava di non avere una figura femminile al suo fianco. Quello che aveva gli bastava e avanzava.
Si alzò dal letto e si strofinò gli occhietti assonnati.
In un qualche spaventoso modo, aveva iniziato ad abituarsi ai suoi incubi e ad associarli a nuovi eventi.
Aveva avuto brutti sogni anche la notte prima dell'assalto dei mostri che avevano distrutto la sua vita o quello che in parte ne era.
Si era sempre chiesto, come mai non avesse paura di Eren o degli zii, nonostante l avesse più volte visti trasformarsi, ma ogni volta gli era bastato vederli scherzare tra di loro per capire che non aveva nulla di cui avere paura.
Stava per succedere qualcosa?
Non era un caso se si era svegliato a quell'ora della notte in quel modo.
Prese la giacca di Eren e se l'avvolse attorno al corpicino, facendo attenzione a non fare nessun rumore mentre usciva dalla porta. Sapeva che Levi aveva il sonno leggerissimo e che sarebbe bastato anche solo un cigolio per svegliarlo.
Non sapeva in realtà perché stava uscendo. Una sensazione lo aveva spinto fuori dal letto e dalla casa.
Eren, pochi giorni prima, gli aveva detto di assecondare cose del genere, che erano una parte intrinseca del suo corpo e che quindi poteva lasciarsi andare.
Stava semplicemente seguendo il suo consiglio.
Si sentì trasportare verso la foresta, verso il luogo da cui erano arrivati.
Stava arrivando qualcuno?
Lasciò che i suoi piedi lo portassero dove volevano ed essi volevano andare in mezzo agli alberi.
Sentì la sensazione dell'erba sotto i talloni e riuscì ad evitare il sasso poco lontano che glieli avrebbe feriti.

Eren aprì gli occhi di scatto, il cuore che correva veloce come il vento.
Non aveva sognato nulla quella notte, ma qualcosa non andava.
Si alzò velocemente dal letto, incurante di aver svegliato anche Rivaille accanto a lui, che si mise seduto strofinandosi un occhio, cercando di capire cosa stava succedendo.
Eren...?”
Il ragazzo non lo ascoltò e corse fuori dalla stanza, con l'animo avvolto dal terrore.
Con una piccola parte della sua testa recepì il fatto che il Capitano lo aveva seguito e che ai suoi richiami si erano svegliati anche Reiner e Bertolt.
Entrò nella stanza di Nai e barcollò quando la trovò vuota.
Nai?!”
Al richiamo non rispose nessuno .
Il Capitano lo sorpassò ritrovandosi anche lui in quella camera.
Dov'è?”
Eren scosse la testa e tornò nel corridoio, cercò nel salone, nella stanza segreta, ma non trovò nulla.
Gli altri si misero alla ricerca del bambino e per la seconda volta da quando lo conoscevano Reiner e Bertolt videro il Capitano seriamente preoccupato.
Cercarono senza sosta per tre giorni, non trovando alcuna traccia del bambino ed Eren cadde di nuovo nella disperazione.


Sentiva freddo così si strinse di più nella giacca di Eren ormai logora, mentre continuava a camminare verso una direzione di cui solo il suo istinto era a conoscenza.
I piedi gli facevano male le mani tremavano.
Le guance erano sporche e ricche di graffi, rigati da scie pulite lasciate dalle lacrime.
Dalla semplice sensazione ormai era divenuta un pensiero costante, che non riusciva più a fermare.
Ormai il suo corpo si muoveva anche senza il suo consenso.
Gli facevano male tutti i muscoli e la pancia era vuota da giorni; si sentiva debole eppure il suo corpo continuava ad andare avanti incurante delle sue necessità.
Dov'era Eren?
Perché non lo fermava?
E Levi? E gli zii?
Faceva freddo ed era buio. Aveva paura.
Tanta paura.
I ricordi del giorno in cui i mostri avevano attaccato, si susseguivano davanti ai suoi occhi, terrorizzandolo.
Sentì un rumore improvviso. Un rumore che non apparteneva ad animali.
Passi, passi umani.
Le sue gambe accelerarono ed il fiato divenne più condensato.
Si mise quasi a correre, fino a quando non si ritrovò in una radura.
Al centro vi era un falò circondato da tre persone: due ragazzi dell'età di Eren ed una ragazza dall'aria scura.
Appena si accorsero di lui la ragazza mise mano alle spade e solo in quel momento il bambino si sentì libero dai suoi istinti.
Fece un passo indietro spaventato anche più di prima, fino a quando non notò lo stemma sulle loro divise.
Lo stemma della Legione Esplorativa.
Vide il ragazzo che pareva più giovane mettersi davanti all'altra “ Mikasa! E' solo un bambino! Diamine fai la persona civile!”
La ragazza parve riprendersi ed abbassò lo sguardo a terra dispiaciuta dall'aver avuto una reazione così esagerata.
Quando il ragazzo giovane fu sicuro che fosse tutto a posto, si avvicinò a lui e Nai non indietreggiò.
Quelle persone erano gli amici che Eren e gli altri stavano aspettando, non aveva nulla di cui aver paura; non gli avrebbero fatto del male e presto sarebbe tornato a casa.
Lo vide perdere colorito quando notò la sua giacca e sorrise perché se l'avevano riconosciuta allora erano davvero le persone che aspettavano.
Siete gli amici di Eren?”
Quel nome fece sussultare i tre ma non riuscì a vederli per bene.
Sentiva le gambe cedere e la vista non gli permetteva più di mettere bene a fuoco le cose intorno a lui.
Improvvisamente vide il terreno farsi sempre più vicino, troppo vicino e poi il buio più scuro.
Perse i sensi ma era sereno: prima di non sentire più nulla, aveva provato al sensazione di qualcuno che lo stringeva tra le braccia.
Era al sicuro e presto sarebbero riusciti a tornare a casa.

