Dedicato alla mia
Cre,
che ha finalmente
deciso di recensire,
e a Rita, la prima ad avermi citata!
C |
È quando
la catena
si spezza
che non sai
più da
che parte gira la ruota.
Le grida della folla
aumentarono, si
fecero intense, come se la gente stesse aspettando qualcosa.
André vide Oscar alzarsi in piedi, e
capì: voleva sapere.
Sarebbero dovuti tornare indietro,
rischiare di incontrare le guardie, di essere riconosciuti. Ma non
c’era altro
modo per essere certi che Alain e gli altri fossero stati liberati.
«Andiamo a vedere, André» disse
Oscar, volgendo il viso verso la città.
Parigi li osservava,
come sempre.
Parigi che adesso viveva i tumulti del popolo, che veniva aggredita,
derubata
dai suoi stessi figli.
Coprirono le divise
e il capo con la
cappa verde, e si incamminarono nei vicoli della città,
diretti alla prigione
dell’Abbazia.
Restarono in disparte, con la gente
accalcata davanti a loro, migliaia di persone intorno.
André si guardò in giro, pensando che
avrebbero rischiato di perdersi, di confondersi tra la folla. Prese
Oscar per
un braccio e lei non disse niente.
Né un lamento, né uno sguardo, come
se le stesse bene così, come se fosse d’accordo
con lui.
Oscar…
quanto vorrei che questo momento non finisse, invece presto
dovrò separarmi da
te.
Lasciò
scivolare la mano lungo il
braccio di lei, le accarezzò il polso con le dita e le prese
la mano. Fu allora
che Oscar si voltò a guardarlo.
Non sembrava turbata, non sembrava
dispiacerle.
Qualcuno li spinse
in avanti, e André
aumentò la stretta per non rischiare di perderla.
«Ehi…» si lamentò lui,
voltandosi
verso la gente che avevano dietro.
L’uomo che li aveva spinti lo guardò
male, con astio, quasi come se avesse intuito che non erano del popolo.
Poi
sollevò le braccia in alto e prese a gridare insieme alla
folla.
«Liberi!
Li vogliamo liberi! Sono
figli di Parigi, come noi! Liberi, liberi!»
André
percepì un tremito da parte di Oscar,
e capì che si stava chiedendo se li avrebbero liberati, se
il suo piano avrebbe
funzionato.
Rimasero ad aspettare finché Oscar
non chinò il volto a terra e si liberò della sua
stretta.
«Andiamo via, André.»
«Perché? Cosa succede?»
La vide farsi spazio tra la folla e
la seguì. Era tutto molto diverso da Palazzo Jarjayes: gli
odori, i suoni, i
colori… Era come tuffarsi nel mare ghiacciato dopo un bagno
di sole.
«Oscar,
aspetta… Oscar!»
André la
seguì mentre correva per i
vicoli di Parigi, mentre fuggiva lontano da lui. Vide il cappuccio
della cappa
di lei scivolare giù, liberando i suoi capelli biondi.
«Oscar!
Oscar! Fermati!»
Svoltarono ancora e
ancora, passarono
davanti a vetrine distrutte, a bambini che si dividevano un tozzo di
pane, alla
sudicia miseria che ricopriva la città.
André corse più veloce, ignorando
tutto ciò che aveva davanti, tenendo gli occhi incollati ai
capelli biondi e
alla cappa verde. Arrivò quasi a raggiungerla…
«Vattene!»
gridò Oscar di rimando,
sollevando una mano. «Va’ via,
André!»
Quando finalmente si trovò tanto
vicino da poterla toccare, la afferrò per un braccio e la
spinse in un vicolo in
ombra.
«Vattene»
ripeté ancora, sfidandolo
con uno sguardo. «Voglio stare sola,
André.»
«No,
Oscar» mormorò, prendendola per
le spalle. «Non sono più il tuo servo, ricordi?
Non sono nemmeno più un
soldato. Non posso più obbedire.»
Affondò le dita nella cappa di lei,
stringendo forte le braccia, affinché non fuggisse.
Avrebbe voluto chiederle di guardarlo
negli occhi, di sollevare il viso e sfidarlo ancora, e baciarla,
baciarla
impedendole di parlare. Di dargli ordini. Di cacciarlo via.
«E cosa
sei allora?» chiese Oscar,
sollevando il mento.
Quanto avrebbe voluto zittirla… Se
solo non le avesse promesso di non farlo mai più. Di non
baciarla mai più.
«Solo un
uomo.»
Era così vicino da poter sentire il
suo respiro farsi pesante, lento, stuzzicante.
«Solo un
uomo, André?»
Oscar
parlò con un tono diverso,
quasi suadente, e se André non avesse passato una vita a
conoscerla, se non
fosse stato sicuro di sbagliare, l’avrebbe presa in
quell’istante, rubandole
molto più di un bacio.
«Sì»
sussurrò lui, allentando la
presa sulle braccia di Oscar per avvicinarla a sé.
