***I Mille E Un Hotel***
5. “Rapestronzola”
Vi giuro, non ho mai avuto così tanta voglia di andare in
hotel. Stamattina sento di avere le ali ai piedi, e ho messo le scarpe
decolleté con la punta fine, rivestita di metallo.
Le porte di vetro automatiche si aprono davanti a me ed
entro ancheggiando svelta, un sorriso radioso sul volto, una bottiglia di vino
in mano.
Eccola lì, la sogliola dei miei stivali. Tutto ingobbito
nei suoi vestiti da pezzente a rassettare l’atrio.
Mi avvicino, sfoderando il più brillante dei miei sorrisi.
-“Sui-kun, buongiorno!”- trillo,
per attirare la sua attenzione.
Lui mi guarda con quel suo sguardo da pesce lesso,
perplesso, puntando immediatamente la bottiglia fra le mie mani.
-“Wow. Cosa si festeggia?”- mi domanda, con la voglia di
vivere di un’alga.
-“Nulla, perché?”-
-“Mah, porti il vino in hotel… ti starai mica dando
all’alcolismo? Sarebbe un’ottima scelta per te, credimi. Tutto da guadagnare!”-
mi istiga lui, ridendosela di gusto.
-“Già, starò diventando un’ubriacona… o meglio, una borracha, se
vogliamo usare una lingua diversa.”- ghigno maligna, incrociando le braccia al
petto, facendo dondolare la bottiglia fra le mani.
-“Oh… vedo che hai fatto i compiti a casa, eh?”- sorride
lui, sghembo, con aria un po’ troppo da sbruffone.
Ma tranquillo, ci penso io a raffreddarti le squame,
cavalluccio marino dei poveri.
-“Mi piacerebbe brindare con te, ma mi attende il turno in
un altro hotel…”- sospira Suigetsu, sollevando lo scopettone con aria melodrammatica
e affranta. Accidenti, se non avesse quella faccia da cefalo sarebbe una
promessa di Hollywood.
-“Ah, davvero? Pensi di aver già finito qui?”- e rieccomi che tiro fuori la mia vena maligna. Stappo la
bottiglia di vino e ne verso il contenuto sul pavimento, con aria trionfante.
Oh, quanto sono figa!
Il volto di Suigetsu cambia varie tonalità di colore, fino
a raggiungere un bel rosso gambero che stona un po’ coi suoi capelli color
acciuga.
Ma forse è meglio levare le tende, prima che si trasformi
in squalo… così me ne esco con la mia solita risatina da stronza, e fuggo nello
sgabuzzino retrostante la reception.
-“KARIIIIIIN! STRONZA MALEFICA!”- ringhia lui, facendo
tremare le pareti dell’hotel – già poco stabili di loro, oltretutto.
Gli rispondo con una risatina compiaciuta, ma intanto mi
chiudo a chiave dentro il ripostiglio… non si sa mai.
Due a uno per me e palla al centro, barracuda dei miei sti… delle mie decolleté di Prada.
Sento il capo chiamare il mio nome dopo circa un quarto
d’ora e, molto cautamente, esco dal mio nascondiglio in punta di piedi.
Giungo nell’atrio e noto che il pavimento è stato pulito
divinamente, senza lasciare nemmeno un alone di vino. E bravo il nostro pesce
spazzino.
Ma di lui, nemmeno la traccia. Mi imbroncio, lo ammetto, sono
un po’ delusa: quando Suigetsu ha turni in più hotel e mi molla qui da sola, mi
sento un po’… no, non illudetevi che io mi senta sola! Piuttosto annoiata,
direi.
-“Karin?”- mi richiama Orochimaru,
ravvivandosi la chioma con fare da vamp.
-“Sì?”- cinguetto io, riprendendomi dalla mia delusione.
-“Sono molto compiaciuto del tuo lavoro qui, davvero. Sei
molto carina con i clienti, mica come Tayuya. Quella povera
ragazza dovrebbe prendere lezioni di buone maniere… decisamente.”- sospira il
capo, mettendomi una mano sulla spalla.