L'incubo era tornato, ma stavolta anche Levi ne aveva preso parte.
La scomparsa di Nai era un qualcosa che non riusciva a dargli pace.
Vivevano sotto lo stesso tetto, avrebbe dovuto sentirlo uscire ed era pressoché impossibile che qualcuno si fosse avventurato in quel posto isolato per rapire Nai.
Si dava la colpa ovviamente.
Era sotto la sua protezione e lui non era riuscito a difenderlo.
Eren non stava fermo un attimo, mangiava poco o nulla e continuava la sua ricerca, a volte spingendosi in territori che ancora non conoscevano.
A volte il Capitano era costretto a colpirlo per fargli perdere i sensi, per riportarlo a casa ed ogni volta che lo faceva, ogni volta che incrociava i suoi occhi prima che questi perdessero lucidità, poteva leggerci la disperazione che l'amante stava provando ed ogni volta moriva un po' di più.
La morte lo perseguitava da quando era piccolo, da quando era rimasto per giorni nella stanza della madre ormai morta, aspettando che qualcuno li trovasse, che qualcuno gli dicesse che sua madre era via e che sarebbe andato tutto bene.
Quando era arrivato Kenny, suo zio, la morte lo aveva seguito ancora, per sua stessa mano stavolta, come una vendetta contro la vita che stata così bastarda contro di lui.
Poi Kenny se ne era andato e si era sentito abbandonato di nuovo; lasciato in balia del flusso degli eventi, delle onde che continuavano a scontrarsi contro di lui quasi in segno di sfida.
Aveva continuato a vivere, nei bassifondi, rubando alle persone che potevano permetterselo e poi aveva incontrato Isabel e Farlan.
Poi erano stati catturati da Erwin ed erano entrati a far parte della Legione.
Durante l'addestramento vene a scoprire che Isabel era stata picchiata da degli uomini e lui non aveva avuto alcun rimpianto o esitazione nel ficcare un coltello nel petto ai colpevoli e non aveva negato quando Farlan gli aveva chiesto se li aveva uccisi.
Poi erano morti anche loro ed era stata colpa sua.
Non avrebbe dovuto ordinare loro di restare indietro e così alla fine erano caduti in un imboscata ed erano morti.
Da quel momento la sua vita era stata costantemente seguita passo passo dalla Morte.
Aveva perso moltissimi commilitoni, ma ogni volta si diceva che solo con lo stermino di tutti i titani avrebbe potuto dare loro un po' di giustizia.
Sapeva che non era la verità. Che i morti erano morti e che non tutti i titani erano i cattivi.
Quello era il suo modo di andare avanti, di non lasciarsi suggestionare o abbattere.
Ed ora?
Cosa era cambiato da tutte quelle notti in cui prima di addormentarsi ripeteva i nomi di tutte le persone che aveva visto morire? Spostò lo sguardo sul volto pallido dell'amante, disteso sul letto in posizione fetale. Pareva così piccolo in quel momento.
Molto più giovane di quant'era in realtà.
Gli spostò la frangia dalla fronte, assottigliando gli occhi quando la vide corrucciata, come se neppure nel sonno riuscisse a darsi pace.
Doveva trovare Nai il prima possibile: Eren stava lentamente perdendo la ragione,di nuovo,e lui non poteva permetterselo.
Si chiuse la porta della camera alle spalle ed uscì dalla villa diretto per l'ennesima volta nella foresta deciso a non uscirne fino a quando non avesse trovato Nai, vivo o morto che fosse.
Va a cercarlo?”
La voce di Reiner lo fermò.
Si” disse solamente senza voltarsi.
E cosa dovremmo dire ad Eren quando si sveglierà non troverà neppure voi al suo fianco?”
Quelle erano parole che facevano male.
Ricordava quello che una notte gli aveva rivelato.

Non riuscirei a perdere anche lei Capitano...”

Prese un bel respiro.
Digli la verità. Che tornerò presto.”
Reiner fissò le sue spalle che si allontanavano e si disse che mai, il Capitano aveva mancato la parola data.
Sarebbe tornato, e probabilmente con Nai al seguito.

Appena lo aveva visto crollare a terra, Armin era subito accorso al suo fianco per sollevarlo e portarlo vicino al fuoco.
Lo sentiva tremare per il freddo tra le sue braccia e senza esitazione si tolse il mantello avvolgendolo attorno al corpo del bambino.
Gli guardò i piedi nudi ed inorridì: erano pieni di piaghe e tagli.
Cercò di scaldarlo il più possibile, mentre Jean e Mikasa si occupavano di preparare della zuppa per rimetterlo in forze.
Guardate in che stato é ridotto.... per quanto avrà camminato?”chiese a nessuno in particolare, con la preoccupazione che gli impregnava la voce.
Non lo so … ma direi per un paio di giorni come minimo visto le se condizioni pietose...” gli disse Jean, prima di interrompere il suo lavoro e fissare la giacca a cui il bambino era ancora ancorato a forza “Quello é sicuramente lo stemma della Legione... come fa ad averlo?”
Armin carezzò il volto giovane con tenerezza “ Prima sembrava come se sapesse che stavamo arrivando. E conosce Eren.”
La ragazza annuì ma rimase comunque in silenzio e continuò a girare il mestolo all'interno della pentola in cui stava cuocendo il pasto per il bambino poi poggiò una mano sulla fronte ed emise uno sbuffo “Ha la febbre. Alta.”
Jean si tolse il mantello e lo poggiò sulla schiena di Armin che gli sorrise grato.
Non abbiamo medicine con cui curarlo, iniziamo nel tenerlo al caldo il più possibile.”

