Fanfic su artisti musicali > Mika
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Autore: VvFreiheit    30/01/2016    4 recensioni
Serie di One-shot incentrate su Mika e Andy, piccoli scorci di vita quotidiana di un artista e del suo bel ragazzo tratte da spunti di vita reale.
Da un capitolo: È per questo che mi ami!" Esclamò allora Mika sorridente, citando le parole del biondo.
"È per questo, e mille altre ragioni, che ti amo..." Concluse congiungendo le labbra alle sue in un intenso bacio salato, mentre il cielo blu ed il mare li osservavano in silenzio.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Andy Dermanis
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Egina, gennaio 2016 –


La brezza tiepida che colpì il viso di Mika non appena mise piede sulla pista d’atterraggio dell’aeroporto lo fece sorridere serenamente, mentre a pieni polmoni respirava quell’odore di mare che già da lì, in lontananza poteva percepire, misto all’odore più acre di cherosene, tipico di ogni aeroporto trafficato.

La prima cosa che fece, fu sbottonarsi i primi bottoni della giacca che meccanicamente aveva indossato prima di sbarcare dal velivolo, abituato ai climi rigidi di Londra.

Disattivò dal cellulare la modalità aereo e subito ricevette il messaggio di Andy: “Ti aspetto fuori dagli arrivi”

Il biondo era arrivato un paio di giorni prima nella sua terra, dove aveva ricominciato a lavorare per alcuni progetti di cui era regista.

La coppia aveva passato l’ultimo mese quasi interamente insieme, tra Miami, dove avevano festeggiato il Natale ed il capodanno con la numerosa famiglia libano-americana riunita, e casa loro a Londra.

A parte alcuni brevi tappe di lavoro di Mika tra Italia e Francia, stavano trascorrendo davvero un bel po’ di tempo insieme, come da tempo non erano riusciti a fare.

Quando il libanese aveva saputo che prima dell’inizio del caotico anno che lo attendeva tra un tour mondiale, nuovi progetti e i live di The Voice in Francia, aveva quasi 3 settimane di libertà, aveva fatto di tutto pur di approfittare di ogni momento e starsene appiccicato al suo compagno.

Dal momento in cui Andy gli aveva detto che sarebbe dovuto andare in Grecia per lavoro, l’ultima settimana di gennaio, dopo aver fatto due veloci calcoli, aveva capito di poter finire il lavoro in studio e la progettazione del suo spettacolo di maggio con Job Smith, in tempo per poterlo raggiungere anche lì e continuare la scrittura del suo libro, anche a casa del suo compagno.

Ed ora si trovava lì, davanti a lui, che gli sorrideva gioioso e gli parlava con il suo inglese dalla forte marcatura greca, che assumeva ogni qualvolta metteva piede nella sua terra.

Andarono a pranzo insieme in un posticino che Andy aveva come sempre scelto accuratamente, da cui si godeva una vista sublime sull’Acropoli e poi, nel primo pomeriggio, presero il traghetto che li avrebbe portati sull’isola dove il giovane abitava quando si trovava in Grecia.

Mika era abituato a quel tragitto, lo aveva fatto talmente tante volte in quegli anni, che ormai sapeva nominare ogni singolo fazzoletto di terra che incontrava con lo sguardo, scrutando l’orizzonte blu cobalto attorno a sé.

L’isola dove Andy abitava era il luogo di nascita di suo padre. La candida casa dove trascorreva i suoi giorni e le sue notti durante i lunghi periodi di lavoro in terra ellenica, distava quasi tre quarti d’ora di traghetto dalla capitale dove lui spesso lavorava, ma non aveva mai voluto saperne di trovarsi un posto più vicino dove alloggiare.

Quella era casa sua e lui non sopportava l’idea di stare in qualsiasi altro posto che non fosse quello dove era cresciuto con suo padre e la sua famiglia.

