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Autore: IwillFindYou    30/01/2016    3 recensioni
Come sarebbe andata se, dopo il sacrificio di Killian Jones, Tremotino non avesse mai riacquistato il potere della magia oscura, ed Emma non fosse mai riuscita ad andare nell'Oltretomba per riprendersi l'amore della sua vita?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Killian Jones/Capitan Uncino
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prologue.
Wrapped up, so consumed by all this hurt. If you ask me, don't know where to start.
_ _ _

 
Killian Jones è morto da eroe. E' morto diventando l'uomo che ha sempre voluto essere. E nonostante gli sbagli che ha commesso nel corso della sua lunga vita da pirata, è riuscito a ridimediare ad ogni singolo errore, sacrificando la sua stessa vita per salvare quella delle persone che amava. Per salvare la sua Emma.
Il suo sacrificio ha salvato un'intera cittadina, ma ciò nonostante, ha lasciato un vuoto immenso nel cuore di Storybrooke.
Sono trascorsi due mesi dalla sua morte e non passa giorno in cui Emma Swan non si svegli di soprassalto nel bel mezzo della notte, col cuore in gola, la fronte trepidante di sudore e gli occhi stracolmi di lacrime.
Ogni notte è un ripetersi della stessa scena. Si addormenta controvoglia, perchè sa cosa l'aspetta e, quando finalmente riesce a prendere sonno, gli incubi le invadono la mente. Ed ogni volta, in ogni sogno, si ritrova davanti  lui, immerso in una pozza di sangue, gli occhi semi chiusi e il volto pallido. Lo sente respirare a fatica, per poi non sentirlo più. Lo vede scomparire davanti ai suoi occhi e, nonostante cerchi disperatamente di afferrarlo, di stringerlo a sè perchè nessuno lo trascini via dalle sue braccia, non riesce mai a trattenerlo a sè. Ed improvvisamente si ritrova da sola, avvolta nel buio totale. E piange, piange fino a non avere più lacrime da versare. E quando finiscono le lacrime, la disperazione prende il sopravvento e comincia ad urlare.
Ed è a quel punto che si sveglia.
A volte spera di non svegliarsi affatto. A volte spera di essere morta anche lei, certa che quello sia l'unico modo per alleviare il dolore.
Questa sera non è diversa dalle altre. La storia si ripete per la millesima volta ma, quando si sveglia in preda al panico, qualcuno l'abbraccia stretta a sè, accarezzandole i capelli.

"Ssshh.. è tutto ok tesoro. Ci sono qui io." Mary Margaret prende il viso della figlia tra le mani e le asciuga e lacrime, spostandole poi una ciocca bionda di capelli dietro l'orecchio. "Ci sono qui io." Le ripete in un sussurro.
Nell'ultima settimana sua madre, suo padre ed Henry, hanno fatto a turni per dormire accanto a lei, nonostante siano consapevoli che gli incubi non cesseranno di tormentarla pur avendo qualcuno a consolarla al suo risveglio.
Emma si appoggia al petto della madre, esausta. I suoi occhi verdi sono gonfi e stanchi e le sue occhiaie diventano sempre più evidenti. Il dolore la sta consumando lentamente e, se prima i suoi genitori erano convinti che prima o poi sarebbe riuscita ad andare avanti, ora cominciano a temere che la situazione della loro primogenita stia solo peggiorando.

"Torna a dormire Emma." Le dice con dolcezza Mary Margaret. "Io resto qui con te."

"No." Risponde lei con un filo di voce. "Non ho più sonno."

"Tesoro, sono solo le 5:30, devi riposare."

"Non riuscirei a dormire. Se potessi non dormirei affatto." Porta le mani sul volto e riempe i polmoni d'aria, per poi lasciare un lungo sospiro rassegnato. Infine, decide di alzarsi, trascinandosi giù per le scale. Arriva in cucina, accende la macchina de caffè ed infine si appoggia accanto ai fornelli, in attesa che la sua tazza sia piena fino all'orlo. Fissa lo sguardo nel vuoto, sospira ancora una volta e si maledice perchè non ha idea di come controllare il dolore che affligge la sua anima. Sente ancora una volta le lacrime riempirle lo sguardo, ma usa la poca forza che le rimane in corpo per trattenerle. Il beep della macchina del caffè le avvisa che il suo caffè è pronto, così afferra la tazza e la porta al tavolo, sedendosi sull'estremo più vicino alla finestra. Qualche mese prima si sarebbe concessa una cioccolata calda con panna e cannella. Ora non riesce nemmeno a berne un sorso di quella bevanda che tanto adora.
Esiste un modo per far scomparire il dolore? O per lo meno, per alleviarlo?

