Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: _Sam12    30/01/2016    1 recensioni
Non sapeva dire cosa l'avesse colpita di lei, forse una parola o il modo in cui piegava di lato la testa quando sorrideva. Rimase tra i suoi pensieri tornando quando meno se lo aspettava.
Si incontrarono per caso ad una gita, e si ritrovarono per caso anche in seguito, come a chiedersi cos'è a questo punto che può avere davvero senso.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


CAPITOLO 4


L'accendino sfrigola

una matita percorre ruvida la carta

spiriti abbozzati di una notte,

le pallide labbra sussurrano: “Io ci sono. Tu?”

Ombre che sbattono contro le pareti

della sua mente

la fronte si distende

respira

ma lo stoppino annega nella cera

si è spenta

distingue ancora i due occhi

che l'oscurità assorbe

Io non esisto.” rispondono.



Scendemmo le scale e arrivammo nella sala dove si mangiava.

In tanti erano già lì, e i mancanti arrivarono nel giro di cinque minuti.

“Ragazzi, ci dispiace moltissimo informarvi che il riscaldamento funziona male e non vi sono molte coperte pesanti negli armadi...forse a causa dell'improvviso ed imprevisto calo della temperatura vi toccherà dormire con la giacca.”

La sala si riempì di lamentele.

“Su, su, è solo per una notte!” ci redarguì la catechista.

“Non ci posso credere...come se il freddo di oggi non fosse stato abbastanza.” si lamentò Giorgio sottovoce.

“Poi salite da me?” ci chiese Marika stranamente allegra nonostante la notizia.

Valeria fece spallucce :”Okay.”

“Su, un po' di vita!” rise Marika “Ho io quello che vi serve.”

A Giorgio si illuminarono gli occhi: “Perché non l'hai detto subito?”

“Sorpresa!” esclamò allora lei.

Io la guardai perplessa “Ehm...quindi?” chiesi. Ovviamente sembravo l'unica a non aver afferrato il concetto.

“Ha dell'alcool, tesoro.” mi fece l'occhiolino Giorgio.

“Ah...” dissi io e poi mi lasciai sfuggire: “Ma io non...” poi mi fermai. Era davvero il caso e il momento di dire che non bevi, sciocca? Be, no, non lo era.

“Non bevi? Gesù, che brava ragazza!” esclamò Valeria alzando gli occhi al cielo per prendermi in giro.

“E' l'ultima sera che passiamo assieme, quindi troverò il modo di farti bere.” concluse Marika cambiando poi discorso.

Intanto Valeria mi lanciava occhiate ironiche facendomi delle smorfie e le mie orecchie stavano andando lentamente a fuoco. Le avrei tanto volentieri infilato la testa in un sacchetto.

Nel giro di una ventina di minuti finimmo di mangiare, recitammo una preghiera di ringraziamento e ci allontanammo dal tavolo.


* * *


“Chi per primo?” tirando fuori due o tre bottigliette di collutorio.

Sospirai: non ci potevo credere.

“Io!” esclamò Giorgio.

“Mi sa che tu non ne hai affatto bisogno.” borbottò Marika squadrandolo.

“Per fortuna che non sei tu a comandare il mio libero arbitrio, ma sono io, appunto.” esclamò il ragazzo.

“La battuta era pessima. E comunque cosa c'entra? Quell'alcool è di mia proprietà.” rise lei cercando di riafferrarlo.

“Giorgio saltò sul letto dove era seduta Naomi e bevve un sorso, poi lo passò alla ragazza che fece altrettanto.

La bottiglia passò di mano in mano a tutti fino ad arrivare alla sottoscritta.

Marika stava ancora discutendo con Giorgio e gli altri non parevano fare molto caso a me.

Stavo per passarla senza bere nulla scampandola, quando notai che Valeria mi stava fissando con sguardo di sfida misto a un che di sfrontato.

La fissai a mia volta corrugando la fronte. (purtroppo non ho lo straordinario dono di alzare un solo sopracciglio.)