Ottimo. È il momento giusto per entrare in azione e
chiedergli quell’aumentino che mi serve per comprare quella bellissima borsetta
che ho visto in vetrina l’altro giorno!
Mi appoggio al bancone, accavallando le gambe con fare provocante;
mi apro un po’ la scollatura della giacca, poi mi levo gli occhiali e ne
mordicchio la stecca – il che fa molto pornostar, lo ammetto. Ma ho bisogno di
quella borsa, maledizione!
-“Mh, capo…”- sussurro,
giocherellando col colletto della sua camicia, con occhi da cerbiatta –“Sa,
ultimamente le spese del mio appartamento sono aumentate parecchio, e non so
davvero come fare…”- spiego con voce bassa e roca, accarezzandogli il ginocchio
col mio piede. –“Non è che potrebbe…”-
-“CHE COSA STAI FACENDO, TU?!”- ci interrompe una voce stridula e sconvolta.
Io e Orochimaru ci voltiamo
contemporaneamente verso le scale, dove un furibondo Kabuto
sta scendendo a tutta velocità.
-“Oh oh oh… temo che tu abbia
istigato la gelosia di Kabuto, mia cara.”- sogghigna Orochimaru, estraendo il cellulare dalla sua tasca –“Ops, mi stanno chiamando. Buona fortuna.”- si congeda,
portandosi il telefono all’orecchio e allontanandosi.
E mi abbandoni così, maledetto darkettone
uscito male?! Lo guardo per un secondo allontanarsi, completamente allibita,
per poi tornare a fissare davanti a me: Kabuto sta…
no… non ha preso l’ascia dal vano per gli attrezzi d’emergenza, vero?!
…sì che l’ha presa, cazzo.
…
AAAAAAH! Quel pazzo di uno “zitello”
acido! Sta correndo verso di me, vuole squartarmi! Ma… capo! Inutile anche
chiamarlo, tanto è preso dalla sua conversazione al telefono. Cioè, si sta per
consumare un delitto all’interno del suo hotel, e Orochimaru
telefona?! Ma se non ha mai usato un cellulare da quando lo conosco, proprio
ora lo doveva tirare fuori?!
-“Ah ah ah… Kabuto-kun… stai
scherzando, vero?”- ridacchio nervosa, mentre mi allontano dal bancone e
indietreggio verso l’uscita, con disinvoltura.
-“No, carina… ti ho visto chiaramente che ci stavi
provando con Orochimaru-sama! Maledetta, non lo sai
che lui è mio?! È solamente mio!!!”- ringhia Kabuto,
affondando un colpo a vuoto con l’ascia, conficcandola nel pavimento, a pochi
centimetri dalle mie scarpe – da 300 euro, ci terrei a sottolineare!
-“Pazzo!”- urlo, isterica.
-“Sgualdrina!”- urla, isterico.
Okay, ora l’ascia è puntata esattamente in direzione del
mio viso: sì, direi che è l’ora di scappare, decisamente.
Lancio un urlo da soprano e poi fuggo verso l’uscita – le
porte scorrevoli non mi sono mai sembrate così lente, vi giuro. E per la prima
volta nella vita, comincio ad odiare queste dannate scarpe col tacco, per
niente funzionali alla fuga!
Mi ritrovo in mezzo al marciapiede di cemento e mi guardo
attorno: come sempre, c’è il deserto in questo maledetto posto!
Ma no, oh dolce speranza di salvezza! Quella laggiù… è
un’auto! Una squallida Panda azzurrina, ma pur sempre una macchina, una via di
fuga! E sta per partire, maledizione!
Mi butto in mezzo alla strada, rischiando seriamente di
essere investita se l’autista non avesse frenato in tempo – sempre meglio che
essere squartata a metà da quella copia invecchiata di Harry Potter,
permettete?
Sento le imprecazioni di Kabuto
giungere dall’hotel; mi volto e lo vedo corrermi incontro con l’ascia
sguainata.