Sarebbe bastato chinarsi per sentire
il suo sapore e, se non fosse stato per il giuramento, André
lo avrebbe fatto.
Ma lei era lì, davanti a lui, e non sembrava intenzionata a
fuggire.
Al
diavolo il giuramento!
André si
sentì deciso, pensò che
fosse il momento giusto per farlo, per farle capire che
l’amava ancora, sempre,
che era pronto a morire per lei. Con lei.
Soffiò sulle sue labbra e la vide
chiudere gli occhi.
Forse non si sarebbe ribellata. No,
che motivo aveva? Ormai doveva aver capito quali erano le sue
intenzioni, ormai
doveva aver preso la sua decisione.
Chiuse gli occhi e
un grido
interruppe quel momento. Sembravano urla di gioia, come se la Francia,
il
popolo, Parigi, avessero trionfato.
«Sono liberi! Liberi!»
Oscar
riaprì gli occhi e sembrò
rendersi conto solo in quell’istante di quanto stava per
accadere.
Se
solo avessero atteso ancora un momento… Sarebbe bastato un
momento.
«Hai
sentito?» mormorò, abbassando lo
sguardo imbarazzata. Un sorriso sembrò colorarle le gote.
«Devono averli
liberati… Ha funzionato, André.»
Lui non poté fare a meno che
sorriderle di rimando. La lasciò andare e annuì.
«I miei
compagni sono liberi.»
Oscar si
sentì meglio, ma durò un
istante.
Subito, il pensiero
della promessa
fatta al padre tornò a investire i suoi pensieri. E tutto
tornò buio dentro di
lei.
Ma non doveva essere triste: i suoi
uomini erano finalmente liberi. Non rischiavano più la vita
per una sua
decisione, erano stati salvati, graziati dal reame. Chissà
se anche lei sarebbe
mai stata graziata?
No,
ho deluso mio padre. Ho macchiato l’onore della nostra
famiglia. Lui non mi
perdonerà mai, e quando tornerò a casa mi
ucciderà.
«Sei
felice, Oscar?» chiese André
mentre uscivano dal vicolo.
La gente correva per le strade, gente
allegra, come se la fame e la miseria non fossero mai esistite.
«Sì,
sono felice.»
Ma era vero solo a metà.
Perché
quella notizia, quella bellissima
notizia, non faceva altro che
calare su di lei come l’ascia di un boia.
Avrebbe potuto rivedere i suoi uomini
prima di tornare a casa?
No, forse era meglio non rischiare di
essere scoperta, di far trovare André. Doveva pensare anche
a lui: non poteva
permettere che gli facessero del male.
Era ora di tornare indietro, di
raggiungere Palazzo Jarjayes e il suo destino.
«Devo
tornare, André.»
Lo guardò chiedendosi cosa fosse più
giusto dire. Doveva salutarlo, dirgli addio?
Erano stati
così vicini… Come uomo e
donna.
Ma non era durata,
perché adesso lei
doveva morire. Per un istante aveva creduto che André
l’avrebbe baciata, che le
avrebbe lasciato almeno un ricordo dolce da portare con sé.
Che, almeno per una
volta, avrebbe potuto sentirsi donna.
Ma le grida, la notizia, la gioia,
erano arrivate proprio in quel momento e tutto era finito.
Morto.
Come sarò io tra poco.
«Sì,
lo so» rispose André,
guardandola come se si stesse chiedendo quale sarebbe stata la sua
prossima
mossa.
Oscar si
avviò ai cavalli, e pensò a
quel bacio che avrebbe potuto rendere più dolce la sua morte.
André
restò a guardarla mentre
montava in sella.
Forse Oscar si aspettava che lui non
la seguisse, che prendesse il suo baio e si allontanasse il
più possibile da
Parigi.
Ma non era quella la sua intenzione.
Non poteva abbandonarla. Non ora.
«André…»
cominciò lei, guardandolo
dall’alto del suo cavallo bianco. Strinse le redini per farlo
voltare. «Le
nostre strade si dividono. Non voglio che tu torni con me, sarebbe la
tua
condanna e…»
«No»
la interruppe, facendo qualche
passo per avvicinarsi. «La mia condanna è
lasciarti andare, Oscar.»
Per un momento, lei
abbandonò le mani
sul garrese, guardandolo come se non credesse a quanto aveva appena
detto.
André si ritrovò a chiedersi quali fossero i suoi
pensieri, se avesse intuito
qualcosa di ciò che lui intendeva, ma subito gli occhi di
Oscar tornarono a
voltarsi verso il bosco.
«Addio,
André.»
La sentì incitare l’animale al
galoppo, gli stivali colpirono i fianchi, e lei svanì in
mezzo agli alberi.
No…
Non così… Non così, Oscar!
André
slegò il suo baio, spiccò un
salto per salire in sella, e partì al suo inseguimento. Era
veloce, Oscar, ma
lui l’avrebbe raggiunta.