Sul suo viso allora si aprì un sorriso che cercava invano di nascondere tentando di rimanere seria.

Allora di nuovo quella stupida domanda mi riaffiorò nella mente come il giorno precedente: Cosa ci perderesti? E di nuovo la risposta fu Assolutamente nulla.

Così bevvi a mia volta prima di passare la bottiglietta a Giorgio.

Allora Valeria scoppiò a ridere, venne a sedersi accanto a me e mi bisbigliò: “Sì, sì, proprio una brava ragazza.”

Io le diedi una spinta con la mano destra per allontanarla assumendo un'espressione offesa che più che altro sembrava quella di un pulcino bagnato.

“Edificio più alto dove siete stati.” propose Marika.

“Empire State Building.” disse Naomi bevendo di nuovo.

“Suppongo la Tour Eiffel.” risposi io.

“Il tetto del mio palazzo.” rise Valeria.

“Sei salita su un tetto??” le chiesi strabuzzando gli occhi.

“Ne ha fatte di cose, tetti a parte.” rise Giorgio vedendo la mia espressione stupita.

“Posto più strano dove avete dormito.” propose stavolta Giorgio.

“Un sottoscala.” rispose prontamente Valeria.

“Un secondo che ci penso...era una casa piena di persone...lui un incantatore di serpenti credo.” Naomi si piegò in due dal ridere probabilmente anche per gli effetti dell'alcool che aveva in circolo.

“In aereo.” borbottai io alquanto sconvolta dalle loro risposte.

“Tranquilla Emma, io su un treno.” mi disse Marika “non sono tutti pazzi qui, io ti faccio compagnia.

Le sorrisi sollevata che qualcun altro la pensasse come me.

“Prima persona con cui siete stati.” disse Naomi, e mi sembrò di cogliere una certa cattiveria nella sua voce.

“Si chiamava Chiara e aveva due...no okay niente, aveva i capelli castani, ci siamo conosciuti al mare.” rispose Giorgio ridendo.

“Sei la persona meno romantica del pianeta.” lo accusò Marika lanciandogli addosso un cuscino.

“Ero ad un campeggio...” cominciò Valeria “E...” parve titubante per un attimo, poi concluse velocemente “era più alto di me e si chiamava Luca.”

Toccava a me: sentii la temperatura corporea salire.

Ebbene sì, non ero mai stata con nessuno, ma non mi andava di sentire i commenti che ne sarebbero seguiti se l'avessi detto o vedere lo sguardo sarcastico di Naomi, così inventai: “Si chiamava Tommaso e ci siamo conosciuti al mare.”

Sentii lo sguardo di Valeria sulla nuca, ma non mi voltai.

Man mano che la serata procedeva, le bottigliette di collutorio si svuotavano e ci stringevamo sempre di più uno vicino all'altro per combattere il freddo buttandoci addosso le coperte sepolte nei cassetti.

“Naomi si è addormentata.” disse Giorgio ad un certo punto indicandola “non ha senso che la svegliate, noi ci stringeremo nell'altro letto...non darà fastidio qui.”

Valeria alzò le spalle: “Per me è uguale, dipende se per voi è un problema.”

“No, no, tanto lo faremmo comunque, fa così freddo...”

Ci salutammo ed ognuno tornò nelle rispettive camere. Eravamo stanchissimi, calcolando poi che la sera prima non avevamo quasi dormito e quanto avevamo subito dopo camminato non so dire come ci reggessimo in piedi.

Una volta in camera, girai la chiave nella toppa e presi il pigiama dallo zaino.

Ci cambiammo in silenzio, ognuna immersa nei propri pensieri, oppure fingendo di pensare poiché non trovavamo nulla da dire.

Dopo poco mi rifugiai sotto le coperte spegnendo la luce del mio comodino e Valeria fece altrettanto lasciando però la sua accesa.

Dopo un po' si mise su un fianco rivolgendosi verso di me: “Emma...” disse, interrompendosi poi titubante.