Una settimana.
Tre giorni da quando Nai era scomparso e quattro giorni da quando lui era partito per cercarlo.
Quanto ancora sarebbe riuscito a resistere quel bambino in una foresta sconosciuta, al freddo e senza cibo?
Scosse la testa, cercando di liberarsi da quei pensieri infausti.
Bevve un sorso dalla borraccia ma si bloccò, quando sentì il crepitio di un fuoco che scoppiettava poco lontano da lui.
Rimise la bevanda al suo posto e le mani afferrarono d'istinto le lame del 3DMG e si avvicinò al rumore, attirato soprattutto dal calore che esso poteva donargli, dopo giorni passati all'addiaccio.
Arrivato in prossimità di quella che pareva una radura si fermò, cercando coloro che stanziavano accanto al fuoco.
Sobbalzò quando riconobbe le figure ed il cuore si fermò alla vista della persona che stava cercando.
Balzò fuori dal nascondiglio che si era creato, spaventando i tre che balzarono in piedi armi alle mani, prima di riconoscerlo e mettere su delle facce sollevate.
Levi non prestò attenzione a nessuno di loro: il bambino ancora tra le braccia di Armin che non pareva stare per nulla bene.
Si avvicinò a passo di carica e lo tolse al ragazzo scostando con delicatezza la coperta per constatarne le condizioni.
Nailith...”mormorò prima di alzare lo sguardo sul biondo e gelarlo con una delle sue occhiate omicide “Cos'ha?”
Il ragazzo rabbrividì “ Ha... la febbre..”
Levi si tolse il mantello e lo mise sul bambino strofinandogli le braccia in un gesto quasi automatico.
Capitano... conosce quel bambino?”
Rivaille annuì solamente, mentre si sedeva accanto al fuoco e prendeva la ciotola di zuppa che Jean gli stava porgendo.
Passarono il resto di quella cena spartana in silenzio e solo quando tutti ebbero poggiato il cucchiaio Mikasa si rivolse al Capitano con la sua solita sfrontatezza “ Hai trovato Eren?”
Rivaille non parve scuotersi più di tanto dal tono sgarbato, troppo preoccupato per la sorte del bambino, quindi annuì solamente per poi aggiungere un “ E' al sicuro.”
E la questione si chiuse lì, perché a Mikasa al momento bastava sapere che Eren era salvo da qualche parte per tranquillizzarsi.

Passarono altri tre giorni prima che Nai riaprisse gli occhi, quasi completamente rinsavito.
Sbatté le palpebre ancora assonnate,con una patina chiara a coprirgli la vista, ma quando riconobbe chi lo teneva tra le braccia, Levi ebbe il più bel regalo dopo Eren nel suo tutto : Nailith lo riconobbe e gli sorrise, il sorriso più largo che avesse mai visto.
Si ritrovò in pochi secondi con le braccia del bambino aggrappate al collo ed il viso incastrato nella sua spalla.
Un altra persona l'avrebbe scostata inorridito per la troppa vicinanza , ma non quel bambino. Esattamente come non lo avrebbe fatto – e che non l'aveva fatto – con Eren.
Quei due avevano qualcosa di speciale; come se solo loro riuscissero a far tornare a galla sentimenti da cui si era protetto per gran parte della sua vita.
Sotto gli sguardi allucinati dei membri più giovani della sua squadra, Levi strinse le braccia a torno al piccolo corpo, tentando di calmarne i singhiozzi.
Passarono parecchi minuti prima che Nai tirasse su con il naso, senza neppure una traccia di lacrima sulle guance, iniziando a tossire, probabilmente i recessi della malattia.
Fece cenno ad Armin di passargli la ciotola con la zuppa.
In quei tre giorni avevano dovuto svegliarlo a forza, per farlo nutrire. Rare volte era cosciente ed ora comprendeva perché non lo avesse riconosciuto fino ad ora.
Il bambino divorò tutto velocemente e lasciò che il Capitano gli disinfettasse le ferite sui piedi senza emettere un suono e questo fece nascere un moto di orgoglio nel petto dell'uomo.
Quando torneremo da Eren?”
Furono le prime parole che emise il piccolo dopo giorni di silenzio.
Tutti sobbalzarono tranne Levi, che se l'aspettava.
Presto.”

E Levi mantene la parola.
Esattamente due giorni dopo il risveglio d Nailith, si misero in viaggio per tornare alla villa.
Nel tempo precedente alla partenza il Capitano si era preso cura del bambino, standogli accanto ogni minuto, come una figura silenziosa, un ombra che si stagliava scura ma rassicurante.
Nai inoltre aveva sempre un costante contatto con l'uomo: li teneva la mano, gli si arrampicava sulle ginocchia sedendoglisi in braccio, si aggrappava alle sue vesti.
Anche per il viaggio, il bambino si era sistemato tra le braccia di Rivaille e l'uomo non si era mai lamentato.
I tre ragazzi non avevano fatto commenti- ci tenevano alla pelle loro,- ma di sicuro erano rimasti abbastanza sconvolti dal cambiamento del Capitano nei confronti del bambino, solo del bambino.
Con loro era esattamente come al solito.
Armin si affezionò in fretta a Nailith: per una volta gli sembrava di avere un fratellino più piccolo ed inoltre il bambino si guadagnava facilmente l'affetto della gente e dopo poco ebbe anche Mikasa e Jean ai suoi piedi.
Il viaggio fu faticoso ma alla fine uscirono dalla foresta sani e salvi, un po' infreddoliti ma stavano tutti bene.
Levi sorrise leggermente- molto leggermente , anzi si poteva dire che era solo lo spettro di un sorriso- alla vista degli occhi luccicanti di Armin quando si ritrovarono davanti il lago alla base della scogliera.
E' stupendo...”
Rivaille non aveva ancora mantenuto la promessa fatta al moccioso ma era sulla buona strada.
Li condusse in cima alla scarpata che li avrebbe portati alla villa e solo a quel punto, Nailith lasciò la mano di Levi per correre fino a su, ma si bloccò poco prima della porta.
Il Capitano si chiese cosa lo avesse fermato e lo capì quando arrivò in cima : davanti alla porta vi era Eren, fermo con le braccia incrociate e lo sguardo che non prometteva nulla di buono.
Nailith lo fissava leggermente intimorito e neppure Mikasa e gli altri, appena arrivati e che lo avevano avvistato ebbero il coraggio di intromettersi.
Levi rimase fermo dov'era, comprendendo che non era il caso intromettersi e che era una cosa solo loro.
Eren fece qualche passo avanti ed il bambino tremò ma non si mosse.
Non lo fece neppure quando arrivò lo schiaffo che gli arrossò la guancia, e quel gesto stupì in molti, esattamente come quello subito dopo, quando Eren si mise in ginocchio davanti al piccolo e se lo strinse tra le braccia.
Non devi più farmi preoccupare così, chiaro?”
Solo allora Nai scoppiò in lacrime.
Non lo aveva fatto neppure tra le braccia di Levi, quando si era svegliato dalla febbre.
Per una volta Rivaille si permise di pensare che sarebbe andato tutto bene.
[Un Anno prima del giudizio]