Senza nemmeno guardare in faccia il conducente, apro la
portiera dell’auto che si è fermata e mi fiondo sul sedile del passeggero, chiudendo
tutto con la sicura.
-“Che diavolo stai facendo, strega?”-
Oh no, non ci posso credere. Se questa non è sfiga alla
stato puro!
Mi volto lentamente verso quella voce seccata e parecchio
irritata, sistemandomi gli occhiali sul naso per vedere meglio: sono fuggita
dalla tigre, e mi sono rifugiata nella tana dei leoni!
Suigetsu sogghigna, i suoi denti aguzzi che sfavillano
minacciosi nell’oscurità dell’abitacolo.
-“Ci tieni alla tua macchinina?”- gli domando, sorridendo
con occhi da cerbiatta.
-“Ovviamente. Sennò come ci vengo al lavoro, a nuoto?”- mi
provoca, svelando un ghigno che potrebbe sembrare anche vagamente accattivante.
Complimenti pesce spada, l’autoironia è sempre una cosa buona e giusta!
-“E allora ti conviene sgommare, se non vuoi che Kabuto te la sfondi ad asciate.”- sorrido serena,
indicandogli con un dito l’occhialuto che sta per colpire la macchina con
l’arma.
Ma i riflessi di Suigetsu sono più veloci di ciò che mi
aspettavo – più da sardina che da lumaca di mare – e ingrana la retro con
tempismo perfetto.
L’ascia si conficca nella strada e Kabuto
cade a terra, con un ringhio udibile persino all’interno della macchina.
-“Ma che cazzo fa, quel pazzo?!”- sbotta Suigetsu,
allibito.
-“Temo voglia uccidermi.”- cinguetto io, sistemandomi
nervosamente gli occhiali sul naso.
-“Cosa gli hai fatto, arpia?”-
Potrei ribattere che non è colpa mia, con le mie solite bugie
da vittima, ma davvero non ne ho voglia: innanzitutto perché so che il salmone
argentato non mi crederebbe, e poi perché non se lo merita, visto che volente o
nolente… diciamo che mi ha salvato la vita.
-“Ci ho provato con Orochimaru-sama
e il “zitello” acido mi ha sgamata in pieno. Ed è
impazzito!”- sbotto, agitata e indignata.
-“Ah ah ah… bel colpo Karin!”- se la ghigna Suigetsu,
girando attorno a Kabuto con la macchina e sgommando
verso l’autostrada. –“Non sapevo ti piacessero gli pseudo-dark-satanisti!”-
-“In verità volevo un aumento di stipendio! Cosa credi, il
mio Sasuke-kun mi dà tutto ciò di cui ho bisogno!”-
commento convinta, ridendo soddisfatta.
Ehi… un momento! Cos’è questa, un’allegra conversazione
amichevole? Fra me e faccia da trota? Ma no, no! Non lo voglio come mio amico,
lui è il mio nemico numero uno!
Oltretutto, dove diavolo stiamo andando?!
-“Ehi triglia, aspetta un secondo… dove mi stai
portando?”-
-“Io sto andando a lavorare, cara, temo che ti toccherà
seguirmi.”- fa spallucce lui, osservando compiaciuto la strada che scorre
davanti a noi.
-“Non potresti fare una tappa a casa mia?”- cinguetto,
appoggiando delicatamente la mano sulla sua spalla – però, che muscoli che si è
fatto a furia di pulire cessi!
-“Non sono mica un taxi, arpia. Ora te ne stai brava e buona
seduta al tuo posto e non scassi più, sennò ti riporto da Kabuto.”-
commenta lui, rude, alzando la spalla per allontanare la mia mano –“E sappi che
con me i tuoi occhioni da cerbiatta non funzionano, serpe.”-
Oh, che odioso! Altro che amici, come potrei mai andare
d’accordo con questo merluzzo andato a male?!
Gli ringhio di tutta risposta, voltandomi verso il
finestrino, offesa. Non gli voglio più parlare per il resto della giornata!
