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Autore: Celtica    30/01/2016    18 recensioni
E se fossero davvero fuggiti insieme?
Oscar ha disonorato la sua famiglia, suo padre la vuole morta, ma André vuole scappare con lei.
Dal primo capitolo:
Parigi era lì, davanti a loro, e nonostante lui avesse appena chinato il capo per dirle di sì, per risponderle che l’aveva vista, continuava a guardare la donna, ignorando la città.
Aveva le due cose più belle del mondo davanti, e occhi solo per lei.
Non riusciva a smettere di pensare che presto l’avrebbe vista morta.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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cap. 3
n


Dedicato alla mia Cre,

che ha finalmente deciso di recensire,

e a Rita, la prima ad avermi citata!

C

apitolo III

È quando la catena si spezza

che non sai più da che parte gira la ruota.

Le grida della folla aumentarono, si fecero intense, come se la gente stesse aspettando qualcosa.
André vide Oscar alzarsi in piedi, e capì: voleva sapere.
Sarebbero dovuti tornare indietro, rischiare di incontrare le guardie, di essere riconosciuti. Ma non c’era altro modo per essere certi che Alain e gli altri fossero stati liberati.
«Andiamo a vedere, André» disse Oscar, volgendo il viso verso la città.

Parigi li osservava, come sempre. Parigi che adesso viveva i tumulti del popolo, che veniva aggredita, derubata dai suoi stessi figli.

Coprirono le divise e il capo con la cappa verde, e si incamminarono nei vicoli della città, diretti alla prigione dell’Abbazia.
Restarono in disparte, con la gente accalcata davanti a loro, migliaia di persone intorno.
André si guardò in giro, pensando che avrebbero rischiato di perdersi, di confondersi tra la folla. Prese Oscar per un braccio e lei non disse niente.
Né un lamento, né uno sguardo, come se le stesse bene così, come se fosse d’accordo con lui.

Oscar… quanto vorrei che questo momento non finisse, invece presto dovrò separarmi da te.

Lasciò scivolare la mano lungo il braccio di lei, le accarezzò il polso con le dita e le prese la mano. Fu allora che Oscar si voltò a guardarlo.
Non sembrava turbata, non sembrava dispiacerle.

Qualcuno li spinse in avanti, e André aumentò la stretta per non rischiare di perderla.
«Ehi…» si lamentò lui, voltandosi verso la gente che avevano dietro.
L’uomo che li aveva spinti lo guardò male, con astio, quasi come se avesse intuito che non erano del popolo. Poi sollevò le braccia in alto e prese a gridare insieme alla folla.

«Liberi! Li vogliamo liberi! Sono figli di Parigi, come noi! Liberi, liberi!»

André percepì un tremito da parte di Oscar, e capì che si stava chiedendo se li avrebbero liberati, se il suo piano avrebbe funzionato.
Rimasero ad aspettare finché Oscar non chinò il volto a terra e si liberò della sua stretta.
«Andiamo via, André.»
«Perché? Cosa succede?»
La vide farsi spazio tra la folla e la seguì. Era tutto molto diverso da Palazzo Jarjayes: gli odori, i suoni, i colori… Era come tuffarsi nel mare ghiacciato dopo un bagno di sole.

«Oscar, aspetta… Oscar!»

André la seguì mentre correva per i vicoli di Parigi, mentre fuggiva lontano da lui. Vide il cappuccio della cappa di lei scivolare giù, liberando i suoi capelli biondi.

«Oscar! Oscar! Fermati!»

Svoltarono ancora e ancora, passarono davanti a vetrine distrutte, a bambini che si dividevano un tozzo di pane, alla sudicia miseria che ricopriva la città.
André corse più veloce, ignorando tutto ciò che aveva davanti, tenendo gli occhi incollati ai capelli biondi e alla cappa verde. Arrivò quasi a raggiungerla…

«Vattene!» gridò Oscar di rimando, sollevando una mano. «Va’ via, André!»
Quando finalmente si trovò tanto vicino da poterla toccare, la afferrò per un braccio e la spinse in un vicolo in ombra.

«Vattene» ripeté ancora, sfidandolo con uno sguardo. «Voglio stare sola, André.»

«No, Oscar» mormorò, prendendola per le spalle. «Non sono più il tuo servo, ricordi? Non sono nemmeno più un soldato. Non posso più obbedire.»
Affondò le dita nella cappa di lei, stringendo forte le braccia, affinché non fuggisse.
Avrebbe voluto chiederle di guardarlo negli occhi, di sollevare il viso e sfidarlo ancora, e baciarla, baciarla impedendole di parlare. Di dargli ordini. Di cacciarlo via.

«E cosa sei allora?» chiese Oscar, sollevando il mento.
Quanto avrebbe voluto zittirla… Se solo non le avesse promesso di non farlo mai più. Di non baciarla mai più.