La mattina passò tranquilla.
Nai stava sonnecchiando nella sua stanza e sia Reiner che Bertolt erano in giro in riva al lago a fare una passeggiata in solitario.
Avevano la casa avvolta nel silenzio ma nessuno dei due aveva voglia di fare nulla che aveva bisogno di troppa energia.
Quel giorno era l'anniversario della morte di Petra e della squadra di Levi e anche se erano dannatamente lontani da casa, l'atmosfera rimaneva comunque opprimente.
Una scia di fumo bianco si alzava volteggiando per il salone ed infestando l'aria.
Eren fissò male l'esalazione e storse il naso quando l'odore intossicante gli invase le narici; sbuffò sventolando una mano davanti al viso mentre toglieva la tegliera dal fuoco e versava il contenuto bollente in due tazze da tè.
La prima la porse al Capitano, mentre quello soffiava fuori dalla bocca il fumo restante.
Nel momento in cui si sporse per poggiare la tazza si ritrovò a mormorare “ Fumare sigarette... non é da lei.”
Levi alzò un sopracciglio perplesso “ Che stai dicendo? Vi sono abbastanza affezionato.”
Il ragazzo sospirò e gli tolse la cicca dalle dita spegnendola nel posacenere.
Il Capitano provò a protestare ma Eren decise di chiudergli la bocca con la propria ed inalare lui tutto il fumo tossico che ancora regnava nel suo sapore.
Si ritrovò a tossire convulsamente nel momento stesso in cui si staccò da lui,sentendo i polmoni bruciare e faticando a respirare normalmente.
Stava continuando sputare fuori con tutte le sue forze quello che restava di quella droga immonda, quando si sentì richiamato.
Eren...”
Si voltò verso di lui e si ritrovò il volto intrappolato tra le mani dell'uomo a poche spanne di distanza.
Se vuoi davvero farmi smettere di fumare, fallo seriamente.”
Dire che la sua espressione era inquietante, era poco.
Si ritrovò in pochi secondi le labbra di nuovo intrappolate senza possibilità di scampo – non che volesse scappare veramente- e senza ancora che potesse respirare normalmente.
Infatti, le gambe gli cedettero dopo pochi minuti del bacio: si era ridicolmente dimenticato che il naso poteva ancora inalare aria.
Così si ritrovò seduto per terra con lo sguardo del Capitano divertito ancora sulla sua sedia,
Moccioso” lo prese in giro l'uomo ed Eren lo fissò male prima di stendersi completamente sul pavimento e restare in silenzio per un po'.
Capitano... le sigarette non sono usate per compensare i lutti?”
L'uomo lo fissò con la coda dell'occhio per poi voltargli le spalle accendendosi un'altra sigaretta e mormorare “Chi lo sa...”
Di nuovo il silenzio scese tra loro, ma come sempre non era pesante.
Eren sentì ancora quella morsa ai polmoni e la voglia di piangere tornò prepotente ma non lo mostrò,portandosi solamente una mano davanti al volto per proteggere gli occhi da sguardi indiscreti, mentre la prima lacrima gli solcava il viso.
Danne una anche a me per favore...”
Levi non si voltò per non mostrare all'amante la sorpresa per quella richiesta.
Alla fine si ritrovò a sospirare “Non dire stronzate... per te, non sono di certo necessarie.”
Un 'altra lacrima si aggiunse alla prima e si ritrovò a riflettere.
Il Capitano non aveva il permesso di piangere la loro morte e ancora una volta si era fatto avvolgere da una nuvola di fumo.
Andava bene se lui lo facesse per entrambi?




La luna sorge in continuo cambiamento...
Non riesce a vedere altro.
Sotto le dita sente l'erba morbida ed umida di rugiada.
Improvvisamente dei passi attuti si avvicinano a lui.
Si chiede se non si sia addormentato.
Come ci era arrivato lì?
Non lo ricorda.
Un odore dolce e familiare gli arriva alle narici.
Capitano?
Il suo profumo...
Sono contento, vuol dire che é qui vicino.
Lo sente inginocchiarsi al suo fianco ed un calore gli scende nel petto.
Vuoi restare un po' più a lungo?
Il sibilo del metallo gli perfora le orecchie.
Capitano...
Sente qualcosa venire sfilato da un fodero.
Vuoi ascoltarmi ?
Un pugnale forse.
Volevo dirti una cosa....
La lama si sta avvicinando al suo collo..
Ho sempre voluto stringere la tua mano.
La sua spalla viene afferrata. Non pensa voglia fargli del male.
Morire per amor dell'umanità é soddisfacente, ma...
Lo stemma della Legione viene tagliato via dalla divisa.
Non ho mai avuto la possibilità di esprimere i miei veri desideri.
La sensazione che si stia allontanando.
E... questo mi rincresce...
Un fruscio, qualcosa che viene sollevato da terra.
Non essere stato in grado di dire nulla... non ero abbastanza fiducioso.
Di nuovo il rumore attutito dei passi.
Capitano... per me questo mondo é buio e solitudine.
Si stava avvicinando di nuovo.
Comunque... pare che la mia esistenza sia stata inutile.
Qualcosa di caldo fu sistemato sul suo corpo.
Capitano... puoi ascoltare la mia voce?
Sente un peso leggero sulla schiena, come una mano poggiata appena.
Capitano?
Good Night,Eren.”
Capitano, non ti ho detto una cosa importante...
Passi che si allontanano.
Dove stai andando?
Il vento soffia, scompigliandogli i capelli.
Perché non mi porti con te?
Quella fragranza così buona sta pian piano svanendo.
Non hai più bisogno di me al tuo fianco?
I passi ormai non li sente più.
E' questo il motivo per cui ho esitato e non ho detto nulla...
Il cuore inizia a pompare più sangue, tanto che sente i battiti nelle orecchie.
Non ho potuto rimanerti vicino...
Riesce ad aprire leggermente le labbra.
Capitano... la morte non vuole aspettarmi...