Mika respirò a pieni polmoni il vento intriso di iodio e salsedine che gli accarezzava il volto.
Non faceva caldo, anzi.
Nonostante i 15 gradi, l’aria che gli scompigliava i capelli era tutt’altro che tiepida in quel punto del mare. Ciononostante non aveva intenzione di rimettersi la giacca che se ne stava attorcigliata al suo braccio, penzolando a ritmo con il movimento dell’imbarcazione. Preferiva godersi quella sensazione sulla pelle. Sul ponte c’erano solo lui e Andy, tutti gli altri erano al riparo e al caldo.

“Sembri un turista in vacanza…” lo prese in giro Andy ridendo e appoggiandosi alla ringhiera del traghetto accanto a lui, accarezzando con le iridi blu l’orizzonte del medesimo colore. Lui, come sempre caloroso, se ne stava in camicia bianca e jeans, tipico suo abbigliamento invernale di quei posti.

“Beh… Non lo sono?” chiese il moro voltandosi verso di lui e sorridendo alla vista di quel profilo così familiarmente bello che scrutava l’acqua increspata dalla prua dell’imbarcazione.

Andy si voltò e lo guardò per un breve attimo, perso a suo stesso modo in quei tratti ben conosciuti. Gli occhi nocciola baciati dal sole sembravano sempre più chiari, quasi dorati.

“Dopo 9 anni con un greco, direi che quasi è ora di farti avere la cittadinanza…” affermò con uno sguardo affettuoso mentre Mika a quelle parole arrossì appena e lo ringraziò con un sorriso timido e innamorato.

“Prima dovrei imparare la lingua…” ripose pensieroso, tornando a osservare la linea tortuosa che delimitava la roccia grigiastra dell’isola Egina dal cielo terso.

“Non vedo il problema… Scommetto che se ti parlo solo greco lo impari per forza!” gli lanciò a mo’ di sfida, posando una mano sulla sua, sulla ringhiera in metallo della barca.

Mika ridacchiò e scosse la testa, sotto lo sguardo curioso e divertito del biondino.
“Faccio già abbastanza confusione con quelle che so! Ho imparato l’italiano e ho dimenticato lo spagnolo, è prova sufficiente che più di tre lingue nella mia testa non ci stanno!” asserì con una smorfia contrariata e un’alzata di sopracciglia eloquente.

Andy rise e si trattenne dal prendere il suo viso tra le mani e baciarlo. Quando faceva quelle espressioni buffe, lo faceva impazzire.

Con una rapida virata, il traghetto arrivò nel colorato e semideserto porticciolo dell’isola, sovrastato dalla chiesa in mattoncini dalla cupola rossa, che Mika riconobbe con piacere.

I due ragazzi recuperarono la motocicletta di Andy dal parcheggio del porto e guidarono fino a casa sua.

Mika entrò dalla porta di casa e dopo aver appoggiato il borsone con le sue cose sul tavolino bianco del salotto, si lanciò sul divano producendosi in un “Casaaaa” che fece ridere Andy e lo fece sentire decisamente nel suo elemento.

Passarono il pomeriggio insieme e la sera Mika insistette per uscire a cena così che una volta rientrati non dovessero sistemare la cucina e potessero dedicarsi l’uno all’altro.

Il mattino successivo, Andy uscì presto di casa. Aveva delle riprese da fare nella capitale prima e nell’isola accanto a Egina nel pomeriggio.

Mika invece si svegliò con tutta calma. Mise piede fuori dal letto, si mise una t-shirt scura trovata in camera, quasi sicuramente non sua, e ancora in boxer si avviò sbadigliando verso il salotto. Lì si diresse verso la porta finestra e spalancandola uscì in terrazza, appoggiandosi alla ringhiera in ferro battuto a rimirare l’orizzonte.

Quanto gli piaceva quel posto. Mettere piede così conciato fuori da casa sua a Londra era decisamente fuori luogo.

Era inconcepibile per un londinese farsi vedere in mutande da mezzo quartiere, così come lo era in centro a Milano dove aveva il suo secondo appartamento, e lo era a Parigi, dove spesso alloggiava per lavoro.