-“Accendi la radio, sardina, che mi annoio.”-
6. “Le Follie
Dell’Alligatore”
Oddio, che spettacolo.
L’espressione di Karin in questo momento è impagabile.
Non te l’aspettavi di trovarti davanti all’ ”Icha Icha Love Motel”, eh,
vipera?
-“Ma questo è…”-
-“Sì. Un motel.”- sorrido, lanciandole uno sguardo
compiaciuto.
-“No… è un love
motel!”- protesta Karin, i capelli ritti in testa da quanto è sconvolta.
-“Eh già.”- sogghigno, tirando su i miei attrezzi dal
portabagagli.
-“Non crederai davvero che io ti segua in un posto del
genere, vero?!”- sbraita la gallina, incrociando le braccia e atteggiandosi a
indignata.
-“Fai come ti pare.”- la liquido, superandola e
dirigendomi verso il motel con la più assoluta indifferenza. Figurati se devo
starmi a preoccupare di lei pure fuori dal’hotel.
-“Ehi… non vorrai lasciarmi qui, vero?!”- mi urla la
strega, con tono da esaurita. Sì, esaurita… penso proprio che lo sia. Stare
tutto il giorno su quei tacchi non può farle poi molto bene. –“E se… se
arrivasse Kabuto?!”- aggiunge poi, con voce
chiaramente tremante. Oh, avrà mica paura, la principessa?
-“Salutamelo!”- le dico semplicemente, alzando la mano a
mo’ di saluto.
Entro nel love motel con un sospiro: questo posto non è
poi così male, anzi, molto meglio di quel lugubre “Oro Hotel”; l’arredamento è
colorato e molto più accogliente rispetto a quel trionfo di grigio e nero
dell’albergo. E soprattutto il suo direttore è di tutt’altra pasta rispetto a Orochimaru.
Kakashi mi si avvicina sorridente –
almeno credo, con quella maschera sulla faccia non si capisce una mazza – e mi
stringe la mano, cordialmente. Perlomeno mi tratta come un suo pari e non come
la più infima feccia dell’umanità.
Neanche il tempo di parlare, che Karin si fionda dentro il
motel – non ho bisogno di voltarmi per riconoscere quel pestare di tacchi
irritante – e mi si appiccica di fianco, con sguardo per la prima volta in vita
sua basso.
-“E questa chi è? Una tua aiutante?”- mi domanda Kakashi, porgendo gentilmente la mano alla vipera.
–“Piacere, sono Hatake Kakashi.
Benvenuta all’Icha Icha
Love Motel!”-
-“La ringrazio, signore!”- cinguetta lei, sfoderando il
più angelico dei suoi sorrisi mentre gli stringe la mano – ma si può essere più
falsi?
-“Ma sarai comoda a pulire le stanze in tailleur e tacchi
a spillo?”- le domanda il capo, perplesso.
-“Ehm… pulire stanze? Sì, ovviamente! Non devo rinunciare
allo stile per lavorare, io!”-
ridacchia Karin, nervosa, portandosi la mano davanti alle labbra con quella sua
aria da civetta isterica.
-“Divertente Karin. Ne riparleremo dopo che avrai pulito
il cesso.”- le sorrido io, facendola impallidire come un lenzuolo e sudare
freddo. Penso di intravedere pure delle crepe nei suoi occhiali, ora che ci
faccio più attenzione.
-“Ottimo ragazzi. Ora al piano di sopra c’è occupata solo
la camera 137 da una coppietta abituale, mentre le altre sono libere e ci
potete lavorare in tutta tranquillità.”- ci spiega Kakashi,
lasciandomi in mano il malloppo di chiavi delle porte.
-“Su, andiamo Karin.”- le dico, mollandole in mano lo
scopettone con aria beffarda, mentre la supero per salire le scale.
La sento ringhiare chiaramente, prima di seguirmi senza
fiatare. Ora che siamo nel mio territorio, non se la sente più di fare la
civetta, la strega. Anzi, devo dire che quando è docile non è nemmeno così
male, in fondo.