Spalancò gli occhi.
Non si era accorto di aver proteso la mano verso l'alto.
Probabilmente aveva cercato di afferrare la schiena immaginaria dell'uomo che si allontanava.
Sentiva il sudore percorrergli la fronte e con una mossa irritata cercò di portarne via il più possibile.
Si voltò di scatto ritrovando gli occhi del Capitano che lo fissavano impassibili.
Uh... vi ho svegliato di nuovo vero?”
L'uomo non disse nulla.
Forse sarebbe il caso che dormissi in un altra stanza.”
Lo sguardo di Levi gli fece capire cosa ne pensasse di quella possibilità.
Potrebbe essere che … abbia detto qualcosa durante il sonno?”
Rivaille parve esitare, ma poi rispose con sicurezza “No.”
Il ragazzo si mise a sedere, fissandosi le mani senza vederle.
Ricordava bene il sogno che aveva fatto.
Poteva vedere le dita tremare.
Capitano... sebbene … arriverà il momento in cui dovrai uccidermi... prima che accada ...”
L'uomo alzò un sopracciglio chiedendo spiegazioni, mentre quelle parole lo ferivano più di quanto pensasse.
Anche se sarà fastidioso... potrebbe ascoltare quello che avrò da dirvi?”
Rivaille rimase in silenzio per un po',semplicemente fissandolo.
Non gli piaceva tutto quello.
Annuì, perché allo stesso tempo voleva sapere, ma Eren non fece ne disse nulla.
Solo dopo alcuni minuti si spostò più vicino a lui,arrivando a pochi centimetri dal suo volto a di nuovo non disse nulla.
Pareva indeciso su cosa dire e questo innervosì ancora di più il Capitano che proruppe fissandolo male “ Che scocciatura...”
Lo vide trasalire ma non gli importò. Lo vide abbassare lo sguardo e rimase comunque impassibile.
Lo vide rialzarlo esitante e di nuovo in cerca delle parole più adatte.
Alla fine si stancò di quel tran tran inutile.
Lo afferrò dietro il collo spingendolo verso di sé, sdraiandolo con la faccia sul suo petto.
Gratitudine? Rimpianti? Ultima richiesta? Non scherzare....”
Lo sentì irrigidirsi sotto di sé e per l'ennesima volta nella sua dannata vita maledetta il suo modo di parlare che spesso veniva frainteso.
Non dovresti pensare a come morirai... é inutile.”
A quelle parole di uovo Eren parve sciogliersi, cercando una posizione più comoda ma rimanendo comunque tra le sue braccia.
Non sappiamo quando la morte ci verrà a prendere... ma se non provi a scappare quando stai per morire, non potrai mai vincere contro di essa” dicendo quelle parole lo strinse un po' di più, perché pensava di averlo rivisto.. quell'alone scuro attorno all'amante, mentre si dimenava nel sonno e non poteva negare di essersi almeno un po' spaventato.
Perché lo aveva sentito quando, tra gli incubi aveva mormorato il suo nome, implorando di non abbandonarlo.
Perché odiava non potergli dare certezze.
Perché odiava quanto parlava in modo così facile della sua immolazione per la salvezza dell'umanità.
Non abbandonare la tua vita così facilmente...”
Fece finta di non accorgersi che la sua maglia si stava bagnando, perché Eren era cambiato.
Aveva smesso di piangere per ogni cosa come un moccioso.
Era cresciuto, nel modo sbagliato ma era cresciuto.
Ma lo sa bene anche lei... che mi lasciano vivere solo per la salvezza dell'umanità... dopotutto sono ...”
Lo sentì esitare ma sapeva perfettamente cosa stava per dire e la rabbia gli montò sovente perché in parte era stato anche lui a convincerlo di quei pensieri malati.

Dopotutto io sono un mostro.”
Lasciò che l'ira uscisse da lui sotto forma di forti pugni con cui tempestò la testa del ragazzo che gemette di dolore implorando di smetterla.
Se puoi ancora permetterti di parlare... non dovresti lasciare che il tuo cervello pensi alla morte... non vuoi avere incubi, giusto?”
Prese un bel respiro perché non era abituato a consolare qualcuno ed una piccola parte di lui lo stava incitando a chiudere la bocca.

Eppure non lo fece, perché aveva il tremendo bisogno che Eren la smettesse con quei pensieri autodistruttivi.
Se vuoi dirmi qualcosa... prima vivi la tua vita al massimo e quando sarai abbastanza grande ascolterò tutto quello che avrai da dire...”
Il ragazzo gli si strinse addosso.
Quindi sopravvivi... fino a quando lo farò io non ti permetterò di morire inutilmente.”
Sentì Eren ridacchiare sulla sua maglia e la cosa lo avrebbe fatto imbestialire se non si fosse bloccato dalle parole successive “ Questo dovrei essere io a dirlo.”

Sbuffò scocciato dall'insana convinzione che il moccioso aveva di doverlo proteggere.
Dormi idiota.”