A Miami pochi giorni prima ci aveva provato, ma l’idea di avere gli occhi dei suoi cognati, delle sue cugine e delle sue zie su di sé in quel modo lo aveva fatto desistere ben presto.

Dov’era in quel momento invece, non c’era anima viva. L’isoletta, soprattutto nella zona opposta a quella, si popolava di turisti in estate, ma in inverno nemmeno i proprietari delle case che circondavano quelle del suo compagno, risiedevano lì.

Vi era solo qualche gentile signore su di età che si prendeva cura degli asini e dei cavalli che popolavano la zona montuosa dell’isola, ma le loro casupole candide e minute, si trovavano sull’altro lato della terrazza e da lì non lo potevano vedere. 

Rabbrividì appena per il freddo, dopotutto era gennaio. Entrò velocemente a recuperare una coperta a quadrettoni neri e bianchi, se la mise sulle spalle, e poi dal tavolo prese il cellulare e una fetta di torta che Andy aveva lasciato per la colazione, uscendo poi di nuovo.

Scattò una foto al panorama e poi si fece un selfie ritraendo sé stesso con la torta in mano e il mare alle spalle, riprendendo poi a mangiare la sua delizia ai pinoli.

Andy aveva finito le sue riprese a Atene e si trovava con un collaboratore e amico di vecchia data all’imbarco dei traghetti che li avrebbero portati sull’isola dove avrebbero finito il lavoro di quel giorno.

Aprì la schermata del cellulare e vide la chat di Mika segnare alcuni messaggi.

“Questo B&B è ottimo! Meravigliosa vista sul mare e cibo squisito. Dovresti provarlo! XX”

In allegato vi era una sua fotografia che lo ritraeva sulla sua terrazza con la sua coperta sulle spalle e una fetta di torta tra i denti, incorniciata da un sorriso giocoso e i capelli disordinati scompigliati dal venticello.

Andy rise e l’amico si voltò sporgendosi per vedere ciò che gli aveva provocato quel momento di gioia, mostrandogli il cellulare.

“Ti sei portato la popstar sull’isola?” scherzò il ragazzo, riconoscendo la vista dalla casa dell’amico e il suo compagno di una vita, che aveva incontrato più volte.

“Eh sì. Per una volta che può seguirmi, lo sfrutto!” disse Andy con un sorriso, rispondendo alla battuta dell’amico.

“Conosco il proprietario, una persona davvero a modo. Mi stupisco affitti a individui strambi come quello che vedo nella foto!” rispose con un primo messaggio a Mika, allegando una faccina perplessa e una con una linguaccia.

Aggiungendone un secondo. “Ben svegliato comunque, Καλημέρα” arricchito con un bacio virtuale.

Mika intanto aveva finito la colazione e dopo aver riordinato tutto, recuperò dal borsone il suo McBook e si mise al tavolo del salotto. Benché stesse trascorrendo il tempo in un posto paradisiaco, il libro da scrivere era comunque lavoro impellente da portare avanti.

La giornata lavorativa trascorse in un baleno per entrambi. Andy tornò a Egina che erano le 6 di pomeriggio, stanco dalla lunga giornata ma felice di aver concluso le riprese come aveva previsto per quella settimana.

Salì le scale in pietra come aveva fatto centinaia di altre volte e salutò l’anziano signore suo vicino di casa, vecchio amico di suo padre.

Quando spalancò la porta del suo appartamento sul mare, non poté trattenersi dal sentirsi a casa più di quanto non avesse mai fatto nell’ultimo periodo.

L’aria che lo circondava, solitamente contraddistinta da un profumo lieve di salsedine e cannella, in quel momento profumava di lui. Quell’intreccio insolito di fragranze vellutate e agrodolci era in tutto e per tutto emozione e percezione di casa. Era il profumo della sua famiglia, quella con cui era cresciuto tra quelle mura, e quella presente che aveva costruito e si era portato con sé.