“Sì?” risposi, improvvisamente preoccupata per quello che avrebbe detto.

“Quel Tommaso di cui hai parlato prima, esiste?”

Il respiro mi si bloccò in gola e arrossii: “No.” ammisi, pentendomene subito dopo.

Lei allora annuì e si lasciò ricadere sul cuscino per poi fissare il soffitto.

Un pensiero mi attraversò la mente, e prima che potessi fermarlo, si trasformò in parole: “E Luca esiste?”

Lei parve irrigidirsi, poi mi sorrise e rispose: “Sì, esiste, ma non è la prima persona con cui sono stata.”

Perché aveva mentito? Chi poteva essere questo fantomatico primo ragazzo allora? Forse un drogato o chissà cosa...poi però realizzai che non aveva detto la parola ragazzo, ma persona. Arrossii dei miei stessi pensieri scacciandoli via.

Valeria spense la luce.

Mi rigirai due o tre volte nel letto rabbrividendo dal freddo; il buio era così denso che sembrava volersi insinuare persino nell'anima.

Ad un certo punto sentii qualcosa fare pressione sul materasso e riaprii gli occhi di scatto.

“Posso?” mi chiese Valeria “fa troppo freddo per dormire da soli, così potremmo mettere la mia coperta sopra la tua e stare più al caldo.” spiegò

“Sì, sì, va bene.” risposi con il cuore che però cominciava ad accelerare.

Okay Emma, quanto sei infantile da uno a dieci? E' ora di dormire, chiudi quegli occhi e spegni quello stupido cervello. Dov'è Morfeo quando serve?

Si coricò accanto a me, per qualche secondo ci guardammo negli occhi, poi lei chiuse i suoi e io feci altrettanto.

Dopo poco sentii un braccio cingermi la schiena e avvicinarmi di più a lei; involontariamente posai la testa nell'incavo della sua spalla, e inspirai il suo profumo come a imprimerlo nella memoria.

Arrossii subito dopo per averlo fatto.

“Mi piacerebbe andare sulla Tour Eiffel. Quando ci sei stata?” mi chiese.

“Qualche anno fa. Ma perché tu sei salita su un tetto?”

“Io ed un mio amico volevamo semplicemente vedere se riuscivamo a farlo. In realtà non c'era un vero motivo.”

“Tua madre non ti ha detto nulla? La mia mi avrebbe sicuramente ucciso.”

“Non che le importi molto di me...è sempre fuori.” disse sottovoce, quasi sarcastica “la tua invece è una di quelle che si preoccupa sempre?” mi chiese subito dopo.

“Sì, sa sempre cosa faccio e dove sono.”

“Potresti mentirle e poi fare ciò che ti va.”

“Non ci riesco...” sospirai.

Restammo ancora un po' in silenzio e Valeria cominciò meccanicamente ad accarezzarmi la schiena causandomi una serie di brividi e un improvviso rossore per la vergogna.

“Mi piacerebbe viaggiare.” aggiunse poi.

Sorrisi in risposta.

“Non è assurdo che dobbiamo sempre avere paura di tutto quello che facciamo La vita è così breve...potremmo morire da un momento all'altro, eppure non riusciamo mai a dire quello che vorremmo dire...” disse a fatica.

“Il fatto è che siamo immersi in un mondo di persone, è normale che ci importi la loro opinione...” risposi.

“Come se a loro importasse davvero qualcosa...” sussurrò lei.

Mi sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchia avvicinandosi ancora di più a me.

I nostri nasi quasi si sfioravano e la sua bocca era a pochi centimetri dalla mia.

Chiusi e riaprii gli occhi con lo stomaco improvvisamente stretto in una morsa, ma quando stavo per darle la schiena per porre fine a questa situazione, fu lei ad allontanarsi per prima.

Ritornai a respirare.

Mi prese una mano nella sua e sussurrò: “Buonanotte.”

“Buonanotte.” risposi.

E ci addormentammo.

















  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: _Sam12