Si era svegliato con il fiato mancante.
La morte degli zii era tornato a fargli visita in sogno, dopo tanto tempo.
L'ultima volta era successo la notte prima dell'arrivo del Capitano Levi alla casa sulla scogliera.
Poi non ne aveva più avuti, nonostante l'assenza di Eren al suo fianco di notte.
Non gli aveva dato fastidio che il suo protettore, passasse molta parte del suo tempo con il Capitano. Non lo aveva mai visto così sereno e se lo era Eren allora lo era anche lui.
Inoltre il ragazzo passava sempre molto tempo con lui: leggendo un libro o assistendo ai suoi allenamenti per complimentarsi con lui quando Levi non riusciva a farlo.
Eren era diventato per lui, un mix tra un fratello maggiore e un padre .
Levi invece era il padre severo ma buono, in tutto e per tutto.
Reiner e Bertolt erano gli strani e a volte inquietanti zii.
Non si poteva dire più contento, avendo di nuovo una sua famiglia. Non gli importava di non avere una figura femminile al suo fianco. Quello che aveva gli bastava e avanzava.
Si alzò dal letto e si strofinò gli occhietti assonnati.
In un qualche spaventoso modo, aveva iniziato ad abituarsi ai suoi incubi e ad associarli a nuovi eventi.
Aveva avuto brutti sogni anche la notte prima dell'assalto dei mostri che avevano distrutto la sua vita o quello che in parte ne era.
Si era sempre chiesto, come mai non avesse paura di Eren o degli zii, nonostante l avesse più volte visti trasformarsi, ma ogni volta gli era bastato vederli scherzare tra di loro per capire che non aveva nulla di cui avere paura.
Stava per succedere qualcosa?
Non era un caso se si era svegliato a quell'ora della notte in quel modo.
Prese la giacca di Eren e se l'avvolse attorno al corpicino, facendo attenzione a non fare nessun rumore mentre usciva dalla porta. Sapeva che Levi aveva il sonno leggerissimo e che sarebbe bastato anche solo un cigolio per svegliarlo.
Non sapeva in realtà perché stava uscendo. Una sensazione lo aveva spinto fuori dal letto e dalla casa.
Eren, pochi giorni prima, gli aveva detto di assecondare cose del genere, che erano una parte intrinseca del suo corpo e che quindi poteva lasciarsi andare.
Stava semplicemente seguendo il suo consiglio.
Si sentì trasportare verso la foresta, verso il luogo da cui erano arrivati.
Stava arrivando qualcuno?
Lasciò che i suoi piedi lo portassero dove volevano ed essi volevano andare in mezzo agli alberi.
Sentì la sensazione dell'erba sotto i talloni e riuscì ad evitare il sasso poco lontano che glieli avrebbe feriti.

Eren aprì gli occhi di scatto, il cuore che correva veloce come il vento.
Non aveva sognato nulla quella notte, ma qualcosa non andava.
Si alzò velocemente dal letto, incurante di aver svegliato anche Rivaille accanto a lui, che si mise seduto strofinandosi un occhio, cercando di capire cosa stava succedendo.
Eren...?”
Il ragazzo non lo ascoltò e corse fuori dalla stanza, con l'animo avvolto dal terrore.
Con una piccola parte della sua testa recepì il fatto che il Capitano lo aveva seguito e che ai suoi richiami si erano svegliati anche Reiner e Bertolt.
Entrò nella stanza di Nai e barcollò quando la trovò vuota.
Nai?!”
Al richiamo non rispose nessuno .
Il Capitano lo sorpassò ritrovandosi anche lui in quella camera.
Dov'è?”
Eren scosse la testa e tornò nel corridoio, cercò nel salone, nella stanza segreta, ma non trovò nulla.
Gli altri si misero alla ricerca del bambino e per la seconda volta da quando lo conoscevano Reiner e Bertolt videro il Capitano seriamente preoccupato.
Cercarono senza sosta per tre giorni, non trovando alcuna traccia del bambino ed Eren cadde di nuovo nella disperazione.


Sentiva freddo così si strinse di più nella giacca di Eren ormai logora, mentre continuava a camminare verso una direzione di cui solo il suo istinto era a conoscenza.
I piedi gli facevano male le mani tremavano.
Le guance erano sporche e ricche di graffi, rigati da scie pulite lasciate dalle lacrime.
Dalla semplice sensazione ormai era divenuta un pensiero costante, che non riusciva più a fermare.
Ormai il suo corpo si muoveva anche senza il suo consenso.
Gli facevano male tutti i muscoli e la pancia era vuota da giorni; si sentiva debole eppure il suo corpo continuava ad andare avanti incurante delle sue necessità.
Dov'era Eren?
Perché non lo fermava?
E Levi? E gli zii?
Faceva freddo ed era buio. Aveva paura.
Tanta paura.
I ricordi del giorno in cui i mostri avevano attaccato, si susseguivano davanti ai suoi occhi, terrorizzandolo.
Sentì un rumore improvviso. Un rumore che non apparteneva ad animali.
Passi, passi umani.
Le sue gambe accelerarono ed il fiato divenne più condensato.
Si mise quasi a correre, fino a quando non si ritrovò in una radura.
Al centro vi era un falò circondato da tre persone: due ragazzi dell'età di Eren ed una ragazza dall'aria scura.
Appena si accorsero di lui la ragazza mise mano alle spade e solo in quel momento il bambino si sentì libero dai suoi istinti.
Fece un passo indietro spaventato anche più di prima, fino a quando non notò lo stemma sulle loro divise.
Lo stemma della Legione Esplorativa.
Vide il ragazzo che pareva più giovane mettersi davanti all'altra “ Mikasa! E' solo un bambino! Diamine fai la persona civile!”
La ragazza parve riprendersi ed abbassò lo sguardo a terra dispiaciuta dall'aver avuto una reazione così esagerata.
Quando il ragazzo giovane fu sicuro che fosse tutto a posto, si avvicinò a lui e Nai non indietreggiò.
Quelle persone erano gli amici che Eren e gli altri stavano aspettando, non aveva nulla di cui aver paura; non gli avrebbero fatto del male e presto sarebbe tornato a casa.
Lo vide perdere colorito quando notò la sua giacca e sorrise perché se l'avevano riconosciuta allora erano davvero le persone che aspettavano.
Siete gli amici di Eren?”
Quel nome fece sussultare i tre ma non riuscì a vederli per bene.
Sentiva le gambe cedere e la vista non gli permetteva più di mettere bene a fuoco le cose intorno a lui.
Improvvisamente vide il terreno farsi sempre più vicino, troppo vicino e poi il buio più scuro.
Perse i sensi ma era sereno: prima di non sentire più nulla, aveva provato al sensazione di qualcuno che lo stringeva tra le braccia.
Era al sicuro e presto sarebbero riusciti a tornare a casa.

