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Autore: la luna nera    30/01/2016    9 recensioni
Un tempo esisteva un regno minuscolo e pacifico, affacciato sul gelido mare artico. Il Cuore di Ghiaccio, antico amuleto la cui origine si perde nella notte dei tempi, garantì pace e prosperità fino al giorno in cui il giovane erede al trono compì il gesto che avrebbe cancellato ogni cosa, compresa la sua memoria.
Una lunga avventura lo attende e lo fa vagare senza una meta ben precisa per le fredde lande gelate alla ricerca del suo sconosciuto passato. E il destino lo porta nel piccolo villaggio di Beflavik dove qualcosa sembra esserci veramente......
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SOLA NELLA TEMPESTA
 


 

 
Il vento gelido soffiava in modo piuttosto impetuoso quella notte, sibilava fra le casette rannicchiate come gomitoli, sferzava impietoso insinuandosi nei comignoli semi coperti di ghiaccio causando un ululato per niente rassicurante.
Ranja non se ne curava perché il gelo che teneva dentro faceva somigliare quella situazione ad una tiepida primavera. Aveva gli occhi pieni di lacrime e il cuore sbriciolato, il morale a terra e la sensazione di sentirsi un’emerita stupida. Tutti i momenti trascorsi con Burian prima di quella sera, tutti i baci rubati e rimasti segreti l’avevano segnata così nel profondo da essere sull’orlo del burrone: si stava innamorando passo dopo passo di quel ragazzo piombato dal nulla. Aveva portato scompiglio nella sua vita e in quella della sua famiglia, suo padre lo detestava e l’aveva sempre esortata a starne alla larga. Nonostante ciò lei aveva fatto di testa sua continuando a frequentarlo seppure in modo saltuario. Suo padre aveva ragione, dopo quello che aveva passato negli ultimi minuti ne era certa. Quel porco stava tentando di approfittarsi di lei per scoprire qualcosa del libro mancante dal loro archivio, non perché nutriva dei sentimenti nei suoi confronti come invece le aveva lasciato intendere con i baci e gli sguardi intercorsi fra di loro. L’aveva illusa, l’aveva usata e presa in giro e si sentiva una stupida per essere cascata nelle sue sporche trame senza rendersene conto.
 