Dipende da te,  le risponderebbe chiunque. E se dipende da lei, allora tanto vale rassegnarsi al semplice fatto che lei non è capace di far cessare quel sentimento che la sta consumando dentro, come se la stesse uccidendo lentamente.
E dopo il dolore, arriva la rabbia. E nemmeno quella riesce a controllarla. Fissa la tazza davanti a sè, ormai vuota. La prende in mano e la lancia con forza contro il muro alla sua sinistra, rompendola in mille piccoli pezzi. Passano pochi secondi prima di rendersi conto di aver definitivamente perso il controllo della situazione.

"Mamma!" Henry si sveglia di soprassalto e la raggiunge di corsa in cucina. La trova accovacciata accanto al tavolo, intenta a raccogliere i frammenti di porcellana sparsi sul pavimento. "Mamma stai bene?" Il ragazzo si abbassa su di lei, posando una mano sulla sua spalla.

"Sto bene, mi è caduta la tazza." Mente lei, sapendo di essere una pessima bugiarda. Suo figlio la guarda preoccupato, e lei non riesce nemmeno a fissarlo negli occhi e dirgli che non sta affatto bene.
Henry non dice nulla, si limita ad avvicinarsi a lei e ad abbracciarla forte. è in quel momento che Emma non riesce più a trattenere le lacrime, e scoppia a piangere sulla spalla del suo piccolo uomo. Chi l'avrebbe mai detto che una donna forte come lei, si sarebbe ritrovata a dover essere consolata da suo figlio tredicenne.
Non può andare avanti così. Non puo continuare a vivere congelata nel ricordo di colui che si è sacrificato per lei. O meglio, puo, ma non così. Non quando il dolore che prova potrebbe finire per consumare non solo lei, ma anche le persone che le stanno attorno.

"Scusami ragazzino." Trova finalmente il coraggio di guardarlo negli occhi. "Starò bene. Presto starò bene." Le sussurra, sforzandosi di dipingere un piccolo sorriso sulle labbra. Gli accarezza il volto e lo ringrazia, lasciandogli un bacio sulla fronte.

"Lo so che starai bene." Risponde lui rassicurante. "Ti voglio bene." Lo abbraccia un'ultima volta e infine lo vede scomparire dietro la porta del bagno. Emma finisce di raccogliere il disastro dal pavimento e infine ritorna in camera sua, dove Mary Margaret sta allattando il piccolo Neal.

"Hey, che è successo di sotto?" Le chiede la madre, cullando il bambino tra le braccia.

"Ho perso la testa." Si avvicina al letto e si siede accanto alla donna, accarezzando leggermente la testa di suo fratello.

"Avevi bisogno di sfogarti. Quello è stato un modo per sfogarti."La rassicura Mary Margaret.

"A volte credo di stare meglio. E allora cerco di convincermi che ce la posso fare, che prima o poi starò bene e riuscirò ad andare avanti senza di lui. Poi però arriva la notte. E quella convinzione sparisce non appena mi sveglio urlando nel bel mezzo della notte." Fissa il volto dormiente di Neal, che in qualche modo riesce a calmare la sua voglia estrema di scoppiare a piangere ancora.

"Io non posso nemmeno immaginare quello che provi, tesoro. Quello che posso dirti però, è che presto o tardi riuscirai a stare meglio. Il dolore rimarrà, quello purtroppo non va via, ma riuscirai a conviverci. E il suo ricordo non ti farà più male. Riuscirai a pensare a lui e a sorridere nel farlo." Le due si scambiano un lungo sguardo complice. La bionda posa la testa sulla spalla della madre e chiude gli occhi, svuotando la mente da qualunque pensiero.