L'incubo era tornato, ma stavolta anche Levi ne aveva preso parte.
La scomparsa di Nai era un qualcosa che non riusciva a dargli pace.
Vivevano sotto lo stesso tetto, avrebbe dovuto sentirlo uscire ed era pressoché impossibile che qualcuno si fosse avventurato in quel posto isolato per rapire Nai.
Si dava la colpa ovviamente.
Era sotto la sua protezione e lui non era riuscito a difenderlo.
Eren non stava fermo un attimo, mangiava poco o nulla e continuava la sua ricerca, a volte spingendosi in territori che ancora non conoscevano.
A volte il Capitano era costretto a colpirlo per fargli perdere i sensi, per riportarlo a casa ed ogni volta che lo faceva, ogni volta che incrociava i suoi occhi prima che questi perdessero lucidità, poteva leggerci la disperazione che l'amante stava provando ed ogni volta moriva un po' di più.
La morte lo perseguitava da quando era piccolo, da quando era rimasto per giorni nella stanza della madre ormai morta, aspettando che qualcuno li trovasse, che qualcuno gli dicesse che sua madre era via e che sarebbe andato tutto bene.
Quando era arrivato Kenny, suo zio, la morte lo aveva seguito ancora, per sua stessa mano stavolta, come una vendetta contro la vita che stata così bastarda contro di lui.
Poi Kenny se ne era andato e si era sentito abbandonato di nuovo; lasciato in balia del flusso degli eventi, delle onde che continuavano a scontrarsi contro di lui quasi in segno di sfida.
Aveva continuato a vivere, nei bassifondi, rubando alle persone che potevano permetterselo e poi aveva incontrato Isabel e Farlan.
Poi erano stati catturati da Erwin ed erano entrati a far parte della Legione.
Durante l'addestramento vene a scoprire che Isabel era stata picchiata da degli uomini e lui non aveva avuto alcun rimpianto o esitazione nel ficcare un coltello nel petto ai colpevoli e non aveva negato quando Farlan gli aveva chiesto se li aveva uccisi.
Poi erano morti anche loro ed era stata colpa sua.
Non avrebbe dovuto ordinare loro di restare indietro e così alla fine erano caduti in un imboscata ed erano morti.
Da quel momento la sua vita era stata costantemente seguita passo passo dalla Morte.
Aveva perso moltissimi commilitoni, ma ogni volta si diceva che solo con lo stermino di tutti i titani avrebbe potuto dare loro un po' di giustizia.
Sapeva che non era la verità. Che i morti erano morti e che non tutti i titani erano i cattivi.
Quello era il suo modo di andare avanti, di non lasciarsi suggestionare o abbattere.
Ed ora?
Cosa era cambiato da tutte quelle notti in cui prima di addormentarsi ripeteva i nomi di tutte le persone che aveva visto morire? Spostò lo sguardo sul volto pallido dell'amante, disteso sul letto in posizione fetale. Pareva così piccolo in quel momento.
Molto più giovane di quant'era in realtà.
Gli spostò la frangia dalla fronte, assottigliando gli occhi quando la vide corrucciata, come se neppure nel sonno riuscisse a darsi pace.
Doveva trovare Nai il prima possibile: Eren stava lentamente perdendo la ragione,di nuovo,e lui non poteva permetterselo.
Si chiuse la porta della camera alle spalle ed uscì dalla villa diretto per l'ennesima volta nella foresta deciso a non uscirne fino a quando non avesse trovato Nai, vivo o morto che fosse.
Va a cercarlo?”
La voce di Reiner lo fermò.
Si” disse solamente senza voltarsi.
E cosa dovremmo dire ad Eren quando si sveglierà non troverà neppure voi al suo fianco?”
Quelle erano parole che facevano male.
Ricordava quello che una notte gli aveva rivelato.

Non riuscirei a perdere anche lei Capitano...”

Prese un bel respiro.
Digli la verità. Che tornerò presto.”
Reiner fissò le sue spalle che si allontanavano e si disse che mai, il Capitano aveva mancato la parola data.
Sarebbe tornato, e probabilmente con Nai al seguito.

Appena lo aveva visto crollare a terra, Armin era subito accorso al suo fianco per sollevarlo e portarlo vicino al fuoco.
Lo sentiva tremare per il freddo tra le sue braccia e senza esitazione si tolse il mantello avvolgendolo attorno al corpo del bambino.
Gli guardò i piedi nudi ed inorridì: erano pieni di piaghe e tagli.
Cercò di scaldarlo il più possibile, mentre Jean e Mikasa si occupavano di preparare della zuppa per rimetterlo in forze.
Guardate in che stato é ridotto.... per quanto avrà camminato?”chiese a nessuno in particolare, con la preoccupazione che gli impregnava la voce.
Non lo so … ma direi per un paio di giorni come minimo visto le se condizioni pietose...” gli disse Jean, prima di interrompere il suo lavoro e fissare la giacca a cui il bambino era ancora ancorato a forza “Quello é sicuramente lo stemma della Legione... come fa ad averlo?”
Armin carezzò il volto giovane con tenerezza “ Prima sembrava come se sapesse che stavamo arrivando. E conosce Eren.”
La ragazza annuì ma rimase comunque in silenzio e continuò a girare il mestolo all'interno della pentola in cui stava cuocendo il pasto per il bambino poi poggiò una mano sulla fronte ed emise uno sbuffo “Ha la febbre. Alta.”
Jean si tolse il mantello e lo poggiò sulla schiena di Armin che gli sorrise grato.
Non abbiamo medicine con cui curarlo, iniziamo nel tenerlo al caldo il più possibile.”