Giunse presso la sua abitazione, entrò in completo silenzio per non disturbare i suoi genitori, ma percepì subito qualcosa di strano nell’aria: dalla camera da letto del padre e della madre proveniva una luce, udiva del brusio al posto del solito silenzio, quindi si affacciò. Vide suo padre a letto, aveva una bruttissima cera resa ancora più preoccupante dall’espressione della madre.
“Che succede?”
“Papà sta male, tesoro…” Dilia si sforzava tantissimo per non scoppiare in lacrime.
“Papà….” Ranja si precipitò al suo capezzale stringendogli le mani.
“Ascoltami Ranja…. “Parlava e respirava a fatica. “Odino mi sta punendo per tutti i miei sbagli e…”
“Papà ma che dici!?”
“Io e tua madre ti abbiamo solo voluta proteggere dal destino che ti sta chiamando e che si è ripresentato non appena quel ragazzo di nome Burian è comparso nelle nostre vite.”
La ragazza restò interdetta e non proferì parola.
“Il mio cuore sta cedendo, ne sono consapevole, e non mi resta più molto tempo da vivere….” Nel suo volto comparve l’ennesima smorfia di dolore.
“Non parlare così papà, ti prego…. Ho capito che Burian è pericoloso proprio come mi hai sempre detto tu, ma ora sono qui con te e non lo rivedrò mai più, stai tranquillo… Adesso sono qui e andrà tutto bene…” Aveva il volto rigato di lacrime.
“Ascoltami bene Ranja…” Aryus piangeva. “Devi conoscere la verità, piccola mia, e voglio dirtela finché ne ho le forze.” Fece un profondo respiro. “Noi non siamo i tuoi veri genitori…”
Dilia scoppiò in lacrime mentre il volto di Ranja, in un istante, diventò una maschera di cera.
“Ti abbiamo trovata nei giorni in cui siamo venuti a vivere qui a Beflavik.” Prese fiato. “Eri poco più di una bambina, ti ho trovata in fondo ad un crepaccio svenuta e semi coperta di neve. Credevo fossi morta e quando mi resi conto che ancora respiravi, non ho esitato un istante nel portarti con me.”
La ragazza era piombata nel mutismo e nell’incredulità.
“Noi purtroppo non abbiamo potuto avere dei bambini, tu sei stata un dono del cielo e dal giorno in cui sei comparsa nelle nostre vite abbiamo giurato a noi stessi di farti crescere nell’amore e nella spensieratezza. E così abbiamo fatto fino al momento in cui quel ragazzo è piombato nel nostro villaggio.”
Tossì un paio di volte, portò una mano sul cuore i cui battiti si facevano sempre più deboli. “Voi due siete legati dal destino al quale ho tentato di oppormi, è ciò che vuole il grande Odino, Signore dei Cieli che ho servito fedelmente con tutto me stesso. Volevo solo proteggerti, tesoro mio, ed è per questo che Odino mi ha punito…. Non volevo che Burian ti portasse via, non volevo che mettesse la tua esistenza in pericolo….” Una smorfia di dolore gli distorse le labbra. “L’ho fatto solo perché ti voglio troppo bene, figlia mia…. Spero tu possa perdonarmi…..”
La sua mano cadde sul materasso, piegò la testa di lato chiudendo gli occhi serenamente, sulle sue labbra restò un sorriso sereno: Aryus se n’era andato.
Dilia scoppiò in lacrime posandosi sul corpo del marito, chiamandolo perché si svegliasse, strattonandolo nella vana speranza che riaprisse gli occhi. Fu travolta dalla disperazione più nera, si sentiva abbandonata e sola, impotente, inutile e distrutta. Ranja non aveva aperto bocca, pareva una statua rimasta lì dove il suo realizzatore l’aveva depositata. Era insensibile al pianto della madre, o meglio, della donna che fino ad un attimo prima credeva sua madre, china sul letto su cui giaceva il corpo senza vita dell’uomo che, andandosene, le aveva rivelato una verità a dir poco sconvolgente.
Restò immobile per una quantità imprecisata di tempo, sentì sgorgarle un’unica lacrima dall’occhio destro che, rigandole il volto, la destò da quello stato semi vegetale in cui era caduta nel momento in cui aveva appreso di non essere figlia delle due persone con cui aveva convissuto per dieci anni e che mai, in nessuna occasione, avevano pensato di rivelarle quel piccolo dettaglio che le era piombato addosso come un macigno. In definitiva, nel giro di poche ore, si era ritrovata sola al mondo e si era sentita tradita dalle persone più importanti per lei: Aryus e Dilia ai quali si aggiungeva anche Burian.
I battiti del suo cuore erano deboli e sempre più incerti, i muscoli si rifiutavano di muoversi, il fiato attimo dopo attimo si affievoliva: che senso poteva avere restarsene lì con quelle persone? Chissà se ancora c’era dell’altro sul suo conto? E chissà piuttosto se tutto quello che le era stato rivelato o che avrebbe appreso in futuro corrispondeva alla verità? Poteva fidarsi a quel punto?
Si mise seduta restando sempre in silenzio e tenendo lo sguardo verso il vuoto.
Nell’aria riecheggiavano solo i singhiozzi di Dilia ancora incredula di aver perso l’amato marito, il compagno di una vita nonché il custode del Tempio di Odino, sacerdote ed unico detentore dei segreti connessi a quei luoghi. La donna si voltò verso Ranja: vide la ragazza con un’espressione assente in volto, muta ed immobile. Si passò le mani sul viso tentando di liberare i suoi occhi dalle lacrime e trovare conforto nella figlia. Si, perché per lei Ranja era sua figlia.
“Tesoro mio….” Raccolse tutte le forze di cui poteva disporre per alzarsi ed avvicinarsi alla ragazza.
Quella mosse impercettibilmente la testa guardandola con indifferenza. Si lasciò abbracciare senza contraccambiare, né mostrare un briciolo di disperazione per quanto appena accaduto.
“Ranja, papà….” Accarezzò il viso della ragazza, ma questa per tutta risposta, si alzò di scatto, diede un’ultima occhiata alla donna, un rapido sguardo al letto su cui giaceva il corpo di Aryus ed uscì dalla stanza dirigendosi fuori incurante del freddo e della notte. Fortunatamente per Dilia arrivarono alcune persone che, allarmate per le urla disperate provenienti dall’abitazione, si erano precipitate per constatare l’eventuale bisogno di aiuto. Inutile aggiungere lo sgomento che si impossessò di loro non appena vennero a conoscenza dell’improvvisa dipartita di Aryus che, oltre lo stimato Sacerdote di Odino, era anche una persona generosa, cordiale e sempre disponibile verso tutto e tutti.
 