Sorrise di felicità e lasciata la tracolla con la videocamera all’ingresso si avviò verso il salotto.

Mika era seduto al tavolino con il pc acceso di fronte a sé ma non stava scrivendo. I suoi occhi erano persi al di fuori della porta finestra aperta e scrutavano le nuvole candide e lievemente grigiastre da dove il sole era sparito poco prima.

Il rumore lontano del mare faceva da sottofondo a quel quadretto insolitamente incantevole, sovrastato appena da una melodia lievemente accennata che Mika stava mormorando quasi inconsciamente, mordicchiando una matita.

Andy chiuse gli occhi cercando di imprimere nella sua memoria ogni minuzioso particolare di quell’istante, anche ciò che al momento percepiva come qualcosa di insignificante.

Era perfetto e sublime così com’era.   

Perfino l’incoscienza del suo compagno, la cui mente vagava libera e indisturbata in quella realtà intrecciata al suo mondo intriso di idee e guizzi creativi, era affascinante.

Per un momento gli sembrò di essere perfino penetrato in quel suo universo tanto lontano quanto inarrivabile da chiunque non fosse Mika stesso.

Cercò di immaginare ciò che potesse esserci nella sua testa, cercò di interpretare ciò che i suoi occhi vedevano secondo la sua percezione e la sua geniale vena creativa, nascosta sotto gli scompigliati ricci scuri.

Lo sentì sospirare e poi puntare gli occhi sullo schermo del computer per leggere ciò che fino a quel momento aveva scritto e tornare al punto che ormai aveva dimenticato.

Nel farlo, Mika osservò il riflesso che lo schermo luminoso rimandava e spontaneamente sorrise alla vista di quel profilo appena accennato che compariva in sovraimpressione sul foglio bianco elettronico punteggiato di lettere.

Si voltò per incontrare la figura che alle sue spalle lo osservava in devoto silenzio e quando Andy vide i suoi occhi su di sé, azzerò la distanza tra loro due, raggiungendolo accanto alla sedia su cui era seduto e prendendogli il viso tra le mani.

ncatenarono le loro iridi complementari per un lungo attimo e poi Andy si avvicinò e gli lasciò il bacio che per quel lungo istante passato a contemplarlo si era trattenuto dal dargli.

“Come è andata la giornata?” gli chiese il ricciolino lasciandogli una carezza tra i capelli biondo cenere.

“Molto bene. Niente paragonabile agli ultimi 10 minuti però!” gli confidò con un sorriso innamorato ricevendo uno sguardo perplesso dal suo ragazzo.

“Che hai fatto negli ultimi 10 minuti?” gli chiese allora curioso, alzando una sopracciglia.

Il greco si morse un labbro “Li ho passati ad osservare te” disse colpevole, passandogli l’indice sul naso teneramente.

Mika arrossì. “Ma non hai niente di meglio da fare?!” rise tornando a guardare il computer pur di non farsi vedere in imbarazzo.

“Non mi capita tutti i giorni di avere ospiti nel mio B&B, e soprattutto non mi capita di avere artisti rinomati che creano opere nel mio salotto” lo prese in giro ricordandogli la battuta fatta per messaggio quella mattina.

Il libanese allora rise. “Si guarda… uno scrittore che nemmeno sa scrivere senza fare 10 errori in una frase! Selezionali meglio gli artisti da ospitare va…” stette al gioco facendolo ridere a sua volta.

“Senti ma… Il B&B fa anche da ristorante oppure…?” chiese poi sentendo la pancia brontolare.

Andy osservò l’orario. Era decisamente ora di cena.

“Con un cospicuo sovrapprezzo ma…direi che si può fare…” disse con fare altezzoso e professionale, avviandosi verso la cucina.

Mika rise di gusto, chiudendo il computer una volta per tutte, per quel giorno e seguendolo in cucina.