Ma la quiete dura troppo poco, e a metà delle scale la
vipera ha già attaccato corda.
-“Ma come si fa, dico io, ad essere clienti abituali di un
motel? Cioè, è squallidissimo!”- commenta, schifata.
-“Beh, non tutti hanno un trilocale in centro come te,
tesoro.”- le rispondo; quanto la odio quando fa la viziatella figlia di papà!
-“Vero… per fortuna che vivo da sola, così io e Sasuke-kun possiamo rifugiarci a casa mia! Sai, suo
fratello Itachi non vuole che porti delle ragazze a
casa, così dobbiamo sempre andare da me…”- cinguetta lei, irritandomi non poco.
Sai che me ne frega della tua appassionante
vita sessuale con quel malcapitato di Sasuke?!
Finalmente raggiungiamo il corridoio con le stanze, e
inserisco la chiave nella serratura della camera 134. Karin continua il suo
chiacchiericcio irritante e la richiamo infastidito: c’è una coppietta che sta
cercando di divertirsi due camere più in là, non penso gradiscano l’allegro
sproloquio di una pazza isterica.
-“Beh, non sono nemmeno così male le stanze in effetti…”-
commenta Karin, entrando nella camera insieme allo scopettone – accidenti,
stanno proprio bene insieme! Forse ha trovato il lavoro della sua vita.
Improvvisamente sentiamo una porta del corridoio aprirsi e
una squillante voce femminile inondare il corridoio.
Vedo il volto di Karin accendersi di curiosità – dannate
donne, tutte pettegole – e l’arpia si avvicina alla porta della nostra stanza,
socchiudendola per poter spiare la coppietta che sta uscendo dalla 137.
Mi accosto a Karin per richiamarla – figuriamoci se mi
tocca fare una figuraccia proprio per colpa sua! – ma mi blocco a fissare lo
spiraglio di corridoio che si intravede dalla fessura quando riconosco una voce
bassa e roca, troppo familiare.
-“Shhh, non fare rumore,
Sakura.”- dice la voce del ragazzo, atona e scocciata.
-“Ah ah, scusami Sasuke-kun, non
volevo. È che sono felice… è stato bellissimo.”- cinguetta la ragazza,
fermandosi proprio davanti alla nostra porta senza accorgersi di noi.
Finalmente eccolo. È proprio lui… cazzo.
Sasuke si avvicina a Sakura e si abbracciano, manco a
farlo apposta, proprio davanti a noi. Lui stampa un bacio sulla testolina rosa
di lei e poi sospira, cingendole la vita con un braccio.
-“E’ sempre bellissimo fra di noi, Sakura. Su, ora
andiamo.”- la invita Sasuke, accompagnandola giù per le scale, svanendo
finalmente dalla nostra vista.
Io e Karin siamo come paralizzati, due poveri beoti
piegati a fissare il vuoto dalla fessura di una porta.
Sinceramente, non so che pensare. Sì, in realtà una cosa
sì. Che stronzo. Cioè, non che mi
dispiaccia per Karin eh, ma solo che non ci si dovrebbe comportare così… in
fondo Sasuke è l’unica persona che lei non ha mai trattato con cattiveria, e
lui la ripaga così. Come se la strega non fosse già abbastanza acida senza
avere il cuore spezzato.
Ma in fondo, ben le sta. Le punizioni divine esistono.
-“Hai capito il nostro Sasuke-kun,
eh? Evidentemente tu e casa tua non gli bastavate…”- le batto una mano sulla
spalla a mo’ di sfottò, ma Karin non accenna a muoversi; è paralizzata in
quella posizione. –“Ohi Karin… dai, non ne vale la pena!”-
No, che diavolo sto facendo? No, seriamente… non sto
cercando di consolare l’arpia, vero?
Di scatto, la rossa si solleva, fissando la parete bianca
davanti a sé. E, per tutti i gamberi, tira un pugno contro il muro, così
potente da far cadere dei pezzi di stucco dal soffitto.