Nel frattempo Ranja si era allontanata dal centro di Beflavik, vagando senza una meta ben precisa avvolta soltanto nel lungo mantello blu. Nel cielo brillavano le stelle ed un vago chiarore illuminava quella triste notte come a volerle dire che un barlume di speranza in tutta quella oscurità c’era sempre. Trovò rifugio in un piccolo anfratto, non se la sentiva di tornare a casa dopo tutto quello che aveva appreso. E poi, poteva considerarla ancora casa? Se quelli non erano i suoi veri genitori, chi era lei veramente? Da dove veniva? Quali erano le sue vere origini? Perché mai nessuno in dieci lunghi anni le aveva rivelato qualcosa sulla sua storia reale?
Scoppiò in un pianto liberatorio dettato dalla quantità abnorme di amarezza che le aveva invaso il cuore, si rannicchiò in un gomitolo poggiando la testa sulle ginocchia e pianse, pianse, pianse…..
Il tempo scorreva, le stelle nel cielo si susseguivano percorrendo nel più assoluto silenzio il loro cammino celeste. Ranja non si era resa conto dei minuti e delle ore trascorse, sollevò la testa solo quando una mano estremamente calda le accarezzò i lunghi capelli. Sollevò lo sguardo e fra le lacrime intravide un ometto che, a primo avviso, non rientrava fra le sue conoscenze.
“Dovresti smettere di piangere e tornartene a casa, bambina.”
La ragazza si asciugò le lacrime ed osservò il suo interlocutore: era un uomo di media statura, non troppo giovane date la barba e la capigliatura candide. Sulle spalle portava un lungo mantello argentato che lasciava intravedere una tunica che gli scendeva fino alle caviglie: tale abbigliamento somigliava in modo impressionante ai paramenti che suo padre…. Aryus insomma…. portava in occasione delle cerimonie religiose.
“Lei… Lei chi è?” Finalmente dopo una notte di silenzio era riuscita a dire qualcosa.
“Te lo dirò mentre torniamo in paese. Ti accompagno io, vuoi?” L’ometto le porse una mano in modo semplice e cordiale. Ranja, titubante dapprima, si lasciò convincere ed accettò il gesto facendosi aiutare a rimettersi in piedi.
Il nuovo giorno era sorto ormai da tempo ed i suoi raggi illuminavano le piccole case di Beflavik. Mancava poco al termine della stagione del buio perenne, ben presto infatti gli abitanti di quello sperduto villaggio avrebbero goduto di moltissime ore di luce, fino a festeggiare il periodo del giorno senza fine.
 
Anche Burian aveva passato quasi tutta la notte in bianco: la sua mente era completamente presa dall’immagine impressa sul suo medaglione che era identica a quella notata addosso a Ranja. Nonostante tutti i suoi sforzi non ne era venuto a capo, continuando a chiedersi come mai anche lei ne possedesse uno uguale al suo. Se solo avesse avuto qualche misero ricordo della sua infanzia, forse sarebbe stato in grado di comprendere il legame esistente fra lui e la ragazza.
Ranja, che cosa mi nascondi?
Nella sua mente echeggiava solo un’unica domanda senza risposta. Solo venendo in possesso di quel dannato libro poteva sperare di capirci qualcosa, c’era troppo in ballo a quel punto. Oltre a tutte quelle domande, uno strano senso di smarrimento lo aveva invaso nel corso della notte: si stava sentendo sporco dentro, aveva fatto delle cose che lo facevano stare male. Era forse un senso di colpa? Nella sua vita, almeno quella che ricordava, si era sempre infischiato di ogni cosa, reagendo con freddezza e distacco in qualsiasi occasione, anche la più disdicevole. E dunque perché ripensando al comportamento tenuto con Ranja si sentiva a quel modo? Perché ripensando ai momenti in cui l’aveva stretta a sé, baciata e accarezzata al solo ed unico scopo di farsi rivelare notizie del libro percepiva angoscia?
Eppure doveva venire a capo di ogni cosa e dare una risposta a tutti quegli interrogativi: doveva rivederla assolutamente, parlare con lei e chiarire quanto accaduto. Era necessario riacquistare la freddezza che da sempre lo aveva contraddistinto ed affrontare la nuova sfida che gli si presentava. Perché Ranja nascondeva troppe cose da cui, ne era certo, avrebbe ritrovato il suo passato.
Uscì dalla sua casupola e prese la strada per il Tempio di Odino, ignaro del grave fatto occorso durante la notte.
 
 
 




Ciao a tutti!
Anche stavolta sono riuscita a limitare il ritardo nell’aggiornare la storia. Ho fatto i salti mortali e li ho fatti esclusivamente per voi che state seguendo e commentando ogni capitolo.
 
Come qualcuno già sa, avevo promesso grossi colpi di scena e spero di essere riuscita nel mio intento. Con Aryus passato a miglior vita, le cose per Burian (ignaro dell’accaduto) si complicano ulteriormente. Per quello che riguarda Ranja poi non ne parliamo. Alla fine compare un nuovo personaggio: chi potrà essere?
 
Vi do appuntamento al prossimo capitolo che arriverà…. Non so quando, ma arriverà!
Buon fine settimana!
 
Un abbraccio
La Luna Nera

 
  
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