"Te come hai fatto a stare meglio dopo che il padre di David ti aveva obbligata a respingerlo?" Chiede improvvisamente.

"Oh Emma, non è la stessa cosa."

"Lo so." Sospira lei. "Ma in qualche modo lo avevi perso. Come hai fatto ad andare avanti?" Mary Margaret la guarda con un sorriso malinconico.

"Ho chiesto aiuto a Tremotino." Emma alza lo sguardo e innarca le sopracciglia, sorpresa. "Gli ho chiesto di aiutarmi a dimenticare tuo padre."

"E ci è riuscito?"

"Mi ha dato una boccetta contenente una cura. Mi è bastato berne un sorso per dimenticarlo." La ragazza sgrana gli occhi, alzandosi repentinamente dal letto.

"Potrei chiedere a Tremotino di farne una per me."

"Cosa? No!" Mary Margaret sobbalza alle sue parole, svegliando il piccolo Neal, che comincia a piangere arrabbiato. La donna lo guarda e si scusa silenziosamente con lui, cullandolo perchè si riaddormenti. "Emma, non puoi farlo. Non puoi cancellare Killian dalla tua mente."

"Perchè no? Tu lo hai fatto senza pensarci due volte, e papà era vivo. Killian è morto. E io non riesco a vivere sapendo che lui non ritornerà mai più da me. Dammi una sola ragione per cui non dovrei farlo."

"Perchè anche se lo dimentichi, ti rimarrà un vuoto dentro che non riuscirai mai a colmare! Si, lui non farà più parte dei tuoi ricordi, ma non ti farà stare meglio. Tutti i momenti trascorsi con lui, diventerebbero solo un buco nero. Non puoi cancellarlo, per quanto ti faccia male. è sempre meglio che faccia male, piuttosto che non sentire nulla, non credi?" Non appena Neal si riaddormenta, la mora lo posa dolcemente nel centro del letto, per poi avvicinarsi a sua figlia. Le afferra entrambe le mani e la guarda negli occhi. "Non farti questo. Ti faresti ancora più male di quanto credi." Emma le sorride timidamente. Stringe le mani della madre ed infine si lascia abbracciare.

"Hai ragione. è una follia." La rassicura. Ma in realtà l'idea, per quanto estrema ed assurda, non l'abbandona.

- - - - - - - - - -

Quello stesso pomeriggio, mentre si dirige verso il suo ufficio, le parole della madre le risuonano in testa come un'eco. E senza rendersene conto, parcheggia il maggiolino giallo davanti al negozio di Gold. Scende dalla vettura e si avvia a passo veloce verso l'entrata del negozio. La campanella della porta annuncia il suo ingresso, ma ad attendere la clientela non vi è nessuno.

"Gold!" La bionda lo chiama ad alta voce, e da dietro la tenda che separa il negozio dal retro, appare Tremotino, che sospira interdetto alla vista della donna.

"Signorina Swan. Vedo che non hai ancora imparato a leggere il cartello al ingresso. Siamo chiusi."

"Ho bisogno del tuo aiuto." L'uomo innarca le sopracciglia, quasi sorpreso. Si avvicina alla ragazza, sistemandosi dietro il bancone.

"Non credo di poterti essere utile. Ma, prego, dimmi pure."

"Ho bisogno di una cura. Per.. dimenticare una persona." Gold socchiude gli occhi e abbassa il capo, con un ghigno dipinto sulle labbra.

"Come ho detto, non posso aiutarti. Mi dispiace." Emma si affretta a replicare, ma lui la ferma prima ancora che possa aprire bocca. "Credimi, se potessi ti aiuterei volentieri. Ammetto che mi manca fare accordi e non mi lascerei mai scappare l'opportunità di fare un'accordo con la Salvatrice." Fa una piccola pausa, alza le spalle e posa gli occhi scuri su quelli smeraldo della bionda. "Ma come ben sai, non ho più i miei poteri. La magia oscura è morta, quando il tuo fidanzato ha deciso di sacrificarsi per salvarti la vita. Quindi no, non posso aiutarti."