«Solo un uomo.»
Era così vicino da poter sentire il suo respiro farsi pesante, lento, stuzzicante.

«Solo un uomo, André?»

Oscar parlò con un tono diverso, quasi suadente, e se André non avesse passato una vita a conoscerla, se non fosse stato sicuro di sbagliare, l’avrebbe presa in quell’istante, rubandole molto più di un bacio.

«Sì» sussurrò lui, allentando la presa sulle braccia di Oscar per avvicinarla a sé.
Sarebbe bastato chinarsi per sentire il suo sapore e, se non fosse stato per il giuramento, André lo avrebbe fatto. Ma lei era lì, davanti a lui, e non sembrava intenzionata a fuggire.

Al diavolo il giuramento!

André si sentì deciso, pensò che fosse il momento giusto per farlo, per farle capire che l’amava ancora, sempre, che era pronto a morire per lei. Con lei.
Soffiò sulle sue labbra e la vide chiudere gli occhi.
Forse non si sarebbe ribellata. No, che motivo aveva? Ormai doveva aver capito quali erano le sue intenzioni, ormai doveva aver preso la sua decisione.

Chiuse gli occhi e un grido interruppe quel momento. Sembravano urla di gioia, come se la Francia, il popolo, Parigi, avessero trionfato.
«Sono liberi! Liberi!»

Oscar riaprì gli occhi e sembrò rendersi conto solo in quell’istante di quanto stava per accadere.

Se solo avessero atteso ancora un momento… Sarebbe bastato un momento.

«Hai sentito?» mormorò, abbassando lo sguardo imbarazzata. Un sorriso sembrò colorarle le gote. «Devono averli liberati… Ha funzionato, André.»
Lui non poté fare a meno che sorriderle di rimando. La lasciò andare e annuì.

«I miei compagni sono liberi.»





Oscar si sentì meglio, ma durò un istante.

Subito, il pensiero della promessa fatta al padre tornò a investire i suoi pensieri. E tutto tornò buio dentro di lei.
Ma non doveva essere triste: i suoi uomini erano finalmente liberi. Non rischiavano più la vita per una sua decisione, erano stati salvati, graziati dal reame. Chissà se anche lei sarebbe mai stata graziata?

No, ho deluso mio padre. Ho macchiato l’onore della nostra famiglia. Lui non mi perdonerà mai, e quando tornerò a casa mi ucciderà.

«Sei felice, Oscar?» chiese André mentre uscivano dal vicolo.
La gente correva per le strade, gente allegra, come se la fame e la miseria non fossero mai esistite.

«Sì, sono felice.»
Ma era vero solo a metà.

Perché quella notizia, quella bellissima notizia, non faceva altro che calare su di lei come l’ascia di un boia.
Avrebbe potuto rivedere i suoi uomini prima di tornare a casa?
No, forse era meglio non rischiare di essere scoperta, di far trovare André. Doveva pensare anche a lui: non poteva permettere che gli facessero del male.
Era ora di tornare indietro, di raggiungere Palazzo Jarjayes e il suo destino.

«Devo tornare, André.»
Lo guardò chiedendosi cosa fosse più giusto dire. Doveva salutarlo, dirgli addio?

Erano stati così vicini… Come uomo e donna.

Ma non era durata, perché adesso lei doveva morire. Per un istante aveva creduto che André l’avrebbe baciata, che le avrebbe lasciato almeno un ricordo dolce da portare con sé. Che, almeno per una volta, avrebbe potuto sentirsi donna.
Ma le grida, la notizia, la gioia, erano arrivate proprio in quel momento e tutto era finito.

Morto. Come sarò io tra poco.

«Sì, lo so» rispose André, guardandola come se si stesse chiedendo quale sarebbe stata la sua prossima mossa.

Oscar si avviò ai cavalli, e pensò a quel bacio che avrebbe potuto rendere più dolce la sua morte.




André restò a guardarla mentre montava in sella.
Forse Oscar si aspettava che lui non la seguisse, che prendesse il suo baio e si allontanasse il più possibile da Parigi.
Ma non era quella la sua intenzione.
Non poteva abbandonarla. Non ora.

«André…» cominciò lei, guardandolo dall’alto del suo cavallo bianco. Strinse le redini per farlo voltare. «Le nostre strade si dividono. Non voglio che tu torni con me, sarebbe la tua condanna e…»

«No» la interruppe, facendo qualche passo per avvicinarsi. «La mia condanna è lasciarti andare, Oscar.»

Per un momento, lei abbandonò le mani sul garrese, guardandolo come se non credesse a quanto aveva appena detto. André si ritrovò a chiedersi quali fossero i suoi pensieri, se avesse intuito qualcosa di ciò che lui intendeva, ma subito gli occhi di Oscar tornarono a voltarsi verso il bosco.

«Addio, André.»
La sentì incitare l’animale al galoppo, gli stivali colpirono i fianchi, e lei svanì in mezzo agli alberi.