Una settimana.
Tre giorni da quando Nai era scomparso e quattro giorni da quando lui era partito per cercarlo.
Quanto ancora sarebbe riuscito a resistere quel bambino in una foresta sconosciuta, al freddo e senza cibo?
Scosse la testa, cercando di liberarsi da quei pensieri infausti.
Bevve un sorso dalla borraccia ma si bloccò, quando sentì il crepitio di un fuoco che scoppiettava poco lontano da lui.
Rimise la bevanda al suo posto e le mani afferrarono d'istinto le lame del 3DMG e si avvicinò al rumore, attirato soprattutto dal calore che esso poteva donargli, dopo giorni passati all'addiaccio.
Arrivato in prossimità di quella che pareva una radura si fermò, cercando coloro che stanziavano accanto al fuoco.
Sobbalzò quando riconobbe le figure ed il cuore si fermò alla vista della persona che stava cercando.
Balzò fuori dal nascondiglio che si era creato, spaventando i tre che balzarono in piedi armi alle mani, prima di riconoscerlo e mettere su delle facce sollevate.
Levi non prestò attenzione a nessuno di loro: il bambino ancora tra le braccia di Armin che non pareva stare per nulla bene.
Si avvicinò a passo di carica e lo tolse al ragazzo scostando con delicatezza la coperta per constatarne le condizioni.
Nailith...”mormorò prima di alzare lo sguardo sul biondo e gelarlo con una delle sue occhiate omicide “Cos'ha?”
Il ragazzo rabbrividì “ Ha... la febbre..”
Levi si tolse il mantello e lo mise sul bambino strofinandogli le braccia in un gesto quasi automatico.
Capitano... conosce quel bambino?”
Rivaille annuì solamente, mentre si sedeva accanto al fuoco e prendeva la ciotola di zuppa che Jean gli stava porgendo.
Passarono il resto di quella cena spartana in silenzio e solo quando tutti ebbero poggiato il cucchiaio Mikasa si rivolse al Capitano con la sua solita sfrontatezza “ Hai trovato Eren?”
Rivaille non parve scuotersi più di tanto dal tono sgarbato, troppo preoccupato per la sorte del bambino, quindi annuì solamente per poi aggiungere un “ E' al sicuro.”
E la questione si chiuse lì, perché a Mikasa al momento bastava sapere che Eren era salvo da qualche parte per tranquillizzarsi.

Passarono altri tre giorni prima che Nai riaprisse gli occhi, quasi completamente rinsavito.
Sbatté le palpebre ancora assonnate,con una patina chiara a coprirgli la vista, ma quando riconobbe chi lo teneva tra le braccia, Levi ebbe il più bel regalo dopo Eren nel suo tutto : Nailith lo riconobbe e gli sorrise, il sorriso più largo che avesse mai visto.
Si ritrovò in pochi secondi con le braccia del bambino aggrappate al collo ed il viso incastrato nella sua spalla.
Un altra persona l'avrebbe scostata inorridito per la troppa vicinanza , ma non quel bambino. Esattamente come non lo avrebbe fatto – e che non l'aveva fatto – con Eren.
Quei due avevano qualcosa di speciale; come se solo loro riuscissero a far tornare a galla sentimenti da cui si era protetto per gran parte della sua vita.
Sotto gli sguardi allucinati dei membri più giovani della sua squadra, Levi strinse le braccia a torno al piccolo corpo, tentando di calmarne i singhiozzi.
Passarono parecchi minuti prima che Nai tirasse su con il naso, senza neppure una traccia di lacrima sulle guance, iniziando a tossire, probabilmente i recessi della malattia.
Fece cenno ad Armin di passargli la ciotola con la zuppa.
In quei tre giorni avevano dovuto svegliarlo a forza, per farlo nutrire. Rare volte era cosciente ed ora comprendeva perché non lo avesse riconosciuto fino ad ora.
Il bambino divorò tutto velocemente e lasciò che il Capitano gli disinfettasse le ferite sui piedi senza emettere un suono e questo fece nascere un moto di orgoglio nel petto dell'uomo.
Quando torneremo da Eren?”
Furono le prime parole che emise il piccolo dopo giorni di silenzio.
Tutti sobbalzarono tranne Levi, che se l'aspettava.
Presto.”

E Levi mantene la parola.
Esattamente due giorni dopo il risveglio d Nailith, si misero in viaggio per tornare alla villa.
Nel tempo precedente alla partenza il Capitano si era preso cura del bambino, standogli accanto ogni minuto, come una figura silenziosa, un ombra che si stagliava scura ma rassicurante.
Nai inoltre aveva sempre un costante contatto con l'uomo: li teneva la mano, gli si arrampicava sulle ginocchia sedendoglisi in braccio, si aggrappava alle sue vesti.
Anche per il viaggio, il bambino si era sistemato tra le braccia di Rivaille e l'uomo non si era mai lamentato.
I tre ragazzi non avevano fatto commenti- ci tenevano alla pelle loro,- ma di sicuro erano rimasti abbastanza sconvolti dal cambiamento del Capitano nei confronti del bambino, solo del bambino.
Con loro era esattamente come al solito.
Armin si affezionò in fretta a Nailith: per una volta gli sembrava di avere un fratellino più piccolo ed inoltre il bambino si guadagnava facilmente l'affetto della gente e dopo poco ebbe anche Mikasa e Jean ai suoi piedi.
Il viaggio fu faticoso ma alla fine uscirono dalla foresta sani e salvi, un po' infreddoliti ma stavano tutti bene.
Levi sorrise leggermente- molto leggermente , anzi si poteva dire che era solo lo spettro di un sorriso- alla vista degli occhi luccicanti di Armin quando si ritrovarono davanti il lago alla base della scogliera.
E' stupendo...”
Rivaille non aveva ancora mantenuto la promessa fatta al moccioso ma era sulla buona strada.
Li condusse in cima alla scarpata che li avrebbe portati alla villa e solo a quel punto, Nailith lasciò la mano di Levi per correre fino a su, ma si bloccò poco prima della porta.
Il Capitano si chiese cosa lo avesse fermato e lo capì quando arrivò in cima : davanti alla porta vi era Eren, fermo con le braccia incrociate e lo sguardo che non prometteva nulla di buono.
Nailith lo fissava leggermente intimorito e neppure Mikasa e gli altri, appena arrivati e che lo avevano avvistato ebbero il coraggio di intromettersi.
Levi rimase fermo dov'era, comprendendo che non era il caso intromettersi e che era una cosa solo loro.
Eren fece qualche passo avanti ed il bambino tremò ma non si mosse.
Non lo fece neppure quando arrivò lo schiaffo che gli arrossò la guancia, e quel gesto stupì in molti, esattamente come quello subito dopo, quando Eren si mise in ginocchio davanti al piccolo e se lo strinse tra le braccia.
Non devi più farmi preoccupare così, chiaro?”
Solo allora Nai scoppiò in lacrime.
Non lo aveva fatto neppure tra le braccia di Levi, quando si era svegliato dalla febbre.
Per una volta Rivaille si permise di pensare che sarebbe andato tutto bene.









   
 
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