Io mi acquatto contro la porta, pronto a fuggire. Non si
sa mai.
-“Suigetsu, sesso, ora!”- ringhia, afferrandomi per la
maglia e sbattendomi contro la parete di fianco.
-“COSA?!”- protesto, a dir poco sconvolto. Per chi mi ha
preso, per una bambola gonfiabile?!
-“Ho voglia di sesso, ORA!”-
-“Oh, cosa sono io, il bambolotto sostituisci-Sasuke?!
E poi che cosa fai, superi il trauma del tradimento scopandoti il primo che
capita?!”-
-“Suigetsu, perché cazzo devi protestare sempre?! Ti sto
chiedendo di scopare, mica di impiccarti!”-
-“Beh, sai, credo di rischiare la vita allo stesso modo!”-
-“Come, non vuoi del sesso facile e gratuito?”-
-“Solitamente sì, ma il mio istinto di sopravvivenza è più
forte.”-
-“Oh, fottiti Suigetsu!”- ringhia lei, arrossendo
furibonda, per poi uscire dalla stanza a tutta velocità, sbattendo la porta.
-“Okay.”- faccio spallucce io, sogghignando beffardo.
Sospiro a fondo, buttandomi sul comodo letto – altro che
“Oro Hotel”! – e incrocio le braccia dietro la testa. Sento qualcosa al basso
ventre che mi tormenta: il mio “compagno di galanti avventure” non è molto
d’accordo con l’aver rifiutato Karin e non posso nemmeno dargli torto.
Ma non mi lancerò mai all’inseguimento di Karin, mai nella vita.
Per una volta però sembra essere lei quella a tornare
indietro.
Improvvisamente i suoi tacchi ridondano per il corridoio e
in meno di mezzo secondo la porta della 134 si spalanca – o meglio, viene
sfondata – da un potente calcio.
Karin si richiude la porta alle spalle, poi si avvicina al
letto, portandosi le mani sui fianchi e fissandomi con aria minacciosa.
-“Ora lo facciamo o no?”- mi domanda la strega, grugnendo.
-“Col cavolo.”- sogghigno, sollevandomi da letto e
ponendomi di fronte a lei, fissandola provocatorio.
Quanto ci godo a vedere che lei ha bisogno di me?
-“Bastardo!”- si infuria lei, cominciando a prendermi a
pugni sul petto, fuori di sé. –“Sei soltanto un mollusco!”-
Sì, ci godo tantissimo.
Ma penso di dover dare un po’ di soddisfazione pure al mio
“fido compagno”, che dal basso dei miei pantaloni reclama la sua parte di
gloria.
Di scatto, l’afferro per la giacchetta del tailleur e la
spingo violentemente sul letto – ora vediamo chi è il mollusco, strega.
-“Ehi, cosa fai?!”- protesta Karin, fissandomi a dir poco
allibita –“Io devo stare sopra!”-
-“Hai capito male, carina… ora vediamo se il prossimo
soprannome ittico che mi darai sarà qualcosa di più vicino ad uno squalo…”-
sogghigno compiaciuto, strappandole dal volto quegli occhiali ingombranti per
poi piegarmi verso di lei, senza darle più l’opportunità di ribattere.
Credo di aver trovato un modo efficiente per farla stare
zitta!
…okay, mi sa che stavolta sarò io a dover pagare Kakashi, anziché il contrario.
Epilogo. “E Vissero”
Si respira aria diversa in questo squallido hotel
all’angolo dell’autostrada.
Beh, non è proprio diversissima,
solo più… leggera, ecco!
Orochimaru continua a passeggiare per i
corridoi vuoti del suo amato e desertico hotel, Kabuto
continua a seguirlo come un fedele cagnolino – armato di ascia, c’è da
sottolineare.
Karin si lima tranquillamente le unghie nella sua amata
reception, svaccata comodamente sul suo prezioso bancone.
Suigetsu pulisce la camera 8 con cura, sapendo che
finalmente sarà destinata ad ospitare dei clienti di lì a poco.