No… Non così… Non così, Oscar!

André slegò il suo baio, spiccò un salto per salire in sella, e partì al suo inseguimento. Era veloce, Oscar, ma lui l’avrebbe raggiunta.
Doveva raggiungerla.
Era un suo dovere fermarla, era il suo compito proteggerla. Era cresciuto in quel modo, sempre vegliando su di lei, sempre avendola al fianco. Non poteva rimanere solo, non ora.
Spinse i talloni a fondo nei fianchi del cavallo, gridò perché corresse più veloce, ignorando tutto ciò che lo circondava.
Nulla più aveva importanza.

Solo raggiungere Oscar.

Aggirò un albero, saltò un tronco caduto, ma lei non c’era ancora, non c’era ancora… Doveva correre di più.
Colpì ancora con i talloni, quasi fosse una danza, e spinse le redini come una frusta.

Finalmente la vide più avanti, mentre trottava tranquilla in mezzo al verde.
Si chiese come avrebbe fatto a convincerla, come avrebbe potuto spingerla a non tornare a casa.
Era impossibile.
Conoscendo Oscar, André sapeva che non avrebbe mai accettato di mancare alla parola data, di nascondersi, celandosi all’uomo che rivoleva indietro la vita che le aveva donato.
«Oscar! Aspetta, Oscar!»

Corri, corri… Portami da lei.

La raggiunse all’ombra di un salice. Non smontò da cavallo per paura che lei fuggisse ancora, lontano da lui, che si ricongiungesse con il suo destino.
«André…»
Quando Oscar si voltò a guardarlo, André vide gli occhi umidi di lacrime.

«Che cosa vuoi?»
Fu poco più di un sussurro, ma lui capì che Oscar stava cercando di ricomporsi, che non voleva essere vista così. Disperata.

«Scendi un momento. Devo parlarti.»
Aspettò di vederla smontare prima di scendere con un volteggio. La raggiunse, mentre i cavalli pascolavano lì vicino.

«Ho deciso, Oscar.»

Era vero.
Non pensava ad altro da quando erano fuggiti da Palazzo Jarjayes, non aveva avuto in mente altro, se non salvarla, impendendole di tornare. Ora, però, ora che si accorgeva di non avere un’idea precisa, un piano per nasconderla, si limitò ad agire d’istinto.

«Che cosa, André? Che cosa hai deciso?»

Erano a pochi passi di distanza, e André si avvicinò ancora, così da guardarla dall’alto. Era poco più bassa di lui, eppure André la sovrastava.
Avrebbe voluto toccarla, farle capire le sue intenzioni, baciarla e mettere fine a quell’agonia. Ma rimase immobile, rigido come una statua, mentre il respiro di lei diveniva irregolare.
Forse stava intuendo…? O forse no.
Forse, semplicemente, credeva che lui l’avrebbe baciata.

Ma André non lo fece.

«Vieni con me, Oscar» esordì, senza darle una spiegazione, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. «Vieni via con me. Andremo lontano e non ci troveranno mai. La giustizia del re resterà a Parigi, mentre noi vivremo da qualche altra parte… In pace.»
Soli. Insieme. Avrebbe voluto aggiungere.

«Non posso» rispose lei con un sospiro. Abbassò lo sguardo, come per evitarlo. «Sai che non posso. Ho giurato, André. Io ho giurato! Ho dato la mia parola!»

Vide i pugni di Oscar chiudersi, sollevarsi all’altezza del petto, e l’immagine di quella sera, la sera in cui l’aveva desiderata più di ogni cosa al mondo, tornò a forza nella sua mente.
Avrebbe voluto osare, afferrarle i polsi, spingerla sull’erba, ma aveva commesso quell’errore già una volta. Sapeva di aver sbagliato. Sapeva che lei non avrebbe voluto.

Oscar non lo amava.

C’era una sola cosa da fare. André non aveva scelta, di questo era certo. Se non poteva averla, se non poteva convincerla a fuggire insieme, a vivere in solitudine per sempre, almeno poteva impedirle di morire.

«Lo so, Oscar» mormorò, sentendo la tensione correre come un filo invisibile attraverso i nervi. «Per questo devo farlo. Perdonami.»
Gli occhi di Oscar si fecero interrogativi, rimase con le labbra schiuse mentre lo guardava, i pugni ancora chiusi davanti a sé.

«Ma cosa…» riuscì a sussurrare, un momento prima che André la prendesse di peso e se la caricasse in spalla.



Note dell’autrice:

Arrivo un po’ in ritardo, avrei preferito pubblicare con il quarto capitolo già pronto, ma non ho ancora avuto tempo di scriverlo.
In ogni caso, dal prossimo capitolo comincerà la storia. Fin qui, questi primi tre considerateli una sorta di prologo, o introduzione.
Grazie ancora per leggere/seguire/recensire!
Celtica

   
 
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