- - - - - - - - - -

"Sei impazzita? Dopo l'incontro con Gold, Emma non si è  presentata al lavoro. Ha fatto una telefonata al padre, dicendogli che non se la sentiva di andare in ufficio, e infine si è recata a casa di Regina.

"Si, credo di si." Le due si siedono nel enorme divano bianco che predomina il salone della mansione, e la bionda spofonda tra i cuscini sconsolata. Porta le mani sugli occhi e rimane immobile, non sapendo che altro dire.

"Emma.."

"Ti prego, risparmiami la ramanzina. Non sono venuta qui per sentirmi dire per l'ennesima volta che cancellare Killian dalla mia memoria è il più grosso sbaglio che possa commettere. Lo so che è sbagliato, e so anche che mi pentirò di aver anche solo pensato una cosa del genere. Ma in questo momento, è l'unica soluzione che riesco a trovare per poter andare avanti." La mora la guarda apprensiva. Per quanto si sforzi a farla ragionare, sa perfettamente che non riuscirà a farle cambiare idea. è testarda, Emma Swan. E questo Regina lo sa bene.
Le sembra quasi assurdo che proprio la donna che aveva cercato di allontanare dalla sua vita e, soprattutto, da quella di Henry, ora sia seduta nel suo soggiorno a sorseggiare una tazza di thè, come fanno le amiche di vecchia data. Ma infondo sa bene che Emma la ritiene un'amica e anche lei, in cuor suo sa di volerle bene.

"Non ti farò nessuna ramanzina. Immagino che a quello ci abbia già pensato tua madre." La donna sospira, e posa una mano sua spalla, in segno di conforto. "Sappi che non voglio farlo. Mi pentirò a vita di quello che sto per dirti e probabilmente i tuoi genitori vorranno la mia testa, se ti aiuto. Ma lo farò." La bionda sgrana gli occhi incredula. Sbatte le palpebre diverse volte e in qualche modo, le sembra di ritrovare una piccola speranza.

"Mi aiuterai?"

"Si. Ma devi sapere una cosa prima di tutto." La donna si alza, e con eleganza si avvia verso il camino spento. Con un leggero movimento delle mani, fa scattare una leva che apre una piccola fessura dietro uno dei mattoni rossicci. Da questa estrae una boccetta contenente un liquido bluastro. "Una volta bevuta, perderai ogni ricordo legato a lui. Sarà come se non lo avessi mai conosciuto." Regina ritorna a sedersi accanto alla Salvatrice, porgendole la pozione. Lei annuisce senza fiatare e prende la boccetta tra le mani tremanti. "Sei sicura di non volerci pensare un po' prima di farlo?"

"No." Risponde, fingendosi sicura. "Se mi fermo a pensare, me ne pentirò e lascerò perdere." Riempe i polmoni d'aria, trattenendola per qualche secondo. Chiude gli occhi ed infine toglie il tappo di cristallo, avvicinando la pozione alle labbra.

Spero tu possa perdonarmi. Ti prego, non odiarmi, Killian. Beve il liquido in un solo sorso, sentendo un leggero bruciore alla gola.
E quando riapre gli occhi, Killian Jones non è più nemmeno un ricordo lontano nella sua testa, e tantomeno nel suo cuore.

_ _ _

Hello Fellas!
Comincio col dire che questa è la mia primissima Fan Fiction dedicata a due personaggi di OUAT. Il finale di metà stagione mi ha dato l'ispirazione per scrivere quello che secondo me potrebbe essere stato un continuo se Emma Swan non fosse mai riuscita a raggiungere Hook nell'Oltretomba. Spero l'idea vi piaccia <3

Il titolo della storia è tratto dalla canzone di Jess Glynne "Take me Home" appunto. Vi consiglio di ascoltarla, soprattutto perchè ora come ora, il testo di questa canzone si addice perfettamente ai Capitain Swan. Io mi sono fatta certi pianti che non vi sto ne anche a raccontare xD

Bene, spero con il cuore che l'inizio vi piaccia. Le recensioni non mi disgustano affatto, ma mi accontento del semplice fatto che la leggiate :)

Un bacio
Mary

 
   
 
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