Doveva
raggiungerla.
Era un suo dovere fermarla, era il
suo compito proteggerla. Era cresciuto in quel modo, sempre vegliando
su di
lei, sempre avendola al fianco. Non poteva rimanere solo, non ora.
Spinse i talloni a fondo nei fianchi
del cavallo, gridò perché corresse più
veloce, ignorando tutto ciò che lo
circondava.
Nulla più aveva importanza.
Solo raggiungere
Oscar.
Aggirò un
albero, saltò un tronco
caduto, ma lei non c’era ancora, non c’era
ancora… Doveva correre di più.
Colpì ancora con i talloni, quasi
fosse una danza, e spinse le redini come una frusta.
Finalmente la vide
più avanti, mentre
trottava tranquilla in mezzo al verde.
Si chiese come avrebbe fatto a
convincerla, come avrebbe potuto spingerla a non tornare a casa.
Era impossibile.
Conoscendo Oscar, André sapeva che
non avrebbe mai accettato di mancare alla parola data, di nascondersi,
celandosi all’uomo che rivoleva indietro la vita che le aveva
donato.
«Oscar! Aspetta, Oscar!»
Corri,
corri… Portami da lei.
La raggiunse
all’ombra di un salice.
Non smontò da cavallo per paura che lei fuggisse ancora,
lontano da lui, che si
ricongiungesse con il suo destino.
«André…»
Quando Oscar si voltò a guardarlo,
André vide gli occhi umidi di lacrime.
«Che cosa
vuoi?»
Fu poco più di un sussurro, ma lui
capì che Oscar stava cercando di ricomporsi, che non voleva
essere vista così. Disperata.
«Scendi un
momento. Devo parlarti.»
Aspettò di vederla smontare prima di
scendere con un volteggio. La raggiunse, mentre i cavalli pascolavano
lì
vicino.
«Ho
deciso, Oscar.»
Era vero.
Non pensava ad altro da quando erano
fuggiti da Palazzo Jarjayes, non aveva avuto in mente altro, se non
salvarla,
impendendole di tornare. Ora, però, ora che si accorgeva di
non avere un’idea
precisa, un piano per nasconderla, si limitò ad agire
d’istinto.
«Che cosa,
André? Che cosa hai
deciso?»
Erano a pochi passi
di distanza, e
André si avvicinò ancora, così da
guardarla dall’alto. Era poco più bassa di
lui, eppure André la sovrastava.
Avrebbe voluto toccarla, farle capire
le sue intenzioni, baciarla e mettere fine a quell’agonia. Ma
rimase immobile,
rigido come una statua, mentre il respiro di lei diveniva irregolare.
Forse stava intuendo…? O forse no.
Forse, semplicemente, credeva che lui
l’avrebbe baciata.
Ma André
non lo fece.
«Vieni con
me, Oscar» esordì, senza
darle una spiegazione, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.
«Vieni via
con me. Andremo lontano e non ci troveranno mai. La giustizia del re
resterà a
Parigi, mentre noi vivremo da qualche altra parte… In
pace.»
Soli.
Insieme. Avrebbe voluto
aggiungere.
«Non
posso» rispose lei con un
sospiro. Abbassò lo sguardo, come per evitarlo.
«Sai che non posso. Ho giurato,
André. Io ho giurato! Ho dato la mia parola!»
Vide i pugni di
Oscar chiudersi,
sollevarsi all’altezza del petto, e l’immagine di
quella sera, la sera in cui
l’aveva desiderata più di ogni cosa al mondo,
tornò a forza nella sua mente.
Avrebbe voluto osare, afferrarle i
polsi, spingerla sull’erba, ma aveva commesso
quell’errore già una volta.
Sapeva di aver sbagliato. Sapeva che lei non avrebbe voluto.
Oscar non lo amava.
C’era una
sola cosa da fare. André
non aveva scelta, di questo era certo. Se non poteva averla, se non
poteva
convincerla a fuggire insieme, a vivere in solitudine per sempre,
almeno poteva
impedirle di morire.
«Lo so,
Oscar» mormorò, sentendo la
tensione correre come un filo invisibile attraverso i nervi.
«Per questo devo
farlo. Perdonami.»
Gli occhi di Oscar si fecero
interrogativi, rimase con le labbra schiuse mentre lo guardava, i pugni
ancora
chiusi davanti a sé.
«Ma
cosa…» riuscì a sussurrare, un
momento prima che André la prendesse di peso e se la
caricasse in spalla.
Note
dell’autrice:
Arrivo un po’ in
ritardo, avrei
preferito pubblicare con il quarto capitolo già pronto, ma
non ho ancora avuto
tempo di scriverlo.
In ogni caso, dal
prossimo capitolo
comincerà la storia. Fin qui, questi primi tre considerateli
una sorta di
prologo, o introduzione.
Grazie ancora per
leggere/seguire/recensire!
Celtica