Lavorare in quest’ambiente più sereno è tutta un’altra
cosa, in fondo, e questo lo ammettono pure i nostri paladini, vero Suigetsu?
-“Paladini… mica siamo in un film di supereroi!”-
…continua a pulire.
Ed ecco che finalmente la coppia di novelli sposi varca la
soglia dell’ “Oro Hotel”: ad accoglierli, Orochimaru
e Kabuto accanto alla reception, che gli sorridono
cordiali e angelici.
-“Signori Aburame, benvenuti!”-
li accoglie Orochimaru, stringendo la mano ad
entrambi. -“Sono sicuro che vi troverete benissimo qui da noi! Il nostro
inserviente sta pulendo la vostra camera proprio adesso!”-
-“Ottimo.”- commenta Shino Aburame, inespressivo, assentendo lievemente col capo.
La giovane Shiho, neo signora Aburame, si volta verso la provocante rossa al bancone,
squadrandola da dietro le spesse lenti dei suoi occhiali, perplessa. Non ha mai
visto una receptionist limarsi le unghie tranquillamente davanti ai clienti,
come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
-“Karin, perché non accompagni i signori Aburame nella loro stanza?”- le domanda Kabuto,
squadrandola, infastidito dalla sua noncuranza.
-“Oh, ma Sui-kun ci metterà
ancora un po’ a finire di pulire la camera; senza fretta, caro Kabuto!”- cinguetta la rossa, ammirando compiaciuta la sua
manicure perfetta.
-“Noto che ultimamente tu e Suigetsu andate molto
d’accordo, non è vero, Karin?”- la provoca il ragazzo, raddrizzandosi gli
occhiali sul naso con ghigno malefico.
Il tempismo perfetto di Suigetsu non si fa desiderare, e
proprio in quel momento, il suo urlo infuriato si espande per tutto l’ “Oro
Hotel”.
-“KARIN, MALEDETTA! CHE CAZZO CI
FA LA COLLA LIQUIDA AL POSTO DELLA CANDEGGINA PER PULIRE I PAVIMENTI?!”- le
urla il ragazzo, dalle scale.
-“Tranquillo caro Sui-kun, un
po’ di olio di gomito e pulisci tutto!”- cinguetta Karin, sogghignando
sadicamente divertita.
-“…stanotte me le pagherai tutte, strega.”- sibila
Suigetsu, scoccandole un’occhiata maliziosa accompagnata da un sorriso di chi
la sa lunga.
-“Ride bene chi ride ultimo, pesce spada.”- risponde allo
sguardo Karin, per poi sorridere a Shiho, smagliante.
–“Sono sicura che vi troverete divinamente qui, signori Aburame.”-
E qui si conclude la nostra “emozionante” storia.
I nostri protagonisti hanno trovato l’amore della loro
vita…
-“Sì, il pesce azzurro invece del principe mi sono
trovata, sai che affare rivenderlo al mercato del mercoledì?”-
…dicevo. Ora che i nostri due paladini hanno trovato
l’amore, possiamo concludere con il classico: e vissero per sempre felici e…
-“Ehi, chi è che vuole vivere per sempre con quella strega?! Attenta a cosa dici, narratrice!”-
Dicevo. E vissero felici e…
-“Felice io con
quel mollusco? Ma per carità!”-
…
E vissero.
***The End***
*Angolo di Sakurina*
Ed ecco l’ultima parte della mia SuiKarin
adorata. <3
Gli accenni SasuSaku e ShinoShiho erano di parte ma ci volevano, eh. XD
Inutile dire che questi due hanno un immenso potenziale
come coppia [comica ù_ù], speriamo che il caro Kishi se ne renda conto.*__*
L’ultima parte è la mia preferita, semplicemente ù_ù
Grazie infinite a:
Mala Mela
Lalyblackangel
Hachi92
Celiane4ever
Lalani
Uchihagirl
Mokuren
Kaho-chan
Per le bellissime recensioni! *O*
SuiKarin Rulez
<3
Ja nee
<3
Luly