“Soutzoukákia li gradisce il mio ospite?” chiese Andy estraendo dal frigorifero delle palline di carne e della salsa di pomodoro con cui condirle e alzando la voce così che Mika, che stava arrivando in quel momento, capisse.

“IO AMO le polpette al sugo!” esclamò il ragazzo saltellando verso la cucina, entusiasta e sbucando da dietro di lui, rubando un pezzetto di carne ancora cruda.
Andy gliele rubò e le tolse dalla sua portata, accendendo il fuoco sotto la pentola.

“Vedi che il greco lo capisci quando vuoi…” gli fece notare il cameraman, fiero.

“Quasi non so dire buongiorno e buonanotte, ma il menù lo capisco TUTTO!” riconobbe Mika, che conosceva ogni singolo piatto della cucina mediterranea che il suo ragazzo gli aveva fatto assaggiare.

“Peggio di Mel e Amira quando si parla di cibo! Se avessi la coda, scommetto staresti scodinzolando a più non posso…” lo sbeffeggiò il greco pensando al comportamento tipico delle loro golden al richiamo “Si mangia!”

Mika per vendicarsi della battuta gli lanciò un tovagliolo di carta appallottolato, mentre dal cassetto della cucina estraeva la tovaglia per apparecchiare.

Andy vide arrivare la pallina di carta accanto al fuoco e incendiarsi in un secondo. Al volo la afferrò e la fece finire nel lavandino dove si spense all’istante.

Mika vide la scena e notando il piccolo ghirigoro di fumo fuoriuscire dal lavello mise un faccino innocente pronunciando un “ooops” appena percettibile.

“Un giorno che sei qui e quasi mi incendi la cucina. In una settimana saresti capace di mandarmi a fuoco l’isola tu!” disse Andy girando le polpette in padella e lanciando un’occhiata a Mika che sistemava intanto i bicchieri sulla tavola.

“Touché” ammise Mika arrendevolmente, dandogli ragione e facendolo ridere.
Andy aggiunse il pomodoro in padella e lasciò bollire un attimo.

La cucina ora profumava come quando era bambino e sua madre cucinava quel piatto, che il marito le aveva insegnato anni prima.

Il tavolo non era apparecchiato per 4 persone, bensì per 2. A capotavola, il posto di suo padre era vuoto e lui l’avrebbe occupato di lì a pochi istanti, nel posto adiacente al suo stava invece già seduto Mika, che lo osservava con occhi lucenti e sguardo raggiante.

La sua vita era cambiata, non era più un ragazzino ormai, ma quella sensazione di calore e di famiglia era la fiamma che aveva sempre alimentato il suo cuore e quella casa profumava ancora di famiglia, solo con un profumo leggermente diverso.

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Buonpomeriggio!
Come spesso accade, Household la lascio al sue destino per un po' di tempo e poi quando torno, lo faccio con più capitoli.
Allora. Questa storiella è nata dalle ultime foto postate da Mika ​https://www.instagram.com/p/BBE92hPziPl/?taken-by=mikainstagram
https://www.instagram.com/p/BBE93inziPn/?taken-by=mikainstagram
https://www.instagram.com/p/BBHyHqxTiKV/?taken-by=mikainstagram
Qui vedete quella che io ho immaginato potesse essere casa del biondino. Non se ne ha la certezza e nemmeno si sa dove questo posto sia davvero (per fortuna).
Ho ipotizzato fosse l'isola Egina perchè si sa che il padre di Andy abitasse lì, quindi da lì lo spunto, ma non so quanto sia vero e non mi interessa saperlo.
In questa storia ho messo il punto di vista di Andy per un bel momento. Mi piace immaginare cosa passi anche per la sua di testa, oltre che a quella di Mika. E' più misterioso ed è intrigante fantasticarvi.
Ringrazio come sempre sia i miei fedeli recensori che i miei lettori silenziosi che so mi state leggendo, spero di conoscere i vostri nomi e i vostri pareri prima o poi ;)
A presto, si spera, Vv
 
  
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